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Grande Torino

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«Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto "in trasferta". »

Con il nome di Grande Torino si indica la squadra di calcio del Torino nel periodo storico compreso negli anni '40 del secolo scorso, pluricampione d'Italia e i cui giocatori erano la colonna portante della Nazionale italiana, che ebbe tragico epilogo il 4 maggio 1949, in quella sciagura aerea nota come Tragedia di Superga.

Con questo nome complessivo, benché si identifichi comunemente la squadra che perì nella sciagura, si usa definire l'intero ciclo sportivo, durato 8 anni, che ha portato alla conquista di 5 scudetti consecutivi, eguagliando così il record precedentemente stabilito dalla Juventus.

Il Grande Torino vincitore di 5 titoli consecutivi
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Il Grande Torino vincitore di 5 titoli consecutivi

Indice

[modifica] Ferruccio Novo, ovvero come costruire il mito

Se si vuole trovare una data di nascita a quel fenomeno di sport e passione chiamato Grande Torino, non si può non andare all'estate del 1939, quando l'industriale Ferruccio Novo a 42 anni assume la presidenza del AC Torino succedendo all'Ing. Giovanni Battista Cuniberti.
Novo non era un mecenate, ma un attento amministratore: era entrato al Toro giovanissimo, addirittura vestendone la maglia di giocatore, nel 1913: giocatore non eccelso, continuò negli anni a seguire la squadra con entusiasmo da tifoso prima, con compiti di socio-finanziatore e consigliere poi, una volta avviata con il fratello una fabbrica di accessori in cuoio.
Le prime mosse in granata furono dunque quelle di riorganizzare la società, e seguendo i suggerimenti di Vittorio Pozzo, rendeva la gestione più simile ai modelli delle squadre inglesi, allora all'avanguardia: si circondò di collaboratori competenti, come gli ex giocatori Antonio Janni e Mario Sperone (Campioni d'Italia del 1928), e Giacinto Ellena; a Rinaldo Agnisetta venne affidata il ruolo di amministratore delegato, Roberto Copernico (aveva un negozio di abbigliamento in centro) fu chiamato al ruolo di consigliere, a Lesly Lievesley il ruolo di allenatore delle giovanili, mentre la guida tecnica fu data a Ernest "Egri" Erbstein (che, in quanto di origine ebraica, a causa delle leggi razziali collaborerà lungamente in incognito).
Il primo "colpo" di Novo fu senz'altro l'acquisto dal Varese del talentuoso diciottenne Franco Ossola, che con il senno di poi rappresenta la prima pedina dello squadrone: fu prelevato per 55 mila lire, poco per l'epoca, dietro suggerimento di Janni (che allenava proprio il Varese) e di Ellena. Fece il suo esordio il 4 febbraio 1940, un Novara-Torino 0-1. Quell'anno Ossola giocò poi altre due partite (contro Bologna e Napoli).

[modifica] L'Italia entra in guerra, il calcio va avanti

L'Italia, che sino ad allora era rimasta alla finestra, il 10 aprile 1940 entra nel conflitto mondiale al fianco della Germania. Mussolini era talmente sicuro che si sarebbe trattato di una "guerra lampo", che annunciò anche che i calciatori sarebbero rimasti a casa, sostenendo che "Servono più sui prati che all'esercito".
L'anno successivo Ossola mostra il suo valore: è capocannoniere granata, realizza 14 reti su 22 presenze, ma la squadra nel suo complesso non muta granché fisionomia. Termina lontano dalla vetta, 7mo con 30 punti, 9 in meno del Bologna tricolore. Si ritirano quell'anno due giocatori: Oberdan Ussello, che andrà ad occuparsi del settore giovanile, e Raf Vallone, che preferisce dedicarsi al cinema e al teatro.
La lungimiranza di Novo gli permise di approfittare del clima di stagnazione, e scarsi investimenti. I soldi per il calcio erano pochi, e Novo giocò d'anticipo. In vista del campionato 1941/1942 portò in granata ben 5 nuovi nomi: dall'Ambrosiana per 250 mila lira arriva Ferraris II l'ala sinistra della Nazionale campione del mondo 1938; dalla Fiorentina, su suggerimento di Ellena arriva Romeo Menti, un'ala veloce, con facilità di piede e tiro potentissimo (operazione portata a termine attraverso uno scambio con Gei, appositamente prelevato dal Liguria per 300 mila lire); quindi Alfredo Bodoira, Felice Borel e Guglielmo Gabetto, un terzetto proveniente addirittura dai "nemici" bianconeri.
L'arrivo in granata di Gabetto è merito di Borel che, forse per ripagare Novo della fiducia con cui lo prelevava dalla Juve dopo alcuni anni di incomprensioni tecniche, rivela che Gabetto, che alla Juventus consideravano ormai "spremuto", sarebbe stato ceduto al Genoa per 300 mila lire. Borel suggerì di alzare il prezzo, e Novo portò in granata il centravanti per 330 mila lire.

[modifica] Dal "metodo" al "sistema"

Schema di gioco con il "Sistema"
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Schema di gioco con il "Sistema"

Svolta nella svolta, Borel, che in futuro avrebbe ricoperto il ruolo di allenatore, con Ellena e Copernico suggeriscono a Novo di tentare di applicare nel Torino la tattica del "sistema", un nuovo metodo di gioco che si affacciava in quegli anni.
Sino ad allora la tattica che andava per la maggiore era il "metodo", un tipo di disposizione più difensiva, che aveva consentito all'Italia di Pozzo di vincere i Mondiali del 1934 e del 1938, la cui forza era data soprattutto dal contropiede. In difesa c'erano solo due terzini, e un centromediano che faceva spola in avanti appoggiando la manovra offensiva per poi rientrare, in mediana la fase offensiva era impostata dai centrocampisti, mentre le ali avevano il compito di servire i palloni per il centravanti. La fase realizzativa non era semplice, in quanto la regola del fuorigioco prevedeva che dovessero esserci tre giocatori tra l'attaccante e la porta: bastava dunque far avanzare un solo difensore per far scattare la trappola del fuorigioco.
Nel 1926 veniva cambiata la regola, portando a 2 il numero di giocatori necessari per far scattare il fuorigioco, creando subito non poche difficoltà alle squadre dell'epoca (aumentò notevolmente il numero di realizzazioni in campionato). Fu così che negli anni Trenta l'inglese Herbert Chapman, tecnico dell'Arsenal, sviluppò una nuova tattica, detta appunto "sistema" o "WM", dal tipo di disposizione tattica: in pratica una sorta di 3-2-2-3, con tre difensori, quattro centrocampisti (due mediani e due interni), tre attaccanti posti ai vertici di una W e una M. Chapman per cautelare la fase difensiva, scelse di arretrare un mediano alla linea dei difensori (creando di fatto lo "stopper"), mentre i terzini marcavano le rispettive ali. I compiti di marcatura erano più semplici, ed essendo uno schieramento speculare nasceva anche la marcatura a uomo. Ma il sistema era anche più dinamico, più equilibrato, e se giocato con i giusti interpreti era una tattica che per la prima volta garantiva il controllo del centro nevralgico delle azioni: il centrocampo, impostato su quattro giocatori disposti a quadrato (in quanto posti appunto ai vertici, della W e della M cui accennato poc'anzi), prevedeva l'impiego di due mediani e due mezzepunte. Novo approvò il suggerimento e decise di impostare il suo Torino su questa tattica.
Chiamò così il tecnico ungherese Andràs Kuttik al posto di Tony Cargnelli, che provvide ad utilizzare Ellena in posizione di centromediano "sistemista", ruolo che aveva già ricoperto nella Fiorentina, sino ad allora unica in Italia ad averlo sperimentato (seppur con scarso successo). La scelta diventava alfine quantomai interessante anche per lo stesso Pozzo, sempre in sella come Commissario Unico della Nazionale, che aveva iniziato a plasmare la sua Nazionale proprio sul "blocco" Torino.
Il campionato 1941/42 fu appannaggio della AS Roma, si sospetta con il "beneplacito" di Mussolini (anche se il Duce non s'interessava di calcio e simpatizzava semmai per la SS Lazio), ma a tradire il Toro quell'anno furono soprattutto due sconfitte: in Coppa Italia al primo turno, e in Campionato a tre giornate dalla fine contro il Venezia di Loik e Mazzola.

[modifica] L'opera si completa

Una formazione del Torino 1942/43 vincitore del primo scudetto del ciclo del "Grande Torino"
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Una formazione del Torino 1942/43 vincitore del primo scudetto del ciclo del "Grande Torino"
Valentino Mazzola era il capitano e leader indiscusso del Grande Torino
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Valentino Mazzola era il capitano e leader indiscusso del Grande Torino

Quella del 1941/42 era una rosa ormai molto competitiva e collaudata, ma come accennato le due capitolazioni che costano la partecipazione alla Coppa Italia e ambizioni di scudetto avvengono tutte contro la stessa squadra, il Venezia di Mazzola e Loik.
Il primo è un regista sopraffino, il secondo un'ala veloce: sono già perni della Nazionale di Pozzo, e Novo intuisce che quei due sono le ciliegine che mancano alla torta per rendere la squadra imbattibile: al termine di un Venezia-Torino, terzultima di campionato, che in pratica mette fine ai sogni tricolori dei granata, Novo scende negli spogliatoi e tratta direttamente l'acquisto dei due, che finiranno sotto la Mole per 1.400.000 lire dell'epoca, più due giocatori (Petron e Mezzadra).
Particolare curioso: sulle tracce dei due c'era anche la Juventus, venivano seguiti da Virginio Rosetta, e più volte l'affare con i bianconeri pareva quasi sul punto di essere concluso, ma il presidente bianconero Piero Dusio tergiversava: il dinamismo di Novo scombussolò i piani dei cugini, e diede allo scacchiere tattico quelle due ciliegine che mancavano: nasceva l'undici destinato ad essere ricordato come il Grande Torino.
Al via della stagione 1942/43, a disposizione dell'ungherese Kuttk c'è una rosa che comprende giocatori di prim'ordine: gli esperti portieri Bodoira e Cavalli, difensori di esperienza come Ferrini ed Ellena, e di qualità come Piacentini e Cassano; a centrocampo i veterani Baldi e Gallea, con i nuovi Grezar Loik e Mazzola; davanti Menti e Ferraris, senza dimenticare ovviamente Gabetto e Ossola.
Sulla carta è il Toro la squadra da battere, eppure la partenza non è delle migliori: il Toro si trova così a lottare contro la sopresa Livorno, contro il quale dà vita ad un campionato avvincente, risolto solo all'ultima giornata quando il Toro con un gol di Mazzola espugna Bari.
Il Toro riece a vincere anche la Coppa Italia, ed è la prima squadra a centrare simile "doppietta": la partita è giocata a Milano, e la vittoria è ottenuta proprio contro il "terribile" Venezia dell'anno prima, un 4-0 con doppietta di Gabetto, e reti di Mazzola e Ferraris II.

[modifica] Campionato di guerra 1944

Nel 1944 l'Italia è ormai devastata dalla guerra: è spezzata in due dalla linea gotica, il regime fascista è caduto, l'esercito americano avanza nel sud della penisola. Eppure i campionati di calcio, per salvare le apparenze, vanno avanti e su decisione della Federazione hanno un'organizzazione a gironi: i trasferimenti sono comunque difficoltosi, visto che i bombardamenti degli Alleati sovente interrompono i collegamenti ferroviari, costringendo chi viaggia ad affrontare lunghi percorsi a piedi.
Per evitare i rischi di chiamata alle armi, molte squadre si ingegnano: con astuzie diplomatiche assicurano i propri campioni alle industrie più importanti del paese, facendoli passare come elementi indispensabili alla produzione dell'industria bellica nazionale, e vengono così di fatto esentati dall'impiego al fronte.

L'insospettabile connubio Torino-Fiat, protagonista nel Campionato di guerra 1944
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L'insospettabile connubio Torino-Fiat, protagonista nel Campionato di guerra 1944

Il Torino di Novo trova così una (ai giorni nostri) impensabile collaborazione con la Fiat, dando vita al "Torino Fiat", un nome quasi come se fosse una squadra aziendale; in effetti Mazzola e gli altri, per salvare le apparenze, sono a conti fatti operai della Fiat: alcune foto dell'epoca li ritraggono al tornio e alle macchine utensili.

La Juve, del resto, emigra ad Alba e si abbina alla Cisitalia, azienda automobilistica che apparteneva al presidente bianconero, che all'epoca era Pietro Dusio.
Nel Torino giocano il portiere Griffanti, nel giro "azzurro", prelevato dalla Fiorentina e il vercellese Silvio Piola, centravanti della SS Lazio, che era salito al nord per prendere la famiglia e portarla nella Capitale, ma era rimasto invece bloccato in alta Italia in seguito all'armistizio.
Il campionato "vero" si gioca solo al nord, e nella prima fase a gironi il Torino gioca nel girone Ligure-Piemontese, e la squadra granata è una schiacciasassi: seppellisce 7-1 Genoa e Biellese, regola 7-0 l'Alessandria, martirizza 8-2 il Novara, strapazza per 5-0 anche la Juve. Nel girone di semifinale se la vede con l'Ambrosiana, il Varese e i "cugini" bianconeri: stavolta zoppica nei derby (una sconfitta 1-3 e un pareggio 3-3) ma fa il pieno di punti contro le lombarde, aggiudicandosi la fase finale a tre (Torino, Spezia e Venezia) che si giocò a Milano.
Ma quel Torino, che pure se non era al completo poteva contare su giocatori di prim'ordine, alla fine perderà lo scudetto, complice un incontro non ufficiale della Nazionale, organizzato per motivi di propaganda a Trieste solo due giorni prima della sfida contro lo Spezia: nonostante la trasferta resa difficoltosa dalle operazioni di guerra, il presidente Novo sottovalutando gli avversari rifiuta la proposta della Federazione di rinvio della gara contro gli spezzini, che più freschi non lasciano Milano. Lo Spezia veniva dal pareggio 1-1 contro il Venezia, e l'incontro decisivo termina a sorpresa con la vittoria dei "Vigili del Fuoco" per 2-1, rendendo dunque inutile la successiva e rabbiosa vittoria del Torino contro i lagunari per 5-2.

[modifica] Statistiche

[modifica] Formazioni

[modifica] Formazione tipo 1942/43

Bodoira, Piacentini, Ferrini, Baldi, Ellena, Grezar, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II
Allenatore: Kutik (poi Janni)

[modifica] Formazione tipo 1945/46

Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Ossola, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II
Allenatore: Ferrero

[modifica] Formazione tipo 1946/47

Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Ossola, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II
Allenatore: Cargnelli e Ferrero Marcello

[modifica] Formazione tipo 1947/48

Bacigalupo, Ballarin, Tomà (Maroso), Grezar, Rigamonti, Castigliano (Martelli), Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola
Allenatore: Sperone

[modifica] Formazione tipo 1948/49

Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar (Martelli), Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola
Allenatore: Lievesleyààààà

[modifica] Il Grande Torino e la Nazionale

Molti sono i giocatori del Grande Torino che hanno giocato in Nazionale, formandone per lungo tempo l'asse portante.

Genova, 5 aprile 1942: Italia-Croazia 4-0
2 giocatori: Ferraris II (1 gol) e Gabetto (1 gol)

Milano, 19 aprile 1942: Italia-Spagna 4-0
1 giocatore: Ferraris II (1 gol)

Zurigo, 11 novembre 1945: Svizzera-Italia 4-4
7 giocatori: Ballarin, Maroso, Mazzola, Grezar, Castigliano,
Ferraris II, Loik (1 gol)

Milano, 1 dicembre 1946: Italia-Austria 3-2
5 giocatori: Maroso, Grezar, Ferraris II, Mazzola (1 gol), Castigliano (1 gol).

Firenze, 27 aprile 1947: Italia-Svizzera 5-2
9 giocatori: Castigliano, Ballarin, Gabetto, Maroso, Grezar,
Ferraris II, Loik (1 gol), Mazzola (1 gol), Menti (3 gol)

Torino, 11 maggio 1947: Italia-Ungheria 3-2
10 giocatori: Ballarin, Maroso, Rigamonti, Grezar, Castigliano,
Menti, Mazzola, Ferraris II, Loik (1 gol), Gabetto (2 gol).

Vienna, 9 novembre 1947: Austria-Italia 5-1
4 giocatori: Ballarin, Maroso, Castigliano, Mazzola.

Bari, 14 dicembre 1947: Italia-Cecoslovacchia 3-1
8 giocatori: Bacigalupo, Ballarin, Grezar, Maroso, Loik,
Mazzola, Menti (1 gol), Gabetto (1 gol).

Parigi, 4 aprile 1948: Francia-Italia 1-3
8 giocatori: Bacigalupo, Ballarin, Loik, Grezar, Rigamonti,
Menti, Mazzola, Gabetto (1 gol).

Torino, 16 maggio 1948: Italia-Inghilterra 0-4
7 giocatori: Bacigalupo, Ballarin, Grezar, Menti, Loik,
Gabetto, Mazzola.

Genova, 27 febbraio 1949: Italia-Portogallo 4-1
7 giocatori: Bacigalupo, Ballarin, Loik, Castigliano, Maroso (1 gol),
Menti (1 gol), Mazzola (1 gol).

Madrid, 27 marzo 1949: Spagna-Italia 1-3
6 giocatori: Bacigalupo, Ballarin, Rigamonti, Castigliano, Menti,
Mazzola.


Riepilogo presenze e reti

Nome Luogo e Data di nascita Ruolo Pres. Gol
Valentino Mazzola Cassano d'Adda - 26/10/1918 Mezz'ala 10 3
Aldo Ballarin Chioggia - 10/01/1922 Terzino 9 -
Giuseppe Grezar Trieste - 25/10/1918 Mediano 7 -
Virgilio Maroso Crosara di Marostica - 26/06/1925 Terzino 7 1
Romeo Menti Vicenza - 05/09/1919 Ala 7 5
Ezio Loik Fiume - 26/08/1918 Mezz'ala 7 3
Eusebio Castigliano Vercelli - 09/02/1921 Mediano 7 1
Guglielmo Gabetto Torino - 24/02/1926 Centravanti 6 5
Piero Ferraris II Vercelli - 15/02/1912 Ala 6 2
Valerio Bacigalupo Vado Ligure - 12/03/1924 Portiere 5 -8
Mario Rigamonti Brescia - 17/12/1922 Stopper 3 -

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