Fratelli di Gesù
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Alcuni passi del Nuovo Testamento parlano dei "fratelli di Gesù". La questione se Gesù avesse effettivamente dei fratelli (nel senso comune del termine cioè di fratelli "carnali") oppure no è dibattuta, in particolare per le ovvie conseguenze che questo avrebbe sulla questione della verginità perpetua di sua madre Maria.
Indice |
[modifica] Premessa terminologica
Il termine 'fratello' e derivati è largamente usato nella Bibbia e non sempre con lo stesso significato.
[modifica] Testo masoretico
Nei 39 libri che compongono il testo masoretico, detto anche Antico Testamento ebraico, il termine ebraico e aramaico אח ('ah, cf. l'omofono e omologo arabo ﺍﺥ e siriaco ܐܚ) compare 635 volte, includendo i derivati (plurale, stato costrutto singolare e plurale, forma con suffisso pronominale). Secondo il Lexicon Hebraicum et aramaicum veteris testamenti dello Zorell, pietra miliare dello studio dell'ebraico biblico, il termine ampiamente polisemico può avere 12 significati diversi (dicesi polisemica una parola che può avere più significati. L'ebraico biblico, sovente definito come una lingua 'povera' in quanto il suo vocabolario è caratterizzato da un limitato numero di termini, contiene numerosi esempi di parole polisemiche). In particolare:
- fratello, cioè figlio degli stessi genitori: p.es. Caino e Abele (Gen4,1-2); Esaù e Giacobbe (Gen25,24-26, dove si tratta propriamente di gemelli); Mosè, Aronne e Miriam (Nm26,59);
- fratellastro, cioè fratello dello stesso padre ma madre diversa: p.es. i dodici figli che Giacobbe ebbe da quattro donne diverse (Gen35,22-26;37,4;42,3;42,4;42,13);
- parente o cugino, cioè generico appartenente alla cerchia familiare (cugino di vario grado, nipote = figlio del figlio, nipote = figlio del fratello): p.es. Abramo chiamava 'fratello' suo nipote (figlio del fratello) Lot (Gen11,27;13,8;14,14;14,16), e lo stesso dicasi per Labano verso suo nipote Giacobbe (Gen29,15). In 1Cr23,22 il termine 'fratelli' viene usato per indicare i figli del fratello del padre, cioè i cugini di primo grado; in Lv10,4 indica i figli del cugino di primo grado;
- membro di una stessa tribù, intendendo con tribù i 12 raggruppamenti etnici relati ai figli di Giacobbe-Israele: p.es. Nm8,26; 2Sam19,11-13);
- collega, cioè individuo accomunato da un medesimo incarico di tipo religioso, civile, militare: p.es. 2Cr31,15; 1Re20,32; 1Sam30,23;
- prossimo, cioè individuo di pari grado sociale verso il quale si hanno precisi obblighi morali: p.es. Ger9,3; Ez47,14;
- compagno nella fede, significato che nella successiva tradizione cristiana darà origine al termine 'frate': p.es. Dt1,16; Sal 133,1 (Sal132,1 nella ordinazione della Vulgata, ripresa anche dalla Bibbia CEI).
[modifica] Settanta
Nel greco classico precristiano (v. p.es. Euripide, Erodoto, Platone, Senofonte), lingua molto più complessa ed articolata dell'ebraico biblico, il termine αδελφός e derivati (in particolare il femminile αδελφή, sorella) occupa un campo semantico molto limitato, indicando solitamente i figli degli stessi genitori o, al più, con un solo genitore comune (italiano 'fratellastro'). L'etimologia è connessa δελφύς (utero) + α copulativa, quindi lett. 'figli dello stesso utero'. Già nel greco classico, tuttavia, il significato è più ampio: non indica solo i figli della stessa madre ma anche quelli dello stesso padre, come l'italiano 'fratello'. Se il termine è applicato al di fuori della immediata sfera familiare lo è con intento elogiativo o iperbolico.
È fondamentale evidenziare che tale accezione semantica ristretta del termine αδελφός e derivati propria del greco classico non può essere applicata in toto ai successivi testi redatti in greco ellenistico di matrice semita, in primis la Settanta (o LXX, traduzione greca del testo masoretico più altri scritti, detti deuterocanonici, realizzata tra III e I sec. a.C.) e soprattutto il Nuovo Testamento. In tali opere infatti il testo è impregnato di semitismi, vale a dire particolari fenomeni sintattici, linguistici, morfologici propri delle lingue semitiche (ebraico e aramaico) ma estranei alla lingua greca. Si potrebbe dire che gli scrittori della Settanta e del Nuovo Testamento hanno implementato, con lettere e parole greche, frasi e significati semitici.
Come esempi dei vari significati del termine αδελφός nella LXX, che compare 926 volte al maschile e 122 al femminile, possono essere pertanto esaminati gli stessi loci esemplificativi indicati a proposito del testo masoretico, in quanto nei restanti libri deuterocanonici il termine non si colora di altre sfumature particolari.
[modifica] Nuovo Testamento
I 27 libri del Nuovo Testamento, al pari della LXX, sono scritti in un greco ellenistico caratterizzato da numerosi semitismi. In essi il termine αδελφός e derivati compare 343 volte, il femminile αδελφή 26 volte.
Circa il significato che tale parola riveste nei vari contesti occorre, come visto anche per la LXX, tenere conto della polisemia che caratterizza il termine semitico. In particolare può indicare (per i 'fratelli' di Gesù v. dopo)):
- fratello in senso proprio, figli di uno stesso genitore: p.es. i fratelli Giacomo e Giovanni sono detti figli di Zebedeo (Mt4,21);
- fratellastro, avendo un solo genitore in comune: p.es. in Mt1,2 Giacobbe è detto padre di Giuda e dei sui fratelli, alcuni dei quali (6 su 13) erano figli di altre mogli di Giacobbe; Erode Antipa è detto fratello di Filippo (Mt14,3;Lc3,1), ed entrambi erano figli di Erode il Grande ma con mogli diverse (rispettivamente con Maltace e Cleopatra di Gerusalemme);
- parente o cugino: nel NT non si trova alcun esempio che possa essere chiaramente ed esplicitamente ricondotto a tale significato, come avviene p.es. nel caso di Abramo e Lot nella LXX che sono esplicitamente descritti come 'fratelli' (Gen13,8 nonostante la parentela sia indiretta Gen11,27). Nel NT un esempio implicito è però presente in Gv19,25, dove è menzionata la presenza sotto la croce della "madre di Gesù e la sorella (αδελφή) della madre di lui Maria di Cleofa e Maria Maddalena". Essendo improbabile che due sorelle si chiamassero entrambe Maria, per quanto il nome fosse diffusissimo all'epoca, ne deriva che fossero appunto 'parenti' o 'cugine'. Su tale identificazione v. dopo.
- discepolo diretto di Gesù, tra cui anche gli Apostoli: p.es. Mt23,8;25,40;28,10;Gv20,17. In alcuni passi (Gv2,12;7,3) il termine 'fratelli' è chiaramente distinto dai 'discepoli' (μαθητάι, mathetài);
- credente in generale: v. p.es. Mt5,22-24;7,3-5;12,48-50;At15,23;17,6;Gal6,18;Eb2,17;1Pt2,17;5,9.
Oltre al termine "fratelli" nel greco del nuovo testamento sono presenti anche altri termini indicanti legami di parentela di vario tipo:
- συγγεννής (singhenès), 12 volte, letteralmente 'con-nato' (v. l'italiano 'cognato'), cioè della stessa stirpe, parente. Indica p.es. la parentela tra Maria ed Elisabetta (Lc1,36). Quando Giuseppe e Maria smarriscono Gesù a Gerusalemme e lo cercano tra i 'parenti' (Lc2,44). In senso più ampio è p.es. usato da Paolo per indicare l'intero popolo d'Israele, suoi 'parenti' secondo la carne (Rm9,3). Il sostantivo astratto derivato 'συγγένεια' (singhèneia) ricorre 3 volte, p.es. quando Elisabetta e Zaccaria volevano chiamare loro figlio Giovanni e i vicini e i parenti fecero notare loro che non c'era nessuno con quel nome nel 'parentado' (Lc1,61). In alcuni loci (p.es. Lc21,16) il termine 'parenti' è chiaramente distinto da 'fratelli';
- ανεψιός (anepsiós), tradotto solitamente con cugino ma indicante una parentela più meno remota non chiaramente definita. Compare 3 volte nella LXX. Nel Libro di Tobia (Tb7,2;9,6) indica la parentela tra Tobi e Gabael. Tale parentela, di grado appunto non definibile, era sicuramente lontana, almeno dal punto di vista geografico: Tobi risiedeva a Ninive, in Mesopotamia, mentre Gabael a Ecbatana, nella Media (attuale Iran). In Nm36,11-12 il termine 'cugini' indica generici appartenenti alla stessa tribù di Manasse. Notare come in 1Cr23,22 LXX, nel caso di veri e propri cugini di primo grado non viene usato anepsiòs ma adelfòi. Nel NT il termine è usato una sola volta in Col4,10, dove è indicata la parentela di Marco e Barnaba. Anche in tale caso, come nel Libro di Tobia, la parentela non è definita ma comunque lontana: Marco (suo nome latino) o Giovanni (suo nome ebraico) risiede a Gerusalemme (At12,12), mentre Barnaba (epiteto di Giuseppe) è originario di Cipro (At4,36).
[modifica] Citazioni esplicite nel Nuovo Testamento
Prima di addentrarsi nella controversa interpretazione circa l'effettivo legame esistito tra Gesù e i suoi 'fratelli' è fondamentale, come per qualunque trattazione storico-critica, esaminare le testimonianze relative a tali personaggi.
In alcuni passi il Nuovo Testamento parla esplicitamente di αδελφόι di Gesù. Si tratta di:
«Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre» (Mc 3,31-34;Mt12,46-50;Lc8,19-21) |
- un'altro episodio narrato sinotticamente da Marco e Matteo dove vengono riferiti anche i nomi dei 'fratelli' (nel passo parallelo di Lc4,22 Gesù è definito semplicemente 'figlio di Giuseppe', senza altre indicazioni di parentela):
«Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses (Giuseppe), di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua» (Mc 6,3-4;Mt13,55-56) |
- un accenno e un episodio contenuti in Giovanni:
«Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni.» (Gv 2,12) |
«I suoi fratelli gli dissero: «Parti di qui e va' nella Giudea perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu fai. Nessuno infatti agisce di nascosto, se vuole venire riconosciuto pubblicamente. Se fai tali cose, manifèstati al mondo!». Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui. Gesù allora disse loro: «Il mio tempo non è ancora venuto, il vostro invece è sempre pronto. Il mondo non può odiare voi, ma odia me, perché di lui io attesto che le sue opere sono cattive. Andate voi a questa festa; io non ci vado, perché il mio tempo non è ancora compiuto». Dette loro queste cose, restò nella Galilea. Ma andati i suoi fratelli alla festa, allora vi andò anche lui; non apertamente però: di nascosto.» (Gv 7,3-10) |
«Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.» (At 1,14) |
«Non abbiamo il diritto di portare con noi una donna credente (lett. 'sorella': moglie, con-missionaria o perpetua?), come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?» (1Cor 9,5) |
«degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore.» (Gal 1,19) |
Un esame oggettivo limitato a questi passi, gli unici del NT nei quali si parli esplicitamente dei 'fratelli', conduce alle seguenti considerazioni:
- Gesù aveva almeno 4 'fratelli' e almeno 2 'sorelle';
- i nome dei quattro 'fratelli' sono Giacomo, Ioses (variante ellenista di Giuseppe), Giuda e Simone;
- di questi 'fratelli' e 'sorelle' non viene mai indicata una parentela diretta con Maria o Giuseppe. Solo Gesù viene indicato come 'figlio di Maria' o 'figlio di Giuseppe';
- i 'fratelli' non presero sul serio il ministero di Gesù, solo però nella sua fase iniziale: in Atti ritroviamo i fratelli riuniti con la comunità dei credenti, e Giacomo in particolare rivestì un ruolo primario nella conduzione della chiesa apostolica di Gerusalemme.
[modifica] Le 3 Marie
Prima di esaminare i possibili passi impliciti relativi ai 'fratelli' di Gesù, è fondamentale affrontare una questione apparentemente marginale ma che si dimostra fondamentale nella delineazione di un quadro d'insieme: l'identificazione sinottica delle donne presenti al momento della crocifissione (Mt27,56;Mc15,40;Gv19,25 il Vangelo di Luca in 23,49 ne registra la presenza ma senza fornire nomi):
Matteo 27,56 | Marco 15,40 | Giovanni 19,25 |
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tra le quali c'era(no) | c'erano poi anche delle donne da lontano osservanti tra le quali anche | stavano poi presso la croce di Gesù |
Maria Maddalena | Maria Maddalena | sua madre |
e Maria madre di Giacomo e di Giuseppe | e Maria madre di Giacomo il Minore e di Ioses | e la sorella di sua madre Maria di Cleofa |
e la madre dei figli di Zebedeo | e Salome | e Maria Maddalena |
Secondo Gv le discepole presenti al momento della crocifissione di Gesù sono 3 donne, tutte Marie. Può apparire strano che l'evangelista non citi Salome, identifibile con la madre dei figli di Zebedeo[2], cioè la madre dello stesso evangelista Giovanni. Tale 'dimenticanza' può essere intesa come una tacita accettazione dell'invito di Gesù a Giovanni a prendere con sè Maria come madre (Gv19,26-27): l'evangelista non testimonia la presenza di sua madre Salome perché in quel momento Maria era sua madre. Stando a Gv dunque le 3 Marie sono:
- Maria madre di Gesù
- Maria Maddalena
- Maria di Cleofa, che il testo dice esplicitamente 'sorella' di sua madre.[3] Essendo improbabile che due sorelle si chiamassero entrambe Maria, il termine adelfé va inteso come 'parente' o 'cugina'. Dal confronto coi passi paralleli Maria di Cleofa risulta essere madre di Giacomo il Minore (detto in Mt10,3;Mc3,18;Lc6,15;At1,13 'figlo di Alfeo') e di Giuseppe-Ioses suo fratello (Mt27,56;Mc15,40). L'identificazione di Alfeo con Cleofa si basa sul corrispettivo aramaico e consonantico del nome Hlpy: può essere translitterato fedelmente all'aramaico in 'Alfaios con spirito aspirato iniziale (non reso nella comune translitterazione latina), dittongo ai con valore fonetico 'e lunga', suffisso maschile greco os; oppure può essere ellenizzato[4] nell'omoconsonantico Klopas sulla falsariga del nome femminile Cleopatra, come fatto da Giovanni.
Tale interpretazione tradizionale delle 3 donne, che come vedremo permette di delineare un quadro coerente dei 'fratelli' di Gesù come parenti, in epoca moderna viene da alcuni abbandonata in favore della teoria delle 4 donne, introducendo virtualmente ed arbitrariamente un και paratattico tra 'sorella della madre di lui' e 'Maria di Cleofa' che distingue le due donne. In tal caso se ne otterrebbe una menzione di una anonima zia materna di Gesù della quale non si ha alcuna traccia nell'intero NT e nella storiografia successiva.
[modifica] Possibile quadro d'insieme
Per una corretta interpretazione della questione è fondamentale un esame comparato dei personaggi nominati nel NT che possono essere implicitamente identificati con i 'fratelli' esplicitamente indicati (Giacomo, Ioses-Giuseppe, Giuda, Simone). Oltre al NT, un apporto fondamentale viene fornito da alcune testimonianze riportate da Eusebio di Cesarea nella sua Storia Ecclesiastica, scritta in greco e databile tra il 323 e il 326, opera che si dimostra di una preziosità incommensurabile nello studio della storia della Chiesa primitiva.
Tra parentesi occorre notare che varie informazioni attinenti alla questione potrebbero essere tratte dal testo apocrifo detto Protovangelo di Giacomo. Siccome tale opera però si dimostra palesemente errata in alcuni punti verificabili (p.es. l' 'asilo' femminile per bimbe meritevoli presente nel tempio di Gerusalemme), difficilmente le altre affermazioni non verificabili possono essere assunte come storicamente valide.
L'esame dei 'fratelli' e degli omonimi presenti nel NT non appare semplice per due motivi:
- il NT non è interessato a fornire informazioni parentali circa Gesù, se non con limitati e disorganici accenni, ma a descrivere il suo ministero salvifico;
- i 4 nomi in questione erano diffusissimi nella Palestina di quel tempo, e lo stesso dicasi per il femminile Maria.
Venendo propriamente ai 'fratelli' di Gesù, gli omonimi personaggi del NT sono:
- Giacomo 'fratello' di Gesù (Mc6,3-4;Mt13,55-56), che secondo Eusebio di Cesarea (St. Eccl. 1,12,1;1,12,4 en; St Eccl. 2,23,4 en)[5] e Giuseppe Flavio[6] coincide col Giacomo che guidò la comunità cristiana di Gerusalemme (At12,17;15,13;21,18;Gal1,19;2,9). In Gal1,19 è da Paolo definito 'apostolo'. Dalla tradizione successiva (v. St Eccl. 2,23,4 en, v. anche il De Viri illustribus di Girolamo[7]) venne chiamato Giusto. Sempre Eusebio di Cesarea lo identifica come il Giacomo autore dell'omonima lettera (St Eccl. 2,23,25 en). Nell'incipit di tale scritto si autoidentifica come 'servo' di Gesù Cristo, non 'fratello'.
- Giacomo il Minore (Mc15,40), apostolo (Mt10,3;Mc3,18;Lc6,15;At1,13), fratello di Giuseppe-Ioses (Mc15,40;Mt27,56), figlio di Alfeo-Clèofa (varianti dell'aramaico ellenizzato halfay) (Mt10,3;Mc3,18;Lc6,15;At1,13) e di una anonima Maria (Mc15,40;Mc16,1;Mt27,56;Lc24,10) che nella tradizionale teoria delle 3 donne è identificata con la Maria moglie di Alfeo-Clèofa (Gv19,25).
- Giacomo il Maggiore (cosidetto in opposizione al 'minore'), apostolo, fratello di Giovanni e figlio di Zebedeo e Salome. Fu fatto uccidere da Erode Agrippa nel 42 (At12,2).
- Giuseppe-Ioses, 'fratello' di Gesù (Mc6,3-4;Mt13,55-56)
- Giuseppe-Ioses, fratello di Giacomo il Minore (Mc15,40;Mt27,56), figlio di una anonima Maria (Mc15,40;15,47;Mt27,56) che nella tradizionale teoria delle 3 donne è identificata con la Maria moglie di Alfeo-Clèofa (Gv19,25).
- Giuda 'fratello' di Gesù (Mc6,3-4;Mt13,55-56). Eusebio di Cesarea lo definisce "detto (verbo kalèo) fratello (adelfòs) suo (di Gesù) secondo la carne" (St. Eccl. 3,20,1 en). Da notare che non lo dice 'essere' fratello di Gesù, ma 'detto' fratello di Gesù, che può anche essere inteso 'cosiddetto'.
- Giuda Apostolo, indicato nelle elencazioni degli apostoli come "Taddeo" (Mt10,2-4;Mc3,16-19) e "Giuda di Giacomo" (Lc6,14-16;At1,13). Il "di Giacomo" va inteso sicuramente come parentela. Solitamente il genitivo applicato a un nome proprio, sul calco delle lingue semitiche, indica la paternità (genitivo patronimico), dunque "Giuda (figlio) di Giacomo". Nel caso presente tuttavia è molto più sensato intendere che Lc abbia voluto esplicitare di un legame di parentela col Giacomo 'fratello' del Signore di cui sopra, che godeva di un'ottima fama e autorità tra i cristiani, che non la segnalazione patronimica di un oscuro Giacomo sconosciuto ai cristiani di allora. Altri apostoli sono identificati non con epiteti patronimici ma con l'eplicitazione del legame fraterno: Andrea fratello di Pietro (Mt10,2;Lc6,14), Giovanni fratello di Giacomo (Mt10,2;Mc3,17), che è figlio Zebedeo (notare come la parentela fraterna venga epiteticamente preferita a quella paterna). L'opzione "Giuda (fratello) di Giacomo" è preferibile anche perché in accordo con l'attribuzione a lui della neotestamentaria Lettera di Giuda, nell'incipit della quale si autoidentifica "Servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo".
- Giuda Iscariota, il traditore.
- Simone 'fratello' di Gesù. Eusebio di Cesarea ne fornisce informazioni particolarmente utili: succedette a Giacomo nella guida della comunità di Gerusalemme; fu figlio di Klopa (=Alfeo-Clèofa); soprattutto, "fu cugino (anepsios), come dicono (verbo femì), del Salvatore, infatti Egesippo ricorda che Clopa fu fratello di Giuseppe"(St. Eccl. 3,11,2 en). Le stesse informazioni sono contenute in St. Eccl. 4,22,4 en dove Eusebio cita ancora Egesippo, secondo il quale dopo il martirio di Giacomo il Giusto "Simone, il figlio dello zio del Signore, Klopa, fu nominato vescovo successore. Tutti lo proposero come secondo vescovo poiché era cugino (anepsiòs) del Signore".
- Simone Apostolo, indicato nelle elencazioni degli apostoli come "Cananeo" (Mt10,4;Mc3,18) e "Zelota" (Lc6,15;At1,13). Questi due epiteti sono il medesimo: 'Cananeo' non va inteso come 'abitante di Cana', come ritennero alcuni antichi autori come Girolamo, ma è la translitterazione ellenizzata dell'aramaico qen'ana' corrispondente al greco zeloten, 'dotato di zelo', 'zelante'. Nelle elencazioni degli apostoli, escludendo Giuda Iscariota in ultima posizione, compare sempre associato a Giuda Taddeo e Giacomo il Minore, cosa che potrebbe suggerire, senza però alcun indizio storicamente fondato, un particolare legame con loro (fratelli?).
- Simone-Pietro, capo degli Apostoli, fratello di Andrea.
[modifica] Le possibili interpretazioni
Per approfondire, vedi la voce Interpretazioni storiche sui fratelli di Gesù citati nel Nuovo Testamento. |
La questione dell'interpretazione degli adelfòi di Gesù, data la frammentarietà e ambiguità delle fonti, è controversa e dunque motivo di discussione tra storici, biblisti e teologi delle varie confessioni, e tali discussioni non possono muoversi che sul piano delle ipotesi. Tra queste ipotesi ve ne possono essere alcune più verosimili e altre meno, ma la questione potrebbe essere risolta con chiarezza e definitività solo se si ritrovasse una sorta di esplicito albero genealogico del Salvatore della sua epoca (come è noto però le anagrafi civili vedranno la luce secoli dopo...).
Tre erano le ipotesi sostenute fino dal III/IV secolo, secondo le quali il termine greco adelfòi può corrispondere a:
- cugini o parenti
- fratelli, cioè figli di Maria e di Giuseppe
- fratellastri, cioè figli di Giuseppe con una donna diversa da Maria
ed una quarta ipotesi, contemporanea, sostenuta recentemente dalla Scuola esegetica di Madrid
- collaboratori nel ministero apostolico
[modifica] Cugini paterni
Tale interpretazione permette di ricondurre a un quadro unitario, organico, coerente, non contraddittorio i molteplici indizi che sono rintracciabili nel Nuovo Testamento e nella tradizione successiva, testimoniata in particolare dal lavoro di Eusebio di Cesarea.
Secondo tale quadro, i 4 'fratelli' possono essere identificati con i figli di Alfeo-Cleofa, zio paterno di Gesù, e sua moglie Maria di Cleofa. Adelfòi indicherebbe dunque cugini di primo grado.
La ricostruzione qui delineata non deriva da una sovralettura delle fonti bibliche e storiche, ma da una paziente ricostruzione del puzzle formato dai tanti e frammentari tasselli sparsi rinvenibili in tali fonti. In tale disegno complessivo, ogni dato viene a combaciare, senza lasciare fuori alcun tassello. Se la tradizione cristiana prima e cattolica poi ha adottato l'interpretazione dei 'fratelli' come cugini, in definitiva, non è per una astratta esigenza teologica relativa alla verginalità di Maria, ma per una corretta e scientifica applicazione del metodo storico-critico.
[modifica] Sostenitori
Attuale principale sostenitore della teoria dei fratelli-cugini è la Chiesa Cattolica. Il più antico e sistematico enunciatore di tale teoria è Girolamo che, rispondendo a Elvidio per cui i 'fratelli' erano fratelli carnali (v. dopo), scrive nel suo De Viri illustribus:
La Chiesa Cattolica su tale questione trova curiosamente come alleato nientemeno che Lutero: consapevole delle diverse possibilità per intendere l'espressione 'fratelli' di Gesù, non ritenne che si trattasse di fratelli carnali, nè che Giuseppe aveva avuto figli da un matrimonio precedente, né che Giuseppe avesse simultaneamente due mogli. [8] Lutero credeva alla verginità perpetua di Maria: "durante e dopo il parto, come era vergine prima del parto, così lei rimase". [9] In particolare in una sua opera si trovano alcune affermazioni che possono suonare come strane se pensate uscite dalla penna del padre della Riforma:[10]
Anche gli altri riformatori protestanti del XVI sec., tra cui Calvino e Zwingli, mantennero questa posizione. In particolare Calvino scrive:
[modifica] Critica
Nei confronti della secolare interpretazione dei 'fratelli' come cugini sono state mosse negli ultimi secoli molte obiezioni. Queste sono state avanzate soprattutto dall'ampia parte del mondo riformato che su questo punto si è scostato dall'insegnamento di Lutero, intendendo 'adelfòs' come 'fratello' in senso proprio e non come 'cugino'.
Argomenti per l'interpretazione di αδελφός in senso proprio come fratello |
Argomenti per l'interpretazione di αδελφός in senso lato come fratellastro, parente, collaboratore |
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Etimologicamente αδελφός significa co-uterino, il che fa pensare a figli della stessa madre. | Nel greco ellenistico, come già nel greco classico, il campo semantico del termine si è svincolato dalla originaria connotazione materna, indicando anche 'fratelli' o fratellastri paterni (stesso padre, madre diversa). |
Secondo Mt 1,25 Giuseppe non 'conobbe' (sessualmente) Maria "finché partorì un figlio", il che esclude la perpetua verginità. | Il versetto vuole sottolineare il concepimento verginale prima del parto, senza alcun intervento umano, e non implica necessariamente che dopo Giuseppe 'conobbe' Maria (p.es. dire che la Qantas non ha finora avuto incidenti aerei implica la sicurezza dei voli mostrata finora, non implica necessariamente che presto ne avrà). |
Secondo Lc 2,7 Maria diede alla luce il suo figlio primogenito. Se avesse voluto dire che Gesù è stato figlio unico, avrebbe evidentemente indicato Gesù come figlio unigenito, come nel "Credo" è appunto chiamato figlio unigenito di Dio. | In tutte le lingue il primo nato è sempre detto primogenito, indipendentemente dal fatto che seguano altri figli o meno. Presso gli Ebrei in particolare il primo nato era sempre detto primogenito e tale rimaneva, perché al primo nato erano riservati particolari diritti di famiglia (v. Dt 21,15-17). Infine, particolarmente preziosa risulta la scoperta del 1922 di una lapide nella necropoli ebraica di Tell el-Jehudi, presso Leontopolis in Egitto, databile al 5 a.C. In essa una certa Arsinoe ricorda: "Nel dolori del parto del mio primogenito la sorte mi condusse al termine della vita". È palese che in tal caso 'primogenito' indica 'unigenito'. Altre lapidi e papiri hanno fornito la medesima testimonianza. |
In greco, la lingua in cui il NT è stato scritto, il termine (adelfòs) indica inequivocabilmente fratello in senso proprio. | Il NT è scritto in greco ellenistico da persone di madrelingua ebraico-aramaica che hanno implementato, con lettere e morfologia greca, idiomi e costruzioni semantiche di tipo semitico, caratterizzando dunque il testo con continui semitismi. Un professore di greco classico che correggesse il NT lo riempirebbe di segni rossi. Il proto-termine che soggiace al meta-termine greco adelfòs è l'ebraico-aramaico 'ah. Tale termine è caratterizzato da una polisemia così ampia da coprire non solo i legami familiari propriamente fraterni, ma più in generale tutti i rapporti paritari abbastanza stretti di tipo parentale (parenti, cugini), sociale (connazionale, amico, collega), religioso (compagno nella fede). |
Nel caso dei fratelli di Gesù, se si fosse trattato di cugini gli scrittori del NT avrebbero usato il greco anepsiòs. | In greco classico anepsiòs rappresenta effettivamente i cugini, ma nell'uso che se ne fa nella LXX e nel NT indica una parentela non definibile ma più o meno lontana dal punto di vista geografico ed esistenziale. I 'cugini' di Gesù, a stretto contatto geografico ed esistenziale, non potevano essere definiti anepsioi, sebbene dal punto di vista del greco classico lo fossero. |
- | Di questi 'fratelli' e 'sorelle' non viene mai indicata una parentela diretta con Maria o Giuseppe. Solo Gesù viene indicato come 'figlio di Maria' o 'figlio di Giuseppe'. |
- | Gesù morente in croce (Gv19,26-27) affida sua madre all'apostolo Giovanni perché sarebbe rimasta priva di marito e figli che le assicurassero il mantenimento. |
I 'fratelli' non avevano fede in Gesù (v. Mc3,21; Gv7,5), pertanto non possono essere identificati (seppure parzialmente) con alcuni apostoli. | I 'fratelli' inizialmente non avevano fede in Gesù. Giacomo, l'unico 'fratello' di cui abbiamo esplicite notizie nel NT, divenne poi vescovo di Gerusalemme: questo fa ragionevolmente supporre che maturò una successiva fede in Gesù, al pari di molti altri che si convertirono a contatto col ministero del Salvatore. In At1,14 inoltre è testimoniata la presenza dei 'fratelli' nella comunità dei credenti post-pasquale, confermandone la maturazione della fede. |
Contro lo schema sinottico sopra riportato, che implementa l'interpretazione della secolare tradizione cattolica, possono essere mosse osservazioni che non ledono lo 'zoccolo duro' dell'ipotesi (fratelli=cugini). In particolare:
- Giacomo 'fratello' (cugino) del Signore deve essere distinto dall'apostolo Giacomo il Minore figlio di Alfeo: il Giacomo fratello del Signore che si dichiara autore della neotestamentaria Lettera di Giacomo non si autoidentifica come 'apostolo', mentre se lo fosse stato lo avrebbe sicuramente indicato. Di contro, in Gal 1,19 Paolo indica Giacomo come apostolo (per la distinzione Giacomo Minore/fratello v. p.es. i cattolici Ugo Vanni,[11] Pasquero Fedele[12]; a favore invece dell'identificazione tradizionale Giacomo Minore = 'fratello', v. p.es. Giuseppe Ricciotti[13]).
- Similmente, anche Giuda fratello di Giacomo, e dunque fratello di Gesù, deve esse distinto dall'apostolo Giuda Taddeo, poiché nell'incipit della Lettera di Giuda non si autoidentifica come 'apostolo' (v. i cattolici Pasquero Fedele,[14] Salvatore Garofalo;[15] a favore invece dell'identificazione tradizionale dei Giuda Taddeo e 'fratello', v. p.es. Giuseppe Ricciotti[16]).
Va fatto notare che tali scissioni (Giacomo fratello/Giacomo Minore; Giuda fratello/Giuda Taddeo) si basano sulla loro mancata autoidentificazione come apostoli, e la validità del silentium come argomentum non è molto solida.
[modifica] Cugini paterni e materni
Lo studioso tedesco cattolico Josef Blinzler nel 1967[17] ha proposto una ipotesi secondo la quale i 4 'fratelli' sono cugini di primo grado di Gesù, ma 2 per parte di madre e 2 per parte di padre. Tale ipotesi è ripresa p.es. da Rinaldo Fabris nel suo Gesù di Nazareth (p. 398-399) e da Vittorio Messori nel suo Ipotesi su Maria (p. 520).
L'argomentazione di Blinzer si fonda sulla ipotesi delle 4 donne in Gv19,25, distinguendo la 'sorella' di Maria (zia di Gesù, madre di Giacomo e Giuseppe-Ioses, cugini materni di Gesù) da Maria di Cleofa (Cleofa era fratello di Giuseppe, zio di Gesù, padre di Simone e Giuda, cugini paterni di Gesù).
La proposta può apparire non del tutto convincente in quanto:
- nel testo greco di Gv 19,25 nulla autorizza a scindere le due donne;
- la madre di Gesù, Maria, avrebbe una sorella del medesimo nome, cosa inverosimile.
[modifica] Fratelli
L'interpretazione di adelfoi come fratelli carnali in senso proprio compare nella Chiesa in epoca relativamente tarda, ad opera di un certo Elvidio. Vescovo ariano di Milano dal 355 al 374, entrò in contrasto con San Girolamo, criticando i voti monastici femminili e affermando la superiorità del matrimonio sul celibato. Per fare ciò, affermò che anche Maria era vissuta con Giuseppe e aveva avuto da lui dei figli, dopo la nascita verginale di Gesù Cristo.
[modifica] Sostenitori
Molte delle chiese protestanti attuali, i Testimoni di Geova e altri esegeti contemporanei concordano con l'antica tesi di Elvidio, ritenendo che gli adelfòi siano effettivi figli di Maria e quindi fratelli di Gesù. Pur non accettando la credenza tradizionale della verginità perpetua di Maria, non viene rifiutato il "concepimento" e la "nascita verginale" di Gesù, predetta in Isaia 7:14 e confermata sia nel Vangelo di Matteo 1:18-25 che nel Vangelo di Luca 1:26-38.
[modifica] Critica
L'ipotesi degli adelfoi come fratelli appare sotto certi aspetti più semplice e immediata: il significato del termine nel greco classico è sicuramente quello di 'fratelli' in senso proprio, che precluderebbe la verginità di Maria. E su questa immediatezza semantica del testo insistono appunto i sostenitori di tale teoria.
Secondo altri aspetti, tuttavia, sembra generare più complicazioni che soluzioni. Secondo tale ipotesi in particolare Gesù avrebbe quattro fratelli di nome Giacomo, Giuseppe-Ioses, Giuda e Simone, parenti (nipoti) di suo zio Alfeo-Cleofa e sua moglie Maria, che sarebbero distinti da altri quattro omonimi fratelli Giacomo, Giuseppe-Ioses, Giuda e Simone, figli di un altro Alfeo e sua moglie Maria. Per quanto tali nomi fossero diffusi nella Palestina dell'epoca, le possibilità di concatenazione parentale orizzontale e verticale di tutti e sei i nomi non sono molto elevate, anzi quasi nulle. Questo solitamente non viene accennato dai sostenitori di tale teoria, con una metodologia scientifica poco corretta (v. p.es. Giacinto Butindaro, La Chiesa Cattolica Romana, Roma 1998, cap. 7, p.177-178; o un articolo del protestante Dave Miller).
[modifica] Fratellastri
L'ipotesi dei 'fratelli' di Gesù come fratellastri, cioè figli di Giuseppe avuti da un precedente matrimonio con Maria, è attestata per la prima volta nel Protoevangelo di Giacomo, risalente a circa il 150 d.C. In esso viene descritta la miracolosa scelta di Giuseppe sposo di Maria tramite la fioritura del bastone, alla quale Giuseppe obietta: "Ho già figli e sono vecchio, mentre lei è giovane. Non voglio apparire ridicolo tra i figli di Israele" (cap. 9,8en).
Oltre a tale opera apocrifa l'ipotesi compare in altri scrittori successivi: Clemente di Alessandria; Origene; Eusebio; Ilario di Poitiers; Ambrosiaster; Gregorio di Nissa; Epifanio; Ambrogio; Cirillo di Alessandria.
Attuali sostenitori di tale teoria sono gli esegeti di matrice ortodossa (v. anche p.es. l'avventista Ángel Manuel Rodríguez en).
[modifica] Collaboratori
Una quarta ipotesi è stata di recente formulata dai biblisti della scuola esegetica di Madrid. Presupposto di partenza è che gli attuali testi evangelici si basino su fonti originali aramaiche (v. teoria della Priorità aramaica), e sulla base di una dettagliata analisi dei passi in questione, ritengono che l'espressione "fratelli di Gesù" venisse usata in realtà per designare i suoi collaboratori, cioè gli apostoli e gli altri discepoli che lo seguivano e aiutavano. Allo stesso modo, la "sorella della madre di Gesù" sarebbe stata una donna che assisteva Maria. Alcuni passi che, nel testo greco dei Vangeli, sembrano contraddire questa spiegazione (Lc8,19-21;Gv7,5) secondo questi biblisti si spiegano con errori di traduzione da una fonte originale in lingua aramaica.
Di contro, aldilà del valore singole dettagliate analisi, occorre notare come queste si basino su un testo ipotetico aramaico che, se anche esistito, non ci è pervenuto. Il ragionevole dubbio che sorge quindi è che si possa far dire al prototesto ciò che si vuole, senza possibilità di essere confutati.
[modifica] Note
- ↑ Il motivo di tale 'scontrosità' di Gesù, apparentemente immotivata in Mt e Lc, appare con chiarezza nella narrazione di Mc. Pochi versetti prima infatti (Mc3,20-22) è scritto che "i suoi (parenti) volevano afferrare lui". Il motivo non chiaro di tale intervento forzoso può essere motivato da un genuino interesse verso la salute di Gesù, così occupato nel ministero da non riuscire neppure a mangiare. Più verosimilmente, può essere motivato da una iniziale mancanza di fede nei confronti di Gesù (v. anche Gv7,5), in linea con la valutazione della commissione ufficiale inviata dalle autorità di Gerusalemme. In questo caso è improbabile che Maria, che conosceva bene la sua origine soprannaturale (v. Lc1,30-33), condividesse tale sfiducia (v. Gv2,1-5). Probabilmente era stata coinvolta dai 'fratelli', preoccupati più per l'onore della famiglia che per la salute di Gesù, per ricondurre Gesù al buon senso.
- ↑ La Salome di Mc non può essere identificata con la "Maria madre di Giacomo e Giuseppe" di Mt: in tal caso sarebbe madre di Giovanni (l'evangelista); Giacomo 'Maggiore' fratello di Giovanni; Giuseppe-Ioses; Giacomo 'Minore' fratello di Giuseppe-Ioses. Avrebbe dunque due figli di nome Giacomo.
- ↑ L'assenza della congiunzione και tra 'sorella della madre di lui' e 'Maria di Cleofa' ne implica l'identificazione (negli antichi manoscritti greci, come anche ebraici, non esistevano segni di punteggiatura che potessero supplire a tale congiunzione paratattica).
- ↑ L'ellenizzazione dei nomi semiti era comune in epoca ellenista: v. p.es. Sila = Silvano; Gesù-Giosuè = Giasone; Saulo = Paolo...
- ↑ Il fatto che la lingua greca usata da Eusebio non sia di matrice semitica come quella della LXX e del NT può portare a pensare che quando lo storico usa il termine adelfòs nel caso di Giacomo intenda un fratello in senso proprio, altrimenti adotterebbe anepsiòs, come infatti usa per Simone (v. dopo). Tuttavia è verosimile che applicando tale epiteto parentale abbia voluto riproporre il titolo neotestamentario che si è tramandato tradizionalmente: p.es. quando indichiamo il santo di Assisi come Francesco, non significa che ignoriamo che il suo effettivo nome di battesimo era Giovanni, semplicemente lo indichiamo così perchè da secoli è conosciuto in tale maniera.
- ↑ "Anano […] convocò il sinedrio a giudizio e vi condusse il fratello di Gesù, detto il Cristo, di nome Giacomo, e alcuni altri, accusandoli di trasgressione della legge e condannandoli alla lapidazione" (Antichità Giudaiche 20,200).
- ↑ "Giacomo, chiamato fratello del Signore, soprannominato il Giusto, alcuni ritengono che fosse figlio di Giuseppe con un'altra moglie ma a me pare piuttosto il figlio di Maria sorella della madre di nostro Signore di cui Giovanni fa menzione nel suo libro".
- ↑ Martin Luther, Luther's works, vol. 54, ed. J. J. Pelikan, H. C. Oswald & H. T. Lehmann (Philadelphia: Fortress Press, 1999)
- ↑ Martin Luther, “Sermon on the Presentation of Christ in the Temple,” Luthers Werke 52:688- 99,quoted in Jaroslav Pelikan, Mary Through The Ages
- ↑ (EN) Martin Luther’s Theology of Mary
- ↑ Nel commento a Gal 1,19 in La Bibbia Nuovissima versione dai testi originali, Edizioni S. Paolo 1987, p. 1779.
- ↑ V. introduzione alla lettera di Gc in La Bibbia Nuovissima versione dai testi originali, Edizioni S. Paolo 1987 p. 1847.
- ↑ V. introduzione alla lettera di Gc in La Sacra Bibbia annotata da Giuseppe Ricciotti, Ed. Salani 1993, p. 1719.
- ↑ V. introduzione alla lettera di Gd in La Bibbia Nuovissima versione dai testi originali, Edizioni S. Paolo 1987 p. 1866.
- ↑ V. introduzione alla lettera di Gd in La Sacra Bibbia Edizione ufficiale della CEI, ed. Paoline 1980, p. 1227
- ↑ V. introduzione alla lettera di Gd in La Sacra Bibbia annotata da Giuseppe Ricciotti, ed. Salani 1993, p. 1757.
- ↑ Die Brüder und Schwestern Jesu. Stuttgarter Bibelstudien 21, Stuttgart 1967. Tr. it. I fratelli e le sorelle di Gesù, Paideia, Brescia 1974.
[modifica] Bibliografia
- Giorgio Pegoraro. Il mistero dei fratelli di Gesù che non erano figli di Maria su Il Giornale di Vicenza 21 febbraio 2006, pag.25 (fonte per la redazione della voce)
- Renato Romizi. Greco Antico - Seconda edizione - Vocabolario Greco/Italiano Etimologico e ragionato, Zanichelli, ottobre 2005, ISBN 880807695
- Roberto Nisbet. Ma il Vangelo non dice così, Claudiana Torino, cap. XI I fratelli e le sorelle di Gesù
- Jean Gilles, I «fratelli e le sorelle» di Gesù. Per una lettura fedele dei Vangeli, Torino, Claudiana 1985.
- David Donnini. Cristo, Una vicenda storica da riscoprire, Erre Emme Edizioni, Roma, 1994.
- Nuovo Dizionario Enciclopedico Illustrato delle Bibbia, AA. VV. Piemme Editore, 2005
- Fra Tommaso Maria di Gesù, al secolo Pasquale Calvanese. Bibbia e cristiani a confronto, Herbita, Palermo.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
Tra i molteplici siti trattanti la questione dei 'fratelli' di Gesù, sono da segnalare per corretta metodologia storico-critica:
Siti non confessionali:
Siti evangelici e protestanti:
- Paolo Castellina, I fratelli e le sorelle di Gesù, su www.riforma.net
- Giacinto Butindaro, La Chiesa Cattolica Romana, scaricabile in formato .doc o .pdf
- (EN) I legami familiari di Gesù - di Ángel Manuel Rodríguez
- (EN) Gesù ebbe fratellastri carnali?
- (EN) Sito battista
- (EN) I fratelli di Gesù Datato (1865) ma ricchissimo e completo esame della situazione a cura del vescovo anglicano J. B. Lightfoot.
Siti cattolici: