Critica del giudizio
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La Critica del giudizio (Kritik der Urteilskraft) è uno scritto di Immanuel Kant. In tale opera - pubblicata nel 1790 - il filosofo elaborò le sue teorie intorno all'estetica.
Kant nella "Critica del giudizio" analizza il bello dando quattro caratteristiche/definizioni principali:
- il disinteresse: secondo la qualità un oggetto è bello solo se è tale disinteressatamente quindi non per il suo possesso o per interessi di ordine morale, utilitaristico ma solo per la sua rappresentazione
- l'universalità: secondo la quantità il bello è ciò che piace universalmente, condiviso da tutti, senza che sia sottomesso a qualche concetto o ragionamento, ma vissuto spontaneamente come bello
- la finalità senza scopo: secondo la relazione un oggetto è bello non perché fosse il suo scopo esserlo ma è come se vedere un oggetto bello sia vedere la sua compiutezza anche se in realtà non vi è alcun fine
- la necessità: secondo la modalità è bello qualcosa su cui tutti devono essere d'accordo necessariamente ma non perché può essere spiegato intellettualmente, anzi Kant pensa che il bello è qualcosa che si percepisce intuitivamente quindi non ci sono dei principi razionali del gusto tanto che l'educazione alla bellezza non può esistere in un manuale ma solo nella contemplazione delle cose belle.
Ovviamente Kant cerca di far luce su quella che è l'universalità del bello facendo la distinzione tra il piacevole legato ai sensi e quindi dato da giudizi estetici empirici privi di universalità e il piacere estetico puro che invece non subisce condizionamenti di alcun tipo (quindi universale); tra bellezza aderente riferita ad un determinato modello come un edificio o un abito e bellezza libera appresa senza alcun concetto come la musica senza testo(ovviamente solo quest'ultima è universale).
Il filosofo trovandosi di fronte il problema della legittimizzazione dell'universalità del giudizio estetico decide di spiegarlo affermando che quest'ultimo nasce dall'armonia tra immaginazione (irrazionale)e intelletto (razionale); questo meccanismo, uguale in tutti gli uomini, dimostra che il gusto gode di universalità. Sta qui la "rivoluzione copernicana" della Critica del Giudizio: il bello non è più qualcosa di oggettivo e ontologico ma l'incontro tra spirito e cose attraverso la mediazione della nostra mente (perché è sempre il soggetto alla base di tutto). Se la bellezza fosse contenuta esclusivamente nell'oggetto non sarebbe universale perché imposta dalla natura.
[modifica] Voci correlate
- Kritik der Urteilskraft Testo tedesco su de:wikisource
[modifica] Collegamenti esterni
- Stanford Enciclopedia of Philosophy (Inglese)
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