Collaborazionismo
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Il collaborazionismo è un fenomeno sociopolitico connesso alle vicende di governo di un paese occupato militarmente da una potenza straniera che vi istituisce una classe dirigente totalmente asservita ai propri interessi.
Esso consiste nell'organizzazione di una struttura di controllo sociale, in modo da creare un collegamento tra la potenza occupante e la popolazione assoggettata. Tale struttura di controllo sociale è composta da elementi etnici locali, e si articola secondo uno schema piramidale che riproduce quello tipico di un normale apparato statale, dotato quindi di propria burocrazia e autonome regole di funzionamento, e che va da un vertice, spesso militare, ma non necessariamente tale, fino ad una base operativa costituita da elementi inseriti nelle varie classi sociali con funzione spionistica e delatoria, che assicurano il controllo e la repressione dei moti eversivi che possono turbare l'ordine imposto dagli occupanti.
Da ciò il termine negativo di "collaborazionismo", nel senso di offerta stabile e consapevole di collaborazione con un soggetto ostile extranazionale, che rappresenta gli interessi di un governo nemico, finalizzata a far funzionare l'apparato statale che altrimenti avrebbe difficoltà ad operare normalmente, visto che il precedente apparato, di norma, viene rimosso o comunque destrutturato dall'occupazione nemica. Dunque il collaborazionismo è una vera e propria forma di governo, nella quale vertici istituzionali ed apparato burocratico sono fortemente caratterizzati dall'essere proni ai voleri ed agli ordini di un paese straniero, che ha necessità di controllare ad ogni livello il territorio invaso, e che realizza in tal modo una dominazione politica senza bisogno di dovere impegnare un numero ingente di risorse militari, immobilizzando forze altrimenti utilizzabili.
I governi così caratterizzati vengono definiti con l'espressione di "governi fantoccio".
Nell'esperienza storica europea le vicende più eclatanti che videro la nascita di governi fantoccio collaborazionisti, si ebbero a seguito della guerra di aggressione Nazista fondata sull'ideale del Pangermanesimo. Hitler , infatti, instaurò in tutti i territori occupati governi asserviti ai propri voleri; tra questi ricordiamo la Francia di Vichy, guidata dal generale Philippe Petain, la Repubblica Sociale Italiana (RSI) di Salò affidata a Benito Mussolini, la Norvegia di Vidkun Quisling e quella degli ustascia in Croazia
La costante di questi governi fantoccio, e dunque la caratteristica principale del collaborazionismo, è che la struttura di governo e di controllo sociale detengono il potere di polizia, esercitando la repressione di qualunque forma di opposizione politica e insurrezionalista all'invasore.
Indice |
[modifica] Il Collaborazionimo nella seconda guerra mondiale
[modifica] Francia
In Francia, il collaborazionismo fu inaugurato dal Maresciallo Pétain (il termine venne utilizzato dello stesso Petain il quale, in un discorso alla radio del 30 ottobre 1940, invitò i francesi a collaborare con i tedeschi) che formò un governo nella parte non occupata dai tedeschi con sede a Vichy.
La collaborazione, in effetti, fu lanciata mediaticamente dopo l'incontro tra Pétain e Hitler a Montoire-sur-le-Loir, il 24 ottobre 1940, con la famosa stretta di mano di Montoire. La motivazione addotta in seguito da Pétain durante il suo processo fu che egli cercava in tal modo di ottenere il ritorno più rapido possibile dei prigionieri di guerra francesi.
La repubblica di Vichy in seguito accordò, ricambiando diverse concessioni tra cui il rimpatrio dei prigionieri di guerra, il suo appoggio al regime nazista, in particolare attraverso l'espulsione e la spoliazione dei beni, associata alla deportazione di stranieri (130 000) e di Françesi ebrei (70 000) (vedere l'articolo Olocausto).
Sebbene l'obbligo di portare la stella gialla non sia mai stato istituito nella zona non occupata, il regime fu responsabile della "retata del velodromo invernale" a Paris, eseguita dalla polizia parigina, in cui furono arrestati 12 884 ebrei, tra cui 4 051 bambini e 5 802 donne. Le persone arrestate furono radunate in campi di detenzione, tra cui quello di Drancy, dove la sorveglianza era eseguita dalla gendarmeria francese.
Più in generale, la parola « collaborazionismo » può essere usata per estensione in tutti i casi in cui le autorità di un paese occupato sostengono la causa degli occupanti.
[modifica] Il governo di Vichy
Il governo di Vichy diventa il principale attore nella Francia occupata del collaborazionismo quando il suo vice-presidente, l'ammiraglio Darlan, firmò con l'ambasciatore Otto Abetz i tre protocolli di Parigi del 28 maggio 1941.
[modifica] I partigiani francesi della collaborazione
[modifica] Collaborazionismo politico
- Jacques Doriot, già comunista, divenne il capo del PPF (partito fascista populista)
- Marcel Déat, già socialista, inizialemente vicino a Jean Jaurès, divenne capo del RNP neo-socialista
- Gaston Bergery, deputato radical-socialista
- Philippe Henriot, propagandista d'estrema destra
- Marcel Bucard, propagandista d'estrema destra
- Jean-Marie Clamamus, primo senatore comunista francese e sindaco di Bobigny
- Marcel Capron, deputato, sindaco comunista d'Alfortville,
- André Pascal, deputato comunista di Parigi,
- Joseph Darnand, capo della Milice, di provenienza di estrema destra
- Fernand de Brinon, rappresentante del governo di Vichy presso le autorità tedesche a Parigi; inizialmente vicino al radicale Édouard Daladier
[modifica] Collaborazionismo intellettuale
Tra i collaborazionisti sono da annoverare diverse decine di scrittori e giornalisti rinomati, a volte reminurati dalla « Propagandastaffel » tedesca, che finanziava le loro pubblicazioni:
- Jacques Benoist-Méchin, storico
- Henri Béraud, giornalista e scrittore
- Abel Bonnard, accademico
- Georges Albertini, giornalista e segretario generale del RNP
- Robert Brasillach, giornalista e scrittore
- Charles Spinasse, deputato socialista e fondatore del settimanale collaborazionista Le Rouge et le Bleu
- Louis-Ferdinand Céline, scrittore
- Paul Chack
- Jacques Chardonne, romanziere
- Alphonse de Chateaubriant, scrittore
- Pierre Drieu La Rochelle, scrittore
- Abel Hermant, accademico
- Georges Montandon, etnologo
- Lucien Rebatet, romanziere
- Charles Maurras, aveva trascorso la vita a combattere il pericolo tedesco ed ad accusare i suoi avversari di essersi venduti alla Germania, a occupazione avvenuta, sul suo giornale (l'Action française), inizia gli attacchi agli oppositori esterni (come De Gaulle) o interni, (come i partigiani catturati nella battaglia del plateau des Glières) come dei mostri senza patria.
- Maurice Sachs, scrittore, ebreo, collaborazionista.
Questi servitori dell'occupazione si qualificano come dei « Nazionalisti », ma gli stessi tedeschi non li prendevano troppo sul serio e li utilizzavano soprattutto per fare pressione sul governo di Vichy.
[modifica] Fiancheggiatori del regime
Altri, pur non essendo assimilabili a dei collaborazionisti, sostennero (almeno per uncerto periodo), il governo di Vichy :
- Hubert Beuve-Méry, futuro fondatore del quotidiano Le Monde ;
- Thierry Maulnier, futuro accademico;
- François Mitterrand, funzionario di Vichy e decorato con la francesca (francisque) prima di unirsi alla resistenza.
Un caso a parte è quello di Jean Giraudoux in quanto dovrebbe essere ascritto tra gli antisemiti precoci divenuti resistenti tardivi dato che sottobanco passava informazioni alla resistenza.
Alcuni uomini dello spettacolo (ad esempio Sacha Guitry) furono tacciati di collaborazionismo perché, durante l'occupazione avevano continuato ad esercitare il loro mestiere (che notamente implica delle relazioni pubbliche). Altri artisti infatti (come ad es. Ray Ventura), pur di non compommettersi con il regime, decisero di emigrare.
[modifica] I partiti collaborazionisti
I due "grandi" partiti :
- Partito Popolare Francese (PPF).
- Unione Nazionale Popolare (RNP).
I partiti "medi" :
- Partito Francista o Francismo di Marcel Bucard.
- Partito Operaio e Contadino Francese (POPF), che ragggruppava l'ala collaborazionista del PCF (molti sindaci e deputati, pochi militanti).
- Lega dei Pensatori Francesi (LPF),
- "MSR" diEugène Deloncle
Partito Nazionalista Bretone per l'indipendenza dalla Francia della Bretagna pro-nazista.
- etc.
I piccoli gruppi filonazisti francesi
- Fronte Francese di Jean Boissel
- "Semaforo" di Marcel Delaunay
- Partito Francese per il Colletivismo Francese di Pierre Clémenti ).
- Giovani della Nuova Europa di Marc Augier detto Saint-Loup
- Lingua Francese di Pierre Costantini
- Comitato Francia-Germania di Georges Scapini (proveniente dall'estrema destra).
- Circolo ‘’Collaborazione’’ d'Alphonse de Châteaubriant
- Brezona staccatosi dal Partito Nazionalista Bretone.
[modifica] La stampa collaborazionista
La grande maggioranza della stampa francese sotto l'occupazione sosteneva la politica collaborazionista e antisemita di Pétain. Una parte di questa stampa era nelle mani dei tedeschi, che finanziavano alcune pubblicazioni, specie, ma non solo, attraverso le Éditions du Pont.
[modifica] Il collaborazionismo in Europa
Oltre che in Francia tutti gli altri paesi occupati ebbero la loro forma di collaborazionismo:
- la Croazia, dove i nazionalisti «ustascia» e le SS croate misero uno zelo esemplare nel collaborare con l'occupante, con la benedizione del loro vescovo, monsignor Stepinec, non solo combattendo i partigiani, ma anche operando sistematicamente massacri di civili inermi, serbi ortodossi, e ovviamente ebrei, in nome di quella che chiamarono la « purificazione etnica ». Il loro campo di sterminio principale era addirittura diretto da un francescano. Non è esatto presentare il collaborazionismo croato come la necessaria conseguenza della lotta d'indipendenza di questo Paese contro la Jugoslavia, dato che i Serbi di Jugoslavia non avevano mai perpetrato tali massacri in Croazia.
- La Bosnia, dove gli occupanti nazisti reclutarono delle SS musulmane.
- l' Ungheria, diretto dall'Ammiraglio Horthy.
- la Norvegia, diretto da Vidkun Quisling, il cui nome servì durante la guerra a designare i dirigenti collaborazionisti, che alleati e resistenti chiamavano appunto « Quislings »
- la Slovacchia, diretto da Mgr Tiso. Lo Stato fantoccio slovacco, voluto da Hitler quando si era annesso la Cechia in violazione degli accordi di Monaco, era collaborazionista nella sua stessa essenza. Il suo governo lo è stato anche nei fatti, quando ha mandato l'esercito slovacco (8500 uomini nel 1941) ad invadere la Russia accanto all'esercito nazista, e quando il suo presidente, Mgr Tiso, ha personalmente collaborato alla "Soluzione finale".
- il Belgio, dove ci sono stati collaborazionisti come la SS vallone Léon Degrelle o il fiammingo Staf De Clercq.
La politica di Hitler era in effetti quella di lasciare che i governi e le polizie dei Paesi occupati ma non annessi facessero il lavoro sporco, permettendogli di risparmiare truppe d'occupazione che restavano quindi disponibili per il fronte.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Voci correlate del collaborazionismo in Francia
- Jean Azéma
- Sacha Guitry
- Maurice Papon
- Paul Touvier
- Épuration
- Vie des Français sous l'Occupation allemande
- Régionalisme et collaborationnisme
- Camp de concentration français
- Publications antisémites en France
[modifica] Bibliografia
[modifica] Bibliografia francese
- Christophe Belser, La Collaboration en Loire-inférieure 1940-1944, Geste éditions, 2 vol., 2005. ISBN:2-84561-210-9 et 2-84561-211-7 [(http://wodka.over-blog.com/article-1655523.html) (compte-rendu de cet ouvrage)]
- Ahlrich Meyer, Täter im Verhör. Die 'Endlösung der Judenfrage' in Frankreich 1940-1944.' Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt. 2005. ISBN 3534175646, 471 Pages. (allm)
- Pascal Ory, Les Collaborateurs 1940-1945, Seuil, 1976. ISBN : 2-02005-427-2
- Pascal Ory (présenté par), La France allemande, Paroles du collaborationnisme français (1933-1945), Gallimard, Coll. Archives, 1977.
- Michèle Cotta, La collaboration 1940-1944, Armand Colin, Coll. Kiosque, 1964.
- Jean-Marc Berlière, avec Laurent Chabrun, Les policiers français sous l'occupation d'après les archives inédites de l'épuration, Perrin, 2001, ISBN : 2-262-01626-7
- Hervé Lamarre, L'Affaire de la Section Spéciale, 2 vol., Fayard, Folio, 1973.
- Robert O. Paxton, La France de Vichy 1940-1944, Seuil, Points Histoire, 1973.
- Henry Rousso, Pétain et la fin de la collaboration, Editions Complexe, 1984.
- Henry Rousso, Le syndrome de Vichy, 1944-198..., Seuil, 1987, ISBN : 2-02-009772-9
- Edwin Black, IBM et l'holocauste, Robert Laffont, février 2001.