Cenacoli di Firenze
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A Firenze esistono numerosi affreschi con il tema dell'Ultima cena, detti anche Cenacoli, che, per la loro numerosità e ricchezza, rappresentano una sorta di storia trasversale della pittura fiorentina. Il loro confronto permette un singolare percorso culturale in città attraverso realtà poco conoscite ma di grandissimo interesse culturale.
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[modifica] Funzione dei Cenacoli
Il termine "cenacolo" deriva dal latino "Cenaculum", che deriva a sua volta da "cenare", cioè consumare un pasto.
Con questo termine viene generalmente indicata la stanza dove Gesù consumò l'ultima cena con gli Apostoli, durante la quale istituì il sacramento dell’eucarestia e annunciò l'imminenza della sua passione per via del tradimento di uno dei dodici; nella stessa stanza, secondo la tradizione, discese sugli Apostoli lo Spirito Santo il giorno della Pentecoste. Il termine cenacolo viene quindi utilizzato per indicare i dipinti che rappresentano l’Ultima Cena.
Rappresentazioni di questo genere erano comuni nella decorazione dei refettori dei maggiori conventi (tanto che cenacolo è anche sinonimo di refettorio) dove i monaci o le monache mangiavano ricordando così l'episodio evangelico avvenuto proprio durante un pasto. Spesso questa raffigurazione era completata da scene della Passione, Crocefissione e Resurrezione di Cristo, anche se questi episodi vennero via via esclusi dai cicli decorativi a partire dal '400, privilegiando solo la mensa di Gesù con gli apostoli che di solito occupava un'intera parete.
Si sottolineava così il carattete sacro del refettorio, dove i monaci vivevano un momento di vita in comunione. Durante i pasti di solito uno di loro digiunava e leggeva ai confratelli passi evangelici o altri testi sacri, in una sorta di nutrimento del corpo e dell'anima.
Inoltre all’interno di questo ambiente venivano talvolta accolti anche estranei e personalità di riguardo, perciò il refettorio doveva avere un aspetto solenne (ciò non vale per i monasteri con monache di clausura), soprattutto nei refettori delle foresterie, cioè la parte del convento riservata agli ospiti.
Solitamente consisteva in una stanza rettangolare con soffitto a capriate nel Trecento, a cassettoni o a volte nel Quattrocento, che presentava degli affreschi sulla parete opposta all’ingresso. Nel '500 gli affreschi vennero sostituiti da pannelli dipinti di grandi dimensioni, per andare incontro al nuovo gusto artistico.
La decorazione del refettorio di solito veniva realizzata nel momento in cui l’ordine religioso a cui apparteneva il convento raggiungeva una consolidata importanza e con il passare del tempo andò ad assumere un’iconografia sempre più peculiare. La diffusione del tema dell'Ultima cena è anche dovuta all’affermarsi della prospettiva nella tecnica pittorica, dando un soggetto ideale ai pittori (con la grande mensa, l'architettura della stanza della scena, ecc...) per dimostrare le proprie capacità in questa specialità.
Nella rappresentazione dell'Ultima Cena il gruppo dei principali attori del dramma sacro sono: Gesù, San Giovanni, San Pietro e Giuda. È su di essi che si concentrano tutti i pittori dei cenacoli, osservando il serrato scambio di battute fra loro che suscita reazioni passionali e repentine, dando luogo a gesti topici, particolarmente eloquenti. Attorno ad essi gli altri nove apostoli, più spettatori che attori del dramma sacro, partecipano del clima percorso da dubbiosa agitazione, secondo una codificazione del soggetto usata nell'arco di un secolo e mezzo almeno. Fin dagli esempi più antichi gli apostoli sono raffigurati in modo da esprimere una gamma di sentimenti che va dalla sorpresa allo sconforto, all’angoscia, all’interrogazione reciproca, al dubbio di sé. Nelle varie interpretazioni offerte dai pittori del Tre e Quattrocento in Firenze si delineano anche gesti tipici che valgono a caratterizzare il temperamento di alcuni apostoli sulla base di modelli riconoscibili: ad esempio a San Tommaso, notoriamente tendente all’incredulità, viene assegnata la posa di chi dubita.
I pittori hanno dovuto convertire in immagini i testi differenziati, se non addirittura contraddittori, dei quattro Evangelisti, che comunque si trovano d’accordo su alcuni episodi salienti dell'Ultima Cena: l'annuncio del tradimento di uno dei commensali da parte del Cristo, l'accorata domanda collettiva ("Sono forse io, Signore?"), la risposta di Cristo sull’identificazione del traditore ("colui che intingerà insieme con lui la mano col pane nel catino"), lo scambio di battute con Giuda, la benedizione del pane e del vino, la prima eucarestia.
Gli artisti si ispirarono principalmente al vangelo di Giovanni e si cimentarono in una raffigurazione sintetica e simultanea di tutti gli eventi ricordati, conferendo il dovuto risalto ai protagonisti del drammatico colloquio.
[modifica] I Cenacoli fiorentini
La produzione di queste opere fu soprattutto un fenomeno fiorentino, sebbene in cenacolo più famoso, quello per il Convento di Santa Maria delle Grazie di Leonardo da Vinci, si trovi a Milano. Nonostante ciò Leonardo stesso ebbe modo di vedere e fu sicuramente influenzato dai cenacoli realizzati prima del 1495, mentre i cenacoli successivi a quello di Milano mostrano l'influenza che a sua volta Leonardo esercitò sugli artisti fiorentini, grazie alle numerose copie e disegni della sua opera che fin da subito iniziarono a circolare dandogli una grande popolarità.
Molti dei Cenacoli fiorentini furono con il tempo dimenticati nei monasteri e solo con le soppressioni dei primi dell'Ottocento si riscoprirono molte di queste opere d'arte fino ad allora celate agli occhi del pubblico. Nell'entusiasmo generale furono fondati numerosi musei in loco per ammirarli, istituzioni che tutt'ora esistono, gestite per lo più dalla Soprintendenza e dal Comune.
[modifica] Cenacoli trecenteschi
[modifica] Cenacolo di Santa Croce
Il Cenacolo di Santa Croce (1340) si trova nel refettorio del convento di Santa Croce ed è opera di Taddeo Gaddi. È solo una delle sei scene che compongono un più grande complesso di affreschi che riempiono la parete, e che hanno al centro l'Albero della Croce. L'Ultima Cena occupa la parte più in basso e anticamente era stata attribuita a Giotto. Forse è la prima grande rappresentazione della "Cena" a Firenze.
- Iconografia: La scena si svolge nel tipico momento nel quale Gesù annucnia il tradimento di uno degli Apostoli. Giuda è rappresentato di schiena, a destra del signore a isolarlo da resto dei compagni, in modo da permettere allo spettatore di individuarlo immediatamente. Questa tradizione consolidata verrà spezzata solo da Leonardo da Vinci e in alcuni dei cenacoli cinquecenteschi. Qui la sua figura è ancora più marcata dall'atto di allungare il braccio per inzuppare un pezzo di pane nel catino comune davanti a Gesù, a rivelare il suo tradimento secondo un scrupolosa rappresentazione del passo evangelico. San Giovanni è completamente sdraiato e dormiente sulla gambe di Cristo, in un atteggiamento di grande familiarità.
- Profilo artistico:
[modifica] Cenacolo di Santo Spirito
Il Cenacolo di Santo Spirito (1370), nel convento agostiniano della basilica di Santo Spirito, si trova oggi dove è ospitato anche il Museo della fondazione Slvatore Romano. Del Cenacolo eseguito da Andrea Orcagna resta purtroppo solo un frammento, e anche qui, come in Santa Croce, l'episodio dell'ultima cena è solo di contorno al ben più grande affresco della Crocefissione, che domina la parete.
- Iconografia: Giuda è rappresentato di Spalle, l'unico apostolo isolato rispetto al gruppo, secondo l'iconografia che imposta la posizione differente a indicara la diversa coscienza del traditore.
- Profilo artistico:
[modifica] Cenacolo quattrocenteschi
[modifica] Cenacolo di Santa Apollonia
Il Cenacolo di Santa Apollonia (1450 circa) è una delle opere più significative di Andrea del Castagno, ed è il primo cenacolo in stile rinascimentale.
- Iconografia: Sebbene sia pure sovrastato dagli altri episodi della Crocifissione, Deposizione nel Sepolcro e Resurrezione, queste scene iniziano a venire spostate più in alto dando amggior risalto all'Ultima cena. Questa è inserita in una finta stanza realizzata con un sapiente uso della prospettiva e definita fin nei minimi dettagli, come le tegole del tetto e le lastre del pavimento. Giuda è rappresentato consuetamente di spalle, ma è rara la collocazione a sinistra di Gesù invece che a destra. Viene inoltre eliminato il didascalico gesto dell'immerzione del tozzo di pane nel piatto, sostituito dall'espressione pensosa e malinconica del traditore. San Giovanni è sempre dormiente, con la testa appoggiata sulle braccia consere e sembra ricevere una benedizione dal Signore che lo sta guardando.
- Profilo artistico: Il solido schema geometrico irrigidisce un po' tutta la scena, soprattutto le lastre di marmi policromi dietro agli apostoli che attraggono l'attenzione prima che le singole figure.
[modifica] Cenacolo della Badia di Passignano
Il Cenacolo della Badia di Passignano (1476) è la prima rappresentazione dell’ultima cena di Domenico Ghirlandaio, con l'aiuto del fratello Davide. Si trova fuori della città, nella vicina Badia a Passignano, nei pressi di Tavarnelle Val di Pesa. Anche qui lo schema geometrico è un po' rigido, ma i colori più caldi danno un'atmosfera più intima all'affresco. È il primo di una serie di tre cenacoli del Ghirlandaio.
- Iconografia: Giuda si trova sempre isolato, l'unico apostolo a dare la schiena allo spettatore, per sottolineare la sua negatività risapetto agli altri girati davanti.
- Profilo artistico:
[modifica] Cenacolo di Ognissanti
Il Cenacolo di Ognissanti (1480) si trova nel refettorio del convento di Ognissanti, è di dimensioni molto grandi (8 metri di larghezza) e rappresenta il raggiungimento, grazie alla maturità artistica di Domenico Ghirlandaio, degli altissimi canoni estetici del rinascimento maturo.
- Iconografia: La scena si svolge tradizionalmente nel momento in cui Gesù annuncia il tradimento di uno degli apostoli. Mirabile è la resa delle varie emozioni che movimentano il gruppo degli apostoli. San Giovanni, di solito dormiente, sembra essersi appena risvegliato per il clamore destato dall'annuncio di Cristo. Giuda si trova in una posizione fiera al di qua del tavolo.
- Profilo artistico:
[modifica] Cenacolo di San Marco
Il Cenacolo di San Marco (1482), sempre di Domenico Ghirlandaio, è una vesrione in scala più ridotta della precedente.
- Iconografia: L'ambientazione scenica è identica al Cenacolo di Ognissanti, ma in un certo senso ne rappresenta il fotogramma successivo, quando Gesù ha già detto che qualcuno lo tradirà e dato il pane a Giuda, ancora isolato rispetto agli altri, per cui passato il momento del culmine, gli animi appaiono più distesi. San Giovanni è infatti addormentato a destra del signore, mentre in quello di Ognissanti sembrava essersi appena svegliato.
- Profilo artistico:
[modifica] Cenacolo di Fuligno
Il Cenacolo di Fuligno (1495), di Pietro Perugino e aiuti, era stato inizialmente attribuito a Raffaello. Si trova nell’ex convento delle Terziarie francescane di Sant'Onofrio, dette monache di Fuligno (o Foligno, dal nome della città di origine del'ordine).
- Iconografia: La scena è molto pacata ed i commensali sembrano mangiare e discutere calmamente fra di loro, ancora inconsapevoli del tradimento di uno di loro. Giuda è rappersentato di spalle, secondo un'iconografia ormai consolidata, e, a maggior sottolineatura della sua identità, ha in mano un sacchetto che contiene le monete ricevute in cambio del tradimento di Gesù. San Giovanni dorme di un profondo sonno, mentre il Cristo gli appoggia placidamente una mano sulla spalla.
- Profilo artistico:
[modifica] Cenacoli cinquecenteschi
[modifica] Cenacolo della Calza
Il Cenacolo della Calza (1514) dipinto dal Franciabigio nel convento di San Giovanni Battista della Calza, in Oltrarno.
- Iconografia: Questo cenacolo è quello dalla rappresentazione più dinamica e concitata di tutti. Giuda torna ad essere rappresentato di spalle, nell'atto di alzarsi facendo cadere lo sgabello e rovesciando la saliera con il braccio per l'agitazione, forse sorpreso dalle parole di Gesù che lo accusano. San Giovanni, alla destra del Cristo, sembra preso da un mancamento e sta facendo cadere la testa sulla braccia.
- Profilo artistico: Sicuramente influenzato dal Cenacolo di Leonardo da Vinci, il Franciabigio imprime una forte spinta dinamica a tutta la scena, dando grande risalto alla gamma di emozioni provata dagli apostoli, con un’aura psicologica turbata e un grande impeto passionale. Gli apostoli si volgono l'un l'altro e giungono perfino ad alzarsi con una libertà di movimento fino allora sconosciuta negli affreschi fiorentini.
[modifica] Cenacolo di San Salvi
Il Cenacolo di San Salvi (1519-1527), dipinto da Andrea del Sarto nel convento di San Salvi, rappresenta una delle più spettacolari realizzazioni sul tema dell'Ultima cena, con anticipazioni dello stile barocco per il forte scenso scenico della rappresentazione, ambientata come se fosse su un palcoscenico teatrale.
- Iconografia:
- Profilo artistico: Con questa opera monumentale, la ricezione del capolavoro vinciano può dirsi attuata in Firenze. Dal cenacolo delle Grazie è tratta la disposizione dei commensali, che scioglie il serrato schema tre-quattrocentesco dei rapporti tra i personaggi principali isolando la figura di Cristo e propagando l’intensità dell’evento fino alle estremità del lungo tavolo, nel commosso ma misurato gesticolare degli apostoli. Con il cenacolo di San Salvi la tradizione fiorentina raggiunge il suo apice di inventiva e qualità.
[modifica] Cenacolo di Santa Maria del Carmine
Il Cenacolo di Santa Maria del Carmine (1582), eseguito da Alessandro Allori, si trova nella chiesa di Santa Maria del Carmine.
- Iconografia:
- Profilo artistico:
[modifica] Cenacolo di Santa Maria Novella
Il Cenacolo di Santa Maria Novella (1584-1597), sempre di Alessandro Allori, siu trova nel refettorio fra i due chiostri del grande complesso di Santa Maria Novella e segna il passaggio verso la rappresentazione su tela, con una parte però ancora dipinta direttamente sulla parete ad affresco.
- Iconografia:
- Profilo artistico: Con questa opera si manifestao ormai esplicite le tendenze del tardo manierismo e del barocco, con la superazione definitiva degli schemi tradizionali, su cui si innestano arricchimenti iconografici ispirati al fasto del cinquecento maturo, quando si moltiplicano le vivande, i vasellami e i servi. In particolare qui il movimento estremo della scena è esasperato anche dalla cornice con figure esterna, realizzata ad affresco a differenza della parte centrale su tela.
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