È nata una stella (film 1937)
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Nota disambigua - vedi anche È nata una stella |
 È nata una stella |
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| Titolo originale: | A star is born |
| Paese: | Stati Uniti |
| Anno: | 1937 |
| Durata: | 111' |
| Colore: | colore |
| Audio: | sonoro |
| Genere: | drammatico |
| Regia: | William A. Wellman |
| Soggetto: | Robert Carson, William A. Wellman |
| Sceneggiatura: | Alan Campbell, Dorothy Parker, Robert Carson |
| Produzione: | David O. Selznick |
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| Fotografia: | W. Howard Greene |
| Montaggio: | James E. Newcom, Anson Stevenson |
| Musiche: | Max Steiner |
| Scenografia: | Lyle Wheeler |
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Academy Awards: Miglior sceneggiatura (1938)
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| Si invita a seguire lo schema del Progetto Film | |
È nata una stella è un film del 1937, diretto da William A. Wellman. E' uno dei melodrammi più famosi della storia del cinema che ha attinto da una precedente opera, "What price Hollywood" del 1932, con la regia di George Cukor.
[modifica] Trama
La storia narra di una "smalltown girl" che approda ad Hollywood per diventare un'attrice famosa. Esther Blodgett, questo il nome della ragazza, non ha vita facile e gli inizi sono stentati. Il caso, però, le dà una mano: Esther incontra il famoso attore Norman Maine che si innamora di lei e diventa, in qualche misura, il suo pigmalione, aiutandola nella scalata verso le majors e le produzioni che contano. Esther, che ha adottato lo pseudonimo di Vicki Lester, diventa una stella, proprio grazie ad un film che ha girato insieme a Norman "The enchanted hours". I due decidono di sposarsi ma mentre la popolarità di Vicki cresce, quella di Norman scende, fino ad arrestarsi.
Norman finisce quindi per suicidarsi, dopo aver cercato sollievo nell'alcol, sia perché incapace di gestire il successo della moglie, sia per un ultimo atto di amore nei confronti di Esther che, a fronte dei fallimenti del marito, aveva deciso di interrompere la propria carriera per prendersi cura proprio di Norman.
In un certo senso Norman continuerà a favorire la carriera di Vicki proprio attraverso questa decisione estrema.
Esistono altre due versioni del film, una del 1954 con Judy Garland ed una del 1977 con Barbra Streisand, ma la prima è senza dubbio un gioiello del cinema americano classico e non solo. Janet Gaynor, gia' affermata attrice di film come "Sunrise" di F.W. Murnau è una misurata e convincente Esther/Vicki, mentre Fredric March, già premio Oscar nel 1932 per "Dr.Jekyll & Mr.Hyde" interpreta Alfred/Norman.
L'alchimia è ottima, i due scorrono insieme perfettamente. Fredric March offre, però, una performance di livello superiore, sottolineando i disagi, le fragilità e la labilità di una personalità devastata dalla mancanza di successo e di fama, disegnando contorni e sfumature sottili, tragiche e disperate.
Da manuale dell'ottimo attore la scena in cui Norman, ubriaco, irrompe durante la cerimonia di consegna degli Oscar, interrompendo i ringraziamenti della moglie per la vittoria, dando vita ad un monologo sinistro e privo di dignità che termina con uno schiaffo involontariamente dato a Vicki che si era avvicinata a lui nel tentativo di fermarlo.
Fredric March ha saputo declinare la gestualità, la fisicità, le mani, il timbro della voce, gli occhi su Norman Maine senza la minima sbavatura.
Solide le presenze di Adolphe Menjou (Oliver Niles) e di Lionel Stander (Libby).
