Televisione via cavo
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[modifica] Tematiche tecniche
Le tematiche tecniche della Televisione via cavo si trovano alla voce DVB-C
[modifica] L'epoca dei cavi coassiali
La Televisione può essere trasmessa via etere o via cavo.
In Italia, quando vigeva il monopolio radiotelevisivo, la normativa di riferimento era ancora la disciplina della polizia postale redatta, essenzialmente nel 1936. Questa sottoponeva a preventiva autorizzazione i mezzi di comunicazione a distanza specificatamente elencati ma non era menzionata la trasmissione della televisione via cavo, perché si trattava di una evoluzione tecnologica non prevista.
Approfittando di questo buco legislativo, ci furono diversi tentativi di realizzare di interconnettere uno studio televisivo agli utenti tramite cavo: in particolare a Torino e a Napoli.
Ma la lotta contro il monopolio televisivo fu condotta da Giuseppe Sacchi a Biella dove aveva fondato Telebiella ed ebbe l'entusiastivo appoggio di un personaggio popolarissimo come Enzo Tortora. Sacchi era riuscito ad ottenere dal pretore di Biellaun provvedimento che stabiliva che la televisione via cavo non rientrava tra le attività per le quali il Codice postale richiedeva autorizzazioni.
La reazione della Rai e dei fautori del monopolio televisivo fu immediata: Con Legge 28/10/1970 n. 775 il Parlamento aveva delegato al Governo la potestà di raccogliere in testi unici le disposizioni vigenti concernenti le singole materie apportando, ove d'uopo, alle stesse le modificazioni e integrazioni necessarie per il loro coordinamento e ammodernamento.
In forza di tale delega il Governo emanava il D.P.R. 29/3/73 n. 156 che unificava, nella sola voce telecomunicazioni tutti i mezzi di comunicazione a distanza che, come sopra si è detto, erano, nel Testo Unico precedente specificamente elencati. Con Decreto 9/5/73 il Ministro delle Poste Giovanni Gioia disponeva quindi la disattivazione dell'impianto realizzato non essendo stata rilasciata la concessione, e diffidava il Sacchi a procedere entro dieci giorni decorsi i quali, in difetto, si sarebbe proceduto alla disattivazione d'ufficio.
L'iniziativa del Ministro provocò una violenta reazione dei Repubblicani, che pur partecipando alla coalizione del Governo presieduto da Andreotti, non erano stati informati dell'introduzione nel nuovo Testo Unico del divieto della TV via cavo, e l'on. La Malfa chiese le dimissioni del Ministro Gioia. Non avendole ottenute, uscì dal Governo che fu così costretto a dimettersi nel successivo mese di giugno.
Il Sacchi aveva omesso di ottemperare all'ordine di smantellamento, che fu eseguito coattivamente dai Funzionari della Polizia Postale e nei suoi confronti fu presentata una nuova denuncia. Fu sollevata l'eccezione di illegittimità costituzionale dell'art. 195 del nuovo Testo Unico (che aveva sostituito l'art. 178 di quello precedente) per violazione dell' art. 21 della Costituzione.
E ciò fu fatto con ordinanza 16 maggio 1973. Con sentenza 9 luglio 1974 la Corte Costituzionale dichiarava la illegittimità costituzionale degli artt. 1, 183 e 195 del Testo Unico approvato con il D.P.R. 156 del 1973.
La reazione della Rai fu decisa. La polizia postale intervenne recidendo il cavo. Era appunto questo che si attendeva Sacchi che ebbe, perciò, legittimazione per sollevare il problema della costituzionalità della normativa.
La bravura dei legali di Telebiella fu quella di spostare il tema dello scontro sulla televisione via cavo, per sua natura di carattere localistico, che spazzava via tutte le precedenti motivazioni a favore del monopolio.
Tuttavia non fu l'inizio di un fiorire della televisione via cavo: l'evoluzione legislativa portà ad ammettere anche la trasmissione via etere che divenne il modo normale. La stessa Telebiella trasmise esclusivamente via etere.
Contro il diffondersi di una televisione via cavo c'erano non solo problemi economici (le cablature sono costose) ma anche precisi limiti tecnologici per lo sviluppo tecnico dell'epoca.
Il problema di perdita nel segnale non poteva essere ovviata se non con costi insopportabili.
A cavallo di questi avvenimenti ci fu il maggior esperimento di televisione via cavo. Milano 2, il quartiere satellite ideato da Silvio Berlusconi, per scelta urbanistica degli architetti progettisti, aveva adottato una cablatura televisiva, per evitare l'antiestetico proliferare di antenne. Il cavo coassiale ammetteva una ulteriore frequenza oltre ai canali allora disponibili e nacque, per iniziativa di Giacomo Properzj, l'idea di realizzare una televisione di quartire, collegata via cavo: Telemilanocavo , poi confluita un Canale 5
In parlamento, tuttavia le forze che difendevano il monopolio televisivo della Rai erano ancora preponderanti, perciò la legge resa necessaria per colmare il vuoto legislativo introdotto dalla sentenza di incostituzionalità, tentò di circoscrivere grandemente gli spazi per una relevisione lira: poteva operare solo nell'ambito di un comune o di zone con non più di 150.000 abitanti, ogni cablatura poteva essere utilizzata da un solo concessionario televisivo. [1] Milano due, ad esempio, era invece cablata con cavo coassiale.
[modifica] Elenco delle televisioni via cavo nel 1971/72
Televisioni via cavo
- Telebiella Prime emissioni: 20 aprile 1971, registrata in tribunale il 30 aprile 1971 come "Telebiella A-21 Tv, giornale periodico a mezzo video.
- Tele Ivrea
- Tele Alessandria
- Tele Vercelli
- Canale 3 Prime emissioni: settembre 1973. Sede: Torino. Direttore: Renato Tagliani.
- Telemilanocavo
- TeleVeneto-- -- Filiazioni: Televenezia, TeleBelluno, TelePadova, TeleRovigo, TeleMestre, TeleVerona, TeleVicenza, TeleTreviso.
- TeleBologna
- Ravenna 1
- TeleRomagnacavo
- Tele Rubicone
- Video Giornale Adriatico (VGA) TeleRimini
- TeleAncona-Conero 3
- TeleFirenze
- Tele Piombino-Costa Etrusca
- TeleRomacavo
- TeleAbruzzo
-- -- Filiazioni: TelePescara e TeleChieti.
- Telediffusione italiana, poi TeleNapoli
- Telelaser (Salerno)
- TeleBari
- TeleFoggia
[modifica] La rinascita della TV via cavo (fibre ottiche e ADSL)
Il quadro viene ad essere mutato nello sviluppo attuale.
La cablatura con fibra ottica della città di Milano operata da Fastweb, che aveva lanciato con grandi prospettive la "Tv di Fastweb", lasciava sperare in un rilancio alla grande della televisione via cavo. L'esperienza, però aveva avuto un brusco rallentamento: il progetto di estendere la cablatura a fibra ottica alle altre città italiane è stato molto rallentato e ha trovato una alternativa nel miglioramento tecnologico dell'ADSL.
Sembrava proprio che la televisione via cavo rimanesse soccombente rispetto alla TV satellitare e alla televisione digitale terrestre, ma all'inizio di ottobre 2006 il gigante mondiale come Sky del magnate australiano Rupert Murdoch ha stretto una alleanza commerciale con Fastweb: gli utenti di Fastweb si vedranno offerti i cento canali ora disponibili solo tramite TV satellitare: in cambio Sky potrà offrire ai suoi 4.000.000 di clienti nuovi servizi aggiuntivi, come le comunicazioni vocali senza pagare il canone Telecom.
[modifica] Prospettive di sviluppo della Televisione via cavo
Il limite principale della televisione via cavo è l'alto costo della cablatura e la necessità che sia pianificata a livello collettivo. In concreto può quindi nascere solo nell'ambito di un sistema di mezzi di telecomunicazioni (telefono, internet a banda larga, televisione) che giustifichi l'ampiezza degli investimenti.
Un esempio concreto in Italia lo abbiamo a Milano dove Fastweb ha provveduto a cablare pressoché interamente la città e il suo interland.
[modifica] Voci correlate
- Palinsesto (televisione)
- Televisione analogica
- Televisione digitale
- Televisione satellitare
- Fastweb
- Alice Home TV