Túpac Catari
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(AY)
«Nax jiwäwa. Akat qhiparux waranq waranqanakax kutinixa »
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(IT)
«Tra poco mi uccideranno, ma, a breve, migliaia di migliaia verranno»
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(frase attribuita a Túpac Catari prima di essere giustiziato)
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Julián Apaza (Sicasica, 1750 – 15 novembre 1781), più conosciuto come Túpac Catari (o Tupac Katari o Tupaq Qatari) fu leader aymara di una delle più significative rivolte indigene contro le autorità coloniali nell'Alto Perù, l'attuale Bolivia.
Indice |
[modifica] Biografia
Prima della rivolta che lo rese famoso, era panettiere e sacrestano.
Decise di adottare il nome di Túpac Catari prendendo parte dei nomi di due rivoluzionari contemporanei: Túpac Amaru II e Tomás Catari.
Nel 1781 formò un esercito di 40.000 uomini e il 13 marzo, mise sotto assedio la città di La Paz (che all'epoca contava circa 23.000 abitanti), ma le truppe coloniali ruppero l'assedio. Túpac Catari non si diede per vinto e ritentò l'assedio qualche mese più tardi. A lui si unì anche Andrés Túpac Amaru, nipote di Túpac Amaru II, che tentò di deviare il corso di un fiume per innondare La Paz.
Nonostante l'appoggio di truppe esterne, i ribelli resistettero 109 giorni durante il primo assedio e 64 giorni durante il secondo. Il 15 settembre 1781, Agustín de Jáuregui (viceré del Perù) promulgò un'amnistia generale e un anno di esenzione fiscale per cercare di diminuire l'appoggio della popolazione ai ribelli. La rivolta indigena, una delle più significative del XVIII secolo per coinvolgimento di popolazione ed estensione geografica, venne stroncata e i leader furno giustiziati.
Tupac Katari venne torturato e ucciso per squartamento il 15 novembre 1781, tirato dalle estremità, dividendo il corpo in quattro pezzi, in modo analogo a quanto avvenne a Túpac Amaru II.
[modifica] Il Katarismo
Tupac Katari fu considerato un'icona rivoluzionaria indigena e, tutt'ora, è considerato uno dei simboli della lotta, anche armata, contro gli ex-coloni.
Nell'altipiano boliviano sono esistiti, negli anni '80, piccoli gruppi di famiglie (Ayllus Rojos) che si ispiravano al katarismo e al marxismo. A questi si unì in passato anche Álvaro García Linera, vicepresidente della Bolivia, nonostante la sua discendenza spagnola. L'ala più radicale e armata del katarismo boliviano è rappresentata dall'Ejército Guerrillero Tupac Katari (a cui lo stesso García Linera partecipò come ideologo) e prendeva il nome dal rivoluzionario del XVIII secolo.