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Sonny Liston

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Sonny Liston nel 1965
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Sonny Liston nel 1965

Campione del mondo dei pesi massimi tra il 1962 e il 1964, Charles L. Liston detto Sonny nacque a Sand Slough, nella Contea St Francis dell’Arkansas, l’8 maggio 1932 (data incerta); morì a Las Vegas, probabilmente assassinato, il 30 dicembre 1970.

Primo grande avversario di Cassius Clay, protagonista dell’età d’oro della boxe, Sonny Liston è tuttora reputato tra i colossi della storia del Pugilato ed ultimo rappresentante di una boxe violenta e condizionata dalla mafia.

Indice

[modifica] Dal carcere al ring

Nato in una piantagione dell’Arkansas tra i 25 figli di un mezzadro abusivo, Tobe Liston, tredicesimo figlio della madre Helen Baskin, Charles Liston ebbe un’infanzia miserabile: da adulto portava ancora sulla schiena i segni delle frustate che aveva subito da bambino. Discussa la data di nascita: il suo nome non risulta dai dati censuari del 1930, ma secondo alcuni sarebbe nato tra il 1925 ed il 1929. Secondo l’FBI, Liston avrebbe avuto da una donna due figlie nate rispettivamente nel 1946 e nel 1950. Dopo il suo primo arresto, nel 1949, Liston dichiarò alla polizia di avere 21 anni; in tal caso sarebbe nato nel 1928 ed all’epoca dei due match con Clay poteva avere 36-37 anni, cioè 15 più dello sfidante.

Adolescente, dopo il divorzio dei genitori seguì la madre a St. Louis. Qui – piuttosto ingenuo ed afflitto da lieve balbuzie – iniziò a frequentare un gruppetto di delinquenti dediti a piccoli furti e rapine. Nel 1949 fu arrestato per una rapina di pochi dollari compiuta ad una stazione di benzina e nel 1950 subì una condanna ad una detenzione di 29 mesi.

Scontò la sua pena a Jefferson City, nel Missouri State Penitentiary, dove fu addestrato al pugilato da due preti cattolici, padre Edward Schlattmann e padre Alois Stevens, cappellani del carcere. Il ragazzo appariva straordinariamente dotato per la boxe: pesante a soli diciotto anni 95 chili per 1 metro e 85, aveva un collo taurino (52 cm di giro) e mani dalle proporzioni gigantesche (il pugno misurava 39 cm.), tali da richiedere speciali guantoni confezionati ad hoc.

In quel periodo partecipò anche ad un piano carcerario di riabilitazione nell’edilizia, dove attraverso il sindacato fu contattato per la prima volta dalla mafia. Scarcerato sulla parola, Liston iniziò a combattere tra i dilettanti con una carriera breve e folgorante. Nel febbraio 1953 Liston vinse il torneo Midwest Golden Gloves, prestigiosa competizione per giovani pugili americani, battendo con un fulmineo KO alla prima ripresa il quotato Ed Sanders, medaglia d’oro alle Olimpiadi del 1952. Il povero Sanders, colpito duramente da Liston, morirà l’anno seguente per emorragia celebrale dopo l’incontro con Willie James per il titolo del New England. A questa vittoria seguirono in marzo quella del National Golden Gloves contro Julius Griffin (atterrato al primo round), ed il 22 giugno 1953 la conquista davanti a 7.000 spettatori dell' International Golden Glove, il prestigioso campionato del mondo del Golden Gloves, contro il campione europeo, il tedesco Hermann Schreibauer, anch'egli surclassato con un pesantissimo KO alla prima ripresa.

Il giovane pugile mostrava sapienza tecnica, velocità e soprattutto potenza del tutto inusitate per un peso massimo dilettante. Entrato nell'orbita dell'organizzatore mafioso John Vitale Liston fu subito spinto ad esordire tra i professionisti. Il 2 settembre 1953, battè con un KO alla prima ripresa (dopo soli 33 secondi) il pugile Don Smith, detto il Toro. Nei tre anni successivi, malgrado la sua frequentazione di pregiudicati mafiosi ed alcune denunce per piccoli reati, il boxeur conseguì vittorie contro una ventina di pugili, tra cui il forte e quotato Johnny Summerlin (sconfitto per due volte ai punti a Detroit nel 1954, con trasmissione sulla rete televisiva nazionale), ed una sola sconfitta ai punti contro un certo Marthy Marshall. Questi praticava una boxe da clown e dopo essere andato al tappeto alla seconda ripresa, si rialzò improvvisamente lanciando un urlo; Liston si mise a ridere e Marshall colpendolo a sorpresa gli lussò la mascella. Liston proseguì il match con la bocca aperta, ma un colpo di Marshall gli fratturò definitivamente la mascella.

L'incontro registra la prima manipolazione della mafia: Liston riferì che all'inizio dell'incontro “qualcuno” gli avrebbe “consigliato” di far durare il match per almeno quattro riprese. Di fatto, la sconfitta di Liston arricchì qualche scommettitore. Nella doppia rivincita, Liston sconfiggerà Marshall a St. Louis nel ’55 e con un feroce KO a Pittsburgh nel 1956.

[modifica] Il mito dell’invincibile

Ancora analfabeta, dopo essere uscito dal carcere il giovane Liston aveva seri problemi con l’alcool. Alternava in quel periodo l’attività di pugile con quella di guardaspalle di gangster mafiosi e di sfasciateste per conto del sindacato. Una sera conosce casualmente ad una fermata d’autobus un’operaia di nome Geraldine Clark. Era il 1956 e pioveva a dirotto. Liston scese dalla sua auto e prese in braccio la Clark per metterla in salvo nella vettura: "una signora come lei - disse il campione - non dovrebbe star lì a bagnarsi sotto la pioggia".Il 3 settembre 1957 si sposarono a San Louis.

Una nuova detenzione per oltraggio e resistenza alla forza pubblica lo blocca per il biennio 1956-57. Osteggiato dalle principali federazioni pugilistiche, il pugile era sul punto di rinunciare alla boxe. Fu ancora una volta un sacerdote cattolico, padre Edward Murphy (lo stesso che pronuncerà la sua orazione funebre nel 1971), a convincerlo a proseguire.

Lasciata St. Louis e trasferitosi con la famiglia a Denver (Colorado), da allora Charles L Liston (ormai per tutti Sonny boy, il ragazzo) sconfisse tutti i principali pretendenti al titolo mondiale dei pesi massimi. Nel 1958, sesto nella graduatoria dei pesi massimi, vinse otto incontri. Il 28 gennaio a Chicago batté per KO Bill Hunter, poi sconfisse in serie Benjamin Wise, Julio Mederos, Wayne Bethea, Ernie Cab, Frankie Daniels e in due incontri Bert Whitehurst.

Nel 1959 arrivò al primo posto nelle classifiche mondiali vincendo quattro match per KO e sconfiggendo Mike DeJohn in sei riprese, Willie Besmanoff, il primo sfidante al titolo Cleveland “Cat” Williams, battuto per KO alla terza ripresa, e Nino Valdes, crollato al tappeto nella terza ripresa. Nel 1960 Liston, ancora in attesa di concorrere al titolo, disputa altri cinque match: la rivincita con Williams, sconfitto al primo round, Roy Harris (primo sfidante delle classifiche mondiali),Howard King, Zora Folley e Eddie Machen. Nel 1961 sconfisse nuovamente Howard King ed il tedesco Albert Westphal, annientato al primo round.

L’ascesa di Liston fu una delle più clamorose della storia della boxe e rivoluzionò in un paio d’anni i rankings della categoria. In pochi mesi annientò uno dopo l’altro i tredici principali sfidanti al titolo mondiale. Si trattava dei migliori pesi massimi in circolazione: nella loro carriera contarono complessivamente 419 vittorie e 99 sconfitte. Sedici di quelle sconfitte, le più pesanti, avvennero nei tre anni tra il 1958 ed il 1960 negli incontri con Liston.

Ma solo nel 1962, Liston poté sfidare il campione mondiale in carica Floyd Patterson, un ex peso medio in carica dal 1956 salvo una breve interruzione nel 1959-60.

[modifica] Un jab micidiale

La facilità delle sue vittorie spinse gli esperti a definirlo come il più forte picchiatore mai visto sul ring dopo il ritiro di Joe Louis, detto il “”bombardiere nero””, mitico campione mondiale degli anni Trenta e Quaranta.

La sua boxe era elementare ma molto efficace. Forte con entrambe le mani, massiccio, Charles L. Liston non era velocissimo ma aveva un buon gioco di gambe, in grado di consentirgli di preparare la combinazione del destro con il lunghissimo e potente gancio sinistro che il più grande critico della boxe, Nat Fleischer, definì “il piccolo treno”.

Della mitica potenza del boxeur dell’Arkansas – forse superiore a quella di ogni altro pugile che abbia mai calcato il ring - si raccontano episodi ai limiti della leggenda: testimoni hanno riferito che una volta in palestra il campione avrebbe provocato con un solo pugno il cedimento del gancio di sospensione del sacco di allenamento. In combattimento Liston mostrava un furore distruttivo senza eguali. Nessuno dei suoi avversari ha mai dimenticato la durezza dei suoi colpi, portati con spietata e micidiale precisione. Il terrore dei suoi avversari iniziava prima ancora di salire sul ring.

A Chicago il 6 agosto 1958 Liston colpisce così selvaggiamente il suo avversario Wayne Bethea, da fargli perdere sette denti, che a fine match vengono raccolti nel paradenti e sul tappeto del ring. In alcuni match, gli avversari di Liston finiscono KO scaraventati fuori dalle corde del ring o sono colpiti brutalmente persino quando sono sulle ginocchia.

Il quotato Eddie Machen si vantava di essere riuscito a terminare in piedi il suo confronto con Liston. Il pugile in realtà per l'intero match aveva corso come un forsennato sul ring per evitare le bordate di Liston, che osservò: "Per fare un incontro bisogna essere in due, e stasera sul ring ero da solo".

Era persino difficile trovare sparring partners per i suoi allenamenti. Per 50 dollari non se la sentivano di essere malmenati dal campione. Jack McKinney, un suo sparring partner, testimoniò che prima di un allenamento era impossibile guardarlo negli occhi senza avere la precisa sensazione di stare per morire.

A tale immagine si contrappone fuori dal ring quella di un uomo generoso e gentile, capace di grandi ironie ed amico dei bambini. Numerose le sue donazioni a poveri, detenuti, attività sociali. Il suo allenatore Will Reddish disse: “non ho mai visto Sonny fare una cattiva azione.”

[modifica] “Il pugile della mafia”

Un comitato parlamentare sulla criminalità organizzata e presieduto dal senatore democratico Estes Kefauver del Tennessee, appurò che la Mafia fin dagli inizi aveva – attraverso i criminali Barney Baker e John Vitale – il pieno controllo sul boxeur, pilotandone negli anni la carriera e determinandone le principali scelte. L’incredibile serie di vittorie (26 di cui 21 per KO) aveva peraltro stimolato il giro delle scommesse, su cui la mafia prosperava. Mai risultarono incontri truccati a favore del pugile. Il pugilato in cui gareggia il boxeur dell’Arkansas è uno sport ancora dominato dall’affare, dalle informazioni, dal gioco esasperato delle scommesse. Lo spettacolo del ring non conosce la Tv satellitare ma ambienti fumosi e popolati da loschi figuri. La stampa non ama il pugile, ritenuto un gangster legato alla malavita. È il cattivo per definizione, ma il campione non se ne cruccia: "I'm the bad guy – disse una volta – okay, people want to think that, let them" (Sono un tipaccio, va bene, la gente vuol pensare questo. Che facciano pure).

Liston era inoltre in affari con Robert B. “Barney” Baker, un ex pugile collegato a Sam Giancana, boss di Chicago, e personaggio importante dell’organizzazione di James “Jimmy” Hoffa. Baker è sospettato di aver partecipato all’organizzazione dell’assassinio del Presidente John F. Kennedy. Fu a lui che Jack Ruby telefonò prima di assassinare Lee J. Oswald.

La carriera del pugile risente negativamente di tali frequentazioni. Al fine di superare le riserve sui trascorsi in carcere e sui procuratori e coach mafiosi, Liston nominò come manager George Katz, non sospetto di legami con la mafia. In un periodo successivo tuttavia se ne liberò, tornando alle vecchie amicizie.

Nell’ottobre 1960 l’autorevole rivista Ring scriveva: “Nessun peso massimo ha mai fatto di più di Sonny per guadagnare una sfida per il titolo mondiale dei pesi massimi”. Il campione in carica Patterson, su consiglio dei suoi procuratori, riuscì ad ottenere vari rinvii, anche a causa del divieto di alcune commissioni pugilistiche tra cui quelle di Philadelfia e di New York, che avevano inibito l’attività a Liston a causa dei rapporti con alcuni boss mafiosi, tra cui Frankie Carbo e Blinky Palermo,che al tempo controllavano le scommesse sulla boxe.

Nel 1961 la National Boxing Association aveva sospeso Liston dall’attività per le sue amicizie nella mafia; per superare tale ostacolo alcuni promotori ebbero l’idea di organizzare un incontro con l’ex campione del mondo Ingemar Johansson, da disputarsi nel dicembre 1961 a Toronto o Montreal in Canada.

La questione assunse importanza nazionale, tanto che lo stesso Presidente John Fitzgerald Kennedy chiese pubblicamente a Patterson, durante un party alla Casa Bianca, di mettere fine alla paradossale situazione e porre in palio il suo titolo contro il picchiatore dell’Arkansas. “Perché non affrontate Liston?“ chiese Kennedy, ed aggiunse: “È indubbiamente uno sfidante degno di voi“.

[modifica] La conquista del titolo mondiale

La sfida tra il campione nero istruito ed integrato (Patterson) e l’ex galeotto appariva emblematica. Liston disse: “Nei film western il buono vince sempre sul cattivo; io cambio le regole: sono il cattivo e vinco”.

Pur di combattere con il campione in carica, lo sfidante limitò la sua borsa a 250.000 dollari, un quinto di quanto spettò a Patterson. L’incontro, disputatosi in Comiskey Park di Chicago il 25 settembre del 1962 alla presenza di Frank Sinatra, durò solo 2 minuti e 10 secondi. Liston tramortì Patterson con un clamoroso KO. La schiacciante superiorità dello sfidante fece osservare ai cronisti che sembrava un match tra pugili di due categorie differenti. Finalmente il pugile dell’Arkansas era diventato campione dei pesi massimi, una categoria che di fatto dominava dal 1958.

È la BBC a mandare in onda la celebre radiocronaca: “At 2:06 of round number one, boxing's worst nightmare became a reality. In the same stadium where Joe Louis forty years before washed clean the sins of Jack Johnson, Sonny Liston rekindled the flame of hatred that had burned so brightly in opposition to Jack Johnson that a quarter century passed before a black was allowed to fight for sports most cherished crown. Now the specter of another bad black man was specter no more. He was real, and his name was Charles Sonny Liston.”

Umiliato sul ring, il povero Patterson fu costretto a lasciare lo stadio da un’uscita secondaria, camuffato con baffi e barba posticci. La famosa rivista Esquire nel numero natalizio ritrae Liston nei panni di Santa Claus.

Il neo campione del mondo fu snobbato da Philadelphia, la sua città: la sua delusione fu enorme. "I didn't expect – disse amareggiato al giornalista Jack McKinney - the president to invite me into the White House and let me sit next to Jackie and wrestle with those nice Kennedy kids. But I sure didn't expect to be treated like no sewer rat." (“Non mi aspettavo che il presidente mi invitasse alla Casa Bianca per farmi sedere accanto a Jackie e farmi giocare alla lotta con i piccoli, ma non mi aspettavo nemmeno di essere trattato come un topo di fogna”).

Il nuovo campione incontrò invece grande simpatia da parte del pubblico televisivo per via della sua semplicità e della sofferta storia personale, fatta di violenza, analfabetismo e povertà. Partecipa a vari programmi televisivi e diventa testimonial della compagnia aerea TWA.

Sia pure surclassato, Floyd Patterson aveva intanto diritto ad una rivincita. "Who can tell a bird he can't fly?", commentò sibillino Liston. A Las Vegas il 22 luglio 1963, con una borsa in palio di 1 milione di dollari, il neo campione batté nuovamente Patterson per KO al primo round, dopo avergli inflitto ben tre atterramenti in soli 2 minuti e 20 secondi di combattimento. Dopo la vittoria, ebbe finalmente un trionfo nella sua nuova città di residenza, Denver.

Liston fu inoltre ricevuto alla Casa Bianca dal vicepresidente Lyndon Johnson; a metà del colloquio osservò sottovoce ad uno della sua delegazione: “Andiamocene via da questo mangiapane a ufo”. In quel periodo, Liston mostra anche impegno politico, partecipando a Denver a una marcia per i diritti civili dei neri americani. Non ripeté però l’esperienza a Birmingham, perché – disse – “non sono un cane ammaestrato”.

Ma il successo non cambia il pugile: risalgono a questo periodo due nuovi arresti per ubriachezza e resistenza, e due probabili casi di tentata violenza sessuale. Nella sua sregolata vita il campione finì in carcere per ben 19 volte e subì 240 denunce.

[modifica] La tentazione europea

L’esito schiacciante dei due confronti con Patterson aprì un serio problema circa i possibili sfidanti del nuovo campione, che nei quattro anni precedenti aveva polverizzato tutti gli assi della categoria. Anche un match con l’unico che era scampato al massacro (lo svedese Johansson) sarebbe stato troppo sbilanciato. Questa situazione fini per danneggiare lo stesso Liston, che in tre anni (tra la metà del 1961 e il febbraio del 1964) disputò solo tre incontri ufficiali (quello con Westphal e i due con Patterson) per un totale (dedotti i tempi dei 6 KO) di appena tre minuti effettivi di combattimento.

Arrivato al titolo atleticamente maturo, Liston era impegnato in continui impegni mondani e d’affari, dedicandosi sempre meno alla palestra. La sua sicurezza era avvalorata dall’assenza di campioni al suo livello, ma ne evidenziava il rischio latente di declino, possibile in un atleta ormai avanti negli anni dal fisico massiccio e poderoso.

La mafia esercitava ancora un forte controllo sul campione. In carcere Frank Carbo, il campione del mondo avviò una lunga tournee pubblicitaria nel 1963 in Svezia, Danimarca, Finlandia, Scozia ed Inghilterra.

Probabilmente Liston aveva in animo di trasferirsi per qualche tempo in Europa ed avrebbe voluto combattere con l’inglese Henri Cooper: interpellato a Londra su una possibile sfida con Cassius Clay affermò: “Clay chi? Ma lo sa Clay quanti anni io ho dovuto attendere prima di poter avere una chance per il titolo?”

Ma Cooper non alcuna intenzione di sfidare il neo campione. Celebre la battuta del suo manager: “If we saw Sonny Liston coming, we’d quickly cross the street.” (“Se vedessimo Liston venirci incontro per strada, passeremmo in fretta dall’altra parte").

A Londra Liston incontrò ripetutamente due boss (i famosi gemelli Ronald e Reginald Kray, ex pugili), referenti inglesi della mafia italo americana, che verosimilmente potrebbero avergli offerto di rimettere in palio il titolo in Gran Bretagna. L’accordo non fu raggiunto, Liston venne alle mani con uno dei gemelli ed interruppe bruscamente la tournée tornando precipitosamente in patria anche a causa di polemiche derivanti da alcune sue dichiarazioni su una strage di neri avvenuta negli Stati Uniti; il commento del pugile era stato: "mi vergogno di essere americano".

Ma l'organizzazione aveva già preparato tutto. Lo sfidante prescelto fu il ventiduenne Cassius Marcellus Clay, vincitore delle Olimpiadi di Roma nel 1960, reduce da 19 combattimenti vittoriosi da professionista. A Liston spiegarono che l’avversario era facile ed il match sarebbe stato una passeggiata. L’incontro fu fissato per il 25 febbraio 1964 a Miami in Florida.

[modifica] Il primo match con Cassius Clay

Liston si mostrò molto amichevole nei confronti del giovane avversario, scherzando alla firma del contratto del match e partecipando alla sua festa di compleanno. Per tutta risposta, l’ambizioso sfidante avviò una campagna a beneficio della stampa per organizzare la caccia al grande orso brutto; si fece ritrarre sul ring contro un avversario camuffato da grizzly; girava con un pullman con enormi scritte contro l’avversario, facendo schiamazzi sul prato della villa di Liston, in uno dei quartieri popolati da bianchi. E mentre il giovane avversario si faceva ritrarre con i Beatles in tournee negli USA, il tesissimo campione (che rifiutò di incontrare la band inglese) tentava con furiosi allenamenti di recuperare il tempo perso.

In realtà, come confesserà più tardi, Clay nelle visite mediche precedenti il match, al solo vedere il cipiglio truce di Liston fu sopraffatto dallo spavento, tanto che i medici registrarono un abnorme sbalzo della sua pressione sanguigna. Fu necessaria un'altra misurazione per tranquillizzare i sanitari.

In un successivo casuale incontro in un Casino di Las Vegas, Liston finge di sparare all’avversario con una pistola e poi lo colpisce con un vero ceffone. Clay abbandona la sala terrorizzato.

Lo sfidante si avvicina intanto alla fede mussulmana. Malcom X, suo ispiratore, dichiara alla stampa che il match è una moderna crociata: la croce e la mezzaluna che per la prima volta combattono sul ring per la vittoria. L’improvvisa conversione religiosa di Clay potrebbe essere stata determinata dalla volontà del giovane pugile di sfuggire al controllo criminale del ring, creando un forte diversivo di carattere politico.

La probabile conversione di Clay lasciò Liston indifferente: “Per me non fa differenza. Io non mi impiccio nelle sue faccende personali, e lui non deve impicciarsi nelle mie. Ditegli però che ho fatto mettere nel contratto che l'incontro non venga trasmesso nei cinema dove non lasciano entrare i negri”.

Secondo la maggioranza degli esperti, l’acerbo sfidante non poteva impensierire Liston. Questi per la prima volta raccoglie le simpatie generali, vista la prosopopea del suo giovane avversario.

Il divario tra i due pugili appariva enorme: nell’imminenza del match ban 43 giornalisti su 45 indicarono Liston come il favorito. Anche gli allibratori non davano molte chances allo sfidante. Resta inspiegabile perché nell’immediata vigilia del match le quotazioni di Clay passarono dall’iniziale 1 a 7 alla sorprendente quota di 1 a 2.

Il match, disputatosi a Miami in Florida, ebbe una evoluzione assolutamente imprevista. Fin dal primo round il campione, invece di presidiare il centro del ring, andò all’attacco. Lo sfidante danzava agilmente, puntualmente schivando pugni terrificanti che andavano a vuoto. Clay riuscì così ad evitare per le prime riprese contatti ravvicinati; di più, egli riuscì a colpire ripetutamente il campione, aprendo con un colpo un profondo taglio sotto l’occhio sinistro di Liston.

Dopo i primi due round, ritornando all’angolo Liston fulminò con uno sguardo i suoi secondi e disse: “E questo sarebbe l’avversario facile?”. L’incontro continuò così anche nelle riprese successive, tanto che l’ex campione Joe Louis, che commentava il match a bordo ring, osservò che Liston stava sbagliando tutto.

All’inizio del quarto round Clay protestò vivamente per bruciore agli occhi, probabilmente causato da una pomata cicatrizzante finita sui guantoni dell’avversario oppure da un preparato per accecare l’avversario, trucco astutamente ideato dai secondi del campione. Intanto Liston si aggiudicò quarto e quinto round mettendo in difficoltà Clay,che replicò prevalendo nel sesto. All’inizio del settimo round, il Liston non si rialzò dall’angolo denunciando un misterioso dolore alla spalla sinistra.

Secondo la stampa dell’epoca il campione appare nel suo angolo un uomo demoralizzato ed invecchiato di dieci anni, che abdica soverchiato dal giovane sfidante. Tuttavia al momento della sospensione le valutazioni dei giudici di gara indicavano perfetta parità: il giudice Felix valutava 57-57, Bernie Lovett 58-56 a favore di Liston, Gus Jacobson 58-56 a favore di Clay. L’incontro fu dichiarato il miglior match del decennio, anche se Liston – dimostratosi stranamente lento ed inconcludente – aveva chiaramente deluso le aspettative.

[modifica] L’ombra di una combine

L’infortunio alla spalla fu effettivamente diagnosticato il giorno successivo in ospedale, ma ci furono molti dubbi: si pensò che il campione, fermo ormai da molti mesi, non si fosse adeguatamente allenato; sospetta apparve soprattutto la ridotta aggressività di Liston, le cui goffe movenze sul ring sembravano studiate per esaltare l’agilità dell’avversario. Il campione era apparso l’ombra del micidiale picchiatore che da sei anni dominava la scena mondiale, di fronte al quale il giovane Clay non avrebbe probabilmente avuto scampo.

L’abbandono al settimo round era inspiegabile: Liston era molto resistente al dolore: dieci anni prima aveva combattuto il match contro Marty Marshall con una mascella fratturata per 10 riprese. Non era credibile che l’invincibile abdicasse dal titolo in modo così remissivo, dopo un incontro nel quale aveva accuratamente evitato di colpire duro Clay consentendo a questi, troppo giovane ed inesperto, di sottrarsi ad una dura punizione. Secondo la vedova Geraldine il campione si era slogato la spalla addirittura qualche tempo prima del match, ma non vi aveva dato peso. "lo ho fatto cosa mi avevano detto di fare" avrebbe detto Liston al telefono a suo zio dopo la gara.

Determinante fu il ruolo della mafia, sempre discretamente presente nella carriera del pugile dell’Arkansas. Una inchiesta federale svoltasi nel 1965 appurò che una società, la Intercontinental Promotions con sede legale in Pennsylvania controllata dal mafioso Frankie Carbo e da altri soci del mob assicurava al Liston (che ne era presidente) già dal 1964 una percentuale del 22% (secondo l’FBI del 50%) sui futuri introiti pubblicitari degli incontri del giovane Clay. La Intercontinental Promotions, inoltre, avrebbe indirettamente finanziato il Louisville Syndicate (l’associazione che sosteneva Clay) per promuovere la carriera del giovane pugile.

Irregolare soprattutto apparve la circostanza che nel contratto dell’incontro con Clay fosse stata già stabilita una rivincita a favore di Liston e che nell’ottobre 1963 la società mafiosa avrebbe contribuito al Louisville Syndicate per l'acquisto dei diritti della gara successiva.

La volatilità delle quotazioni delle scommesse nell’imminenza dell’incontro di Miami, secondo l’avvocato generale della Florida, era la prova di una combine di cui molti erano a conoscenza. Giudicato colpevole di violazione delle regole sportive, nel 1965 Liston subì una squalifica di un anno, più tardi ridotta a sei mesi. Liston dovette anche versare le tasse relative ai guadagni conseguenti al match di Miami, pari a 2,7 milioni di dollari.

Secondo molti osservatori l’ascesa al titolo di Clay (allenato dal fratello di un boss) era vista con favore dalla mafia, che voleva liberarsi di un personaggio potenzialmente scomodo come Liston, ormai avviato alla fase conclusiva della carriera e sul punto di essere squalificato se fosse esploso lo scandalo: un mese prima Liston avrebbe infatti tentato di violentare una cameriera in un hotel, e questa l’aveva denunciato.

[modifica] Il pugno “fantasma”

Il match di rivincita – dapprima fissato per il novembre 1964 – subì un rinvio di sei mesi a causa di una operazione di ernia intestinale cui fu sottoposto Clay. Ne fu danneggiato l’ex campione, che all’appuntamento del novembre 1964 era arrivato in gran forma dopo durissimi allenamenti e che affrontò l’incontro nel maggio successivo mal preparato. Le immagini dell’epoca mostrano Liston come un uomo invecchiato e talvolta impaurito. In quei giorni vagheggiava di fondare una associazione no profit per favorire la pratica sportiva dei giovani di Denver.

Il neo campione si era intanto convertito ufficialmente alla fede musulmana ed aveva mutato il suo nome in Muhammad Ali; gli era stato revocato titolo WBA (World Boxing Association), che assieme alla WBC (World Boxing Council) formava il titolo assoluto. La rivincita che Clay concesse a Liston era perciò limitata al solo titolo WBC (il titolo WBA, nel frattempo, era stato assegnato ad Ernie Terrell).

Rifiutato dalle principali sedi pugilistiche americane e da ultimo da Las Vegas, Il match si disputò nel 1965 a Lewinston nel Maine, una sede secondaria, di fronte ad una platea semivuota. I biglietti venduti furono 8.297 sui 15.744 posti dell’arena. Gli organizzatori ebbero un passivo di oltre 300.000 dollari.

Il clima della serata era surreale. Prima dell’incontro, Cassius Clay aveva ricevuto minacce di morte dai seguaci di Malcom X, che ritenevano la setta dei Black Muslims (di cui Clay faceva parte), colpevole dell’agguato che aveva causato la morte del leader. Si temeva un attentato durante il match: i giornalisti a bordo ring erano protetti da scudi anti proiettile. Anche l’ex-campione sarebbe stato avvicinato nel suo campo di allenamento nei pressi di Chicago da alcuni esponenti dei Black Muslims, che avevano profferito minacce nei confronti della sua famiglia.

Non era più possibile barare su presunti infortuni: il medico che visitò Liston prima del match disse che l'ex campione “gli sembrava l’uomo più in forma che avesse mai visitato in vita sua”.

Il match sembrò la replica di quello dell’anno precedente, con Liston all’attacco e Clay abile nello schivare i colpi dell’avversario. Dopo appena un minuto Ali colpì l’avversario con un colpo d’incontro apparentemente innocuo, passato alla storia come il pugno fantasma (phantom punch). Dopo una goffa e poco credibile caduta, Liston rimase al tappeto apparentemente tramortito. Clay sembrò subito consapevole di non aver colpito così duramente Liston, e lo invitò con veemenza ad alzarsi per continuare il combattimento.

Secondo gli esperti che hanno visionato al rallentatore la ripresa, il colpo di Clay, assestato da brevissima distanza e quasi invisibile, sembra aver colpito la tempia dell’avversario, che in quel momento stava portando un attacco con il suo caratteristico stile ed era fortemente sbilanciato in avanti. Resta però il dubbio relativo alla forza non devastante del colpo. Meno credibile è il cedimento delle ginocchia del Liston, notoriamente tra i migliori incassatori della storia della boxe.

L’immagine di Clay che sovrasta l’avversario al tappeto è divenuta una delle icone pop della nostra epoca.

Il campione, pienamente cosciente del finto atterramento, sembrava voler enfatizzare la propria estraneità alla commedia. Impegnato a frenare le proteste di Clay, che insultava l’avversario al tappeto non convinto della sua lealtà, l’inesperto arbitro Jersey Joe Walcott (un ex campione del mondo della categoria) non effettuò un regolare conteggio e fece riprendere il match ben 17 secondi dopo l’atterramento; accortosi in un secondo momento dell’errore su segnalazione di uno dei giornalisti a bordo ring, Nat Fleischer, editore di Ring Magazine, e dei cronometristi, lo sospese dichiarando Alì vincitore per KO. Il pubblico, certo di una combine, iniziò a gridare: “Fix, fix, fix!” (Truffa, truffa, truffa!).

Il comportamento di Clay dopo l’atterramento era stato evidentemente irregolare, come quello dell’arbitro in occasione del conteggio: al momento della sospensione del match lo sfidante era infatti in piedi e pronto a combattere. Nonostante tali circostanze, stranamente Liston non protestò, né il suo clan formalizzò alcun reclamo.

Critica e stampa ritennero il match un clamoroso falso. Anche alcuni grandi campioni del pugilato, come George Chuvalo, Jack Dempsey, Joe Louis e Gene Tunney giudicarono l’esito del match poco credibile.Tutto sembrava una commedia, e le immagini del trionfo di Clay mostrano alla fine il campione stranito, che guarda al Liston con un misto di incredulità ed imbarazzo.

Una testimonianza riferisce che organizzazioni criminali avrebbero guadagnato puntando sull'esito sul match oltre due milioni di dollari, parte dei quali potrebbe essere finita a Liston. Quest'ultimo dichiarò alcuni anni dopo al giornalista di Sports Illustrated Mark Kram, che il colpo di Clay (che egli riteneva completamente pazzo) era debole e che aveva finto l'atterramento. Lo stesso Clay è sempre stato convinto che Liston abbia simulato il KO nell’incontro di Lewinston.

Secondo alcune fonti, Liston avrebbe rivelato di aver ricevuto molto denaro, ma non ha mai rivelato da chi. Il suo sparring partner Foneda Cox ha alluso al ripiano di ingenti debiti e all’acquisto di una casa.

Secondo le dichiarazioni rese nel 1968 alla Federal Bureau of Investigation da un pentito della mafia, Bernard Glickman, l’organizzazione criminale avrebbe ordinato a Liston (le cui quotazioni erano superiori a quelle di Clay) di perdere l’incontro all’ottava ripresa. Il pugile, simulando il KO alla prima ripresa, avrebbe soltanto anticipato l’esito scontato del match. Tuttavia la FBI non riteneva attendibile tale testimone.

Il KO di Lewinston è generalmente reputato l’episodio più sospetto nella storia della boxe. Tali circostanze, avvalorate dal biografo di Clay David Remnick (“Il re del mondo” 1997) appannarono per i contemporanei l’immagine di Liston come grande sportivo e lo relegarono al ruolo di “pugile della mafia”, che ne determinò anche il tragico destino.

[modifica] L’esilio in Svezia ed il ritorno negli USA

Squalificato dalla Federazione pugilistica e persa assieme al titolo ogni credibilità, Liston dopo alcune esibizioni in California ed Alaska, decise di mettere in vendita la sua casa di Denver ed emigrare per qualche tempo in Svezia, come aveva fatto Patterson tre anni prima. Il 1° luglio 1966 tornò sul ring di Johanneshov, a Stoccolma, sconfiggendo il tedesco Gerhard Zech.

Nei due anni successivi, l’ex campione del mondo, che in Svezia godeva di enorme popolarità (oltre 20.000 spettatori paganti seguirono una volta un suo allenamento), sconfisse Amos Johnson, Dave Bailey ed Elmer Rush. Nel paese scandinavo adottò anche un bambino.

Tornato in patria nel 1967 e acquistata una villa a Las Vegas, Charles Liston vinse nel biennio seguente 10 incontri (9 per KO). L’obbiettivo del pugile era ottenere una nuova chance per il titolo o un terzo incontro con Clay.

L’ex-campione mondiale riuscì a recuperare in quegli anni la sua immagine pubblica, fortemente deteriorata dopo il match del 1965. Numerose in questo periodo le apparizioni di Liston in popolari trasmissioni televisive (come The Ed Sullivan Show e nel bizzarro episodio "Love and the Champ" della sitcom "Love, american style"), spot pubblicitari ed in due film: "Head" (1968) e "Moonfire" (1970), che facevano seguito ad un’apparizione in "Harlow" (1965). Apparve assieme ad Andy Warhol in uno spot commerciale (vero cult) per la compagnia aerea Braniff Airline.

Intanto proseguiva la risalita delle sue quotazioni: nel 1968 Liston era quinto nella classifica dei pesi massimi, la cui corona era allora in possesso di Joe Frazier dopo la condanna di Clay per renitenza alla leva.

Decisiva, in tal senso, la vittoria conseguita il 6 luglio 1968 a San Francisco sul quotato Henry Clark (terzo sfidante al titolo), un talentuoso giovane pugile dallo stile alla Clay. L’esperto Liston dominò facilmente l’incontro mandando Clark KO al settimo round.

Nei mesi successivi Liston ottenne altre sette vittorie (contro Sonny Moore, Earls, Rischer, l’ex-sparring partner Lincoln, Joiner, Johnsson, nuovamente Moore). Si trattava di pugili di secondo piano: nessuno dei più importanti protagonisti dei rankings mondiali se la sentiva di affrontare il temibile picchiatore dell’Arkansas, anziano ma sempre dotato di quel colpo da KO che avrebbe potuto infliggere una severa punizione a chiunque.

[modifica] Gli ultimi match

Per l’ex campione arrivò anche il momento di combattere nuovamente per un titolo: quello vacante di campione nordamericano NABF.

Il match si disputò a Las Vegas il 6 dicembre 1969 contro Leotis Martin. L’incontro si presentava relativamente facile visto che Martin, un pugile dallo stile ondeggiante come quello di Patterson, era stato nel 1960-61 il suo sparring partner. Ed infatti Liston con un montante sinistro atterrò Martin alla quarta ripresa. Ma il gong interruppe il conteggio dell’arbitro.

Superata la crisi, il solido e più giovane Martin riuscì a ribaltare le sorti dell’incontro costringendo Liston – copiosamente sanguinante dal naso – a difendersi nei round successivi. Finché l’ex-campione del mondo, colpito con un destro, crollò con un terribile KO alla nona ripresa, rimanendo fuori conoscenza per tre minuti. Ma i terribili colpi di Liston avevano lasciato il segno. Leotis Martin pagò cara quella vittoria: gli fu diagnosticato il distacco della retina e quello fu l’ultimo match della sua carriera.

Dopo la sconfitta, Liston meditava il ritiro. Tornò nuovamente a combattere per una borsa di soli 13.000 dollari il 29 giugno 1970 a Yersey City, in uno dei più feroci incontri della storia del pugilato moderno.

L’ex campione mondiale sconfisse infatti per KO tecnico al decimo round il pretendente al titolo mondiale Chuck Wepner, detto il “sanguinante di Bayonne” per la fragilità dei suoi archi sopracilliari, che dovette ritirarsi al decimo round, con il naso ed un timpano rotti, oltre ad uno zigomo fratturato: per ricucirgli il viso occorsero 72 punti. A questo match si ispirò Sylvester Stallone nel celebre film Rocky. Durante l'incontro fece la sua comparsa tra gli spettatori Cassius Clay, che iniziò uno show a beneficio del pubblico, distogliendo l'attenzione dai due pugili che stavano gareggiando sul ring.

Buon pugile, Chuck Wepner nel 1975 arrivò a sfidare Clay per il titolo mondiale, infliggendogli anche un atterramento: testimonierà che l’anziano Liston fu senz'altro il pugile più potente che incontrò nella sua carriera. Analoghi i giudizi di Cleveland Williams, detto “Big Cat”, eccellente boxeur che combatté con entrambi, e del campione del mondo George Foreman, che oltre a combattere con Clay, fu per un paio d’anni sparring partner di Liston.

Secondo lo storico della boxe Tracy Callis "Sonny Liston fu uno dei più spaventosi, massicci, e potenti pesi massimi di tutti i tempi. Al culmine della sua carriera fu il pugile che più assomigliò a Jim Jeffries durante gli ultimi 100 anni in termini di resistenza, potenza del colpo e capacità di incassare (con l'eccezione di George Foreman). Se Joe Frazier è stato chiamato "il Marciano nero", Sonny Liston potrebbe essere denominato "il Jeffries nero."

L’autorevole Harry Carpenter ha scritto che il jab sinistro di Liston era superiore a quello di Joe Louis e comparabile al colpo del miglior Marciano.

Alcuni esperti giudicano Sonny Liston il boxeur dotato di maggiore potenza e forza fisica di tutti i tempi, degnamente considerato accanto ai tre più grandi pesi massimi che abbiano mai gareggiato: il mitico Gene Tunney, il classico Joe Louis e il pugile più versatile della boxe moderna, Cassius Clay.

[modifica] Il mistero della morte

La morte improvvisa del pugile resta ancora oggi un mistero. Il 5 gennaio 1971, il campione – ancora al settimo posto della graduatoria mondiale dei pesi massimi – fu trovato cadavere nel suo appartamento di Las Vegas dalla moglie di rientro a Las Vegas dopo essersi recata durante le festività dai parenti.

Secondo gli esami medici, il decesso era avvenuto una settimana prima, all’incirca il 30 dicembre, come conseguenza di un arresto cardiaco. La motivazione ufficiale fu “cause naturali”. Poiché Liston era un atleta ancora in attività, sottoposto a periodici controlli medici e non risultava alcuna cardiopatia, si ipotizzò una overdose di droga. Tale circostanza ha suscitato dubbi poiché il campione avrebbe avuto una fobia per gli aghi.

Alcune piccole dosi di eroina furono ritrovate dalla polizia nell’appartamento; peraltro, Tosches ipotizza che Liston potrebbe essere stato iniziato alla droga dal suo idolo, l’ex-campione Joe Louis, che negli ultimi anni della vita era diventato eroinomane.

La maggior parte dei suoi amici e la vedova negarono decisamente che l’ex campione fosse vittima della droga. È provato che Liston beveva occasionalmente, ed in quel caso perdeva facilmente il controllo, ma non ebbe mai crisi da droghe. I pugili che lo affrontarono negli ultimi anni – tra cui Wepner – hanno escluso che potesse essere un drogato o un alcoolizzato. Il suo comportamento negli ultimi mesi era però diventato sfuggente e misterioso. Altri hanno sostenuto che Liston nell’ultima fase della vita era diventato un pusher.

L’ipotesi dell’omicidio è ancora oggi ritenuta credibile, benché la sua realizzazione avrebbe richiesto la perizia di un killer professionale. Secondo Jack McKinney, giornalista del Philadelphia Daily News, Liston potrebbe essere stato vittima di un “hot shot”, cioè costretto a drogarsi sotto la minaccia di un revolver.

Ma chi potrebbe aver ucciso Liston? E con quale movente? Nella seconda metà del 1970 l’ex-campione si allenava sporadicamente ed era a corto di denaro: oltre alla pubblicità ed a qualche partecipazione televisiva, per guadagnare qualcosa incise anche un pezzo musicale (“I’m a lover”).

Testimoni hanno riferito che tra le sue frequentazioni c’erano alcuni criminali comuni e che, dopo il match di Jersey City con Wepner, Liston era stato circondato negli spogliatoi da alcuni figuri che gli negarono parte del compenso pattuito. In ogni caso la mafia aveva smesso di “proteggere” Liston.

Circa due settimane prima del decesso, recandosi a Los Angeles il campione aveva avuto un misterioso incidente con la sua auto, ed aveva riportato una ferita alla testa, tanto che nella sua ultima apparizione televisiva nella sit-com Love, American Style (Love and the Champ/Love and the Pen Pals) apparve con vistoso cerotto sulla fronte.

Non è stata mai chiarita la dinamica di quell'incidente stradale, né chi il pugile dovesse incontrare a Los Angeles. In ospedale, nonostante le sue proteste gli fu praticata una iniezione, i cui segni furono erroneamente segnalati nell’autopsia come possibile prova di assunzione di eroina.

La stampa riferì che un agente della antinarcotici avrebbe fatto visita a casa dell'ex-campione dei massimi il 30 dicembre, il giorno della morte, trovando il pugile in buone condizioni di salute. Sarebbe stata l’ultima persona a vederlo in vita. Non risultò alcun riscontro ufficiale sull’identità di tale personaggio.

Le indagini si indirizzarono senza alcun esito sulla pista di un detective, ex-agente di polizia, sospettato di aver ucciso il campione su mandato di scommettitori appartenenti alla malavita. Singolare la circostanza che nessuno abbia indagato su chi ogni mattina consegnava il giornale al domicilio di Liston, un uomo che non sapeva leggere: l'ultima copia era stata consegnata il 29 dicembre 1970. Le altre furono rinvenute per terra sotto la veranda, davanti alla porta d'ingresso.

Secondo una versione ampiamente accreditata dalla stampa, la Mafia avrebbe eliminato Liston per impedirgli di rivelare alcuni retroscena di cui era a conoscenza. Un’altra tesi sostiene che Liston potrebbe essere stato ucciso per impedirgli di esercitare una opzione sui profitti della carriera di Clay, che dopo la lunga squalifica sarebbe tornato a combattere da lì a pochi mesi, per una borsa di 5 milioni di dollari. Anche ridotte percentuali su cifre di questo genere avrebbero potuto costituire un adeguato movente per l’omicidio. Peraltro la misteriosa clausola contrattuale, mai venuta alla luce, resta solo un’ipotesi. La polizia non ha mai verificato se ci furono anomalie nella distribuzione dei flussi di danaro conseguenti all’attività di Clay nei primi anni settanta.

[modifica] A man

Alle esequie, svoltesi a Las Vegas, parteciparono 400 persone e volti noti dello spettacolo, suoi amici, come Ella Fitzgerald, Doris Day, Nipsy Russell, Jerry Vale, Ed Sullivan, Jack E. Leonard. Gli Ink Spot cantarono “Sunny”. I funerali, rispettando una volontà del defunto, attraversarono di mattina il Boulevard di Las Vegas (detto Strip), il viale dei Casinò. Solo uno dei 25 fratelli e fratellastri di Sonny era presente alle esequie.

Lasciò la moglie Geraldine ed i figli Arletha, Eleanor e Paul (adottivo). Nella sua carriera Sonny Liston ha combattuto 54 volte, con 50 vittorie e 4 sconfitte. 39 furono le vittorie per KO, di cui 8 al primo round.

Sonny Liston è sepolto nel Paradise Memorial Gardens di Las Vegas, Nevada. La sua tomba reca la semplice scritta “a man”, che vuol dire “un uomo”.

I Beatles, suoi supporter, lo commemorarono inserendo la sua immagine nella copertina del LP "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" (in realtà si trattava di una statua in legno rappresentante il pugile, magistralmente realizzata da Peter Blake). Un trio musicale svedese porta il nome del pugile (Sonny Liston Band: composto da Ola Swenson, Per Fjällström e Jalle Laine).

Recentemente rivalutato dalla critica sportiva e soggetto di alcuni film, a Sonny Liston sono dedicati numerosi libri e brani musicali, come: Sonny Boy : the life and strife of Sonny Liston (Robert Steen); The Devil and Sonny Liston (Nick Tosches); Sonny Liston : Versuche aus der Unterklasse auszusteigen (Yaak Karsunke); King of the world (David Remnick); The Cold Six Thousand. (James Ellroy); Every Time I Talk To Liston (Brian Devido); An Elegy for Sonny Liston (Wayne Presley); Sonny Liston takes the fall (Elizabeth Bear); Swingin (Tom Petty); Sunny (Morissey); Blues for Sonny Liston (Christoph Bull); World heavyweight championship Muhammad Ali vs. Sonny Liston 2/25/64 (Howard Cosell); Sonny Liston the mysterious life and death of a champion (Ross Greenburg; Kirby Bradley; Jeff Lieberman); Eulogy Of Sonny Liston (New Black); The Ballad of Sonny Liston (Phil Ochs); 1964 Liston vs. Clay, 1965 Ali vs. Liston.(LeRoy Neiman); The Pope, Sonny Liston And Me (Robert Neilson); Requeim for a Heavy (B. J. Friedman); Sonny Liston (L. V. Davis); Sonny Liston eyes (Keith Laufenberg); Sorrows of Sonny Liston (Arthur Blythe); Warrior Angel (la saga di Sonny Bear, di Robert Lipsyte); The champ and the chump (Arthur F Thompdon); Sonny Liston Was A Friend Of Mine (Thom Jones); Shangri-La (Mark Knopfler) Song for Sonny Liston.

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