Seconda intifada
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La Seconda Intifada iniziò il 28 settembre del 2000, dopo una visita dell'allora Primo Ministro isreliano Ariel Sharon che compì una passeggiata sulla spianata delle moschee, luogo sacro per i musulmani, situato nelle vicinanze della città vecchia di Gerusalemme. Questo è un luogo da sempre reclamato sia dagli Ebrei, perché insistante sul preteso Tempio di Salomone, sia dai musulmani, essendo il luogo dal quale Maometto sarebbe asceso al Paradiso. La palese provocazione, con cui Sharon intendeva sottolineare la piena sovranità israeliana, scatenò quella che è passata alla storia come "Seconda Intifada".
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[modifica] Cause e svolgimento
Questo fu il casus belli, ma i veri motivi vanno ricercati nei fallimenti dei trattati di pace di Oslo del 1993, a causa della morte violente dell'allora Primo Ministro israeliano Ytzhaik Rabin da parte di un oltranzista israeliano, nella svolta a destra dei governi israeliani e nella crescita esponenziale dei gruppi estremistici in Palestina (Hamas, Jihad Islamica, etc.).
Con il fallimento degli accordi di Sharm el-Sheikh del 1999, la situazione si è deteriorata in maniera ulteriore. Ancora, tipico della Seconda Intifada è stata la partecipazione alla sommossa anche della popolazione araba residente in Israele, cosa che non si era assolutamente verificata durante la Prima Intifada (1987).
È proprio nella Seconda Intifada che prendono piede gli attentati suicidi da parte dei kamikaze palestinesi che colpirono le principali città israeliane, in particolare Tel Aviv, prendendo di mira soprattutto luoghi di aggregazione come autobus e locali notturni.
Gli Israeliani da parte loro procedettero alla demolizione di molti edifici civile sia nella striscia di Gaza sia in Cisgiordania.
[modifica] Conseguenze politiche e sociali
Sicuramente fu Yasser Arafat il leader a pagare il prezzo più alto per questa nuova sollevazione della popolazione palestinese. Dal dicembre del 2001 fu confinato di fatto dall'esercito israeliano nella sede di Ramallah, in Cisgordania. Uscirà di qui solo per andare a morire a Parigi, il 4 novembre 2004.
Le cifre della Seconda Intifada, aggiornate al 15 febbraio 2006, parlano di un totale di 4.995 morti di cui 3.858 di parte palestinese e 1022 di parte israeliana. Al 28 settembre 2006, a sei anni esatto dall'inizio della Seconda Intifada, molti mezzi di comunicazione riportarono la cifra di 4312 morti palestinesi e di 1084 morti israeliani.
Il termine intifada, letteralmente, significa scossa, briviso, sussulto e fu con il lancio di pietre, anche da parte dei giovani e giovanissimi, che la popolazione espresse la sua rabbia e la sua frustrazione contro gli israeliani per una situazione politica, sociale ed economica senza sbocchi.
