Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions Sannicandro di Bari - Wikipedia

Sannicandro di Bari

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Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni Sannicandro di Bari
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Stato: Italia
Regione: Puglia
Provincia: Bari
Coordinate:
Latitudine: 41° 0′ 0′′ N
Longitudine: 16° 48′ 0′′ E
Mappa
Altitudine: 183 m s.l.m.
Superficie: 55 km²
Abitanti:
9.363
Densità: 170 ab./km²
Frazioni:  
Comuni contigui: Acquaviva delle Fonti, Adelfia, Binetto, Bitetto, Bitritto, Cassano delle Murge, Grumo Appula
CAP: 70028
Pref. tel: 080
Codice ISTAT: 072040
Codice catasto:  
Nome abitanti: sannicandresi 
Santo patrono: Santi Nicandro, Marciano e Daria 
Giorno festivo: 17 giugno 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale

Sannicandro di Bari è un comune di 9.363 abitanti della provincia di Bari, situato a 16 chilometri a sud del capoluogo, a 183 metri sul livello del mare.


Indice

[modifica] Storia

La particolare posizione altimetrico-stradale e la sua vicinanza a Bari non potevano sfuggire all'attenzione degli antichi; il ricco materiale archeologico rinvenuto dimostra, infatti, che il territorio fu colonizzato sin dai tempi della Magna Grecia e fu sede di un antichissimo villaggio, chiamato "Mezardo". Esso fu successivamente occupato dai Romani e, alla caduta dell'Impero, dai Longobardi. Questi, nell'anno 585 ,per difendersi dai Bizantini, i quali miravano ad impossessarsi dell'Italia meridionale, costruirono le mura intorno ai villaggio ed un castello al suo interno. A partire da quel momento, il piccolo casale fu chiamato "Castrum Mezardi".
L'Imperatore bizantino Costante II lo distrusse, riducendolo ad un grande am­masso di rovine ma nel VIII e IX sec. un gruppo di monaci, fuggiti dall'Oriente in seguito alla persecuzione iconoclasta, scelsero Castel Mezardo come luogo adatto per fissare la loro dimora e vi costruirono una Chiesa dedicata al San­to Nicandro, vescovo e martire di Myra, da essi venerato. "Castrum Mezardi" fu ribattezzato "Sannicandro".


[modifica] Geografia

Sannicandro di Bari è un comune della provincia di Bari, della regione Puglia. Ha un territorio pianeggiante, tranne la fascia depressa attraversata da torrente Picone in direzione sud-nord, si estende per 5500 ettari. Il suo territorio è talmente frazionato che pochi sono coloro che non possiedono un appezzamento di terra. Il clima è tipicamente mediterraneo (fascia adriatica), con inverni miti ed estati calde, caratterizzati da periodi di forte siccità. Le colture prevalenti sono oliveti (specialità coratina), vigneti (uva da tavola e da vino), mandorleti ed ortaggi ad uso privato. Non mancano gli alberi da frutta come il fico, il melo cotogno, il ciliegio, il melograno, il fico d'India, il pesco , il pero e il percoco. La flora è quasi totalmente costituita da colture piantate dalla mano dall'uomo attraverso un duro lavoro su una terra con poca acqua. La vegetazione arborea spontanea è molto povera. La fauna è costituita da rari esemplari volpi, conigli selvatici, talpe e donnole. Suggestivo è il centro storico, caratterizzato dal castello di Federico II di Svevia, con le sue maestosi torri bizantine, intorno a cui si snodano stupendi vicoli e vicoletti.


[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Cultura

Qualche anno fa a Sannicandro si Bari, c'era una scuola superiore denominata "agraria" per il tipo di indirizzo e di specializzazzione che forniva, agrario appunto; come lo si può anche notare dalla conformità del territorio prevalentemente adatto ad ospitare oliveti e vigneti.

Ricordiamo un famoso detto popolare della fine del Settecento: "I sent' daffèor, e i puorc da jind" per inicare che alla fine del Settecento a Sannicandro, c'erano gli animali da cortile nelle case degli abtanti: maiali, capre e conigli, come in tutto il meridione d'altronde, e le chiese maggiori, fuori dalle mura interne. Alla presenza di animali in casa che convivevano a stretto contatto con le persone derivò la peste che colpì Sannicandro dal 1850 al 1870 a causa del baso livello di igiene che portavano le persone che possedevano degli animali da crtile in casa.

[modifica] Feste

[modifica] La Quarantana

(mercoledì delle Ceneri) La tradizionale processione che annuncia la fine del carnevale. È tipica la figura di "Arunz", fantoccio per l'appunto simbolo del carnevale, che viene portato in processione per le strade cittadine e poi bruciato in piazza.

[modifica] La Madonna di Torre

(lunedì dell'Angelo) La madonna di torre è una piccola chiesa situata nella campagna limitrofa al paese. Durante il lunedì dell'angelo viene portato in processione per le vie cittadine un quadro raffigurante la madonna. L'occasione è buona, data la stagione, per organizzare una scampagnata nei pressi della chiesa.

[modifica] San Giuseppe

(ultima domenica di Giugno) Sicuramente la festa religiosa più importante del paese. Tradizionale è la processione della domenica mattina, dove il parroco della Chiesa dell'Assunta consegna alla statua del Santo patrono le chiavi della città, simbolo tangibile della profonda venerazione della popolazione verso il patrono. È divenuto ormai una consuetudine, il lancio di un pallone aerostatico al termine della processione come anche la manifestazione pirotecnica che normalmente si svolge alla fine della giornata, degna conclusione della celebrazione.

[modifica] L'abitino dei Quattro Cantoni e la Madonna del Carmine

(15 e 16 Luglio) Nel contesto della festa religiosa della seconda parrocchia sannicandrese, il Carmine, per l'appunto, si inserisce la manifestazione dell'abitino dei Quattro Cantoni, meglio conosciuta come "U Pizz'kellò". Questa manifestazione ha origini antiche. Nei decenni scorsi si svolgeva al termine delle fatiche dei campi, ed era un modo per attirare l'attenzione delle ragazze. Il gioco consisteva e consiste tutt'oggi nel realizzare una piramide umana, composta da nove persone che deve avanzare su un percorso rettilineo. I "Quattro Cantoni" sono le quattro contrade del paese (ossia Assunta, Torre, Carmine e Castello) che si sfidano in gare ad eliminazione diretta. Rimarrà solo una contrada che sarà la trionfatrice del Pizz'kello!
La Madonna del Carmine è anche memoria storica, legata alla notte tra il 25 e 26 giugno del 1943 (testimonianza dell'accaduto)nella quale squadroni di bombardieri inglesi devastarono con lancio due bombe, l'inoffensiva comunità sannicandrese, provocando la morte di 87 concittadini. Fu distrutta anche la Chiesa del Carmine... solo l'Immagine della Madonna restò intatta: il 16 luglio è portata in processione, seguita da una moltitudine di fedeli.

[modifica] Festa dell'Assunta

(14 e 15 Agosto) Una grande fiaccolata si snoda dalla Chiesa Madre alla Sacra immagine scultorea della madonna dell'Assunta in via Diaz. Nelle stradine del paese vengono allestiti piccoli altari devozionali.

[modifica] Festa della Madonna delle Grazie

(7 Settembre) Questa festa rientra nella tradizione come momento di aggregazione rionale. È famosa soprattutto per l'arrosto alla brace del "pezzetto", dei fegatini e della salsiccia, che sono degustati lungo la strada che porta all'omonima chiesetta.

[modifica] Festa del Crocifisso

(quarta domenica di Settembre) Molto simile alla festa patronale e allestita dal Comitato Feste Patronali. La festa prende avvio dal momento in cui padre Balsaniello, era il 27 settembre 1731, donò una particella alla Santa Croce di Cristo alla Chiesa del Purgatorio che diventò così del Crocifisso, in quanto la Sacra Reliquia fu incastonata in una teca posta in un crocifisso in argento. Da quel momento il Crocifisso è portato in processione e, al centro del paese, è innalzato dal Parroco a protezione degli antichi quattro cantoni di Sannicandro.

[modifica] Sagra delle Olive

(seconda domenica di Ottobre) È la festa che attira più gente al paese. Nella piazza del castello vengono allestiti stand di olivicoltori. Vengono offerti ai visitatori degustazioni di olio e di altri prodotti locali. Il tutto è accompagnato da orchestre o cantanti famosi. Da un paio d'anni, inoltre, durante la manifestazione si svolgono visite guidate al castello gratuitamente.

[modifica] Piatti tipici

[modifica] Orecchiette con le cime di rape

Per la pasta mescolare insieme la farina bianca e la farina di semola con l'acqua, così come si lavora la pasta all'uovo, fino ad ottenere un impasto compatto ed omogeneo. Dividerlo a pezzetti formando con il palmo della mano dei cilindretti di 2 cm di diametro. Tagliare, quindi, in tanti dischetti di pasta che si strisciano con la punta rotonda del coltello sulla spianatoia infarinata e si rovesciano poi col dito pollice, ottenendo dei dischetti concavi, detti "orecchiette". Farle essiccare sulla spianatoia. Pulire, lavare e lessare al dente le cime di rape in abbondante acqua salata. Scaldare l'olio in un capace tegame, unire l'aglio, il peperoncino e l'acciuga a pezzetti, lasciare che si disfino, aggiungere le cime di rapa e fare insaporire. Nel frattempo far cuocere al dente nella stessa acqua di cottura delle cime di rape, le orecchiette; appena cotte scolarle e metterle nel tegame con le cime di rape, mescolando per un minuto. Servire ben caldi cospargendo l'insieme col peperoncino grattugiato.
Lo storico della cucina prof. Luigi Sada attribuisce la paternità delle orecchiette a Sannicandro.

[modifica] Fave

Le fave sono state definite "la carne dei poveri" perché cento grammi di fave fresche forniscono 37 calorie, mentre cento grammi di fave secche ne forniscono 342. Le fave fresche vanno consumate appena sbucciate "scur'zuat" o cotte con poca acqua per accompagnare la cicoria lessa, il tutto va condito con abbondante olio d'oliva nostrano. Le fave secche si mettono a mollo nell'acqua con un cucchiaio di sale grosso almeno 12 ore prima della cottura. Con la buccia o a purea si mescolano con verdura cotta, creando un particolare sapore misto di dolce e amaro.

[modifica] Cicerchie

La cicerchia (i gnagnaul) è un legume molto citato a Sannicandro, soprattutto in forma dialettale, ma anche un legume prezioso che ha il sapore un po' di cece, un po' di fave ed un po' di lenticchie. Si mangia bollita, condita con olio d'oliva abbondante. Si conserva secca e si mette a bagno almeno 12 ore prima della cottura (con un cucchiaio di sale o meglio di bicarbonato). Può essere preparata con un brodo di cotica o fatta stufare con mezza cipolla, una carota, sedano, aglio e tre cucchiai abbondanti del nostro olio d'oliva.

[modifica] Baccalà con patate fuoco sotto fuoco sopra

Pulire e diliscare il baccalà già ammollato. Sul fondo di una casseruola di terracotta unta d'olio, disporre l'aglio, il peperoncino e il prezzemolo tritati, il sale, le patate e i pomodorini a pezzetti. Unire il baccalà, cospargere di prezzemolo, pepe, olio e pomodorini a pezzetti. Coprire con le patate ed aggiungere nuovamente gli odori per il condimento. Concludere con una buona spolverata di pangrattato e bagnare con un po' d'acqua. Passare la teglia sulla brace viva coprendola con un coperchio colmi di carboni ardenti (fuoco sotto fuoco sopra) per 30 min. circa. Servire caldissimo.

[modifica] Cartellate

Sono dolci di Natale che si fanno impastando la farina col l'olio, un po' di zucchero e un pizzico di cannella, mescolando sino ad ottenere una pasta omogenea con cui si formano delle striscette che vengono arrotolate a chiocciola. Si possono friggere o infornare, dopodiché si immergono nel vin cotto cospargendole con zucchero a velo e cannella.

[modifica] Involtini

È un piatto che si prepara con le interiora di agnello: fegato, cuore, polmone, retina e budelline. Pulire accuratamente queste ultime, tagliarne con le forbici, strofinarle con il sale e lavarle parecchie volte. Lasciarle a bagno in una bacinella per farle diventare più chiare. Dopodiché stendere la retina e tagliarla a quadrati; tagliare anche il fegato, il polmone ed il cuore a striscioline sottili, metterle in ogni quadrato di retina aggiungendo qualche rametto di prezzemolo. Arrotolare la retina in modo da formare un fagottino cilindrico sottile. Avvolgere con diversi giri di budelline che nel frattempo saranno state tolte dall'acqua ben scolate. Finita la preparazione, cuocere gli involtini sulla brace, voltandoli e rivoltandoli; ogni tanto punzecchiarli con la forchetta mantenendo sempre viva la brace. A cottura ultimata salarli e servirli molto caldi.

[modifica] Architetture e luoghi di interesse

[modifica] Chiese

[modifica] Chiesa dell'Assunta

Nel 1817 si pose mano alla costruzione della grande Chiesa Madre, di stile ionico, progettata dall'architetto Gimma, sul suolo risultato dalla demolizione di una vec­chia Chiesa preesistente da circa due secoli.
Varie trasformazioni sono intervenute nel 1833, ad opera del Sindaco Mastronardi, e nei 1873, ad opera del medico Desposati. Nel 1919 è stata restaurata e ripavimentata per volontà dell'Arciprete Don Vitantonio Giammarella. Al suo interno, a seguito di una solenne cele­brazione svoltasi il giorno 5 novembre 2004, è depositata la Reliquia attribuita al vescovo e martire di Myra San Nicandro, dal quale il paese trae la denominazione.

[modifica] Seconda Parrocchia del Carmine

La Chiesa è dedicata alla Madonna del Carmine. Una preesistente Chiesa del Carmine, sorta nel 1651 ad ovest dei Castello, fu distrutta dal bombardamento aereo che colpì Sannicandro durante la [[Seconda Guerra Mondiale|II Guerra Mondiale]. Non è stata ricostruita nel vecchio sito allo scopo programmato di farne centro di una nuova parrocchia. È stata aperta al culto il 21 dicembre 1958, giorno in cui si insediò il primo Parroco, Don Francesco Clarizio, all'interessamento del quale si deve la realizzazione dell'opera.

[modifica] Cappella di via Bari

La Chiesa è sorta verso la fine del 1600 e fu dedicata alla Madonna della Pietà. Vi si venerano San Pietro e Sant'Elena. Da alcuni decenni è stata dedicata alla Sacra Famiglia.

[modifica] Chiesa del Crocifisso

In origine si chiamava Chiesa del Purgatorio, perché edificata nel punto dove, nel XIV secolo, fu trovata una nicchia di pietra con superfici interne coperte da una pittura di stile bizantino, che si conserva, raffigurante Cristo sulla Croce tra quattro santi e le anime del Purgatorio. Prese il nome di Chiesa del Crocifisso quando il frate cappuccino di Sannicandro, padre Balsaniello, portò in paese una reliquia delia SS. Croce di Cristo, che fu inca­stonata in una croce d'argento e venerata nella seconda festa patronale del paese.

[modifica] Chiesa dello Spirito Santo

Situata nella zona storica, fu edificata, quasi contemporaneamente alla Chiesa Madre, sul posto dove un volta esisteva la prima Chiesa del paese, dedicata a San Nicandro.

[modifica] Chiesa della Madonna delle Grazie

È situata sulla Via di Altamura e fu fatta edificare nel 1750 dal conte Filip­po Arcamone, allora fittuario del Feudo di San Nicandro.

[modifica] Chiesa della Madonna di Torre

Sita a due chilometri dal paese, è l'unica testimonianza dell'antico villaggio "Sizzaro", distrutto dagli Ungari nel 1348; la Chiesa fu ricostruita da alcuni fedeli verso la fine del XVI secolo e restaurata nel 1853 e nel 1882. Sul prospetto dell'antica porta, sotto un arco a sesto acuto, si ammira un'ef­figie della Madonna, contornata da una antica epigrafe nella quale Romualdo, Arcivescovo di Bari, concede indulgenze a tutto il popolo devoto "col venire con la coscienza pura qui adesso e per sempre nel solennizzo della seconda festa di qualunque settima­na". Nella cappella di Santa Maria di Sizzaro vi sono due altarini, dedicati alla Madonna della Torre e al Padre Eterno. Come segno di devozione verso la "Madonna di Sizza­ro", la popolazione di San­nicandro, durante e dopo la Guerra, ha reso quasi sacra la strada che porta alla sua chiesa, realizzando e curando una serie di edicole in pietra della Via Crucis, affinché la Madonna proteggesse i soldati al fronte.
Tale devozione si tramanda ancora oggi, in particolar modo in occasione della Festività del Lunedì dell'Angelo, durante la quale i sannicandresi convengono presso la Chiesa, in un tripudio di folclore, al seguito del carro che trasporta in processione, la Sacra Immagine della Madonna.
Dopo la celebrazione della Santa Messa si organizzano allegri e festosi ban­chetti all'aperto e, al rientro della processione in paese, all'imbrunire, lungo le vie di Sannicandro, si snoda una grande fiaccolata, che si conclude con brevi e colorati fuochi d'artificio.

[modifica] Monumenti

[modifica] Il Monumento ai Caduti

Il monumento situato in piazza Unità d'Italia (una volta Parco della Rimembranza) è dedicato ai 127 militari sannicandresi caduti durante la 1ª guerra mondiale. Fu progettato dall'architetto Dioguardi e fu eretto su iniziativa del sacerdote prof. don Cosimo Losurdo nel 1929. Dall'alto del quale pende una pesante Campana detta Augustea, ottenuta dal bronzo dei cannoni austriaci. Ogni sera immancabilmente , dopo l'Ave Maria, con i suoi cinque rintocchi, invita la popolazione a un raccoglimento di preghiera e di riflessione.

[modifica] Altri monumenti e lapidi

La più antica lapide è quella fissata nel muro che chiude il grande portale esterno del castello. In essa è trascritta in latina una sentenza del re Filippo lll di Spagna, dell'anno 1602, contro il conte di Conversano Antonio Acquaviva, il quale pretendeva far da giudice nelle cause fra gli abitanti della Baronia. Approfittando sull'ignoranza del popolo minuto, scrisse sulla lapide "Per allestire il banchetto ai numerosi operai che lavorarono per la costruzione del castello, furono spesi 100 ducati (£ 425) di solo prezzemolo".
Una seconda lapide apposta sul frontale del vecchio municipio ricorda i tre sannicandresi Nicola Caputo, Giovanni Riccardi e Tommaso Del Re, caduti nell'imboscata di Dogali, nella colonia Eritrea il 26 gennaio 1887 durante la guerra coloniale.
Nel cimitero sorge il monumento ossario per gli ottantanove cittadini vittime del bombardamento aereo subito da Sannicandro la notte tra il 25 e 26 giugno 1943. Fu progettato dall'ingegnere Domenico Lobalsamo.

[modifica] Centro Storico

[modifica] Il Castello Normanno-Svevo

Per approfondire, vedi la voce Castello Normanno-Svevo di Sannicandro di Bari.

Il Castello di Sannicandro di Bari sorge nella zona medievale del paese, tra le caratteristiche case a scalinata esterna, ed è circondato dall'antico fossato svevo, colmato e trasformato in strada solo nel 1836. È composto di due parti distinte messe l'una nell'altra, costruite in epoche distanti tra loro, ad opera dei Bizantini e degli Svevi.

[modifica] Collegamenti esterni

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