Romano Romanelli
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Romano Romanelli nacque a Firenze nel 1882, e i morí nel 1969. Nominato Accademico d’Italia nel 1930
Figlio e nipote di scultori, a sua volta scultore. Il nonno Pasquale era stato collaboratore di Lorenzo Bartolini; il padre, Raffaello, a lungo attivo all’estero, era l’autore di opere come il Monumento a Garibaldi (1895) per Siena, di un ‘verismo’ vigorosamente impressionistico.
«Che Dante era Fiorentino se n'accorgevano, anche in fondo all'imbuto dell'inferno, al suon della voce. Che Romano Romanelli è Fiorentino, della Firenze vera e antica, lo vedi subito dalle fatezze spirituali delle sue sculture, se anche non ti s'è mai dato innanzi il suo viso arsiccio e ben nasuto che sembra ancora illuminato dal tramonto di Gavinana"»
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( Giovanni Papini, Romano Romanelli, in Gli Operai della Vigna Firenze, Vallecchi Editore 1929, pp357-370:357)
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«Alto, squadrato, atletico. Volto fiero, imperioso, abbronzato nei lunghi viaggi, sotto il sole di ogni clima. Mani atte a reggere il timone d'una nave, a impugnare il mazzuolo, all'occorenza il moschetto o la zappa. E stato, infatti, marinaio e soldato, è supremamente scultore e non gli dispiace d'essere piantatore d'olivi e vigne. Cammina con passo pesante, un po' traballante, come fosse ancora sopra a coperta. Ha qualche cosa altempo stesso, del gentiluomo rurale e dell'atticciato popolano. Talvolta un duro piglio lo infosca, un chiaro sorriso lo illumina, un riso aperto e cordiale ne svela la bontá nascosta sotto un apparenza di superbia.
Impossibile immaginarlo accasciato dalla vecchiaia. Si direbbe, anzi, che sia stato sempre e che debba restare sempre nel pieno vigore dell'etá; che morendo, non debba avere nè malattia nè agonia, ma piuttosto che sia destinato a franare di schianto, come una torre fulminata. |
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(Domenico Giuliotti, in Penne, Pennelli, Scalpelli Firenze, Vallecchi Editore, 1942 pp171-172))
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