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Pavel Aleksandrovič Florenskij - Wikipedia

Pavel Aleksandrovič Florenskij

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[modifica] La vita

Pavel Aleksandrovič Florenskij nasce nella località di Evlach, presso il governatorato di Elizavetpol’, nel distretto di Dževanšar, entro i confini dell'attuale Azerbajdžan: è il 9 gennaio del 1882. Florenskij è primogenito tra i fratelli e le sorelle Julija, Elizaveta, Aleksandr, Ol’ga, Raisa, Andrej. L’autunno successivo, al seguito della famiglia (e quindi del padre ingegnere Aleksandr Ivanovič, che lavora alla strada militare Batumi-Achalcych, tratta locale della ferrovia transcaucasica, e della madre Ol’ga Pavlovna Saparova, discendente di una colta famiglia armena) si trasferisce a Tiflis, dove porta a compimento la formazione primaria e gli studi ginnasiali. La famiglia Florenskij abiterà a lungo in Georgia, dalla quale il giovane Pavel si allontanerà solo al compimento dei 18 anni, per poi raggiungere l’Università di Mosca.

Nel 1892 si prepara all’inizio degli studi secondari nel ginnasio di Tiflis. Questi sono anche gli anni dei primi viaggi, dei primi contatti con l’Oriente sterminato e con le città occidentali. Nel 1899 ha diciassette anni. Sono i mesi della prima crisi spirituale del giovane studente. Ha letto La confessione di Lev Nikolaevič Tolstoj, e ne raccoglie la provocazione: il romanziere segnava quel lavoro con una seconda nascita, la sua conversione al cristianesimo. La rivista Niva portava avanti dal marzo di quell’anno la pubblicazione di Resurrezione, alla quale Tolstoj continuava a lavorare. Terminava pochi mesi prima lo scritto Cos’è l’arte?, intrapreso attraverso molteplici ripensamenti nella primavera del 1889. A Mosca, il giovane Florenskij segue inoltre i seminari di filosofia antica di S.N. Trubeckoj e L.M. Lopatin, recandosi alla facoltà di Storia e Filosofia. Il 1903 è l’anno segnato dalla morte di un maestro in matematica, ed è anche l’anno in cui Florenskij stringe una rilevante amicizia con il poeta Belyj: Andrej si laurea durante quei mesi, Pavel lo segue in quel risultato durante l’anno successivo, nel 1904, con una tesi sintomatica dei suoi interessi scientifici e delle sue sensibilità filosofiche: L’idea della discontinuità come elemento della visione del mondo. B.N. Bugaev veniva considerato come uno dei maggiori matematici russi di fine secolo, fondatore della Società Matematica, dell’aritmetologia come teoria delle funzioni discontinue: alla sua morte, sarà Pavel Florenskij a venire incaricato per la riorganizzazione della biblioteca.

Nel 1904 il filosofo russo matura la scelta di iscriversi alla Facoltà Teologica, nei pressi del monastero di San Sergio a Sergiev Posad, nell’attuale Zagorsk. Sono anni dedicati a studi di storia della filosofia, biblistica, teologia, mistica, logica simbolica, lingua ebraica. Tempi comunque segnati dalla passione per la matematica e la scienza in genere, come sarà sino alla fine, per una scienza integrata nelle fondamenta di un pensiero che ormai inizia a prendere corpo. Milita nella Fraternità Cristiana di Lotta con V.F. Ern, fondata nel 1905 e scomparsa due anni più tardi, episodio fugace nel mondo della cultura russa dei primi anni del secolo. Nel 1906 pronuncia in Accademia il sermone Il grido del sangue contro una condanna a morte: gli costerà già tre primi mesi di reclusione, poi commutati in grazia. Scrive poesie, alcuni articoli per il Bogoslovskij vestnik (Il Messaggero Teologico) e nel 1908, anno della morte del padre, consegue la licenza in Teologia. Il 23 settembre è invitato a ricoprire la cattedra di Storia della Filosofia. Il 25 agosto del 1910 sposa Anna Michaijlovna Giacintova, dalla quale nel 1911 avrà il primo figlio. Il 24 aprile del 1911 viene ordinato sacerdote della Chiesa Ortodossa. Il 5 aprile del 1912 consegna la sua tesi di dottorato per il conseguimento del titolo di Magister in Teologia, Sulla verità spirituale. Florenskij è oramai un affermato storico alla cattedra di docenza straordinaria. Dal 1912 svolge attività pastorale presso la chiesa dedicata a Maria Maddalena, a Sergiev Posad. Come testimoniano alcuni appunti sparsi, scritti il 10 settembre del 1916, la chiesa stessa nella quale svolgeva le sue funzioni era rivolta non verso Oriente, ma verso Occidente. Florenskij pare leggervi un segno del suo interesse per il paganesimo e per l’antichità, scoprendovi oltre al significato simbolico una incessante contemplazione della bellezza davanti al tramonto e alla Lavra. In quei mesi gli viene assegnata la direzione del Messaggero Teologico, col quale già collaborava: manterrà l'incarico fino al 1917. Nel frattempo lavora a La Colonna e il fondamento della verità, l’ultima variante al testo definitivo risulta apportata il 19 maggio del 1914: un volume più volte definito come vero capolavoro del pensiero cristiano contemporaneo. Tra il 1912 e il 1913 tiene un ciclo di lezioni e conferenze presso l’Accademia Teologica Moscovita: le sue parole sono tracciate attraverso l’alternarsi di intuizioni filosofiche, logiche, ontologiche, estetiche, mistiche. Ormai è emersa pienamente, in Florenskij, l’esigenza di un realismo e di un idealismo concreto, in contrasto con l’idealismo trascendentale, che arrivi a scrutare in ogni fenomeno il simbolo della realtà. Lo stile della sua produzione, impressionista e dalla tonalità talvolta rapsodica, è un dato caratteristico del suo pensiero nomade, del pensiero che travalica le culture, le lingue, le epoche, le società. Un pensiero dove quella stessa cultura appare come una decisiva germinazione del culto. Negli anni che precedono la Rivoluzione d’Ottobre (Rivoluzione russa), frequenta il circolo simbolista moscovita e la Società Filosofico-Religiosa della città. Interviene nel dibattito sulle avanguardie in riviste di teologia, filosofia, arte. Conosce personalmente N. Berdjaev, S.N. Bulgakov, E.N. Trubekoj. Tra il 1918 e il 1922 tiene alcuni cicli di conferenze all’Accademia libera di cultura spirituale fondata dallo stesso Berdjaev. Nel 1921 è scelto come professore del Vchutemas, alla cattedra di Analisi della spazialità nell’opera d’arte. Crea questa nuova disciplina utilizzando dati della matematica, della fisica, della psicologia e dell’estetica. Le lezioni di quegli anni di insegnamento e di studio, tra il 1921 e il 1924, caratterizzati in prima istanza anche dal lavoro al saggio sull’icona Le porte regali, andranno custodite nell’archivio di famiglia. Sulla base di quegli appunti nel 1925 elabora il trattato Analisi della spazialità e del tempo nelle opere d’arte figurativa. Le lezioni rinvenute e stampate si basano invece su due versioni: quella di una studentessa, Verefkina-Strogina, della quale sembra non si abbia notizia, e che Kirill Pavlovič, il secondo figlio, nato nel 1915 prima di Ol’ga, sia riuscito ad annotare semplicemente il suo nome sulla copia; quella dattiloscritta di Sofija Ogneva che, col marito Ivan F. Ognev, professore emerito all’Università di Mosca, aveva vissuto dal 1919 a Sergiev Posad. La coppia era legata da rapporti di amicizia con la famiglia Florenskij, la stessa Ogneva aiutò Pavel a preparare diversi lavori per la stampa. Il trattato del 1925 le era stato dettato paragrafo per paragrafo, per poi essere rivisto e corretto per mano dello stesso Florenskij. Dal 1921 lavora anche all’interno del laboratorio di ricerca della Glavelektro, l’Amministrazione Centrale per l’Elettrificazione della Russia. Pubblica alcuni studi sulla tecnica, brevetta alcune invenzioni, viene impiegato dalla Goelro, l’Istituto Elettrotecnico di Stato. Dal 1927 al 1933 dirige il progetto dell’Enciclopedia Tecnica: si reca più volte nel Caucaso per ricerche scientifiche e di mineralogia, nel 1925 e dopo l’arresto, nel 1931.

Il 26 febbraio del 1933 Pavel Aleksandrovič Florenskij viene condotto agli arresti, condannato a dieci anni di lager e più tardi trasferito in Siberia, presso le isole Solovki. Qui, al posto di un antico monastero, era stato eretto il primo gulag staliniano. Continua a portare avanti le ricerche di sempre, provato ma instancabile, come quelle sul gelo perpetuo o sull’estrazione dello iodio. Brevetta alcune scoperte scientifiche, come quella identificata nella produzione di un liquido anticongelante. Continua a scrivere, due o tre volte al mese secondo i permessi, lettere appassionate e struggenti ai familiari, alla moglie, alla madre e ai figli. Pavel Nikolàjevic Evdokìmov riteneva che Florenskij come il compositore russo A.N. Skrjabin (1871-1915), il quale predicava la sua sinfonia Mistero come ciò che avrebbe letteralmente cambiato attraverso la sua esecuzione la stessa faccia della terra, annunciando un cataclisma universale come portatore di una elevazione spirituale dell’umanità, si consacrasse alla ricerca di suoni capaci di uccidere e capaci ancora di risuscitare. Il filosofo del simbolo e dello sguardo, della discontinuità e del ritmo, viene inghiottito dal totalitarismo: le autorità comunicano la data ufficiale della sua morte, il 15 dicembre del 1943, poi rettificata alla stessa famiglia solo agli albori dei primi anni novanta. Passando per la caduta definitiva dell’Unione Sovietica, il fascicolo del KGB relativo al suo caso mostrò lo svolgimento della vicenda: Pavel Alksandrovič Florenskij venne fucilato l’8 dicembre del 1937, nei pressi di Leningrado, nello stesso anno in cui il fratello Aleksandr veniva arrestato, condannato a cinque anni di lavori forzati per andare a morire nell’ospedale del lager di Berelech l’anno successivo. Il rinvenimento nel cuore del bosco di Sandormoch, sessant’anni più tardi, di alcune fosse comuni di prigionieri siberiani delle Solovki, potrebbe nascondere e celare per sempre le stesse spoglie di Pavel Florenskij. Già emblematica è una delle leggende sorte intorno alla dinamica della sua scomparsa: avendo oltrepassato, immerso nei suoi pensieri, il limite invalicabile della recinzione del lager, sarebbe stato fucilato da una guardia all’istante.

[modifica] Opere (tradotte in italiano)

  • La Colonna e il fondamento della verità. Saggio di teodicea ortodossa in dodici lettere (1914), a cura di E. Zolla, trad. it. di P. Modesto, Rusconi, Milano 1974
  • Le porte regali. Saggio sull’icona (1921-1922), a cura di E. Zolla, Adelphi, Milano 1977
  • Il rito ortodosso come sintesi delle arti (1918), in La prospettiva rovesciata e altri scritti, trad. it. a cura di C. Muschio e N. Misler, Casa del libro, Roma 1983;
  • Segni celesti. Riflessioni sulla simbologia dei colori (1919), in La prospettiva rovesciata e altri scritti, trad. it. a cura di C. Muschio e N. Misler, Casa del libro, Roma 1983
  • La prospettiva rovesciata (1919), in La prospettiva rovesciata e altri scritti, trad. it. a cura di C. Muschio e N. Misler, Casa del libro, Roma 1983
  • Spiegazione della copertina (1922), in La prospettiva rovesciata e altri scritti, trad. it. a cura di C. Muschio e N. Misler, Casa del libro, Roma 1983
  • La descrizione simbolica (1918), in Attualità della parola. La lingua tra scienza e mito, trad. it. a cura di M. C. Pesenti ed E. Treu, Edizioni Angelo Guerini e Associati, Milano (1989), pp. 39-57;
  • Le antinomie del linguaggio (1918), in Attualità della parola. La lingua tra scienza e mito, trad. it. a cura di M. C. Pesenti ed E. Treu, Edizioni Angelo Guerini e Associati, Milano 1989, pp. 59-117
  • Il termine (1917-1922), in Attualità della parola. La lingua tra scienza e mito, trad. it. a cura di M. C. Pesenti ed E. Treu, Edizioni Angelo Guerini e Associati, Milano 1989, pp. 119-153
  • Il sale della terra. Vita dello starec Isidoro, trad. it. di E. Treu, Edizioni Qiqajon della Comunità di Bose, Magnano (Vc) 1992
  • L’analisi della spazialità e del tempo nelle opere d’arte figurativa (1925), in Lo spazio e il tempo nell’arte, a cura di N. Misler, Adelphi, Milano 1995
  • Lezioni al Vchutemas (1923-1924), in Lo spazio e il tempo nell’arte, a cura di N. Misler, Adelphi, Milano 1995
  • Empiria ed empirismo (1904-1906), in Il cuore cherubico. Scritti teologici e mistici, a cura di N. Valentini e L. Žák, trad. it. di R. Zugan, Piemme, Casale Monferrato 1999
  • Dogmatismo e dogmatica (1905), in Il cuore cherubico. Scritti teologici e mistici, a cura di N. Valentini e L. Žák, trad. it. di R. Zugan, Piemme, Casale Monferrato 1999
  • L’autore della vita (1905), in Il cuore cherubico. Scritti teologici e mistici, a cura di N. Valentini e L. Žák, trad. it. di R. Zugan, Piemme, Casale Monferrato 1999
  • Il pianto della Madre di Dio (1907), in Il cuore cherubico. Scritti teologici e mistici, a cura di N. Valentini e L. Žák, trad. it. di R. Zugan, Piemme, Casale Monferrato 1999
  • Sulla collina Makovec (1913), in Il cuore cherubico. Scritti teologici e mistici, a cura di N. Valentini e L. Žák, trad. it. di R. Zugan, Piemme, Casale Monferrato 1999
  • Il timore di Dio (1918), in Il cuore cherubico. Scritti teologici e mistici, a cura di N. Valentini e L. Žák, trad. it. di R. Zugan, Piemme, Casale Monferrato 1999
  • La gioia eterna (1907), in Il cuore cherubico. Scritti teologici e mistici, a cura di N. Valentini e L. Žák, trad. it. di R. Zugan, Piemme, Casale Monferrato 1999
  • Il significato dell’idealismo (1914), a cura di N. Valentini, Rusconi, Milano 1999
  • "Non dimenticatemi". Dal gulag staliniano le lettere alla moglie e ai figli del grande matematico, filosofo e sacerdote russo (1933-1937), a cura di N. Valentini e L. Žák, trad. it di G. Guaita e L. Charitonov, Mondadori, Milano 2000
  • La venerazione del nome come presupposto filosofico (1920-1922), in Il valore magico della parola, a cura di G. Lingua, Medusa, Milano 2001
  • Il valore magico della parola (1920-1922), in Il valore magico della parola, a cura di G. Lingua, Medusa, Milano 2001
  • Sul nome di Dio (1920-1922), in Il valore magico della parola, a cura di G. Lingua, Medusa, Milano 2001
  • Bilanci (1920-1922), in Il valore magico della parola, a cura di G. Lingua, Medusa, Milano 2001
  • Ai miei figli. Memorie di giorni passati (1916-1925), a cura di N Valentini e L. Žák, trad. it. di C. Zonghetti, Mondadori, Milano 2003
  • Pavel (1923-1926), in Ai miei figli. Memorie di giorni passati, a cura di N Valentini e L. Žák, trad. it. di C. Zonghetti, Mondadori, Milano 2003, pp. 313-333
  • Sul realismo (1922), in ‹‹Humanitas››, LXIII, 4(2003), pp. 733-736
  • Ragione e Dialettica (1912-1914), in Valentini, Pavel A. Florenskij, Morcelliana, Brescia 2004
  • Amleto (1905), a cura di A. S. Trubačev, ed. it. a cura di A. Dell’Asta, trad. it. di S. Zilio, Bompiani, Milano 2004
  • (con Andrej Belyj) L’arte, il simbolo e Dio. Lettere sullo spirito russo (1904-1914), trad. it. a cura di G. Giuliano, Medusa, Milano 2004

[modifica] Bibliografia critica (in lingua italiana)

  • A. Anedda, L’icona e lo sguardo. Dalla bellezza alla compassione, in ‹‹Humanitas››, 4(2003), pp. 648-650
  • M. Cacciari, Icone della Legge, Adelphi, Milano 1985, pp. 173-211
  • M. Cacciari, L’Angelo necessario, Adelphi, Milano 1986, pp. 91-130
  • D. Ferrari-Bravo, La parola e l’icona. Dalla verità della conoscenza alla verità della visione e ritorno in Pavel Florenskij, in in ‹‹Humanitas››, 4(2003)
  • O.I. Genisaretskij, Appendice a Florenskij, Lo spazio e il tempo nell’arte, a cura di N. Misler, Adelphi, Milano 1995
  • G. Giuliano, Tra Comunione dei simboli e Apocalisse, in Florenskij, Belyj, L’arte, il simbolo e Dio. Lettere sullo spirito russo, trad. it. a cura di G. Giuliano, Medusa, Milano 2004
  • F.J. López–Sáez, Verso la filosofia del culto. L’itinerario teologico-spirituale di padre P. Florenskij dalla ‹‹teodicea›› all’‹‹antropodicea››, in ‹‹Humanitas››, 4(2003), pp. 715-732
  • S. Tagliagambe, Come leggere Florenskij, Bompiani, Milano 2006
  • N. Valentini, Pavel A. Florenskij, ‹‹Collana Novecento Teologico›› diretta da G. Canobbio, Morcelliana, Brescia 2004
  • N. Valentini, Sull'orlo del visibile pensare. Pavel A. Florenskij e la mistica russa, in P. Florenskij, La mistica e l'anima russa, San Paolo, Cinisello Balsamo 2006, pp. 5-54
  • M.G. Valenziano, Florenskij la luce della verità, Ed. Studium, Roma 1986;
  • L. Žák, Il simbolo come via teologica. Spunti di riflessione sul simbolismo di P.A. Florenskij, in ‹‹Humanitas››, 4(2003), pp. 598-614
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