Parasaurolophus
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Parasaurolophus | |||||||||||||||||||||
Classificazione scientifica | |||||||||||||||||||||
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Specie | |||||||||||||||||||||
Parasaurolophus walkeri Parks Parasaurolophus tubicen Wiman Parasaurolophus cyrtocristatus Ostrom |
Gli arti anteriori del Parasauroluphus erano sufficientemente robusti per sostenere il peso dell’animale, che procedeva da quadrupede, e altrettanto forti da servirgli durante il nuoto o il guado delle acque. Quando si cibava a terra, il parasaurolofo si sosteneva su tutte e quattro le zampe. Per individuare in tempo il pericolo, si affidava ai sensi, che aveva molto acuti. Se era minacciato, correva sulle zampe posteriori con la coda distesa, per bilanciare la parte anteriore del corpo. Quando si cibava delle foglie degli alberi si sollevava sui poderosi arti posteriori.
Nome: Parasaurolophus vuol dire: simile a Saurolophus (rettile con la cresta)
Misure: lungo 10 m
Alimentazione: piante, frutta e foglie
Epoca e ambiente: 80-66 milioni di anni fa, nel Cretaceo superiore, in Alberta (Canada) e negli USA
Indice |
[modifica] Un rumina-piante
Nel cranio aveva file di denti sovrapposti in grado di macinare ramoscelli e frutta, riducendoli a una polpa vegetale. Poiché i denti inferiori si saldavano con quelli superiori, i muscoli delle guance schiacciavano i denti gli uni sugli altri, in uno speciale meccanismo di masticazione. La coda del parasaurolofo era capace di movimento laterale, e agiva come una natatoia. Era uno dei più validi sistemi di difesa per l’animale, che non ne possedeva molti. Il Parasaurolophus era infatti in grado di nuotare nell’acqua fonda, mettendosi così in salvo dagli avversari.
[modifica] Una cresta tubolare
Come molti altri adrosauri, il parasaurolofo possedeva una testa particolarissima: sul cranio dei maschi si ergeva una cresta tubolare che raggiungeva 1,8 m di lunghezza, cioè quanto la statura di un uomo superiore alla media. Gli studiosi hanno elaborato diverse congetture sull’uso di questo enorme e curiosissimo tubo.
[modifica] Forti richiami
Alcuni esperti pensano che la cresta venisse utilizzata come un mezzo per respirare durante il nuoto, cioè una specie di boccaglio, però non vi presenta dei buchi. Qualcun altro ha pensato che serviva per migliorare l’olfatto, una specie di serbatoio d’aria. Altri ancora hanno pensato che fosse una struttura per aprirsi un varco tra l’intrico vegetale delle fronde e delle foglie. Ma c’è una spiegazione più semplice, cioè che potrebbe trattarsi di una caratteristica tipica della specie, così come lo sono le corna per le antilopi, e allora anche una specie di riconoscimento sessuale ma anche per riconoscere gli esemplari giovani ed adulti, i fossili del cranio, infatti, mostrano che i maschi adulti avevano una cresta più grande dalle femmine e degli esemplari più giovani del branco. Ma c’è un’altra teoria secondo la quale questa struttura venisse utilizzata per emettere dei suoni, delle grida, dei vocalizzi o dei richiami; infatti al suo interno si presenta come una specie di tubo incurvato, il quale è stato possibile, grazie a delle ricostruzioni, riprodurre il suo suono in base alla sua anatomia. Ed è possibile che anche altre specie fossero capaci di produrre dei suoni analoghi.
[modifica] Un super snorkel
Un tempo si pensava che la cresta aiutasse il parasaurolofo a respirare sott’acqua, mentre il dinosauro si cibava delle piante sommerse, agendo come una specie di snorkel (la presa d’aria dei sommergibili). La sommità del tubo, i tal caso, sarebbe spuntata dall’acqua, mentre la testa del dinosauro restava sommersa. Per rendere possibile ciò, la cima della cresta avrebbe dovuto contenere una presa d’aria, che era assente. Si è quindi dovuto convenire che il Parasaurolophus non are un sommergibile preistorico. Proprio come ci serviamo del megafono, il parasaurolofo, per farsi sentire, utilizzava la cresta. Il dinosauro faceva vibrare l’aria nel tubo, producendo un richiamo sonoro, che veniva identificato e riconosciuto dagli altri dinosauri anche a distanza. Tali suoni aiutavano i Parasaurolophus non solo a localizzarsi e a ritrovarsi, ma anche ad inviarsi per tempo segnali di pericolo.