Mitridate, re di Ponto
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Mitridate, re di Ponto (KV 87) | |
Lingua originale: | italiano |
Genere: | Opera seria |
Musica: | Wolfgang Amadeus Mozart |
Libretto: | Vittorio Amedeo Cigna-Santi (Libretto online) |
Fonti letterarie: | Commedia di Jean-Baptiste Racine |
Atti: | tre |
Prima rappresentazione: | 26 dicembre 1770 |
Teatro: | Regio Ducal Teatro, Milano |
Personaggi:
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Mitridate, re di Ponto è un'opera seria in tre atti di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Vittorio Amedeo Cigna-Santi, basato sulla tragedia di Jean-Baptiste Racine nella traduzione di Giuseppe Parini.
Il testo era già stato musicato in precedenza da Quirino Gasparini.
L'opera venne eseguita per la prima volta al Teatro Regio Ducale di Milano il 26 dicembre 1770, suscitando entusiasmo nel pubblico, nel Parini e negli stessi cantanti (il sopranista Pietro Benedetti affermò che, se al pubblico non fosse piaciuto il duetto finale del secondo atto, si sarebbe fatto castrare una seconda volta).
Solo sei anni più tardi il teatro sarebbe bruciato per essere poi riedificato in quello che è l'attuale Teatro alla Scala.
Il Mitridate fu il primo impegno probante di Mozart con l'opera seria. In esso viene rielaborata l'omonima tragedia di Racine secondo i canoni del melodramma metastasiano.
La trama si svolge sul conflitto tra Mitridate, re del Ponto, ed i suoi figli, che gli contendono l'amata Aspasia.
In quest'opera, Mozart scolpisce con cura e profondità la personalità dei personaggi e per far questo ricorre spesso ai recitativi accompagnati e alle varietà di arie, ora incalzanti e convulse ora serene ed estatiche.
[modifica] Sinopsi
Mitridate, tiranno ormai stanco e anziano, che ha sacrificato gli obblighi familiari a quelli di stato, è in guerra con Roma. Per ragioni politiche ha combinato il matrimonio tra i il figlio Farnace e la figlia del re dei Parti, Ismene; tuttavia Farnace è ambizioso e cerca di mettersi in competizione con il padre, anche nell'amore della bella Aspasia. Quest'ultima preferisce il figlio minore, Sifare, ed è da questo ricambiata.
Nel secondo atto Farnace confessa tutto al padre (Son reo, l'error confesso) e viene imprigionato (Già di pietà mi spoglio). Aspasia e Sifare dichiarano il loro amore (Se viver non degg'io).
Nel terzo atto Mitridate è in preda all'ira e Ismene intercede per evitare che Aspasia e Sifare vengano uccisi. Nel contempo i romani, guidati da Marzio, sbarcano a Ninfea e liberano Farnace, promettendogli il trono del padre se li aiuterà (Se di regnar sei vago).
Farnace diventa cosciente dei suoi doveri nei confronti del padre; Mitridate è ferito mortalmente e perdona i suoi figli.
Nel quintetto finale Sifare, Aspasia, Farnace, Ismene e Arbate, Non si ceda al Campidoglio, dichiarano la loro intenzione di vendicarsi dei romani e combattere quelli che pretendono di togliere la libertà al mondo intero.