Maestri Campionesi
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E' indubbio che l'Italia ha avuto nel Medio Evo artisti di grande valore e sono i monumenti a testimoniarlo. Incerta è invece la condizione in cui questi artisti operavano, secondo alcuni erano rimaste in vita anche nel periodo barbarico le corporazioni romane da cui deriverebbero le corporazioni medioevali. Altri invece ritengono che non vi sia stata questa continuità e i Longobardi avrebbero distrutto ogni forma di corpora artium per sostituirvi il sistema curtense per cui ogni corte, ogni collettività doveva procurarsi ogni mezzo di sussistenza senza ricorrere a risorse esterne e da qui deriverebbero i ministeria legati al territorio. L'unica eccezione è rappresentata dagli operai addetti alla lavorazione dei metalli o alla costruzione di edifici. Per questa eccezione si hanno corporazioni di costruttori e scultori che operano spesso fuori dal territorio di origine e un esempio è dato dai Maestri Campionesi appunto costruttori e scultori. Va precisato che in quei tempi non si faceva grande differenza fra il mestiere di muratore e di sculture, che poteva però anche essere l'architetto progettista o direttore dei lavori, un esempio classico è quello del Duomo di Modena in cui Wiligelmo è scultore ma contemporaneamente opera alla costruzione della facciata e a parte dell'edificio sempre nell'ambito del progetto dell'architetto Lanfranco. La distinzione fra scultore e architetto compare solo agli inizi del XVI secolo. Lo scultore, quando non era anche costruttore, non interveniva solo quando si era finito di murare, ma operava al fianco del costruttore.
In questo ambito va inquadrata l'attività dei Maestri Campionesi, cioè provenienti da Campione d'Italia, enclave italiana in Svizzera sul lago di Lugano, o da altre località dei laghi lombardi.
I Campionesi, costruttori e scultori, spesso riuniti in corporazioni, sono attivi in Lombardia, Emilia, Veneto e nel Trentino dal XII al XIV secolo. A volte sono legati fra loro da vincoli di parentela ma non è detto che fossero sempre tutti della stessa famiglia, l'unica condizione è la provenienza dalla stessa zona. Non si può nemmeno parlare per loro di una vera e propria scuola campionese, come si parla di scuola modenese o di Wiligelmo e di scuola dell'Antelami per il ruolo che assumono i loro contemporanei grandi capiscuola Wiligelmo e Antelami nei confronti dei loro allievi e seguaci. Non risulta che esistano capiscuola campionesi, ogni maestro ha caratteristiche proprie, anche se si può affermare che in un certo senso rappresentano la transizione dal romanico al gotico. Per quanto riguarda la loro architettura si parla di tardo romanico per l'alleggerimento delle masse e dei volumi rispetto al romanico pieno, senza però l'accentuazione dinamica delle nervature del gotico. Per la scultura c'è chi preferisce definire il gusto dei campionesi in generale più romanico fiorito che non gotico; è evidente però in tutti una certa dipendenza stilistica con le sculture provenzali contemporanee. L'attività dei Campionesi si conclude con gli ultimi maestri che operano alla fine del XIV secolo i quali mostrano però elementi stilistici gotici.
Solo di alcuni maestri conosciamo i nomi, in generale le loro opere sono anonime per cui s'individuano gli artisti col nome di maestro seguito dall'indicazione del tema della sua opera, come l'eccellente scultore autore dei rilievi delle tavole del parapetto del pontile del Duomo di Modena rappresentanti scene della passione di Cristo è indicato come Maestro della Passione. Da documenti del tempo e contratti di lavoro conservati negli archivi è possibile conoscere i nomi di alcuni Maestri. A Modena dove i Campionesi operarono per lungo tempo alla fabbrica del Duomo si possono individuare alcuni nomi: Anselmo, citato in un documento del 1209, è indicato come autore del rosone e della Porta Regia, Enrico (o Arrigo)è certamente autore del pulpito al centro della navata principale ed ha anche partecipato all'erezione della torre Ghirlandina. Per molti altri lavori si parla genericamente di maestri campionesi.
Bonino da Campione, già attivo nel 1337 è citato in un documento perché chiamato a deliberare per il Duomo di Milano, è autore del sarcofago trecentesco posto al disotto della scala del Torrazzo di Cremona. Ma la sua maggiore opera è quella relativa alle arche degli Scaligeri a Verona, in particolare sua è la fastosa arca di Cansignorio della Scala come pure sua è la bellissima artistica cancellata in ferro con la "scala" araldica, che recinge le arche, tutte opera di Campionesi. Un altro maestro campionese è Adamo di Arogno fondatore del Duomo di Trento; a Matteo da Campione si deve la facciata marmorea a bande bianche e verdi del Duomo di Monza del 1396. Le più antiche opere scultoree del Duomo di Milano sono i portali trecenteschi delle sacristie,in particolare quello a sinistra del presbiterio è opera di Giacomo da Campione (1389).
Zenone da Campioneopera a Spilimbergo e suo è il portale del fianco sinistro del Duomo. Di Giovanni da Campione sonoi protiri e un portale della chiesa di Santa Maria Maggiore a Bergamo datati dal 1353 al 1367. Ugo da Campione è autore del sarcofago del cardinale Longhi (1319-1320).
Molte altre opere nelle chiese del nord d'Italia sono attribuite a maestri campionesi, che contribuirono largamente alla diffusione dello stile romanico in architettura e scultura, ma sono rimasti ignoti i nomi dei singoli artisti. Come esempio si può citare la Chiesa di S. Pietro in Ciel d'Oro di Pavia contenente la grandiosa Arca di S. Agostino ornata da circa 1500 fra statue e bassorilievi.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- C. Ricci, Manuale di storia dell'arte, Bergamo 1957
- A. Venturi, Storia dell'arte italiana, Milano 1936
- P. Toesca, Storia dell'arte italiana, Torino 1951
- E. Lavagnino, Storia dell'arte medioevale italiana, Torino 1936
- Eva Tea, Medio Evo, Torino 1957
- R. Salvini, Il Duomo di Modena, Modena 1972
- C. Frugoni, Il Duomo di Modena, Modena 1992
- Guida illustrata Il Duomo di Modena, Modena 2003
- TCI, L'arte nel Medio Evo vol I e II, Milano 1964 e 1965