Karl Silberbauer
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Karl Josef Silberbauer (Vienna, 21 giugno 1911 – 1972) era il sergente maggiore (SS - Oberscharfuehrer) nei Servizi di sicurezza nazisti (Nazi Sicherheitsdienst) in Olanda che arrestò la quattordicenne Anna Frank e la sua famiglia nel loro nascondiglio ad Amsterdam nel 1944.
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[modifica] La vita
Nato e cresciuto a Vienna, era il secondo di tre figli. Dopo aver studiato da perito meccanico ed elettrico, trovò lavoro per circa un anno in una banca.
Nel 1931 si arruolò come volontario nell’esercito austriaco e nel 1935, dopo l'annessione dell'Austria al Terzo Reich seguì le orme del padre ed entrò nelle forze di polizia militare, le Feldjäger.
Nel 1939 entrò nella Gestapo (Geheime Staatspolizei-Polizia Segreta di Stato).
Nel 1943 si sposò con Barbara Stifter e il 28 maggio si iscrisse alle SS ed iniziò come SS-Oberscharführer a Vienna.
Nel novembre dello stesso anno si trasferì ai Servizi di Sicurezza olandesi a L’Aia, precisamente all’ufficio denominato IVB4, che aveva il compito di affrontare e risolvere la cosiddetta questione ebraica.
[modifica] L'arresto
Il 4 agosto 1944 gli fu dato ordine da un superiore di investigare su una soffiata ricevuta in merito a degli ebrei nascosti ad Amsterdam.
Prese con se qualche ufficiale e arrivarono in Prinsengracht 263, edificio con alcuni uffici, tra i quali quelli di Otto Frank, un imprenditore tedesco trasferitosi nel 1933.
Interrogarono Victor Krugel e Johannes Kleiman per arrivare al nascondiglio. Miep Gies, viennese e moglie del proprietario dell'edificio, fu anche interrogata, ma gli permisero di rimanere nello stabile dopo che Kugler e il socio, insieme a Otto Frank, Edith Frank-Holländer, Margot Frank, Anna Frank, Hermann van Pels, Auguste van Pels, Peter van Pels e Fritz Pfeffer furono arrestati e portati alla sede della Gestapo.
Inviati ai campi di concentramento, solo Otto Frank, Victor Kugler e Johannes Kleimann sopravvivero.
[modifica] Nel dopoguerra
Silberbauer ritornò a Vienna nella primavera del 1945 e il 13 luglio 1946 la corte austriaca lo accusò di abusi su prigionieri comunisti nell’anno 1938; fu rilasciato il 18 febbraio 1947. Fu riassunto dalla polizia viennese nella sezione investigativa nel 1954, due anni dopo la pubblicazione inglese del “Diario di Anna Frank”. Iniziarono nel 1958 le ricerche del “nazi-cacciatore” Simon Wiesenthal sull'uomo che aveva arrestato Anna Frank, quando fu sfidato di provarne l’esistenza. Nel 1948 nelle investigazioni iniziali sul tradimento che portarono all'arresto di Anna e delle persone che con lei vivevano, due agenti dei servizi segreti tedeschi presenti all’interrogatorio di Johannes Kleiman, Victor Kugler e Miep Gies, fecero il nome di Silbebauer.
[modifica] Il ritrovamento e la fine
Wiesenthal chiese aiuto al padre di Anna, Otto Frank, che si rifiutò con la motivazione che non poteva dare la colpa dell’accaduto all’ufficiale. Wiesenthal dissentì e nell’ottobre 1963, dopo due anni in cui aveva trovato altri quattoridici austriaci con lo stesso nome, trovò Silberbauer a Vienna.
Silberbauer era stato sospeso dalla polizia durante alcune nuove indagini su attività naziste non dichiarate durante la guerra e quando i mass media tedeschi scoprirono dove, piombarono a casa sua e egli ammise che fu lui ad arrestare Anne Frank.
La storia fu comunicata al mondo dai media l'11 novembre 1963 e l’investigazione sull’identità dei traditori fu riaperta.
Le autorità viennesi e la polizia di Amsterdam non rilevarono particolari crimini per perseguire Silberbauer e le indagini furono archiviate viste anche le cruciali dichiarazioni di Otto Frank (sul fatto che Silberbauer avesse eseguito un ordine, si fosse comportato correttamente e senza crudeltà durante l’arresto).
Tornò al lavoro nelle forze di polizia a Vienna nell’archivio criminale.
Non ebbe figli e morì nel 1972 a Vienna.
I ricordi di Silberbauer sull’arresto erano particolarmente nitidi, soprattutto riguardo Otto e Anna Frank.
Quando chiese a Otto Frank da quanto tempo vivessero nascosti, Frank rispose “Due anni e un mese”. Silberbauer rimase incredulo, finchè Otto in piedi davanti a Anna, fece un segno sul muro per misurarne l’altezza, facendogli notare proprio con quest’ultimo segno quanto fosse cresciuta con regolarità.
Silberbauer non disse mai ai suoi superiori chi gli fece la soffiata, se non che era una fonte sicura e non fu possibile avere altre informazioni in merito.
L’ufficiale superiore, che aveva originariamente preso la telefonata, si suicidò dopo la guerra.
[modifica] Bibliografia
- "Si chiamava Anna Frank", Miep Gies, Mondadori
- "Il diario di Anna Frank", Anna Frank, Einaudi
- "Gli assassini sono tra noi", Simon WIESENTHAL, Garzanti
- "Giustizia non vendetta", Simon Wiesenthal, Mondadori
[modifica] collegamenti esterni
- sito ufficiale della Fondazione di Anna Frank
- (en) Sito ufficiale di Miep Gies
- (en) sito ufficiale di Simon Wiesenthal
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