Granatiere
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Il granatiere è stato una figura di militare specializzato di fanteria degli eserciti della fine del seicento e degli inizi del settecento il cui ruolo era di condurre l'assalto nelle operazioni di assedio. Veniva selezionato fra i soggetti più alti e robusti perché doveva lanciare la propria arma caratteristica, la granata, antesignana della bomba a mano il più lontano possibile.
I primi riferimenti a soldati specializzati nel lanciare granate provengono dall'Austria e dalla Spagna. Compaiono riferimenti anche in Inghilterra all'epoca della guerra civile inglese. Comunque fu re Luigi XV di Francia a rendere ufficiale la figura del soldato granatiere durante la sua riforma dell'esercito alla fine del diciassettesimo secolo. Secondo Rene Chartrand, il tenente colonnello Jean Martinet introdusse l'idea di avere soldati specializzati nel lancio di granate nel Régiment du Roi nel 1667.
In Piemonte, furono creati soldati chiamati ufficialmente granatieri e se ne ebbero inizialmente quattro per ogni compagnia di fanteria. Successivamente furono riuniti in reparto a sé, che fu anche detto compagnia granatieri. Così nel 1685, in Piemonte, vennero formati in una compagnia per reggimento, comandata da un capitano; soltanto nel reggimento Guardie essi rimasero divisi fra le compagnie, riunendosi occasionalmente. Tale ordinamento divenne stabile nel 1713. Oltre il normale armamento della fanteria, avevano anche una scure ed una gibassiera per mettervi le granate. Le compagnie granatieri sostituirono i drappelli di enfants perdus sino allora impiegati e formati da soldati arditi i quali avevano cominciato ad adoperare anch’essi granate a mano negli assalti. I granatieri rimasero ordinati per compagnia sino al 1816, e quando il reggimento Guardie prese il nome di Granatieri ogni battaglione di fanteria continuò ad avere la compagnia guardie, le quali furono soppresse nel 1849. Nel 1859 furono costituiti i reggimenti Guardie di Lombardia; nel 1861 i Granatieri di Napoli; nel 1862 Granatieri di Toscana: essi furono sciolti nel 1871 passando rispettivamente a costituire le brigate: Lombardia, Napoli e Toscana.
Le prime granate erano piccole sfere riempite con polvere nera con l'innesco formato da una miccia a lenta combustione. Il granadiere doveva essere alto e forte per poter scagliare il pesante oggetto abbastanza lontano da non ferire sé stesso o i suoi camerati ed abbastanza disciplinato da stare nelle prime linee, accendere la miccia, attendere e lanciarla al momento appropriato in modo da minimizzare la possibilità che il nemico potesse rilanciarla indietro. Con il passare del tempo i reggimenti di granatieri vennero ad essere considerati d'elite.
Col tempo, per sottolineare l'imponenza di questi soldati, spesso adibiti a primo reparto delle guardie del corpo dei sovrani, l'uniforme fu arricchita di alti colbacchi o mitrie. Il simbolo distintivo della granata fiammeggiante, da quel momento fu utilizzato in molti eserciti come emblema o parte di esso dei vari reggimenti costituenti l'esercito, soprattutto quelli di più antica tradizione ed istituzione.
L'uso della granata declinò significativamente nel diciottesimo secolo, un fatto da attribuire alla maggiore efficacia delle tattiche di combattimento di linea delle fanterie ed allo sviluppo tecnologico delle armi da fuoco; comunque il bisogno per delle truppe d'assalto d'elite rimase ed i granatieri esistenti vennero usati per tale scopo. Il termine granatiere venne mantenuto o adottato da diverse unità di fanteria d'elite, come la Guardia Imperiale di Napoleone, i Granatieri di Potsdam, il reggimento delle Guardie di Leib della Russia Imperiale, il 101° Granatieri del Regno Unito.
Attualmente i reparti di granatieri mantengono questa denominazione solo per motivi di tradizione e sono di fatto indistinguibili da altre unità di fanteria, specialmente considerando che la bomba a mano, il lanciarazzi ed altri tipi di armi esplosive sono diventate equipaggiamento standard della fanteria.
[modifica] Voci correlate
- Granatieri di Sardegna
- Arte militare
- reparti militari
[modifica] Bibliografia
- Alberto Rossi. Storia dei Granatieri di Sardegna dalle origini (18 aprile 1659) a Vittorio Veneto (4 novembre 1918). Roma, Museo Storico dei Granatieri di Sardegna, 1942, 9-13;
- Quinto Cenni. I Granatieri, numero unico illustrato. Milano, Vallardi, 1887.