Gneo Domizio Corbulone
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Gneo Domizio Corbulone (m. Cencree, Corinto, 67) fu un generale romano.
Imparentato con Caligola in quanto fratellastro dell'ultima moglie dell'imperatore, Milonia Cesonia, prima da Tiberio e poi da Caligola venne incaricato di sovrintendere il miglioramento delle strade principali in Italia, che la spensieratezza dei magistrati incaricati prima aveva fatto andare quasi in disfacimento. In questa opera commise atti di crudeltà e fu accusato di estorsione e sotto l'imperatore Claudio dovette dare conto di questi atteggiamenti risarcendo coloro che aveva trattato male.
Fu legato nella Germania Inferiore nel 47, dove si distinse combattendo contro i frisi e i cauci comandati da Gennasco, riuscì a mantenere una disciplina eccellente fra le sue truppe acquistando notevole popolarità fra i soldati, ma Claudio gli impedì di proseguire oltre nella conquista, mandandolo verso le sponde del Reno Qui, per non demoralizzare le sue truppe per l'inattività, fece loro costruire due canali all'epoca importanti, uno dei quali fra la Mosa e il Reno.
In seguito Nerone lo pose a capo delle operazioni contro i Parti; riorganizzato l'esercito, dopo aver sconfitto Vologese, Corbulone conquistò Artaxata nel 58 e Tigranocerta nel 59 e pose Tigrane V sul trono di Armenia nel 60. Nel 63 restaurò il prestigio di Roma, concludendo con Tiridate (sostituitosi a Tigrane V) un accordo che riconosceva il protettorato romano.
Essendo divenuto uno dei più grandi generali del tempo, si era attirato l'odio dello stesso Nerone, perché il suo potere e la sua influenza sull'esercito era grande e, se si fosse messo alla testa di un'insurrezione, facilmente sarebbe diventato imperatore. Sembra però che lui non avesse mai nutrito un tale pensiero nei riguardi di Nerone, e tale fedeltà fu proprio Nerone a ricompensarla con la morte, accusandolo di aver aderito alla congiura antineroniana del genero Armio Vinciano; lo richiamò in Grecia e diede ordini per la sua esecuzione.
Saputo del fato che lo attendeva, Corbulone si immerse la spada nel petto esclamando : "Me lo sono meritato!"