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Francesco Mastriani

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Francesco Mastriani (Napoli, 23 novembre 1819 - Napoli, 7 gennaio 1891) fu uno scrittore italiano, autore di romanzi d'appendice di grande successo. Fu inoltre drammaturgo e giornalista.

Mostrò fin dagli esordi letterari grande attenzione nei confronti delle classi subalterne napoletane. Benché la sua narrativa, pittoresca e consolatoria (ma non corriva), non abbia quasi spessore politico (per lui si è parlato di un generico socialismo cristiano e di «basso romanticismo»), diede un grande contributo alla nascita del meridionalismo e gettò le basi per la nascita del verismo.

Indice

[modifica] Formazione e cultura

Nacque da agiata famiglia borghese. La sua formazione letteraria consistette, oltre che nel regolare corso di studi, nelle più disparate e voraci letture. Giunse a frequentare la facoltà di medicina per qualche anno, ma abbandonò gli studi per dedicarsi ad un'intensa collaborazione con vari giornali, già alla fine degli anni '30.

Luigi Russo (ne I narratori) ricorda la sua frenetica attività, attestando che provvedeva personalmente a procurarsi la ricca e disordinata documentazione necessaria ai suoi romanzi (in questo differenziandosi dagli omologhi scrittori "industriali" d'oltralpe, che ricorrevano a nègres). Matilde Serao, nel suo articolo commemorativo per la scomparsa del Mastriani (1891) fa ammirato riferimento alla sua totale indipendenza dai circoli accademici ed artistici, e all'energia con cui diede vita al proprio smisurato mondo letterario.

Nonostante l'ampio smercio della sua copiosa produzione (il figlio e biografo Filippo Mastriani ha censito 900 titoli, di cui 107 romanzi) la scrittura non gli garantì mai l'indipendenza economica, costringendolo a sostentarsi con un impiego fisso alla dogana. Nelle ore libere arrotondava il magro stipendio facendo anche da guida turistica per gli stranieri di passaggio, un mezzo per perfezionare e apprendere il francese, l'inglese, il tedesco e lo spagnolo; oltre a potersi tenere direttamente aggiornato sulla più recente produzione europea, si creò un'ulteriore fonte di reddito dando lezioni private di lingue straniere (oltre che d'italiano).

[modifica] Esordi

Cominciò nel 1837 a scrivere pezzi di costume per "Il Sibilo", giornale napoletano "di mode e di teatri" (che cessò la pubblicazione nel 1846). Dopo un profluvio di prose e articoli di costume, nel 1838 stampò su quelle pagine la sua prima opera narrativa, la novella Il diavoletto. Parte della sua prima produzione giornalistica, in particolare quella relativa ai primissimi anni di collaborazione (1837-'39), sarà da lui stesso antologizzata nei due volumi di Novelle Scene Racconti (1869-'70): si tratta di una letteratura ancora sostanzialmente ancorata ai modi di un romanticismo manierato, aperto al bizzarro e al pittoresco. Per quanto riguarda la narrativa, ancora legato ai moduli tardoromantici è il suo primo romanzo, Sotto altro cielo (1847), di genere gotico. Dello stesso 1847 è Lazzaro. Racconto.

Molto forte, parallelamente, fu l'interesse del Mastriani per il teatro, una passione che coltivò fino alla fine; molto spesso si trattava di rielaborazioni delle sue opere narrative, come è il caso di Vito Bergamaschi, novella in due capitoli per "Il Sibilo", adattata per le scene in collaborazione con Francesco Rubino, rappresentata nel 1840 al teatro Fiorentini dalla compagnia Monti e Alberti, e stampata (nella sua versione scenica) in volume nel 1841. Un tipico dramma borghese è Un'ora di separazione. Scherzo comico in un atto, pubblicato in data ignota (ma dopo il 1840), la sua prima opera a stampa in volume che sia pervenuta. Altri adattamenti scenici entrarono nel repertorio tipico di alcuni attori, come F. Stella, C. di Mario, il «guappo» Del Giudice. Lo stesso Mastriani, occasionalmente, partecipò alle rappresentazioni in veste d'attore.

[modifica] Verso il romanzo sociale. «La cieca di Sorrento».

Il Mastriani stampa nel 1852 il suo romanzo più noto e ristampato (nel suo secolo e per tutto il '900), La cieca di Sorrento, oscillante tra romanzo d'ambiente borghese e un primo ma sensibile affiorare di tematiche sociali, affrontate con una forte empatia per i deboli e i diseredati. Gli fa séguito Federico Lennois, 2 voll., 1853. Altri romanzi, più o meno su questa scia, di questa fase della carriera del Mastriani sono: Il conte di Castelmoresco (1853, 3 voll.); Il mio cadavere (1853), che ha importanza storica perché è considerato il primo romanzo poliziesco scritto in Italia; Matteo l'idiota (nel quale il tema sociale diventa preponderante, 1856-'57, 4 voll.); Acaja (1860); La poltrona del diavolo (1861, 3 voll.); il «romanzo comico» Quattro figlie da maritare (1861); e Le anime salvate (1862).

[modifica] La «trilogia socialista».

Con la venuta di Garibaldi a Napoli nel 1860, si nota nella letteratura e nel giornalismo locali un forte accentuarsi delle istanze sociali, anche in termini rivendicativi. Mastriani giunge al termine della sua lunga evoluzione con una serie di romanzi-saggio, perlopiù organizzati come «nebulose» di episodi indipendenti tenuemente legati tra loro, che costituiscono un imponente ed esaustivo affresco del popolo basso napoletano: a parte La figlia del croato (dopo il 1866) e Un martire (1868-'69, 5 voll.), formano un gruppo a sé (non per nulla chiamato «trilogia socialista», benché non siano pensati come corpus unitario) I vermi. Studi storici su le classi pericolose in Napoli (1863-'64, 10 voll.), sulla camorra napoletana; Le ombre. Lavoro e miseria (1868), sullo sfruttamento femminile; e il celeberrimo I misteri di Napoli. Studi storico-sociali (1869-'70, 2 voll.; ma accresciuti nel 1875, 10 voll., e nel 1880), l'opera più ambiziosa e complessa del Mastriani, oltreché una delle sue più vive. Il titolo riecheggia I misteri di Parigi di Eugène Sue, ma è più un omaggio ad una moda letteraria che il segno di una vera e propria filiazione. Bisogna ricordare che il romanzo sociale aveva avuto il proprio atto di nascita a Napoli già nel 1839, qualche anno prima dei primi esempi europei (forniti da Benjamin Disraeli e, appunto, Eugène Sue), che risalgono ai primi anni Quaranta, con Ginevra o l'orfana della Nunziata di Antonio Ranieri; immediatamente sequestrato, il romanzo aveva avuto un'enorme circolazione clandestina. Il Mastriani, anche nell'inserzione dell'enorme materiale digressivo, segue maggiormente questo esempio locale rispetto alla coeva letteratura europea. Non si tratta di romanzi, ma, come recitano i sottotitoli, di studi: tutto quello che c'è di nota di costume o di cronaca è rigorosamente tratto dal vero, e, come confermerà Matilde Serao nel suo articolo di commemorazione per il "Corriere di Napoli" (9 gennaio 1891), il Mastriani non esitava, quando li conosceva, a chiamare i vari personaggi con i loro veri nomi e cognomi. Anche per questo lo scrittore, noto e regolarmente riconosciuto mentre correva tra l'ufficio della dogana, il tipografo e le case dei "signorini", era additato argutamente come «l'autore dei romanzi di Francesco Mastriani».

[modifica] Gli ultimi anni

Con la nascita del meridionalismo il «romanzo-saggio» dalla struttura incerta, capace di profonde indagini ma aperto anche a cadute di gusto e di stile, perde a mano a mano l'interesse del pubblico. Dal 1875 Mastriani comincia a collaborare con il quotidiano "Roma", di Napoli. Si tratta di un periodo fecondissimo di opere quasi tutte sensazionalistiche; inoltre scrive per il teatro Nerone in Napoli. Dramma storico in cinque atti e in versi (1876) e Valentina. Dramma in un prologo e quattro atti (1878), e i romanzi storici Lo zingaro (1870, 2 voll.), Giambattista Pergolesi (1874?), Messalina, La Medea di porta Medina (1882) e Il barcaiuolo di Amalfi (1883).

Nel suo corsivo dedicato alla morte dello scrittore (7 gennaio 1891) Matilde Serao attesta che il Mastriani attese alla compilazione degli ultimi romanzi sul letto di morte. Diversi uscirono postumi: La comare di borgo Loreto (1894), Il figlio del forzato (1906), I delitti di Napoli (1907), La sonnambula di Montecorvino (1915), etc.

[modifica] Fortuna e critica

Francesco Mastriani fu il più popolare degli scrittori napoletani, Benedetto Croce ne La vita letteraria a Napoli dal 1860 al 1900, in La letteratura della nuova Italia, Bari 1915, lo definisce «letto un po' da tutti all'infuori della gente letterata».

L'interesse del Mastriani, infatti, era quasi esclusivamente documentario. Jessie White Mario, nel suo Miseria in Napoli (1877) scrive: «chi vuole apprezzare i lavori del Mastriani deve prima veder Napoli, poi leggerli» (p. 157).

Il primo a trattare dell'opera mastrianesca con una certa autorevolezza fu Federigo Verdinois nei suoi Profili letterari napoletani (Napoli, Morano 1882): fu l'unico tentativo di inquadramento critico durante la sua vita. Verdinois ironizza sul primato vantato dal Mastriani ne I vermi, laddove sostiene di aver preceduto Émile Zola nell'invenzione del naturalismo; ma puntualizza che Mastriani non è un cattivo scrittore (La cieca di Sorrento, secondo lui, poteva passare ancora per un buon romanzo); le sue deficienze devono essere piuttosto imputate alla frettolosità con cui cerca di far fronte agli impegni assunti con gli editori. Gli riconosce, in generale, una certa «bontà degli ingranaggi». Complessivamente «egli è oggi il primo, anzi il solo romanziere italiano, se si può dire che in Italia vi siano romanzieri e romanzi» (p. 200).

Nel gennaio 1891 Matilde Serao ha appena pubblicato il suo romanzo sociale Il paese di cuccagna quando è raggiunta dalla notizia (7 gennaio) della morte del Mastriani. Il 9 gennaio pubblica sul Giornale di Napoli un ricordo affettuoso e commosso del vecchio scrittore, che ella vede come un precursore dell'attuale giornalismo e dell'attuale narrativa di denuncia.

«Questo povero vecchio che si è spento oscuramente, carico di anni e di dolori, affranto da un duro e incessante lavoro che gli lesinava il pane, tormentato da una invincibile miseria, non soccorso dalla fredda speculazione giornalistica che lo ha tanto sfruttato, soccorso dalla segreta pietà di poche anime buone, questo martire della penna era, veramente, fra i più forti e più efficaci nostri romanzieri. L'opera sua, formata da cento e più romanzi, appare grezza, disuguale, talvolta ingenua nella scarsezza delle risorse artistiche; e negli ultimi romanzi suoi è la fretta, lo stento, l'intima straziante pena di chi deve guadagnare, ogni giorno, quelle tre o quattro lire che gli davano: ma da tutta quanta l'opera sua, considerata insieme, emana una così fervida potenza d'invenzione che ha rari riscontri. Francesco Mastriani, attraverso una vita umile, modesta, solitaria, senz'aver viaggiato, senz'aver appartenuto a nessun cenacolo artistico di quelli che riscaldano, anche artificialmente, le immaginazioni, senza aver goduto giammai, possedeva una fioritura di fantasia tutta spontanea; egli era il raccontatore nato, vario, diverso, instancabile, inesauribile: egli era il narratore per istinto che non ha visto il mondo, ma che ha un mondo di persone nella mente, che non ha bisogno di prender da nessuno la gran messe delle sue istorie, che trova in sé, naturalmente, tutti i bizzarri racconti di strani casi avvenuti a personaggi singolari. Egli era come quegli antichi e forti comici della commedia dell'arte, che sovra il più monotono dei canevacci, di sera, innanzi al pubblico, improvvisavano la commedia più brillante di spirito e talvolta più drammatica di passione: e ciò facevano, ogni giorno per una vita intera, senza mai stancarsi. Salvo che il Mastriani trovava anche in sé stesso il canevaccio; salvo che la sua improvvisazione, anche quella del giovane e quella dell'uomo maturo, ha maggior importanza letteraria che il fugace sorriso o la fugace lacrima della commedia dell'arte; salvo che in questa esuberante immaginazione che a ogni nome scritto sopra la pagina bianca, trovava subito una istoria da svolgere, vi erano delle qualità così simpatiche che lo rendono molto più ammirabile di tutti quanti i Sue, i Gaboriau, i Montépin che il pubblico francese ha amati, ha adorati e che ha immediatamente consacrati all'oblio.

La qualità simpatica nell'opera di Francesco Mastriani, specialmente nei romanzi scritti con calma, con serenità, nel suo buon tempo, la qualità che più lo fa amare dal pubblico popolare, la qualità che tanti artisti, di lui cento volte migliori, non possiedono, è l'emozione. O voi che mi leggete, rammentate, rammentate nella Cieca di Sorrento, in quella istoria semplice e dolente, la scena in cui il dottor Oliviero Blackmann fa la operazione della cateratta alla infelicissima fanciulla; rammentate il brivido di sgomento e di ansietà, provato da chiunque ha cuore, innanzi al dubbio della riescita e all'agitazione dell'operatore: rammentate il grande grido di salvazione, di ringraziamento, di tenerezza che sgorga dal petto della creatura a cui è stata ridata la vista, e dite se tutti voi, come me, come chiunque ha letto, non ha pianto di quella emozione. E la malinconica figura di Ugo Ferraretti nel Federico Lennois e nel Mio cadavere che languisce e agonizza, circondata da un'aureola di mortale tristezza; e la signorina di Massa Vitelli, nel Misteri di Napoli che spasima sotto il peso di una triste fatalità che niente vale a vincere; e la misera Blandina dei Vermi che emerge da quell'atmosfera di vergogna e di delitto, come una vittima rassegnata; e la bella e potente principessa nella Comare di Borgo Loreto che è la trascrizione umana della leggenda della Bella 'mbriana, tutte queste figure e tante altre hanno per sé l'attrazione del dolore, hanno per sé la profonda pietà di cui le circonda l'autore, hanno la pietà di chi legge: e non possono essere dimenticate e non può essere dimenticato il libro che le racchiude. Certo, il concetto del bene e del male era molto rudimentale in Francesco Mastriani, e le sue persone romantiche avevano una tinta assoluta di bontà o di perversità: cogliere la nota media, approfondire la bontà dalla perversità, trovare la malizia nella bontà, è opera della acuta, lunga e dolorosa arte moderna, mentre egli non era che un candido narratore di fatti, mentre egli non era che un galantuomo che aveva delle lacrime per i sofferenti, appartenessero pure al mondo fittizio della fantasia, e l'orrore per il vizio. Il suo mondo morale aveva pochi e ingenui criterii, semplici come quelli di un fanciullo: e al mite lume che portavano nel suo spirito è sorto, nei suoi romanzi, l'eterno dissidio fra gli oppressori e i deboli, fra i carnefici e le vittime. Ma così schietto è il sentimento di chi scrive, che la vittima d'irradia di una irresistibile simpatia e l'emozione vince il lettore, sovrapponendosi al suo giudizio critico; e ciò che non si salverebbe innanzi all'arte, si salva innanzi al sentimento. Chi piange, acconsente.

Tutti sorrisero, allora, quando Francesco Mastriani, nel solo momento di orgoglio della sua umile esistenza di romanziere, scrisse di aver voluto, prima di Emilio Zola, fare il romanzo popolare, verista, come si diceva: tutti sorrisero alla spacconata del povero don Chisciotte della romanzeria napoletana, ma egli non aveva assolutamente torto. Aveva torto di volersi misurare con Emilio Zola; ma attraverso tutta la rettorica delle sue idee e delle sue narrazioni, attraverso quel concetto ristretto del bene e del male, fiorisce una certa verità popolare che sarà, poi, il punto di partenza onde i sociologi e gli artisti trarranno il grande materiale del romanzo napoletano. Piccola verità popolare, invero, e che consisteva soltanto nel chiamare coi loro veri nomi i teatri frequentatori delle bettole, col loro nome esatto e con la loro topografia i vicoli sordidi e lugubri dove si annida, in Napoli, l'onta, la corruzione, la morte; piccola verità affogata nella frondosità fastidiosa del romanziere che ha cominciato a vedere, ma che non ha forza, coraggio, tempo di vedere molto, di vedere tutto: piccola verità, dirò così, esteriore, che la falsità bonaria del resto annega, ma che è uno spiraglio di luce, attraverso la tenebra, ma che è la fioca lampada nella notte profonda che altri vedrà e che li condurrà alla loro strada, e tutta quanta la verità come è, nuda, schietta, tutta piena di strazio ma non senza conforto.". Matilde Serao, Napoli, 7 gennaio 1891. [...]

Nel 1894 George Hérelle, traduttore francese di Gabriele D'Annunzio, pubblica sulla "Revue de Paris" un saggio abbastanza articolato sul Mastriani, "Un romancier socialiste à Naples" ("Un romanziere socialista a Napoli").

Nel 1909 Benedetto Croce rivolge agli studiosi italiani l'invito ad occuparsi costruttivamente dell'opera del Mastriani. L'invito, come nota Giuliano Innamorati prefacendo un'edizione recente (1972) de I misteri di Napoli, non si può dire sia stato fino ad oggi raccolto, nonostante l'opera del Mastriani rivesta un grande interesse, non solo per il suo valore storico e documentario, ma anche linguistico: la prosa mastrianea, in contrasto con le condizioni di disperata frettolosità in cui erano compilati i suoi molti lavori, è singolarmente corretta, accurata e ricercata, e mescola, con disinvoltura e non senza eleganza, i più ricercati riboboli toscani con voci e movenze tipicamente napoletane; le descrizioni, a conferma della natura innanzitutto letteraria delle sue opere, sono virtuosistiche e sfoggiate, e richiamano certo realismo barocco. Sempre negli anni '70 Domenico Rea introduce un'edizione (Milano 1973) de La cieca di Sorrento; hanno avuto ristampe recenti anche Le ombre, La Medea di porta Medina e pochi altri titoli.

Attualmente l'opera del Mastriani è dispersa tra molte biblioteche. Manca una bibliografia esaustiva. Le ricerche svolte a Napoli e nell'Italia meridionale hanno dato risultati deludenti. La più ricca raccolta nota di scritti mastrianeschi era posseduta dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, ma durante l'alluvione del 1966 la gran parte dei testi è andata distrutta.

[modifica] Bibliografia

[modifica] Scritti di Francesco Mastriani

[modifica] Romanzi

[modifica] 1847-1860

1847

  • 1847. Sotto altro cielo. Napoli, Salvati. [1]
  • 1847. Lazzaro. Racconto. Napoli, P. Androsio.[2]

1852

  • 1852. La cieca di Sorrento. Romanzo originale italiano. Genova, Dario Gius. Rossi.[2]
  • 1853. Il conte di Castelmoresco. Romanzo. Napoli, T. Guerrero. 3 voll.[2]
  • 1853. Il mio cadavere. Genova, Rossi.[2]

1856

  • 1856-'57. Matteo l'idiota. Romanzo. Napoli, T. Guerrero. 4 voll.[2]

1857

  • 1857. Un destino color di rosa. Napoli, Rondinella. [1]

1859

1860

  • 1860. Acaja. Romanzo. Napoli, Luigi Gargiulo.[2]

[modifica] 1861-1870

1861

  • 1861. La poltrona del diavolo. Napoli, Rondinella. 3 voll.[2]
  • 1861. Quattro figlie da maritare. Romanzo comico. Napoli, Rondinella.[2]

1862

  • 1862. Il materialista, ovvero I misteri della scienza. Romanzo, Napoli, G. Rondinella, 3 voll. [3]
  • post 1862. Le anime salvate. Romanzo. Napoli, G. Salvati.[2]

1863

  • 1863-'64. I vermi. Studi storici sulle classe pericolose in Napoli. Napoli, Luigi Gargiulo. 10 voll.[2]

1865

  • 1865. Una figlia nervosa. Napoli.[1]
  • 1865. I Lazzari. Napoli.[1]
  • 1865. La comare di Borgo Loreto Romanzo. 2. ed. Napoli, G. Rondinella, 3 voll. [3] Rist: 1894. La comare di borgo Loreto. Napoli[1], Stab. tip. Gennaro Salvati, 3 voll. (coll. "Romanzi").

1866

  • 1866. Le anime gemelle. Napoli, Rondinella.[1]
  • 1866. I figli del lusso. Napoli, Gargiulo. 4 voll.[1]
  • post 1866. La figlia del croato. Romanzo. Napoli, G. Salvati.[2]

1868

  • 1868. La brutta. Napoli, Pisanzio.[1]
  • 1868. Le ombre. Lavoro e miseria. Romanzo storico-sociale. Napoli, Luigi Gargiulo.[2]
  • 1868. I vampiri. Napoli.[1]
  • 1868-'69. Un martire. Napoli, Luigi Gargiulo. 5 voll.[2]

1869

  • 1869-'70. Il misteri di Napoli. Studi storico-sociali. Napoli, G. Nobile. 2 voll.[2]

1870

  • 1870. Lo zingaro. Romanzo storico. Napoli, Luigi Gargiulo. 2 voll.[2]
  • 1870. Luigia Sanfelice. Romanzo storico. Napoli, Stab. tip. della Sirena, 3 voll.
  • post 1870. Il brindisi di sangue. Romanzo. Napoli, G. Salvati.[2]

[modifica] 1871-1880

1872

  • 1872. L'ossesso. Cronica napolitana del secolo XVII. Napoli, Gargiulo. Rist.: L'ossesso. Cronaca del secolo XVII... 2. ed. Napoli, G. Regina, 1879. 2 voll. [3]

1873

  • 1873. Una martire. Napoli.[1]
  • 1873. I Lazzari. Romanzo storico. 2. ed. illustrata. Napoli, G. De Angelis, 490 pp., ill. [3]

1874

  • (1874?). Giambattista Pergolesi. Romanzo. Napoli, G. Salvati.[2]

1875

  • 1875. Erodiane. Vallo Lucano, T. N. Ferolla, 4 voll. [3]
  • 1875. Eufemia, ovvero Il segreto di due amanti. Napoli, Gius. Rondinella, 128 pp. [3]

1876

  • 1876. Due feste al mercato. Napoli, Gabriele Regina. 5 voll.[2]
  • 1876. Un muscolo cavo. Studi fisiologici su l'odierna società. Napoli, Tip. Luigi Gargiulo, 2 voll. [3]
  • post 1876. Una chioma di sangue. Romanzo. Napoli, G. Salvati.[2]

1877

  • 1877. Selma, o La stella di Federigo II di Svevia. Romanzo storico. Napoli, Gabriele Regina, 2 voll. [3]

1878

  • 1878. Fatum o i drammi di Napoli. Napoli, Gabriele Regina.[2]
  • 1878. Il dottor Nereo, o la catalettica. Romanzo. Napoli, Gabriele Regina, 2 voll. [3]
  • 1878. Homuncolo, o I gesuiti e il testamento. Romanzo storico. Napoli, G. Regina, 2 voll. [3]

1879

  • 1879. Il duca di Calabria. Napoli, Gabriele Regina. 5 voll.[2]
  • 1879. L'amore. Napoli, Gabriele Regina.[2]
  • 1879. Le due sorelle. Napoli, G. Regina, 2 voll. [3]
  • 1879. La polizia del cuore. Romanzo storico contemporaneo. Napoli, Gabriele Regina, 4 voll. [3]
  • 1879. La maschera di cera. Romanzo storico contemporaneo. Napoli, Gabriele Regina, 4 voll. [3]
  • 1879. Le memorie d'una monaca. Napoli, Tip. Gargiulo, 3 voll. [3]
  • 1879. Emma o Le ricchezze. Cronaca napoletana del principio di questo secolo. Napoli, G. Regina, 6 voll. [3]

1880

  • 1880. La signora della morte. Napoli, Gabriele Regina. 3 voll.[2]
  • 1880. L'automa e l'eredità del delitto. Napoli, G. Regina, 4 voll. [3]
  • 1880. Il bettoliere di Borgoloreto. Napoli, G. Salvati, 154 pp., 1 tav. [3]
  • 1880. Le caverne delle Fontanelle. Cronaca napolitana del principio di questo secolo. 2. ed. Napoli, G. Regina, 2 voll. [3]
  • 1880. Cronaca napolitana dello scorso secolo. Napoli, G. Regina, 112 pp. [3]
  • 1880. La spia. Napoli, G. Salvati, 282 pp. [3]

[modifica] 1881-1890

1881

  • 1881. Il fantasma. Napoli, G. Salvati, 278 pp. [3]

1882

  • 1882. Il barcaiuolo di Amalfi. Napoli.[1]
  • 1882. Il largo delle baracche. Napoli, G. Salvati, 190 pp. [3]

1883

  • 1883. L'ebreo di porta Nolana. Napoli, Stamp. Salvati, 387 pp. [3]
  • 1883. La sonnambula di Montecorvino. Napoli, Stamp. Governativa, 264 pp. [3]

1884

  • 1884. L'orfana del colera. Romanzo. s.l., s.n., [...]. [3]

1887

  • 1887. Il dramma della montagna. Napoli, G. Salvati, 214 pp. [3]
  • 1887. Il parricida, ovvero il capraio di Ottocalli. In appendice al "Roma" in 6 puntate. s.l., s.n., [...] [3]
  • 1887. La pazza di Piedigrotta. Volume comico. Ed. riveduta e corretta dall'autore. Napoli, G. Salvati, 170 pp. [3]
  • 1887. Il signor Bruno. Napoli, Gennaro Salvati, 121 pp. [3]
  • 1887. Giovanni Blondini. Memorie d'un artista. Napoli, Stamp. Governativa, 158 pp. [3]

1888

  • 1888. Tobia il gobbetto. [Continuazione di Fior d'Arancio la cantatrice di Mergellina]. In appendice al "Roma", in 68 puntate. s.l., s.n., [...]. [3]

1889

  • 1889. La sepolta viva. Roma, Edoardo Pedrino.[2]

1890

  • 1890. I delitti dell'eredità. In appendice al "Roma" - in 53 puntate. s.l., s.n., [...]. [3]
  • post 1890. I figli del lusso. Romanzo. Napoli, G. Salvati.[2]

[modifica] Romanzi postumi

  • 1892. Delitto impunito. Preceduto dalle memorie dell'autore, per Filippo Mastriani. Napoli, L. D'Angelilli, 255 pp. [3]
  • 1893. Il brindisi di sangue. Napoli, Salvati.[1], 150, [2] pp.[3]
  • 1906. La figlia del forzato: le ombre. Milano, Soc. Ed. La Milano.[1]
  • 1907. I delitti di Napoli (le ombre). Milano, Soc. Ed. La Milano.[1]
  • 1915. La sonnambula di Montecorvino. Firenze, Salani.[2]
  • 1915. La Medea di porta Medina (1882). Napoli.[1]

[modifica] Altri titoli

  • Giovanni d'Austria. Romanzo storico. Napoli, F. Perrucchetti, 18??, 4 voll. [3]
  • Dolci sorprese. Novella. Napoli, Lezzi, 18??, 128 pp. [3]
  • Adolphe Nourrit. Romanzo storico. Roma, Tombolini, 18??, 64 pp. [3]
  • Messalina
  • Fior d'Arancio la cantatrice di Mergellina
  • Caterina la pettinatrice di via Carbonara.
  • Peccato originale.
  • Il segreto di Olga.
  • Vostra figlia è libera!.
  • Un fatale errore!.
  • Il diavolo zoppo.
  • Amore e vendetta.
  • Delitto impunito.
  • I capricci di Angiolina.

[modifica] Teatro

  • post 1840. Un'ora di separazione. Scherzo comico in un atto. s. l., s. t.[2]
  • 1876. Nerone in Napoli. Dramma storico in cinque atti e in versi. Napoli, S. De Angelis.[2]
  • 1878. Valentina. Dramma in un prologo e quattro atti. Napoli, S. De Angelis.[2]

[modifica] Altri scritti

  • 1857; 1866. Una decina di contributi alle due raccolte degli Usi e costumi di Napoli coordinate da Francesco de Bourcard, illustrate da Palizzi e altri.
  • 1867. Novelle Scene Racconti. Napoli, G. Rondinella. 2 voll. *1872. L'eruzione vesuviana del 26 aprile 1872. Memorie storiche. Napoli, G. Nobile.[2]
  • 1873. La Mastrogiorgeide. Poema postumo. 2 ed. riveduta da Batistin Barbagalin. Messina, Tip. Operai, 44 pp. [3]
  • 1878. Elogio funebre di Vittorio Emanuele II primo re d'Italia. Napoli, Tip. R. albergo dei poveri, [...] pp. [3]

[modifica] In collaborazione

[modifica] Teatro
  • 1841. (con Francesco Rubino). Vito Bergamaschi. Dramma in quattro parti.[3]

[modifica] Narrativa
  • 1882. (con Giacomo Marulli). Giuditta Guastamacchia. Cronaca napolitana del secolo XIX accennata da Francesco Mastriani e raccontata da Giacomo Marulli. Napoli, L. Chiurazzi, 2 voll. [3]

[modifica] Scritti su Francesco Mastriani

  • Federigo Verdinois, Profili letterari napoletani, Morano, Napoli 1882.
  • Filippo Mastriani, Cenni sulla vita e sugli scritti di Francesco Mastriani, Napoli 1891.
  • Matilde Serao, Francesco Mastriani, ne «Il Corriere di Napoli» 09/01/1891.
  • Benedetto Croce, un saggio dedicato ai tempi di F. M. su "La Critica", 1909, poi confluito in "La vita letteraria a Napoli dal 1860 al 1900", in La letteratura della nuova Italia, vol. IV, Bari, Laterza 1915.
  • G. Algranati, Un romanziere popolare a Napoli, Napoli, Morano 1914.
  • Corrado Alvaro, L'autore dei romanzi di Francesco Mastriani, in "La Stampa" 04/01/1940.
  • Domenico Rea, Mastriani romanziere, ne "Il Giornale" 20/06/1949.
  • Giuliano Innamorati, Mastriani non verista, in "Paragone" n° 88, 1957.

L'articolo è parzialmente rifuso con l'introduzione all'ed. Vallecchi, Firenze 1972, de I misteri di Napoli.

  • A. Palermo, "Dopo il '60", in AAVV, Napoli dopo un secolo, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane 1961.
  • A. Bianchini, Il romanzo d'appendice, Torino, ERI 1969.
  • Tommaso Scappaticci, Il romanzo d'appendice e la critica. Francesco Mastriani. Cassino, Garigliano 1990. (Recensito da Loredana Palma in "Esperienze letterarie" n° 3, 1992, pp. 122-123).
  • Quinto Martini, "I Misteri di Napoli", in I misteri d'Italia, ETS, Pisa 1993, "Saggi di letteratura italiana" n° 16, pp. 61-107.
  • Gisella Padovani, "Lo scrittore e il Negromante: storia, scienza e magia in un romanzo di Francesco Mastriani", in Le forme e la storia, a.s. V 1993, pp. 215-226.

Analizza L'ossesso. Cronaca napolitana del secolo XVII (Gargiulo, Napoli 1872), romanzo storico rivolto ad un pubblico popolare la cui trama si svolge sullo sfondo della Campania devastata dal terremoto del 1631; in particolare concentra l'attenzione sulle fantasie gotiche e negromantiche, e sui motivi mutuati dai Promessi sposi di Alessandro Manzoni.

  • Graziella Pagliano, "L'infante abbandonato e l'infante adottato". in: Maternità trasgressiva e letteratura, cur. Ada Neiger. Napoli, Liguori 1993, cm. 21, pp. 192, br. ("Le mappe. Cultura e società" n° 7).

Analizza romanzi ottocenteschi che narrano di fanciulli abbandonati e trovatelli, tra cui anche l'Angiolina del M..

  • Graziella Pagliano, "Medea alla fine dell'Ottocento", in: Mito e letteratura. Studi offerti a Aulo Greco. Roma, Bonacci 1993, pp. 87-95.

Analizza anche La Medea di porta Medina del M..

  • Wanda De Nunzio Schilardi, "L'infanzia abbandonata nel romanzo sociale dell'Ottocento (Ranieri, Mastriani, Serao)", in "OttoNovecento" n° 6, 1994, pp. 63-81.
  • Quinto Martini, cur.: Eugène Sue / Francesco Mastriani, Sangue e orrore tra i "Misteri" di Parigi e Napoli. Pisa, ETS 1994. Cm. 17, pp. 85, 5 ill., n.t., br. ("Piccola miscellanea").

Ripropone un brano dei "Mystères de Paris" di Sue in una traduzione ottocentesca del 1848 e 3 brani dalla I edizione dei "Misteri di Napoli" (Napoli, Stabilimento Tipografico di G. Nobile, 1869). Introduzione (pp. 9-26) del curatore; nota ai testi pp. 27-28.

  • Ermanno Detti, "La narrativa per le ragazze", ne "Il Prometeo" n° 60, 1997. Pp. 54-63.
  • Pierpaolo Fornaro, "Medea italiana", inAtti delle giornate di studio su Medea a cura di Renato Uglione, Torino, CELID 1997, cm. 24, pp. 216, br.; pp. 117-163.

Tratta della presenza della figura di Medea nella letteratura italiana del XIX e XX secolo, soffermandosi in particolare sulle fonti de La Medea di porta Medina del M., pubblicato postumo nel 1915, di Corrado Alvaro per La lunga notte di Medea, tragedia del 1949, e del film Medea (1970) di Pier Paolo Pasolini.

  • Cristina Benussi, Scrittori di mare, di terra, di città. Milano, Pratiche 1998, cm. 22, pp. 288, br. ("Nuovi saggi").

M. è compreso tra gli "scrittori di città".

  • Claudio Gallo, "I fabbricatori di storie che trafficavano con le anime dei morti. Paura ed orrore tra appendice, scapigliatura e spiritismo: da Francesco Mastriani a Carolina Invernizio", in: PAURE, a c. di Carlo Gallo, Verona, Colpo di fulmine 1998, cm. 22, pp. 175, tav. n.t., br. ("Biblioteca Civica di Verona. Studi e cataloghi" n° 17), pp. 79-119.

Fa una storia della fortuna del romanzo "nero" dagli inizi del '900, concentrandosi particolarmente sugli autori stranieri pubblicati da Bemporad, e più ancora sulle edizioni Nerbini e sul fumetto, fino a "Dylan Dog".

[modifica] Collegamenti esterni

[modifica] Note
  1. 1,00 1,01 1,02 1,03 1,04 1,05 1,06 1,07 1,08 1,09 1,10 1,11 1,12 1,13 1,14 1,15 1,16 Storia della civiltà letteraria italiana. Dizionario/Cronologia, vol. II, UTET, Torino 1993.
  2. 2,00 2,01 2,02 2,03 2,04 2,05 2,06 2,07 2,08 2,09 2,10 2,11 2,12 2,13 2,14 2,15 2,16 2,17 2,18 2,19 2,20 2,21 2,22 2,23 2,24 2,25 2,26 2,27 2,28 2,29 G. Biancardi/ C. Francese, Prime edizioni di scrittori italiani. Luni, Milano 2004.
  3. 3,00 3,01 3,02 3,03 3,04 3,05 3,06 3,07 3,08 3,09 3,10 3,11 3,12 3,13 3,14 3,15 3,16 3,17 3,18 3,19 3,20 3,21 3,22 3,23 3,24 3,25 3,26 3,27 3,28 3,29 3,30 3,31 3,32 3,33 3,34 3,35 3,36 3,37 3,38 3,39 3,40 CLIO. Censimento dei Libri Italiani dell'Ottocento. Editrice Bibliografica, Milano 1991.
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