Commissione di Vigilanza RAI
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La Commissione di Vigilanza RAI, per esteso Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, è una Commissione parlamentare bicamerale, istituita nel 1975 (legge 14 aprile 1975, n. 103) con lo scopo di sorvegliare l'attività del servizio televisivo e radiofonico nazionale e pubblico italiano.
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[modifica] Motivi ispiratori
Il Parlamento approvò l'azione legislativa che istituì la Commissione di Vigilanza RAI in seguito alle sollecitazioni della Corte Costituzionale che nel 1974, ribadendo le stesse decisioni del 1960 in favore di un monopolio pubblico televisivo piuttosto che un monopolio privato (dove la libertà di tutti avrebbe potuto facilmente fare posto al privilegio di pochissimi), stabiliva la necessità di una modifica della legislazione, per permettere al servizio fornito dallo Stato maggiori garanzie di pluralismo informativo.
Con le modifiche introdotte e tuttora in vigore, non è più prerogativa del Governo il controllo e l'indirizzo della RAI e quindi dei partiti che potevano farne parte, ma dell'intero Parlamento, dei senatori e dei deputati dei gruppi parlamentari, che possono eleggere i loro rappresentanti. Quindi il controllo del servizio pubblico si è aperto anche ad una rappresentanza dell'opposizione oltreché della maggioranza, ma rimane comunque sotto il controllo esclusivo dei politici, e quindi strutturalmente non assicura una informazione indipendente e libera da essi.
[modifica] Critiche
Il fatto che la RAI sia sotto il completo controllo politico è stato spesso evidenziato per denunciare una mancanza di pluralismo dell'informazione, le censure di professionisti meritevoli ma scomodi per i politici e la "lottizzazione" della RAI da parte di persone raccomandate dai politici e asservite ad essi. Nell'ottica della moderna separazione dei poteri inoltre l'informazione è vista come un quarto potere che va reso indipendente dai politici (potere legislativo e potere esecutivo).
La proposta principale che viene spesso posta come alternativa alla commissione di vigilanza parlamentare è quella di lasciare la RAI totalmente in mano a professionisti del settore e di effettuare le nomine attraverso un concorso, il mezzo che anche la Costituzone vede come garanzia di indipendenza nel caso ad esempio della magistratura.
Su un altro versante si osserva che, mentre esiste un sistema di controllo del contenuto e delle regole da osservare nell'ambito della rete di trasmissione mediatica pubblica, non esiste qualcosa di equivalente per i privati, con particolare riguardo per quelle situazioni in cui vengono impiegate elevate risorse economiche, disponibili presso pochi gruppi finanziari. Succede che, nonostante i soggetti utilizzino per trasmettere uno spazio pubblico, dietro concessione a pagamento dello Stato, sostengano che, in quanto privati, sia loro leggittimo realizzare qualsiasi scelta editoriale che desiderano. I limiti ad esse imposti sarebbero soltanto legati alla quantità di pubblicità trasmessa, la cui osservanza spetterebbe all'autorità Antitrust per la garanzia delle comunicazioni.