Carlo Giuliani
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Carlo Giuliani (Roma, 14 marzo 1978 - Genova, 20 luglio 2001) era un simpatizzante del movimento no-global, figlio di Giuliano, sindacalista della CGIL, e Haidi Giuliani, ucciso dalle forze dell'ordine, durante i violenti scontri con parte dei manifestanti che protestavano contro la riunione dei G8 che si tenne nel capoluogo ligure tra il 19 al 21 luglio di quell'anno.
L'episodio che portò alla morte del giovane manifestante fu il momento di maggiore drammaticità di quelli che, storicamente, sono ricordati come fatti del G8 di Genova.
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I fatti del 20 luglio
Amici e genitori raccontano che Carlo quel giorno volesse trascorrerlo al mare. Tuttavia, dopo aver avuto notizia degli scontri, avrebbe deciso di cambiare programma e, indignato per le violenze che stavano sconvolgendo Genova, si sarebbe recato a vedere cosa stesse accadendo[1]. Unitosi così ai manifestanti, affrontava le cariche delle forze dell'ordine nella zona di via Tolemaide nel quartiere Foce, verso la stazione Brignole.
A seguito di una carica abortita (la cui utilità, numero di uomini impegati e valutazione di fattibilità, saranno resi a posteriori pareri e testimonianze contrastanti da parte degli ufficiali responsabili del reparto) in piazza Alimonda una Land Rover Defender con tre Carabinieri a bordo, l'autista Filippo Cavataio, Mario Placanica e Dario Raffone, facendo manovra per seguire la ritirata degli uomini rimane apparentemente bloccata contro un grosso contenitore per rifiuti. L'autista sosterrà poi che sarebbe rimasto bloccato a causa di una manovra errata di un altro veicolo Land Rover Defender che seguiva la carica delle forze dell'ordine.
Sulla credibilità di tale dichiarazione getta un'ombra una serie di fotografie a disposizione della magistratura sin dai giorni successivi al 20 luglio 2001, la cui diffusione è stata resa possibile solo successivamente all'archiviazione del procedimento aperto nei confronti del carabiniere Mario Placanica. Da queste fotografie emerge con chiarezza come il contenitore fosse utilizzato come schermo protettivo da almeno un carabiniere: questa circostanza renderebbe piuttosto credibile che il carabiniere Filippo Cavataio non abbia tentato di spostare il contenitore per non rischiare di travolgere il collega[2].
Il veicolo rimane così fermo per alcuni secondi durante i quali viene presa d'assalto da alcuni dei manifestanti che stavano inseguendo le forze dell'ordine in ritirata verso la parte bassa di via Caffa e piazza Tommaseo, dove vi era il raggruppamento dei carabinieri e delle forze di polizia. Tra questi, Carlo Giuliani, con il volto coperto da un passamontagna, che raccoglie e solleva un estintore, già precedentemente scagliato contro il mezzo da un altro manifestante e poi caduto a terra, manifestando l'intenzione di lanciarlo a propria volta contro il veicolo dei carabinieri[3]
Dall'interno del veicolo, il carabiniere di leva Mario Placanica, dopo aver estratto e puntato la pistola verso i manifestanti intimandogli di andarsene, spara due colpi per difendersi dagli attacchi. Un colpo ferisce mortalmente Carlo Giuliani al volto. Il fuoristrada, nel tentativo di fuggire rapidamente dai manifestanti, riprende la manovra passando sul corpo del ragazzo due volte (una prima in retromarcia, la seconda a marcia avanti). Sono le 17:27 del 20 luglio 2001. La drammaticità di quei momenti è testimoniata anche da un filmato[4]
La sorella Elena racconterà di aver telefonato a Carlo sul cellulare intorno alle 19, poco dopo la morte, ma di aver parlato con un sedicente amico del fratello. Le prime notizie di stampa comunicano che un sasso lanciato dai manifestanti avrebbe ucciso un ragazzo spagnolo e questa informazione si diffonde rapidamente. Le prime immagini sollevano il sospetto che, mentre il corpo era circondato dai carabinieri, qualcuno abbia posto un sasso a fianco della testa di Giuliani. La tesi del sasso lanciato durante gli scontri come causa della morte verrà anche sostenuta da uno dei responsabili delle forze dell'ordine arrivati sul posto dalla vicina via Caffa, che urlerà ad uno manifestanti, che si stavano avvicinando per vedere se Giuliani fosse morto, "Tu l'hai ucciso! Col tuo sasso!". La fronte del ragazzo presentava una profonda ferita stellata, la cui provenienza era ancora ignota.
La notizia che voleva le forze dell'ordine estranee alla morte del giovane, ancora non identificato, comunque viene smentita già verso le 21, nel mentre si rendono disponibili le immagini scattate da un fotografo dell'agenzia Reuters.
Il ragazzo caduto era stato in realtà immediatamente identificato proprio grazie al suo telefono cellulare, ma i parenti vengono infatti avvisati solo verso le 22.
L'inchiesta sulla morte
Il giudizio della Magistratura
Le accuse contro Mario Placanica, il carabiniere di leva che aveva sparato, furono archiviate dalla Procura e poi dal GIP, dopo una lunga inchiesta, con la motivazione che aveva agito per legittima difesa, ovvero "in presenza di causa di giustificazione che esclude la punibilità del fatto" come recitano le motivazioni.
Le indagini condotte dalla magistratura, dagli stessi carabinieri e le conclusioni dell'inchiesta sono state criticate da manifestanti, da alcuni politici e giornalisti.
La perizia realizzata durante l'istruttoria, basata su un filmato, ha concluso che il colpo, che ha ucciso Carlo Giuliani, fosse stato sparato verso l'alto e fosse rimbalzato su un sasso scagliato da un altro manifestante.
L'investimento con il mezzo di servizio, invece, venne giustificato dai carabinieri come un tentativo di fuga dai manifestanti armati di pietre e bastoni, ed i militari affermarono di non essersi accorti della presenza del ragazzo a terra.
Tale versione, accolta dai magistrati, è sempre stata ritenuta poco credibile dai manifestanti e dalla famiglia di Giuliani.
La posizione della famiglia Giuliani
Secondo il medico legale della Procura, Marco Salvi, intervenuto in un altro procedimento riguardante le tragiche giornate di Genova, il colpo sparato era "diretto" e non venne deviato da alcun corpo esterno. La tesi è stata contestata anche dalla perizia di parte, presentata dai genitori di Giuliani, e da ricostruzioni indipendenti basate sul video e sulle numerose foto dove si vede la pietra incriminata frantumarsi contro la scritta "Carabinieri" presente sul retro del mezzo, ammaccandola, per cui non potrebbe aver deviato il colpo.
L'altro colpo, esploso dal carabiniere, è stato ritrovato nella facciata di un palazzo mesi dopo il fatto, essendo sfuggito alle prime indagini.
La stessa autopsia di parte mostra come il foro del proiettile che ha colpito Giuliani sia incompatibile con i normali proiettili usati dai carabinieri: secondo la difesa, questo fatto è spiegabile sempre attraverso l'ipotesi del colpo deviato dal sasso, che avrebbe deformato il proiettile, mentre i genitori di Giuliani sostengono che i carabinieri avessero in dotazione dei proiettili non standard, illegali per uso civile.
Secondo la ricostruzione del Comitato Piazza Giuliani, Carlo aveva visto che dall'interno del mezzo il carabiniere di leva Mario Placanica puntava la pistola verso i manifestanti, fortemente intenzionato a sparare, e avesse reagito lanciando contro l'estintore anche se, secondo la perizia di parte presentata dagli avvocati della famiglia Giuliani, la distanza tra il manifestante e il mezzo era di 6,50 m, troppi perché l'estintore potesse avere qualche esito.
Non è chiaro se Giuliani fosse morto sul colpo oppure fosse ancora in fin di vita e l'evento fatale fosse stato dovuto dal doppio investimento del mezzo, comunque la copiosa fuoriuscita di sangue viene interpretata dai medici di parte come prova di una attività cardiaca in atto subito dopo il colpo di pistola. Dubbi esistono anche sulla versione del mezzo incastrato e bloccato dalla folla dei manifestanti in quanto, subito dopo il tragico evento, esso si era facilmente liberato ed aveva preso la fuga.
Nel giugno 2006 Haidi Giuliani, madre di Carlo, ha effettuato l'invio di una raccomandata a Mario Placanica per interrompere i tempi di prescrizione, lasciando aperta la possibilità di effettuare una causa penale nei confronti dell'ex carabiniere, dichiarando di non farlo per poter richiedere eventuali danni a Placanica, ma di volere un processo "che faccia luce non solo su piazza Alimonda, su chi ha effettivamente sparato, ma anche sulle responsabilità politiche e sulla catena di comando".
La posizione di Placanica
Dopo il proscioglimento per la morte di Carlo Giuliani, Placanica è intervistato dal quotidiano Calabria Ora[5] [6]
Nell'intervista Placanica ricostruisce il clima di tensione di quei giorni, sottolineando l'enorme pressione a cui fu sottoposto e soffermandosi sull'evitabilità del fatto. Placanica si sofferma su alcuni episodi, come il fatto che nessuno fosse intervenuto per disperdere i manifestanti nonostante fosse evidente che il mezzo dove era non riusciva a spostarsi e come la reazione dei colleghi fu di compiacimento ("Mi dissero benvenuto tra gli assassini").
Conseguenze politiche
Dopo anni dall'accaduto questa vicenda è una ferita aperta per la città di Genova, ove il G8 e il clima di paura, che si instaurarono quell'estate per gli scontri nella città, sono ben vivi.
La vicenda è diventata un simbolo, visto in modo opposto dalla sinistra, per cui la morte di Giuliani è la testimonianza della incompetenza e della violenza con cui le forze dell'ordine hanno gestito le manifestazioni di piazza di Genova, sino a questo gesto estremo, e dalla destra per cui la morte di Giuliani è la dimostrazione di come il clima di paura generato da manifestazioni violente può provocare anche gesti inconsulti.
Il dibattito acceso tra i genovesi è testimoniato dalla votazione a maggioranza avvenuta in Consiglio comunale il 26 luglio 2005 per la posa di una lapide commemorativa nella piazza ove è avvenuta l'uccisione con la semplice epigrafe:
«Carlo Giuliani, ragazzo. 20 luglio 2001.»
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La posa della lapide è stata infatti approvata con il solo 5% circa di scarto tra favorevoli e contrari. Ancora oggi numerose inchieste indipendenti sono aperte e mirano a fare chiarezza sulla morte di Carlo Giuliani che, secondo alcuni, è avvolta ancora da molti dubbi.
A seguito degli eventi accaduti a Genova tra il 19 e il 21 luglio 2001, il Parlamento Europeo ha approvato una "Relazione sulla situazione dei diritti fondamentali nell'Unione europea (2001)"[7] nella quale, tra l'altro, "deplora le sospensioni dei diritti fondamentali avvenute durante le manifestazioni pubbliche, ed in particolare in occasione della riunione del G8 a Genova, come la libertà di espressione, la libertà di circolazione, il diritto alla difesa, il diritto all'integrità fisica" ed "esprime grande preoccupazione per il clima di impunità che sta sorgendo in alcuni Stati membri dell'Unione europea (Austria, Belgio, Francia, Italia, Portogallo, Svezia e Regno Unito), in cui gli atti illeciti e l'abuso della violenza da parte degli agenti di polizia e del personale carcerario, soprattutto nei confronti dei richiedenti asilo, dei profughi e delle persone appartenenti alle minoranze etniche, non vengono adeguatamente sanzionati ed esorta gli Stati membri in questione a privilegiare maggiormente tale questione nell'ambito della loro politica penale e giudiziaria".
Dal canto suo, Amnesty International, nel suo rapporto sui fatti di Genova, ha parlato di "una violazione dei diritti umani di proporzioni mai viste in Europa nella storia recente". Valutazioni dello stesso tenore sono state espresse in un documento emesso dalla sezione USA di Amnesty ancora a cinque anni dall'accaduto, sottolineando le inadempienze italiane in termini di rispetto dei diritti umani[8].
Nell'ottobre 2006 il gruppo di Rifondazione comunista al Senato ha deciso di intitolare a Carlo Giuliani la sede del proprio ufficio di presidenza.
Filmografia
- Il documentario Carlo Giuliani, ragazzo - Francesca Comencini (2002) nell'Internet Movie Database
- Il documentario Quale verità per Piazza Alimonda? - ARCI e Liberazione (2006)
Voci correlate
Note
- ↑ «Quel giorno Carlo era incerto se andare al mare con un amico. Esce di casa a mezzogiorno e si dirige, con l’amico, verso Sant'Agata. Fanno un giro. Alle due del pomeriggio vengono fotografati in corso Torino, curiosi e preoccupati e soprattutto indignati nel vedere quel putiferio scatenato dai Black block e alle forze dell’ordine» tratto da: Haidi e Giuliano Giuliani Un anno senza Carlo con Antonella Marrone, Baldini&Castoldi, Genova, 2002, pagina 45.
- ↑ A questo proposito vedere il filmato Quale verità per piazza Alimonda a partire dal minuto 16:06.
- ↑ I fatti sono documentati da alcune fotografie [1], [2], [3], [4], [5]
- ↑ Quale verità per Piazza Alimonda (alta risoluzione) o (bassa risoluzione)
- ↑ corriere.it Intervista di Placanica al quotidiano Calabria Ora
- ↑ http://www.repubblica.it/2006/11/sezioni/cronaca/placanica-sparo/placanica-sparo/placanica-sparo.html
- ↑ europarl.europa.eu Testo della "Relazione sulla situazione dei diritti fondamentali nell'Unione europea (2001)"
- ↑ amnestyusa.org Documento originale di Amnesty USA del 21 luglio 2006
Bibliografia
- Simona Orlando. Anche se voi vi credete assolti. Aliberti, 2006. ISBN 88-7424-181-X.
- Haidi Giuliani. Un anno senza Carlo. Baldini e Castoldi, 2002. ISBN 88-8490-247-9.
- Concita De Gregorio. Non lavate questo sangue. 2001. ISBN 88-4206-510-2.
- Giulietto Chiesa. G8/Genova. Einaudi, 2001. ISBN 88-06-16170-9.
- Nichi Vendola. Lamento in morte di Carlo Giuliani. Fratelli Frilli Editori ISBN 88-87923-17-5.
Collegamenti esterni
- Sito web ufficiale del Comitato Piazza Carlo Giuliani ONLUS
- Versione dei fatti di Lello Voce di Sherwood Comunicazione