Alberti (conti di Prato)
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La famiglia Alberti era una famiglia feudale pratese, di probabile origine longobarda o franca.
Capostipite della famiglia fu Alberto I (a cui la famiglia deve il nome), figlio di Ildebrando, padrone di alcune corti che amministravano la campagna tra Firenze e Pistoia. Una di queste corti era il "Castrum Prati", che presto divenne il centro principale della famiglia. Nell'XI secolo, la fusione del quartiere dove sorgeva il castello con il vicino Borgo al Cornio portò alla nascita della città di Prato: nello stesso periodo la famiglia ottenne, per investitura imperiale, il titolo nobiliare di conti di Prato.
Rami laterali della famiglia hanno in seguito assunto altri titoli nobiliari: fanno parte della stessa famiglia anche i conti di Mangona e i conti di Capraia
[modifica] Storia della famiglia
Grazie ad una accorta azione politica e bellica, oltre a varie concessioni imperiali, in pochi anni la famiglia creò uno stato feudale molto esteso che, seppur in modo parecchio frammentario, si estendeva dall'Appennino bolognese fino alla Maremma, comprendendo le valli del Bisenzio, della Nievole, dell'Elsa. Facevano parte di questi possedimenti località quali Vergato, Castiglione dei Pepoli, Monghidoro, Vernio, Calenzano, Campi Bisenzio, Castelfiorentino, Certaldo, Colle Val d'Elsa, Gavorrano.
Obiettivo della famiglia era quello di creare una città ed uno stato capaci di contrapporsi alle realtà già presenti (in poarticolare Firenze). Tuttavia le loro ambizioni si dovettero arrestare nel 1107, durante la guerra che contrappose la famiglia a Matilde di Canossa: la città di Prato venne infatti assediata e distrutta dalle truppe della marchesa, in alleanza con quelle di Pistoia, Firenze e Lucca.
Dopo questo episodio, la città si costituì come libero Comune, e gli Alberti, pur mantenendo l'originale titolo nobiliare, si ritirarono prima in val di Bisenzio, poi in Valdelsa. Nel XII secolo essi si concentrarono soprattutto in questa parte della Toscana (i possedimenti a nord di Prato vennero venduti: ad esempio, Vernio fu venduta ai fiorentini Bardi, mentre Castiglione alla famiglia bolognese dei Pepoli): qui, a partire dal 1182, tentarono di ripetere l'esperienza di Prato, stabilendo centro del proprio potere a Semifonte. Anche qui però il loro progetto non arrivò a buon fine: nel 1202 i Fiorentini riuscirono a conquistare la città, la rasero al suolo e proibirono di ricostruire su quei terreni qualsiasi cosa.
Grazie ai possedimenti della Val di Nievole, gli Alberti entrarono in contatto con Pisa: questo permise loro di estendere il loro potere anche in Sardegna, dove nel XIII secolo ottennero, per un breve periodo, il controllo del giudicato di Arborea ed il governo di Cagliari.
[modifica] Gli Alberti nella "Divina Commedia"
Curiosamente, membri della famiglia Alberti compaiono in tutte e tre le cantiche della Divina Commedia.
Nell'Inferno appaiono le figure più importanti: sono i fratelli Alessandro e Napoleone (canto XXXII), che Dante pone nella Caina, confitti nel ghiaccio.
Nel Purgatorio appare fuggevolmente la figura del conte Orso:
«Vidi cont'Orso»
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(Purgatorio, VI, 19)
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Nel Paradiso è invece presente Cunizza da Romano, alla quale è dedicato gran parte del IX canto.