Monte San Giorgio

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Le Monte San Giorgio est une montagne boisée de forme pyramidale au sud du canton du Tessin en Suisse. Il culmine à une hauteur de 1097 mètres. Il est entouré de deux bras du lac de Ceresio (lac de Lugano, altitude 271 mètres), proche de la frontière avec l'Italie.

Le site se trouve dans une Zone de paysage protégé (ZPP) selon le droit suisse et il est inscrit depuis 2003 au patrimoine mondial de l'humanité de l'UNESCO, la valeur exceptionnelle et universelle du Monte San Giorgio est due à ses 5 couches fossilifères, vieilles de 230 à 245 millions d'années, issues de l'ère géologique du Trias moyen.

Le site s'étend sur une surface de 2'238 hectares partagée par 3 communes ( Meride , Riva San Vitale et Brusino Arsizio ) et se compose de

1. l'aire protégée, sur 849 hectares
2. un espace tampon, sur 1'389 hectares

La succession de roches fossilifères affleure, en Suisse, sur le Monte San Giorgio mais aussi dans la zone italienne immédiatement adjacente, dans la région de Besano.

A l'époque du Trias moyen, sous un climat subtropical, un lagon d'une centaine de mètres de profondeur s'est développé à l'abri et partiellement séparé de la haute mer par un récif.

La montagne a conservé dans ses strates des milliers de fossiles minéralisés qui ont été découverts au XIXe siècle déjà. Les recherches des universités de Zurich et de Milan ont montré qu'il s'agissait d'un site d'une richesse tout à fait exceptionnelle.

Jusqu'à présent, on y a trouvé plus de 10 000 exemplaires parmi lesquels 30 espèces de reptiles (marins pour la plupart, certains atteignant une longueur de six mètres), 80 espèces de poissons et environ 100 espèces d'invertébrés (dont des insectes très rares) ainsi que de nombreux micro fossiles. Ce sont aussi bien des fossiles qui témoignent de la vie d’origine marine que terrestre car le lagon était proche de la terre.

Certains sont uniques et on leur a attribué des noms qui rapellent des lieux locaux comme Serpiano, Meride ou Ceresio: Daonella Serpianensis, Serpianosaurus mirigiolensis, Tanystropheus meridensis, Ceresiosaurus, etc.

On peut admirer quelques-uns des plus intéressants spécimens au musée de Meride.

Sommaire 1 Accès 2 Historique des découvertes 3 Géologie et lithostratigraphie 4 Liens externes

[modifier] Accès

1. On accède à la montagne par Mendrisio en suivant la route qui mène à Serpiano (commune de Meride).
2. Un autre accès par Riva San Vitale, longe le lac de Ceresio jusqu'à Brusino Arsizio, d'où un funiculaire monte à Serpiano (650 m).
3. Un sentier part de Ceresio, il faut 2 heures pour rejoindre le sommet à pied.

[modifier] Historique des découvertes

Lors de travaux d'extraction de schiste bitumineux dans un but industriel, sur le territoire Italien de la montagne, des restes de fossiles de poissons et de reptiles sont mis à jour. La première publication sur ces découvertes remonte à Emilio Corvalia (1854). Mais les premières recherches de la Société Italienne des Sciences Naturelles datent de 1863. En 1919 le paléontologue et zoologue Bernard Peyer s'intéresse pour la première fois à ces découvertes du côté Suisse de la montagne à Meride.

Depuis 1924 jusqu'à 1975 l'université de Zurich a effectué une campagne systématique de fouilles à ciel ouvert qui ont permis la découverte de nombreux restes fossiles.

La recherche de fossiles sur le Monte San Giorgio est strictement réglementé et réservé exclusivement aux instituts universitaires.

[modifier] Géologie et lithostratigraphie

La lithostratigraphie du Monte San Giorgio comprend différentes unités rocheuses qui se subdivisent en deux groupes distincts , le socle ou soubassement cristallin et la couverture sédimentaire. En se déplaçant vers la cime du Mont, on rencontre des formations rocheuses plus récentes. Ici, nous présenterons rapidement chaque type de roches en faisant référence, si possible, aux conditions paléogéographiques en vigueur pendant leur formation.

La litostratigrafia del Monte San Giorgio comprende varie unità rocciose che si suddividono in due gruppi distinti, lo zoccolo o basamento cristallino e il ricoprimento sedimentario. Muovendosi verso la vetta del Monte s'incontrano formazioni rocciose più recenti. Qui di segguito presenteremo velocemente le singole unità rocciose facendo riferimento, dove possibile, alle condizioni paleogeografiche vigenti durante la formazione delle singole formazioni.

• Le soubassement cristallin : il est constitué d'une roche métamorphique, qui remonte à la période précarbonifère. Il est constitué de gneis d'origine sédimentaire (paragneis) et magmatique (ortogneis). Cette unité n'est, de toute façon, pas visible, parce qu'elle affleure uniquement à un niveau assez bas, rencontrant la topographie sous le niveau du lac Ceresio.

*Basamento cristallino: il basamento cristallino insubrico è costituito da una roccia metamorfica risalente al periodo precarbonifero. È costituito da gneis d'origine sedimentatria (paragneis) e magmatica (ortogneis). Questa unità non è comunque visibile in quanto affiora unicamente ad un livello assai basso, incontrando la topografia sotto il livello del lago Ceresio.

• Rocce magmatiche vulcaniche, andesiti, rioliti e tuffi: salendo da Riva San Vitale in direzione del Serpiano la prima litologia che si incontra è costituita da un'andesite assai degradata chiamata porfirite mentre più in alto affiora una roccia riolitica detta porfido quarzifero. Queste rocce d’origine vulcanica risalgono al Permiano; esse si sono formate grazie alla rapida cristallizzazione del magma a livello della superficie terrestre. La presenza di queste rocce indica che il Sottoceneri del remoto Permiano faceva parte di una terra emersa interessata da fenomeni vulcanici. Ad occhio nudo è assai facile distinguere le due rocce vulcaniche. Le porfiriti presentano un colore di degradazione rosso-violaceo e una tessitura microcristallina omogenea. Il profido quarzifero mostra invece un colore di degradazione marroncino chiaro ed una tessitura leggermente porfirica (vi sono almeno due generazioni di minerali con granulometria diversa). I minerali più grandi sono costituiti da feldspato (bianco) e da biotite (nera) immersi in una matrice assai fine. Mineralogicamente le due rocce si differenziano essenzialmente per un maggiore contenuto in quarzo all’interno dei porfidi.

• Servino / Formazione di Bellano: questa litologia di spessore assai inferiore rispetto alle due precedenti risulta sovente nascosta dal ricoprimento quaternario ed è difficilmente osservabile. Si tratta di una breccia riolitica, quindi vulcanica, che mostra una granulometria variabile e componenti spigolose immerse in una matrice sempre d‘origine vulcanica a granulometria assai più fine.

Rocce sedimentarie: il periodo Triassico fu caratterizzato dall’apertura di numerose fratture all’interno del supercontinente Pangea. Tra il continente africano a sud e quello euroasiatico a nord si formò un bacino nel quale si insinuò partendo da Est un braccio di mare chiamato Tetide. Il bacino della Tetide continuò poi ad allargarsi sino a raggiungere la sua estensione massima nel Giurassico. Questo fatto spiega il passaggio nella sequenza litostratigrafica del Monte San Giorgio dalle rocce magmatiche vulcaniche del basamento) a quelle del ricoprimento sedimentario in cui sono visibili le stratificazioni originarie e numerosi fossili.

• Dolomia del San Salvatore: la dolomia che troviamo al San Giorgio è ciò che resta di un'antica barriera corallina che separava il bacino del San Gorgio dal mare aperto. Essa è quindi formata dalle componenti calcitiche poi dolomitizzate degli organismi marini che vivevano sulla barriera, tra cui bivalvi (organismi a doppia conchiglia), coralli e alghe rosse. Facendo delle sezioni sottili di questa roccia è possibile osservare al microscopio i resti fossili di questi organismi.

• Scisti bituminosi: la Zona limite bituminosa è l’unità sedimentaria che ha reso famoso il Monte San Giorgio dal punto di vista geologico e soprattutto paleontologico. Essa costituisce infatti uno fra i migliori esempi al mondo di un particolare giacimento fossilifero chiamato giacimento di stagnazione. La laguna del San Giorgio era nel lontano triassico un lembo di mare della Tetide protetto dal mare aperto grazie alla barriera corallina del San Salvatore. La profondità massima della laguna si situava tra 50 e 100 metri, le acque erano calde e relativamente calme, tanto da rappresentare un ambiente favorevole per la vita di numerosi anfibi e pesci. Negli scisti bituminosi sono stati ritrovati resti fossili tipici della terraferma come rami di conifere primitive, pollini di conifere ed altre gimnosperme, e resti di rettili tipicamente terrestri. Questo fatto testimonia quindi che la laguna era paleogeograficamente situata nei pressi della terra emersa. Gli scisti bituminosi sono dei sedimenti di colore nero assai ricchi in bitume derivante dall’alto contenuto in sostanze organiche. Normalmente è difficile ottenere dei sedimenti ricchi in sostanze organiche perché queste in presenza d'ossigeno vengono rapidamente degradate. Si pensa quindi che le condizioni sul fondale della laguna fossero anossiche e abiotiche. Quindi gli strati d’acqua vicini al fondale non presentavano alcuna forma di vita e le carcasse di pesci ed anfibi si conservavano a lungo. La zona limite bituminosa ha uno spessore di 16 metri ed è costituita da un’alternanza di strati chiari di dolomia proveniente dalla barriera corallina del San Salvatore (30 cm) e strati scuri più sottili di scisto bituminoso che presentano una stratificazione assai fine detta laminazione. Il processo di deposizione di questi ultimi sedimenti richiede un lasso di tempo assai lungo, tanto che in pochi millimetri sono racchiusi migliaia di anni. Principali ritrovamenti fossili di vertebrati: pesci della classe Actinopterygii, sauri della specie Cyamodus hildegardis (Placodontia), pesci ossei della famiglia Latimeriidae (Latimeridi), Saurichthys, Ticinosucus, squali (Chondrichthyes), Tanystropheus, Paddelsaurier, Fischsaurier

• Calcare di Meride: i processi estensionali che all’inizio del Triassico avevano portato alla spaccatura della Pangea continuano ingrandendo ulteriormente il bacino della Tetide che diventa sempre più profondo. La crescita dela barriera corallina s’arresta a causa del suo sprofondamente al di sotto della zona fotica del mare. Sopra gli scisti bituminosi della laguna del San Giorgio si deposita un’altra unità sedimentaria carbonatica, il calcare di Meride. Il calcare costituisce un’unità geologica assai omogenea con stratificazioni di spessore variabile interrotte da aulcuni sedimentari ricchi in scisto bituminoso e da altri costituiti da bentonite giallastra. La bentonite è una roccia tufacea di struttura plastica derivante dalla compattazione di ceneri vulcaniche sui fondali del mare triassico. Gli scisti bituminosi comprendono gli strati della Cava inferiore (pesci della classe Actinopterygii, Saurichtys, Paddelsaurier), della Cava superiore (pesci della classe Actinopterygii, Paddelsaurier) e della Cassina (Saurichtys, Tanystropheus, Paddelsaurier).

• Kalkschieferzone: comprende una serie di stratificazioni calcaree scistose dove sono stati ritrovati resti di pesci della classe Actinopterygii e di Padddelsaurier.

• Dolomia principale: la trasgressione marina continuò nel tardo Triassico. In quel periodo si depositò uno spesso pacchetto di roccia carbonatica poi dolomitizzata, la cosiddetta dolomia principale che affiora oggi sul Poncione d’Arzo.

Durante la massima estensione della Tetide di depositò questa roccia risalente al periodo giurassico. Il sistema estensionale a questo punto cambiò orientamento e assunse un trend Est-Ovest portando alla formazione di numerose fessure orientate Nord-Sud. Nel Mendrisiotto è quindi possibile osservare sedimenti di mare profondo vicino a sedimenti tipici di zone d’acqua bassa. La sequenza sedimentaria del Monte Generoso e della Breggia fa parte del primo gruppo mentre la breccia d’Arzo del secondo.

• Breccia d’Arzo: comunemente chiamata "Marmo d'Arzo" si tratta però di una breccia sedimentaria a tessitura porfirica con componenti macroscopiche spigolose di dolomia, provenienti dal pacchetto sedimentario della Dolomia principale, immerse in una matrice sedimentaria a grana fine e colore rosato. La colorazione della matrice è d'origine secondaria, cioè successiva alla deposizione, e va ricondotta all'ossidazione dei minerali d'ematite presenti nel sedimento. Movimenti estensionali portarono alla fessurazione delle rocce carbonatiche già solidificate. Queste fessure sotto la spinta idrostatica dell'acqua vennero rapidamente riempire con i sedimenti più giovani depositatisi sopra la dolomia e con pezzi frantumati della dolomia stessa, si parla in questo caso di fessure d'iniezione. Nella regione d'Arzo, la breccia mostra in alcuni punti ben sei generazioni distinte fessurazione e conseguente riempimento. I resti fossili comprendono brachiopoda, crinoidi e ammoniti.

[modifier] Liens externes

• (it) Musée des fossiles à Meride
• (it) Musée cantonal d'histoire naturelle à Lugano
• (de) Musée et Institut paléontologique à Zurich
• (it) Musée civic des fossiles à Besano (Italia)
• (it) Musée insubric d'histoire naturelle a Induno Olona (Italia)
• (it) Museo civico di storia naturale a Milano (Italia)
• (de) Saurier aus der Mitteltrias des Monte San Giorgio
• (fr) patrimoine mondial de l'humanité en Suisse
• (it) Association Amici del Parco della Montagna

Sites du patrimoine mondial UNESCO en Suisse
Trois châteaux, muraille et remparts du bourg de Bellinzone ( Castelgrande, Château de Montebello et Château de Sasso Corbaro ) | Vieille ville de Berne | Jungfrau-Aletsch-Bietschhorn (Eiger, Mönch et Jungfrau) | Monte San Giorgio | Couvent bénédictin de Saint-Jean-des-Sœurs à Müstair | Couvent de Saint-Gall

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