Zerstörer 1936B
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Descrizione generale | |
Tipo | cacciatorpediniere |
Classe | Type 36A |
Impostazione | 1940 |
Varo | 1941 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | 2600 t |
Stazza lorda | 3600 t |
Lunghezza | 127 m |
Larghezza | 12 m |
Pescaggio | 3,9 m |
Propulsione | 2 gruppi di turbine ad ingranaggi su 2 assi; 70.000hp. |
Velocità | 36 nodi nodi |
Autonomia | 10900n.mi. a 19 nodi ( km a km/h) |
Equipaggiamento | |
Armamento | artiglieria alla costruzione:5 cannoni da 150mm. 2 binati da 37 e 5 da 20mm.
siluri:8 da 533mm. 60 mine. |
Zerstörer 1936B (letteralmente cacciatorpediniere 1936B in tedesco) era una classe di cacciatorpediniere tedesche, la cui prima unità venne varata nel 1936. È anche nota come classe Type 36B o Type 1936B.
I cacciatorpediniere di questa classe, erano un modello migliorato e ingrandito delle unità tipo Zerstörer 1934 (Maas per gli alleati), ma invece di costituire un progresso dimostrarono un netto regresso di capacità belliche, a causa di alcune scelte infelici.
La marina tedesca si sarebbe accontantata di una nave un pò più grossa di quelle che aveva già, maggiormente idonea per le missioni a lungo raggio, ma le navi che alla fine uscirono nel periodo 1940-42 erano mostri ancora più armate e pesanti di quanto non fossero i 'Maas'.
La struttura verteva su di una grande plancia di comando, un castello di prua, 2 fumaioli molto distanziati tra di loro.
I cannoni passarono dal 127mm al 150, mentre l'apparato propulsivo andò sulle caldaie ad alta pressione.
Queste, sebbene più efficienti teoricamente, erano assolutamente meno affidabili, mentre i cannoni da 150 erano a caricamento manuale, per cui non si poteva assicurare un'alta cadenza di tiro. Inoltre, le navi che ebbero 2 cannoni a prua-prima 2 postazioni singole, poi 1 torre binata per risparmiare peso- erano tendenti ad imbarcare acqua in ogni condizione meteo.
Alla fine, poiché era necessario molto tempo per la modifica 'migliorativa' con l'installazione della torre binata al posto delle 2 singole, molte navi ebbero solo un cannone singolo prodiero, molto più leggero e che dava migliore tenuta al mare, ma anche così le unità Type 36A, per quanto impressionanti, erano poco maneggevoli (come anche al precedente classe).
Dei 15 realizzati, gli ultimi 7 erano di un progetto modificato, (spesso chiamato 'Classe Narvik'), leggermente migliorato nell'ennesimo tentativo di risolvere il problema delle qualità nautiche e della stabilità.
Alla fine, solo 6 vennero perse in azione, e molte vennero usate nel dopoguerra per marine come quella francese e sovietica.
Tra le azioni degne di nota vi erano certo quelle contro i convogli artici destinati all?URSS; e in una di queste, nel marzo 1942, lo Z24 e altre 2 unità gemelle si scontrarono pesantemente con la flotta inglese.
Si trattava di un confronto nella nebbia e neve dell'Artico, e l'avversario che proteggeva il convoglio PQ13 era l'incrociatore leggero Trinitad.
Questo avvistò per primo i 3 caccia tedeschi grazie al radar che pure anche le unità tedesche avevano, e da 3000 metri iniziò un tiro micidiale con tutte le armi di bordo, con comodo allertate e suddivise in base ai compiti da assolvere, quindi prendendo tutti i caccia sotto tiro, e colpendoli uno dietro l'altro.
Lo Z24 ebbe la peggio, e mentre gli altri 2 riuscirono a disimpegnarsi, la nave inglese gli scaricò addosso tutta la sua potenza. LA nave tedesca dimostrò se non altro di incassare bene, ma ebbe un'esplosione a bordo a causa di una riservetta munizioni, e alla fine di alcune manovre di combattimento il Trinitad la ebbe in pugno. A questo putno, per darle il colpo di grazia gli lanciò un siluro: mal gliene incolse, perché questo funzionò male e girando a cerchio, colpì la nave inglese!
Mentre questa subiva un'allagamento tremendo, gli altri 2 caccia salvavano i supersiti dello Z24, oramai condannato.
Ma nemmeno la nave inglese ebbe fortuna, con le riparazioni alla bell'e meglio che ebbe nel porto sovietico a cui erariuscita a giungere, e che non tennero quando venne colpita, al ritorno, da 4 bombe di Ju-88. La potente Trinitad affondò in fiamme, in un certo senso indirettamente a merito dello sfortunato Z24, che giaceva già nei mari artici da alcuni mesi.