Tipografia
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La tipografia (dal greco týpos impronta e gráphein scrivere) è la tecnologia per produrre testi stampati usando matrici composte di caratteri mobili o di lastre inchiostrate. Per estensione, indica anche l'officina in cui tale attività viene esplicata, e l'attività artigianale o industriale connessa.
L'attività tipografica si dispiega nell'esercizio di varie operazioni, come ad esempio:
- Il disegno dei caratteri tipografici,
- L'impaginazione dei caratteri sulla pagina,
- La stampa delle pagine.
Queste richiedono competenze non banali e scelte che possono essere assai impegnative sul piano estetico-contenutistico, tanto da giustificare il termine di arte tipografica.
L'invenzione della stampa a caratteri mobili su carta è attribuita al tedesco Johann Gutenberg, seppure sia probabile che già i cinesi utilizzassero in precedenza tecniche simili e che, contemporaneamente a Gutenberg, anche stampatori tedeschi, boemi, italiani e olandesi stessero lavorando nella stessa direzione. In ogni caso, Gutenberg, in società con il banchiere Johann Fust e l'incisore Peter Schöffer, stampa tra il 1448 e il 1454 a Magonza il primo libro con questa tecnica. Si tratta di una Bibbia composta a 42 linee, che viene messa in vendita a Francoforte sul Meno nel 1455.
La tecnica di Gutenberg consiste nell'allineare i tipi (piccoli prismi metallici di sezione variabile, su ciascuno dei quali compare in rilievo a rovescio un carattere) assemblandoli in linee, e unire queste creando le pagine complete di testo. Ogni matrice relativa ad una pagina viene quindi inchiostrata e successivamente stampata con un torchio pressore. Inizialmente i tipi vengono tenuti solidali da fasce; per questo (dal latino in cuna, cioè in culla, in fasce) si qualificano i libri stampati dall'invenzione fino alla fine del 1400 con il termine incunaboli.
Grazie alla mobilità dei collaboratori di Gutenberg e Schöffer, nell'arco di circa un decennio la nuova tecnica si diffonde nelle varie città europee. In particolare, in Italia si registra nel 1464 la presenza di Arnold Pannartz e Konrad Sweynheym presso il monastero di Subiaco e, successivamente, a Roma.
In Italia la nuova tecnica di stampa si diffonde rapidamente e, in particolare, a Venezia i primi stampatori compaiono nel 1469 e portano la città a diventare il più importante centro europeo del libro a stampa; qui nella prima metà del Secolo XVI vengono prodotti quasi la metà dei libri stampati in Italia. È proprio a Venezia che nel 1501 Aldo Manuzio pubblica i suoi enchiridia (libri tascabili), classici latini senza note e senza commento, realizzati con un nuovo carattere corsivo disegnato da Francesco Griffo. Nel 1472 a Foligno (altro importante centro tipografico agli albori della stampa) venne stampato, dal tedesco Johannes Numeister (allievo di Gutenberg) e dal folignate Evangelista Mei, il primo libro in Lingua italiana: La Divina Commedia. Nel 1481 Adamo da Rottweil, un'altro allievo e collaboratore di Johann Gutenberg, ottenne il permesso di esercitare l'attività di stampatore a L'Aquila.
Se i primi incunaboli cercano di presentarsi, per forma dei caratteri, disposizioni generale e uso di abbreviazioni, proprio come i manoscritti, nel XVI secolo l'editoria comincia ad essere un'industria matura e si sforza di affrancarsi dall'eredità del passato. Così le righe si spaziano, i caratteri si riducono di dimensioni ("corpo"), le abbreviazioni cadono in disuso e, in generale, la presentazione dei testi mira quindi alla leggibilità. Così, nel '700, John Baskerville, François Ambroise Didot e l'italiano Giovanni Bodoni, che lavora alla stamperia ducale di Parma, introducono nuovi caratteri ispirati a rigorose proporzioni geometriche.
Nel 1796, Aloys Senefelder introduce la litografia. Nel 1798, Nicolas Louis Robert alle dipendenze della cartiera degli stampatori parigini Didot, costruisce la "macchina continua", con la quale diviene possibile fabbricare un nastro continuo di carta e incrementare in questo modo la velocità di produzione. Nello stesso periodo, l'aumento della richiesta porta all'introduzione della carta a base di pasta di legno, in alternativa a quella prodotta dagli stracci, più costosi e difficili da reperire. Purtroppo la nuova carta trattata chimicamente risulta poco durevole: nel corso di pochi decenni tende ad ingiallire e a sfaldarsi e molti testi stampati dall'inizio del XIX secolo minacciano di ridursi in pezzi illeggibili. Con la Rivoluzione industriale del XIX secolo anche lo sviluppo tecnologico della tipografia compie notevoli progressi. All'inizio del secolo la pressa in legno, rimasta virtualmente immutata dai tempi di Gutenberg, viene sostituita da matrici di metallo e viene introdotta la stereotipia, cioè il procedimento di riproduzione della forma della pagina composta mediante calco su lastra metallica attraverso una pressione piana (tipografia a platina).
La prima pressa piano-cilindrica a vapore è realizzata nel 1814 da Friedrich Koenig e utilizzata nella stamperia del "Times" di Londra; questa tecnica permette di aumentare la capacità di stampa da 300 a 1100 copie all'ora. Sempre al "Times", viene introdotta pochi anni dopo, nel 1828, la macchina "a quattro cilindri" verticali realizzata da Augustus Applegath e Cowper, in grado di produrre oltre 5000 copie all'ora.
La produzione industriale della carta inizia alla metà del secolo. La rotativa, in grado di stampare un nastro continuo di carta contemporaneamente in bianca e volta, viene inventata da Hoe nel 1846. I primi esperimenti di composizione meccanica portano nel 1886 alla realizzazione, da parte dell'americano Ottmar Mergenthaler, della Linotype e successivamente nel 1889 alla Monotype realizzata da Tolbert Lanston. La parte meccanica delle tecnologia della stampa subirà poi solo piccoli cambiamenti, fino all'introduzione della stampa off-set nel 1960.
La crescita degli strumenti informatici comporta profondi cambiamenti anche alla tipografia e porta alla nascita, negli anni '70, della cosiddetta editoria elettronica. Le grandi apparecchiature per la stampa industriale vengono dotate di sistemi elettronici di controllo. Per la composizione delle pagine vengono resi disponibili sistemi che consentono di redigere da tastiera documenti che vengono automaticamente organizzati in linee e pagine. Dato che il processo della impaginazione di testi tipograficamente complessi richiede di procedere per tentativi, la composizione si avvale di videoterminali sui quali si possono vedere rapidamente gli effetti delle richieste del compositore. Con la diffusione del personal computer negli anni '80 cresce fino a diventare prevalente il numero degli autori che si occupano anche dei dettagli dell'impaginazione.
A partire dal 1985, con l'introduzione dell'Apple Macintosh e di programmi come PageMaker nasce il Desktop Publishing, destinato a soppiantare tutti i sistemi fino ad allora impiegati per la preparazioni dei documenti da stampare.
Intorno al 1990, con la disponibilità delle piccole stampanti da tavolo che si servono dei dispositivi ad aghi (in una prima fase), a laser e a getto di inchiostro, si diffonde prima negli uffici e poi nelle abitazioni, la pratica della stampa personale: con competenze relativamente contenute i singoli utenti possono scrivere, comporre e stampare relazioni, lettere, testi a tiratura limitata. Nella seconda parte degli anni '90, con la disponibilità della Rete Globale, i documenti prodotti elettronicamente possono essere distribuiti senza sostanziali limitazioni di distanza fra autore e lettori. Naturalmente possono nascere complicazioni dalle differenze di formato esistenti fra le varie piattaforme computeristiche: queste però si cerca di contenerle con la definizione di standards e vengono compensate dalla facilità d'utilizzo dei sistemi di produzione rispetto alla stampa tradizionale, a caratteri mobili e dalla possibilità di correzione e di riutilizzo dei documenti su supporto digitale.
In ambito tipografico un carattere viene definito logotipo ed esistono logotipi con gli aspetti più disparati. In informatica una famiglia di logotipi viene invece denominata font, termine che viene anche italianizzato in fonte. Anche dei font esistono molte diverse tipologie e varianti. Queste sono contraddistinte da nomi specifici, taluni dovuti a ragioni storiche (Bodoni, Helvetica, Sans serif, Garamond, Baskerville, Times, Courier, ... ), altri di fantasia; questo è anche dovuto alla brevettabilità delle fonts e alla opportunità per le aziende del settore di dotarsi di proprie fonts contraddistinte da nomi diversi da quelli che identificano fonts preesistenti lievemente diverse. Anche la precisazione delle fonts nei diversi corpi vengono gestite con il computer: in particolare da alcuni anni risulta relativamente facile definire simboli speciali, dotati di forte impatto visivo.
Dei notevoli progressi per la tipografia elettronica sono derivati dalla introduzione di linguaggi specifici. Negli anni dal 1975 al 1980 Donald Knuth definisce e implementa il linguaggio TEX per la stampa di testi matematici di alto livello tipografico e il linguaggio METAFONT per la definizione di font in termini geometrici. LATEX, una variante di TEX attualmente più utilizzata dell'originario Plain TEX, viene usata per le formule da Wikipedia. Negli stessi anni presso la Adobe viene invece definito il linguaggio PostScript che ha come primo obiettivo il controllo tramite microprocessore delle apparecchiature di stampa: questo linguaggio diventa uno standard de facto e permette di convogliare i processi di stampa avviati dai sistemi più diversi verso testi PostScript in grado di governare una grande varietà di dispositivi di stampa.