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Storia della Sardegna dei Giudicati

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Categoria: Regione Sardegna

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I Giudicati sardi erano entità statuali autonome che ebbero potere in Sardegna fra il IX ed il XV secolo e del tutto diverse dalla forma feudale vigente nell'Europa medievale, più prossime a quelle tipiche dell'esperienza bizantina.

Il re (o giudice) governava sulla base di un patto col popolo (cosiddetto "bannus-consensus"), venuto meno il quale il sovrano poteva essere detronizzato ed anche ucciso legittimamente dal popolo medesimo, senza che questo incidesse sulla trasmissione ereditaria del titolo all'interno della dinastia regnante.

Fondendo tradizioni autoctone (usi ed istituti di presumibile derivazione dalla civiltà nuragica) ed istituti giuridici romano-bizantini, i quattro giudicati si discostavano dai contemporanei regni medievali in quanto non sottoposti ad un regime privatistico, secondo la tradizione barbarico-feudale.

[modifica] Cause storiche

L'Impero Bizantino prima di Giustiniano I di Bisanzio in rosso (527) e l'Impero Bizantino dopo la morte di Giustiniano I in arancione (565).
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L'Impero Bizantino prima di Giustiniano I di Bisanzio in rosso (527) e l'Impero Bizantino dopo la morte di Giustiniano I in arancione (565).

La Sardegna, sino all' VIII secolo, era stata una provincia dell'Impero Bizantino, da Giustiniano e Belisario riconquistata ai Vandali nel 535 d.C.

Gli Arabi in poco più di ottanta anni conquistarono un immenso impero e gli Abbassidi di Bagdad svilupparono loro flotte e condussero la conquista delle isole più vicine a Bisanzio e poi.

Dal 703 al 733 la Sardegna subì una serie di incessanti attacchi che tendevano a distruggere la potenza navale bizantina, mentre gli Ommeyadi di Damasco, consapevoli dell’invincibilità araba in terraferma condussero un’espansione lungo le rive meridionali del Mediterraneo.

[modifica] Le incursioni barbaresche

A causa delle frequenti scorrerie arabe che flagellavano le coste, la Sardegna si trovò sempre più isolata da Bisanzio. Le condizioni di estrema povertà portarono addirittura a dover reintrodurre il baratto.

Le fortificazioni sarde resistettero però ai diversi attacchi islamici, tanto che in una missiva dell'851 papa Leone IV chiederà aiuto allo Judex Provinciae (giudice della provincia) della Sardegna per la difesa di Roma.

Cessate le scorrerie improvvise, i musulmani si riorganizzarono e tornarono questa volta con un più ampio schieramento di forze cercando di occupare la parte meridionale dell'isola.

Fu durante le occupazioni arabe che il re longobardo Liutprando recuperò le spoglie di Sant'Agostino e le portò in salvo a Pavia.

Dal 705, con lo sbarco dell'Islam in Europa iniziarono le scorrerie dei corsari arabi provenienti dal Nord Africa e dalla Spagna. Le incursioni improvvise non trovarono efficace opposizione nell'esercito bizantino e gli Arabi arrivarono addirittura a occupare per un brevissimo periodo Cagliari.

[modifica] L'allontanamento da Bisanzio

Per approfondire, vedi la voce Bisanzio.

L'Isola si trovò sempre più isolata da Bisanzio e dovette necessariamente rendersi economicamente autonoma. Non potendo contare sull'aiuto imperiale per difendersi dagli attacchi pirateschi, gli amministratori dell'isola, poco a poco, dovettero organizzare le difese in proprio e pian piano presero coscienza di agire di fatto più per proprio conto che per conto di soggetti esterni.

Pian piano il distante potere imperiale scomparve dalla vista, ed è deduttivamente condiviso che i "lociservatores" (luogotenenti, letteralmente), funzionari di grado assimilabile al "praeses" (sorta di prefetto imperiale) abbiano ben presto avvicendato la precedente gestione.

In ogni caso è sicuro che fino alla metà del IX secolo vi fosse ancora un unico giudice ad avere - per lo meno formalmente - autorità su tutta l'isola, tanto che si possono rintracciare tre missive di papa Leone IV che scrive al giudice sardo per informarlo riguardo ad alcune questioni di diritto canonico e per chiedergli aiuto militare.

[modifica] I Re Giudici

La gravità della situazione e la distanza del governo bizantino portarono tra l'851 e l'864 i luogotenenti che governavano le quattro Partes ad organizzarsi autonomamente. Ciascuno di loro si nominò Judex: sono i re giudici dei quattro giudicati. Sull'antica suddivisione amministrativa e territoriale bizantina si formarono così i Giudicati di Calari, Arborea, Torres (o Logudoro) e Gallura che divennero in pratica regni indipendenti uno dall'altro. In una missiva dell'864 nella quale papa Nicolò I si rivolge ai giudici sardi invitandoli ad evitare matrimoni tra consanguinei, il plurale sta ad indicare che erano già nati i quattro giudicati di Logudoro (dal sardo Locu de Torres o di Torres), di Gallura, di Arborea e di Cagliari.

Poco si conosce del primo periodo, dato che le tracce storiche partono solo dall'XI secolo quando alla Sardegna iniziarono ad interessarsi le repubbliche marinare di Pisa e Genova.

[modifica] I quattro Regni sardi

I quattro Regni Sardi nell' Età dei Giudicati
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I quattro Regni Sardi nell' Età dei Giudicati

di Calari, Arborea, Torres (o Logudoro) e Gallura erano in pratica regni indipendenti, ciascuno dei quali "superiorem non recognoscens", formatisi come conseguenza dell'isolamento cui fu costretta la Sardegna in seguito all'espansione araba nel Mar Mediterraneo, tra VIII secolo e IX secolo d.C., ed al contemporaneo abbandono da parte dei Bizantini.

Dopo la conquista della Sicilia da parte degli Arabi, il territorio sardo si ritrovò diviso in più entità autonome che presero la fisionomia di quattro regni indipendenti. I quattro territori, in realtà, corrispondevano a quelli rispettivamente precedenti dei 4 "lociservatores" che l'Impero aveva lasciato sul posto a gestire l'amministrazione.

Non si hanno notizie certe sullo sviluppo e l'organizzazione originaria di questi regni autoctoni, si sa invece che si affacciarono al nuovo millennio con una struttura territoriale e amministrativa già abbastanza definita.

Tutti e quattro furono retti da sovrani chiamati Giudici, inizialmente tutti appartenenti alla potente famiglia dei Lacon-Gunale, la quale, secondo l'opinione dei più autorevoli storici del Medio Evo Sardo (in particolare Francesco Cesare Casula), fu titolare nell'ultimo periodo di dominazione bizantina della Sardegna, dell'ufficio di judex provinciae nei territori che poi corrisponderanno ai Giudicati.

L'origine storica dei regni sardi medievali risiederebbe, quindi, nell'evoluzione delle antiche circoscrizioni bizantine in entità sovrane autonome.

[modifica] Il Giudicato (o Regno) di Calari

Il Giudicato di Calari (o Cagliari), che si estendeva sul territorio corrispondente a quello delle odierne province sarde di Cagliari, di Carbonia-Iglesias e d'Ogliastra. Aveva come capitale Santa Igia, le cui rovine dovrebbero attualmente trovarsi sotto i quartieri occidentali di Cagliari.

Era il Giudicato che aveva nel suo territorio i Campidani di Cagliari, terre fertili e produttive, oltre ad altre ricchezze come le attività minerarie dell'Iglesiente.

Ebbe buoni rapporti con Pisa, fino all'improvviso mutamento politico che portò la repubblica marinara toscana ad attaccare a sorpresa il giudicato e conquistarlo senza grossa difficoltà (1258), ponendo fine alla sua storia.

[modifica] Il Giudicato (o Regno) di Torres

Nel nord dell'isola si trovava il giudicato o regno di Torres (o Logudoro), con capitale Torres l'attuale Sassari, a testimonianza del suo glorioso passato si può trovare ad Ardara - oggi un paese del sassarese, una bellissima cattedrale romanico-pisana. Si estendeva sul territorio corrispondente all'odierna provincia di Sassari e alle parti più settentrionali delle attuali province di Oristano e di Nuoro;

Questo regno giudicale, di tradizione vicina a quella carolingia nei costumi e negli usi diplomatici, venne meno allorché la sua ultima regina, Adelasia, venne abbandonata dal legittimo consorte (Enzo di Sardegna, figlio di Federico II di Svevia) e lasciò il regno nelle mani rapaci dei suoi vassalli (1259).

Il giudicato venne così suddiviso tra le potenti famiglie dei Doria e dei Malaspina, ma perse alcuni territori anche a favore del confinante giudicato di Arborea.

[modifica] Il Giudicato (o Regno) di Gallura

A nord est dell'isola era situato il piccolo giudicato di Gallura, per posizione e scarsità di risorse ben presto controllato da Pisa, che ne determinò l'estinzione grosso modo in contemporanea col giudicato di Calaris, incamerandone il territorio.

Il Giudicato di Gallura si estendeva sul territorio corrispondente all'odierna omonima provincia, nonché su una parte dell'attuale Provincia di Tempio-Olbia.

[modifica] Il Giudicato (o Regno) di Arborea

L'Albero Eradicato, simbolo del Regno di Arborea
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L'Albero Eradicato, simbolo del Regno di Arborea
Per approfondire, vedi la voce Regno di Arborea.

Il più longevo dei quattro fu il giudicato di Arborea, con capitale Tharros e poi (dal 1076) Oristano.

Si estendeva sul territorio corrispondente all'odierna provincia di Oristano (eccetto le zone più settentrionali), a quella del Medio Campidano e a gran parte della Barbagia;

Prosperò sino al XIV secolo, allorché dovette affrontare le pretese sulla Sardegna del regno di Aragona, a cui il papa Bonifacio VIII aveva concesso una "licentia invadendi", la patente di conquista sull'isola.

La lunga guerra che divise i due regni si prolungò fino al 1410, quando l'ultimo re di Arborea, Guglielmo III di Narbona, cedette quel che rimaneva dell'antico regno alla Corona aragonese per 100.000 fiorini d'oro.

Il Giudicato fu retto nel tempo degli Arborea, il nome con il quale si facevano chiamare le dinastie dei Lacon - Gunale, dei Lacon - Serra, dei Bas - Serra, dei Cappai de Baux, e alla quale apparteneva l'eroina leggendariamente celebrata Eleonora d'Arborea, che governò come reggente in nome dei figli dal 1383 al 1402, data in cui presumibilmente morì di peste.

[modifica] Organizzazione giudicale

Le caratteristiche principali dei regni giudicali erano la loro natura superpersonale e la loro organizzazione amministrativa.

Fondendo tradizioni autoctone (usi ed istituti di presumibile derivazione dalla civiltà nuragica) ed istituti giuridici romano-bizantini, i quattro giudicati si discostavano dai contemporanei regni medievali in quanto non sottoposti ad un regime privatistico, secondo la tradizione barbarico-feudale.

I Giudicati erano retti da una particolare forma di monarchia, mista tra quella ereditaria e quella elettiva, per cui i monarchi venivano generalmente scelti nella famiglia del defunto Giudice secondo le proprie regole di successione, ma la loro scelta veniva formalmente effettuata dalla Corona de Logu, il Parlamento giudicale.

[modifica] La Corona de Logu

Per approfondire, vedi la voce Carta de Logu.

Il sovrano ("su judike") non aveva il possesso del territorio né era il depositario della sovranità.

Essa era in mano alla "Corona de Logu", il parlamento, che nominava il re e gli conferiva la somma potestà, mantenendo tuttavia il potere di ratificare gli atti e gli accordi che riguardassero l'intero regno ("su Logu").

Il re governava sulla base di un patto col popolo (cosiddetto "bannus-consensus"), venuto meno il quale il sovrano poteva essere detronizzato ed anche ucciso legittimamente dal popolo medesimo, senza che questo incidesse sulla trasmissione ereditaria del titolo all'interno della dinastia regnante.

[modifica] Su JudiKe

Il Giudice non era quindi un sovrano assoluto, anche perché egli non poteva dichiarare guerra, firmare trattati di pace né disporre del patrimonio del Giudicato senza l'assenso della Corona de Logu; vigeva una netta separazione tra il patrimonio dello Stato e quello personale del Giudice, e questi, laddove avesse compiuto atti di tirannide, poteva essere perfino legalmente "giustiziato" dal popolo in rivolta (è storicamente attestato che ciò avvenne nei Giudicati di Arborea e di Torres).

Nel governo del regno, il Giudice era assistito dal Cancelliere statale, in genere un vescovo o comunque un alto esponente della Chiesa, e da altri funzionari denominati "maiores" (tra i quali il più importante era il "maiore de camera").

[modifica] Amministrazione territoriale

[modifica] Su Logu

Il giudicato comprendeva un territorio detto logu, diviso in curatorie, formate da più villaggi chiamati ville. Le curatorie erano rette dal curatore, coadiuvato, soprattutto in materia giudiziaria, da un consiglio detto Corona de Curadoria.

[modifica] Il Majore

Il curatore nominava il majore (il sindaco) ossia il capo del villaggio che era competente alle investigazioni giudiziarie.

[modifica] Le Curatorias

Il territorio del giudicato era suddiviso in distretti amministrativi, elettorali e giurisdizionali che si chiamavano "curadorìas" o "curatorìas" (curatorie), amministrate da un "curadore" di nomina regia o comunque approvato dal judike.

Il curatore era funzionario del giudicato con mandato a tempo determinato che aveva autorità sull'esazione fiscale, sull'azione giudiziaria penale e civile, sugli organi di polizia e sull'arruolamento dell'esercito.

Le dimensioni di questi distretti venivano definite per far sì che la popolazione residente in ogni curatoria fosse approssimativamente uguale; di conseguenza i confini erano fluidi e dipendevano dai diversi tassi locali di crescita demografica.

Come già evidenziato, le curatorie erano anche distretti elettorali: gli uomini liberi di ogni curatoria si riunivano periodicamente in assemblea al fine di eleggere il proprio rappresentante presso la "corona de logu".

[modifica] Sas Biddas

I singoli centri abitati erano "sas biddas", i villaggi (900 e più sino al 1300, poi ridottisi, in seguito alla peste, alla guerra ed alla repressione aragonese dopo la conquista, agli attuali 380 circa).

Era un sistema radicato ed estremamente efficace di gestione del territorio, venuto meno con l'imposizione del sistema feudale da parte degli Aragonesi, nel corso del XIV e soprattutto del XV secolo.

[modifica] Su Fundamentu

Del territorio della villa, chiamato fundamentu, solo la parte più vicina al villaggio veniva recintata e coltivata da singoli proprietari. Il resto del territorio era proprietà di tutta la collettività ed era diviso in due parti che venivano destinate ad anni alterni alla semina (era la parte chiamata vidazzone) e a pascolo (chiamato pabarile).

La parte più lontana del villaggio era anche questa di proprietà comune. In questa gestione collettiva dei beni di interesse comune e nella difesa comune del territorio si riconosce l'eredità della cultura nuragica.

[modifica] Il Sardo, lingua nazionale

Per approfondire, vedi la voce Lingua sarda.

Nel periodo dei giudicati si sviluppò il sardo che diventò la lingua più parlata.

[modifica] Il cattolicesimo

Il cattolicesimo, soprattutto ad opera di papa Gregorio I, sostituì i legami con la chiesa bizantina ortodossa e si diffuse in tutta l'isola, esclusa la gran parte della Barbagia, dove non erano riusciti ad arrivare neanche i Fenici, né i Cartaginesi e neppure i Romani e i Bizantini.

[modifica] Ingerenza pisana e genovese

Per approfondire, vedi le voci Repubbliche marinare e Mujāhid al-‘Āmirī.

All'inizio dell' XI secolo ripresero gli attacchi degli Arabi andalusi che nel 1015, condotti da Mujāhid al-‘Āmirī detto Museto o Mugetto, signore di Denia, nelle Baleari, sconfissero la resistenza sarda e conquistarono Cagliari.

Sollecitate dal papa, le repubbliche marinare di Pisa e Genova si allearono e nel 1016 sconfissero l'esercito di Mujāhid. La Sardegna venne liberata dai musulmani ma le due repubbliche marinare cominciarono a interessarsi all'isola e a interferire nel suo governo.

L'ingerenza politica pisana e genovese sui re giudici durò dall'XI al XIV secolo, trasformandosi lentamente prima in protettorato, poi in dominazione.

[modifica] Collegamenti esterni

(da inserire)

[modifica] Bibliografia

  • A. Boscolo - La Sardegna dei Giudicati - Cagliari - della Torre - 1979.
  • A. Solmi - Studi storici sulle istituzioni della Sardegna nel Medioevo - Cagliari - 1965
  • F. C. Casula - La storia di Sardegna - Sassari 1994
  • P. Tola - Codice diplomatico della Sardegna - Cagliari - 1986
  • E. Besta - La Sardegna medioevale - Palermo - 1954
  • F. C. Casula - Profilo storico della Sardegna catalano-aragonese - Cagliari - 1982
  • F. Loddo Canepa - Ricerche e osservazioni sul feudalesimo sardo - Roma 1932
  • G. Stefani - Dizionario generale geografico-statistico degli stati sardi - Sassari - Carlo Delfino Editore
  • F. C. Casula - Breve Storia di Sardegna - Sassari - 1994 Carlo Delfino Editore
  • A. Boscolo - I parlamenti di Alfonso il Magnanimo - Milano - 1953

[modifica] Voci correlate

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