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Regno di Arborea

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Nota disambigua - Se stai cercando il comune in provincia di Oristano, vedi Arborea.
Bandiera della Sardegna

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Storia della Sardegna

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Categoria: Regione Sardegna

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L'Albero Eradicato, simbolo del Regno di Arborea
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L'Albero Eradicato, simbolo del Regno di Arborea

Il Regno di Arborea era uno Stato sovrano ed indipendente che si estendeva sulla parte centrale della Sardegna, dal Golfo di Oristano ai monti del Gennargentu, occupando tutta la fertile valle del fiume Tirso.

Vasto 4.832 kmq, pianeggiante e montuoso allo stesso tempo, confinava a Nord con il Regno di Torres, ad Est e a Sud con il Regno di Cagliari.

Durò per più di 500 anni, dal 900 al 1420, e sul trono salirono più di ventitré generazioni di sovrani conosciuti, delle casate Lacon Gunale – Lacon Zori – Lacon Orrù – Lacon Serra – Bas Serra – Doria Bas – Narbona Bas.

Fu senza dubbio quello che rivestì un ruolo di fondamentale importanza nella storia sarda, distinguendosi dagli altri regni grazie a dei sovrani lungimiranti, che con costanza e coerenza politica, lottarono per riunire tutta la Sardegna sotto un unico regno. Gli altri tre giudicati infatti attraversarono profonde crisi, subendo le ingerenze delle potenze marinare di Pisa, Genova e dell' Aragona, nonché del papato, lasciando all' Arborea il peso di una sanguinosa guerra contro gli invasori.

[modifica] Origini del Regno

Per approfondire, vedi la voce Storia della Sardegna dei Giudicati.

Secondo alcune fonti, il Regno nacque verso il 900, come gemmazione del Giudicato di Torres.

Purtroppo non si conosce molto del periodo iniziale, di sicuro però - già nel X secolo - la Sardegna era un importantissimo snodo per i commerci marittimi nel mar Mediterraneo, ben conosciuto ed utilizzato dalle repubbliche marinare di Genova e di Pisa: queste, alleandosi o contrastando i diversi regni isolani, animarono non poco la lunga Età dei Giudicati.

Fino al 1070 la capitale fu Tharros, trasferita in seguito ad Oristano, dove abitavano - già da tempo - le massime autorità civili e religiose: il giudice e la sua corte.

[modifica] le curatorie

Il Regno di Arborea era composto da 14 curatorie
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Il Regno di Arborea era composto da 14 curatorie

Nelle 14 curatorie (o partes), attraverso le quali era suddiviso il territorio, si trovavano 223 centri abitati, chiamati ville abitate stabilmente - si supone - da più di 100.000 persone. Esse corrispondevano alle vecchie entità amministrative lasciate in eredità dai bizantini e sono ben conosciute ancora oggi come regioni storiche dell'Isola.

Ecco quelle che appartenevano all'Arborea: la Barbagia di Belvì, la Barbagia d’Ollolai, il Barigadu, Bonorzuli, il Campidano di Cabras, Campidano di Milis, Campidano di Simaxis, il Guilcier, il Mandrolisai, la Marmilla, Montis, Usellus, Valenza e Brabaxiana.

[modifica] Primi sovrani - i Lacon Gunale

Per approfondire, vedi la voce Mujāhid al-‘Āmirī.

Intorno all'anno 1000 - il primo sovrano fu il logudorese Gonnario Comita I de Lacon Gunale, sicuramente sovrano di entrambi i giudicati durante il periodo (1015 - 1026) in cui la Sardegna fu presa di mira delle incursioni barbaresche di Mujāhid al-'Āmirī, signore di Denia. Secondo alcune fonti storiche, gli arabi di Spagna - nel loro tentativo di epansione mediterranea, preceduto dalle continue scorrerie che interessavano le coste laziali, toscane e liguri - avevano scelto come base per un attacco verso il continente italiano, proprio alcuni approdi situati nella Gallura e nel Logudoro. L'intervento di Pisa e di Genova, sollecitato dal papa Benedetto VIII, dopo alcune furiose battaglie navali, riuscì a scongiurare il pericolo.

A Gonnario Comita, subentrò Torchitorio-Barisone I, che - secondo alcuni storici - lasciò il regno al figlio Mariano I Lacon Zori, per prendere la reggenza del regno di Torres per conto del nipote minorenne Mariano. A lui succedette Orzocco I, ricordato come colui che ufficialmente spostò la capitale da Tharros ad Oristano e, dopo un oscuro - chiamato Torbeno -, salì al trono Orzocco II, sposo di Maria de Orrù, figlia del giudice Comita I; non avendo discendenza, con lui terminò il casato.

[modifica] Dinastia dei Lacon Serra

I quattro Regni Sardi nell' Età dei Giudicati
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I quattro Regni Sardi nell' Età dei Giudicati

In tutta Europa, quelli intorno all' XI secolo furono anni molto oscuri, di cui non si conosce molto. Alcuni studiosi indicano Gonnario Lacon Serra, cognato di Orzocco II, colui che ereditò la corona, perché sposato con Elena de Orrù.

Il successore fu Costantino I che, intorno al 1100, aveva donato il santuario della Vergine di Bonarcado ai Benedettini Camaldolesi, e la chiesa di San Lussorio di Fordongianus ai Vittorini di Marsiglia.

Seguì il figlio Comita III preceduto, nella minore età, dai reggenti Orzocco III e Comita II.

Comita III nutrì mire espansionistiche verso il Logudoro nel periodo in cui il giudice minorenne Gonnario II era esule a Pisa. Il primo tentativo fu respinto dallo stesso Gonnario II aiutato dai parenti pisani e si stipulò una tregua nel 1133. Cinque anni dopo Comita III ritentò, ma fu scomunicato dal vescovo di Pisa e costretto alla pace nel 1144.

[modifica] Barisone I

Due anni dopo il giudice morì e gli succedette il figlio Barisone I. Questi era sposato con Pellegrina de Lacon da cui aveva avuto cinque figli. Pietro succederà al padre, Susanna sposerà un figlio di Comita Spanu di Gallura, Sinispella sposerà in prime nozze Ugo Poncho de Cervera Bas, cugino di Berengario IV di Barcellona, e darà origine alla casata dei Bas d’Arborea. Negli anni successivi, in seconde nozze, Sinispella sposerà Comita di Torres, da cui unione discenderanno le ultime due generazioni di sovrani logudoresi.

Forte di una rete di legami familiari estesa in Sardegna e nel continente, in occasione della consacrazione della chiesa di Santa Maria di Bonarcado, Barisone riunì in una conferenza i regni isolani per discutere una pace generale : l'accordo fu raggiunto e resse per ben quindici anni. Fu poi Brisone stesso che lo ruppe quando, spalleggiato da Genova e dalla corte di Barcellona, nel 1157 ripudiò la moglie Pellegrina e sposò Agalbursa figlia di Ugo Poncho de Cervera, visconte di Bas e della principessa Almodis, sorella di Raimondo Berengario IV, conte di Barcellona e re designato della Corona di Aragona.

Il 19 giugno del 1162, allo scoppio della tra Genova e Pisa, i fragili equilibri politici tra le due repubbliche marinare e i regni sardi si inclinarono bruscamente. Barisone nel 1162 dichiarò guerra a Pisa e l’anno successivo invase il regno di Calari obbligando il legittimo sovrano Pietro Torchitorio III a rifugiarsi presso il fratello Barisone II di Torres.

I due sovrani, successivamente, con l'aiuto di Pisa, attaccarono nel 1164 il regno di Arborea, invadendone il territorio ed assediando il castello di Cabras che non riuscirono però ad espugnare.

[modifica] Barisone re di Sardegna

Federico Barbarossa nel 1164 incoronò Barisone re di Sardegna
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Federico Barbarossa nel 1164 incoronò Barisone re di Sardegna

Con l’appoggio di Genova, Barisone chiese ed ottenne il titolo nominale di re di Sardegna all'imperatore Federico I Barbarossa, pagando 4.000 marchi d’argento. Il 10 agosto 1164 fu incoronato re di Sardegna, nella cattedrale di San Siro a Pavia.

Era suo intento chiedere l'appoggio ghibellino e costruirsi una base giuridica sulla quale poi giustificare la guerra contro i regni isolani e riunirli sotto un unico Stato. I genovesi però, resisi conto che non poteva restituire subito l'ingente somma, lo tennero in ostaggio per sette anni.

Nel 1172 rientrò in patria e nel 1180 ritentò d’invadere il regno di Calari, ma le sue truppe furono respinte. Non avendo più aiuto né da Genova, né da Pisa - ormai in pace tra di loro - rinsaldò i legami con la corona di Aragona dando in sposa - nel 1177 - la figlia Sinispella al cognato Ugo Poncho Cervera Bas. Dall’unione nacque Ugone I.

Barisone morì nel 1185 dopo essersi ritirato a vita privata.

[modifica] Pietro I De Lacon Serra

La corona de Logu intronizzò Pietro I Lacon Serra, ma Agalbursa sostenne i diritti di Ugone I che nel 1192 fu associato al trono. Secondo l’uso bizantino comandava l’autocratorìì cioè Pietro perché Ugone era minorenne.

Nel 1195 Pietro fu sconfitto da Salusio IV di Calari e catturato assieme al figlio Barisone II.

Ugone scappò assieme al vescovo Giusto, Oristano fu distrutta assieme alla cattedrale.

Salusio IV si fece incoronare, ma senza approvazione ecclesiastica. Pietro morì a Pisa.

[modifica] Dinastia dei Bas-Serra

Ugone I Bas Lacon Serra sposò Preziosa, figlia di Guglielmo Salusio IV, nel 1206, il 30 ottobre si accordò col suocero rivedendo i confini tra i due regni e cedendo parte della Marmilla nord orientale.

Morì nel 1211 lasciando il figli Pietro II aspirante al trono. Le cose s’aggiustarono così. Morto Salusio IV nel 1214 Barisone II ne sposò la figlia Benedetta diventando Barisone Torchitorio IV di Calari; Pietro II Bas Lacon Serra regnò in condominio con lo zio Mariano Lacon Gunale di Torres, il quale ricostruì la cattedrale di Oristano.

[modifica] La reggenza di Guglielmo di Capraia

Stemma della città di Pisa
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Stemma della città di Pisa

Dal 1228 Pietro II regnò da solo. Morì nel 1241 lasciando il figlio minorenne Mariano II, natogli dalla seconda moglie Sardinia.

Lo zio Guglielmo di Capraia, figlio di secondo letto della vedova di Pietro I, morto a Pisa, assunse la reggenza. Costui era imparentato con i Gherardesca, conti di Donoratico e con i Visconti di Pisa. Il 29 settembre 1250 ottenne dal papa Innocenzo IV il riconoscimento della sovranità sull’Arborea, ma senza il consenso della Corona de Logu.

Nel 1257 il regno partecipò alla guerra che gli altri regni isolani - tutti filo-pisani - avevano mosso contro il giudicato filo-genovese di Calari che venne sconfitto dopo 14 mesi di guerra. Santa Igìa, la capitale del regno, venne completamente distrutta ed il territorio giudicale diviso in quattro parti: l’Ogliastra e il Sarrabus andò al giudice di Gallura, il pisano Giovanni Visconti; le curatorie di Gippi, Nuraminis, Trexenta, Marmilla inferiore, Dolia, Gerrei e Barbagia di Seulo, andarono all' Arborea; i distretti amministrativi di Sulcis, Cixerri, Nora e Decimo spettarono a Gherardo e Ugolino della Gherardesca, conti di Donoratico; la città di Cagliari invece al Comune di Pisa.

l' Arborea allargò così ulteriormente i propri confini, aumentando il suo peso all'interno dei giochi di potere per il controllo dell'Isola

Guglielmo pretese poi con le armi i diritti sul giudicato di Torres derivantegli da Ugone I Bas Serra, fratello uterino di Mariano II Lacon Gunale di Torres e nel 1259 diede vita ad una lunga battaglia contro i Doria per il controllo di quei territori, approfittando della scomparsa della giudicessa Adelasia e della prigionia di Enzo di Hohenstaufen re di Sardegna.

Morì nel 1264 lasciando il figlio minorenne Nicolò, il quale fu associato per quattro anni al giudice legittimo Mariano II Bas Lacon Serra e poi - estromesso - morirà nel 1270.

[modifica] Mariano II de Bas-Serra

Per approfondire, vedi la voce Ugolino della Gherardesca.

Mariano II prese le redini del regno che contava anche la terza parte centrale del regno di Calari. I suoi ottimi rapporti con Pisa le diedero l'opportunità di diventare cittadino giurato pisano dal 17 giugno 1265. Abitò spesso nella città Toscana dove sposò una figlia di Andreotto Saraceno Caldera e nel 1287, fece sposare per verba il figlio Chiano con Giacomina, figlia del conte Ugolino di cui era partigiano.

Il 4 gennaio 1295, cambiò improvvisamente politica e si alleò col Comune di Pisa a cui lasciò in eredità la terza parte centrale del regno di Calari. Prese parte - in seguito - coi Gherardesca all’assedio di Villa di Chiesa difesa da Guelfo dei Donoratico e quando questi ferito si rifugiò a San Leonardo di Siete Fuentes, secondo alcune fonti, nel 1297 lo fece avvelenare, per estendere poi i confini del regno all'Argentiera del Cixerri.

[modifica] Le conquiste militari

Nel 1274 conquistò il castello di Monforte nella Nurra e lo restaurò lasciando un’epigrafe conservata al museo di Sassari.

Nel 1277 le conquiste furono riconosciute dal Papa e così s’annetté una parte di territorio da Montiferru a Monte Acuto con i relativi castelli e i territori logudoresi vennero divisi in due grandi tronconi, uno a nord e l'altro a sud.

Con abili mosse militari e politiche arrivò a controllare più della metà dell'isola e nei territori dell'Arborea si trovavano oramai le maggiori pianure ed i più ricchi giacimenti di metalli preziosi. La ricchezza dell'Arborea era ancora più opulenta, se confrontata con la crisi economica che attraversò tutta l'Europa in quel periodo.

[modifica] Chiano de Bas-Serra

Per approfondire, vedi la voce Regno di Sardegna.

Nel [[1297, poco dopo la morte di Mariano II°, il Papa Bonifacio VIII calpestò letteralmente gli ordini statali esistenti nell'isola, fondando il Regno di Sardegna e Corsica, infeudandolo al Re della Corona d'Aragona, Giacomo II il Giusto (1295 - 1327) e dandogli così il via libera per l'invasione delle due isole.

Chiano, figlio di Mariano II, si propose di resistere. Raggiunta la maggiore età sposò Giacomina della Gherardesca, anche se aveva già i figli Andreotto e Mariano datigli da una certa Vera Cappai.

Nel 1300 cedette a Pisa la terza parte del cagliaritano, le miniere d’argento e, forse, qualcosa del patrimonio giudicale. Questo fece scattare il diritto alla rivolta del popolo (bannus consensus) che lo giustiziò e lo seppellì con la lingua mozzata.

In una data imprecisata tra il 1304 e il 1307, i figli Andreotto e Mariano salirono assieme sul trono d’Arborea, ma come al solito comandava solo uno, l’ autocrator basileus.

Nel 1308 acquistarono dai Malaspina il Castello di Serravalle di Bosa, la Planargia e Costavalle. Tutti questi territori facevano parte dei beni privati della famiglia (peculio), i cui proventi erano incamerati e amministrati a parte dai beni del demanio (fisco). Andreotto morì nel 1309 e Mariano III Bas Serra restò solo.

Nel 1312 fu costretto dai pisani a comprare da Arrigo VII i propri diritti successori e a sposare verbalmente Costanza da Montalcino. Nel 1314 chiese aiuto agli Aragonesi per cacciare i pisani dalla Sardegna.

Restaurò strade e ponti, completò la cinta muraria di Oristano e le torri di difesa, costruì il nuovo palazzo arcivescovile e iniziò la reggia ultimata, poi, dai suoi discendenti.

Non sposò mai Costanza da Montalcino, ma convisse con Padulesa de Serra, da cui ebbe ben sei figli, tra cui Ugone che gli successe nel 1321.

[modifica] Ugone II De Bas-Serra

Come il padre ed il nonno convisse con una concubina che gli diede tre figli: Lorenzo, Angiola e Preziosa.

Si sposò con una nobildonna di nome Benedetta che gli diede numerosi figli: Pietro III, Bonaventura (femmina), Mariano IV, Giovanni (il ribelle), Nicola (avo dei Cubello marchesi di Oristano), Francesco (il canonico), Maria.

Nel 1323 s’alleò con Giacomo II d’Aragona e ne divenne vassallo per commendatio personalis, con giuramento di fedeltà ed il pagamento d’un censo annuo di 3.000 fiorini d’oro, in cambio del mantenimento dei diritti dinastici e un’eventuale protezione militare.

L’ 11 aprile attaccò i Pisani, con mercenari privati, al confine meridionale tra Villanovaforru e Sanluri.

[modifica] L'invasione aragonese

Stendardo dei re d'Aragona
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Stendardo dei re d'Aragona

Giacomo II gli mandò tre galee armate al comando di Gherardo e Dalmazzo di Roccabertì.

Il 13 giugno Ugone II consigliò l’infante Alfonso di sbarcare a Palmas di Sulcis e di porre l’assedio a Villa di Chiesa. La città si arrese dopo sette mesi. Il 2 marzo 1324 Ugone partecipò all’assalto di Castel di Castro che capitolò il 19 giugno. Il trattato firmato anche da Ugone, prevedeva la cessione ai Catalano-Aragonesi di tutti i possedimenti pisani di Calari e Gallura, tranne Castel di Castro e le appendici tenute da Pisa in forma feudale. Nacque così giuridicamente e di fatto il Regno di Sardegna.

Il giudice d’Arborea restò fedele ai sovrani d’Aragona anche quando il distretto di Sassari nel 1329 si ribellò.

Fece sposare sette dei suoi figli con altrettanti rampolli di nobili famiglie iberiche. Impose a Giovanni e Mariano un’educazione catalana inviandoli a corte nel 1331.

Acquistò nel 1334 la villa di Molins de Rey e i castelli di Gelida e Matarò. Morì a 40 anni il 5 aprile 1335 e il figlio Pietro ne diede notizia al nuovo re Alfonso IV il Benigno, mentre si apprestava a salire sul trono giudicale.

[modifica] Pietro III De Bas-Serra

Pietro III Bas Serra si sposò con Costanza Aleramici di Saluzzo nel 1326 e visse da uomo pacifico all’ombra del cancelliere statale Guido Cattaneo, arcivescovo di Arborea, e del canonico di Tramatza Filippo Mameli dottore di diritto civile e penale.

Morto Alfonso, il 31 marzo del 1336, fu rappresentato da Mariano, che studiava laggiù, nel rendere omaggio a Pietro IV il Cerimonioso. Il 22 settembre 1343 ottenne dal papa Clemente VI di fondare il monastero delle Clarisse. Morì nel 1347 e la moglie lo seguì il 18 febbraio 1348.

[modifica] Mariano IV d'Arborea

Con Mariano IV la Sardegna fu riunita sotto un unico regno: mancavano solo le città di Cagliari e di  Alghero, ancora in mano aragonese
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Con Mariano IV la Sardegna fu riunita sotto un unico regno: mancavano solo le città di Cagliari e di Alghero, ancora in mano aragonese
Per approfondire, vedi la voce Mariano IV di Arborea.

La Corona de Logu, seguendo la solita consuetudine, intronizzò Mariano IV Bas Serra, fratello del giudice scomparso. Nel 1331 era stato mandato a formarsi in Catalogna e due anni dopo fu armato cavaliere. Nel 1336 si sposò con Timbra de Rocabertì che gli diede i figli Ugone, Eleonora e Beatrice. Ugone si sposerà più tardi - nel 1362 - con la figlia di Giovanni III di Vico mentre Beatrice con Amerigo VI, visconte di Narbona.

Iniziò un'epoca di grande splendore per il Regno d'Arborea la cui capitale era frequentata da importanti personaggi del continente Italiano ed europeo. In quel periodo vennero particolarmente curate le arti e l'istruzione del popolo. Venne potenziato il sistema viario e fu incrementata l' agricoltura. Proprio in quel decennio, da giuristi sardi e terramannesi, venne rivisto il sistema giuridico, con la prima stesura della Carta de Logu d’Arborea, che sarà corretta e nuovamente promulgata nel 1392, durante la reggenza della figlia Eleonora.

Nel 1339 ebbe i titoli onorifici di conte del Goceano e signore della Marmilla cagliaritana, già in possesso degli Arborea, ma facenti parte del regno di Sardegna infeudato ai re aragonesi.

[modifica] Figura di Mariano IV

Mariano era colto ed intelligente, parlava correntemente le lingue sarde, conosceva il latino, il catalano, l’italiano, era in corrispondenza epistolare con le maggiori personalità del tempo, fra cui Caterina da Siena. É da molti considerato il più grande sovrano arborense del Trecento.

Oltre che uomo giusto - come quando fece impiccare due sardi che incitavano al linciaggio di 40 catalani rinchiusi nelle carceri arborensi - era anche crudele e non esitò a far uccidere il fratello Giovanni ed il nipote Pietro per ragioni non definite.

[modifica] Guerra al Regno di Sardegna

Dopo un decennio di relativa tranquillità, si rianimarono ben presto i sogni di conquista e di indipendenza che portarono Mariano, in meno di un anno, a controllare l'intera isola, a parte Cagliari, Alghero e Sassari, quest'ultima governata da Brancaleone Doria.

Si mostrò insofferente verso la Corona d’Aragona già dall’episodio di Aidu de Turdu dove, nel 1347, quando i Doria batterono i Catalano-Aragonesi, ma lo fu ancor di più quando Bernardo de Cabrera occupò Alghero il 30 agosto 1353.

La guerra deliberata in Corona de Logu scoppiò lo stesso anno. Mariano ruppe il suo rapporto di vassallaggio con gli aragonesi, tolse i pali catalani dalle sue insegne, assunse come stemma del suo stato l’albero eradicato in campo argento, e invase il cagliaritano sottomettendo i Sardi regnicoli, minacciando di tagliar mani e piedi ai riluttanti e di confiscare i loro beni.

A Decimo il 10 settembre catturò Gherardo della Gherardesca, comandante delle truppe del re d'Aragona e lo convertì alla sua causa, poi assediò Castel di Castro, ma il 7 ottobr e si ritirò a Sanluri dopo che fu fermato a Quartu da Bernardo de Cabrera.

[modifica] La pace di Sanluri

Il 15 giugno 1354 sbarcò in Sardegna lo stesso Pietro il Cerimonioso per stroncare la rivolta sarda, ma fu un fallimento.

Il re ottenne con la diplomazia Alghero il 16 novembre 1354, ma alle dure condizioni di Mariano IV. La pace di Sanluri del 11 luglio 1355 fruttò un periodo decennale di pace.

[modifica] La Sardegna arborense

Mariano riprese la guerra nel 1365, attaccando il castello aragonese di Sanluri.

Il sovrano Oristanese aveva chiesto, al papa Urbano V, di essere infeudato del Regno di Sardegna e Corsica al posto di Pietro il Cerimonioso che non pagava il censo dovuto.

Nel 1368 il Re aragonesi spedì a Cagliari Pietro de Luna con un grosso corpo di spedizione. Piombato celermente nei pressi d’Oristano, fu sconfitto nella piana di Sant’Anna, dove morì sul campo.

Le grandi manovre belliche si fermarono a causa dell'imponente epidemia di peste che nel 1375 falcidiò gran parte della popolazione isolana, tra cui Mariano IV che nel 1376 morì senza realizzare il suo sogno d’unità nazionale all'età di 57 anni.

[modifica] Ugone III

Nozze di Brancaleone Doria con Eleonora d'Arborea
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Nozze di Brancaleone Doria con Eleonora d'Arborea

Gli succedette Ugone III Bas Serra, quasi quarantenne e vedovo, con una figlia da sistemare. Tentò di farlo con il figlio appena nato di Carlo I d’Angiò, nell’ambito di un’alleanza anti aragonese di cui si ha testimonianza in un memoriale d’ambasciata, redatto in latino, dal notaio Raimondo Mauranni.

Il sovrano oristanese si alienò da subito importanti personaggi e ufficiali di corte, tra cui Giovanni de Ligia ed il figlio Valore.

[modifica] Ugone ed il bannus consensus

Fu accusato di crudeltà e tirannia e, da una cronaca francese, di rozzezza ed ignoranza.

La sua figura è rivalutata dal fatto che sapeva leggere e scrivere, conosceva le comuni lingue straniere ed il complicato linguaggio diplomatico. Le sue imprese militari non furono rilevanti.

Castel di Castro ed Alghero rimasero inespugnati, mentre sul piano diplomatico ottenne un gran risultato facendo sposare la sorella Eleonora con Brancaleone Doria, figlio legittimato del grande Brancaleone.

Forse perché stanco, forse perché governava in forma stizzosa e dispotica, il 3 marzo 1383 il popolo si sollevò, lo pugnalò insieme alla figlia e lo buttò con la lingua mozzata, dentro un pozzo.

[modifica] Eleonora d'Arborea

Eleonora d'Arborea
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Eleonora d'Arborea
Per approfondire, vedi la voce Eleonora d'Arborea.

Diventò giudice di fatto, per conto del figlio Federico Doria Bas, la sorella Eleonora. Nato a Castel genovese (oggi Castelsardo) nel 1377, fino ai 18 anni, ridotti poi a 14, non avrebbe potuto avere la pienezza dei poteri.

Eleonora assunse la reggenza non senza problemi. Fu richiamata da Genova dove risiedeva dal 1382 e dove si era trasferita dopo aver vissuto 6 anni a Castel genovese. Suo marito era in Catalogna per ricevere il titolo onorifico di conte di Monteleone e barone della Marmilla inferiore, ma appena si diffuse la notizia dell’elezione del figlio Federico, fu arrestato da Pietro il Cerimonioso, inviato a Cagliari e rinchiuso nella torre di San Pancrazio, poi in quella dell’Elefante.

Federico morì nel 1387, lo stesso anno della morte del re catalano-aragonese.

[modifica] La reggenza

A pietro il Cerimonioso succedette il figlio Giovanni I, il Cacciatore, che regnò fino al 1396, dopo aver subito un mortale incidente di caccia.

Sempre reggente Eleonora, succedette sul trono l’altro figlio, Mariano V Doria Bas, nato anch’egli a Castel genovese nel 1378 - 1379.

[modifica] La pace con sardi regnicoli

Il 24 gennaio [[1388, dopo lunghe trattative fu firmata una pace tra Catalano-Aragonesi ed Arborea.

Secondo gli accordi erano restituiti alla Corona “città, ville e luoghi occupati dai precedenti giudici d’Arborea”.

[modifica] Brancaleone Doria

Posada - Castello della Fava
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Posada - Castello della Fava

Brancaleone, però, fu liberato solo il 1 gennaio 1390. Figlio del grande Brancaleone e di una Giacomina di casato sconosciuto, il 16 marzo 1357 s’era fatto vassallo ed alleato del re d’ Aragona per legittimare il possesso dei beni paterni.

Aveva avuto i figli illegittimi Giannettino e Nicolò da una donna anonima. Il matrimonio con Eleonora nel 1376 fu più di convenienza personale che politica, perché restò fedele alla Corona aragonese. Cambiò parere durante la dura prigionia.

[modifica] L' unificazione dell'Isola

Il primo aprile del 1391 marciò contro Castel di Cagliari, il 16 agosto, col figlio Mariano al fianco, occupò Sassari ed Osilo.

In settembre conquistò il castello della Fava, di Galtellì, di Bonvehì e di Pedreso, lasciando agli avversari solo Alghero e Longosardo.

Il 3 ottobre entrò a Villa di Chiesa. In una lettera scritta a Sanluri il 3 febbraio 1392 Brancaleone annunciava di aver ripreso tutti i territori posseduti nel 1388.

Il 16 marzo 1392 comparve, al largo di Capo San Marco, la flotta che Martino il Vecchio conduceva in Sicilia per domarvi la ribellione in atto.

[modifica] La Carta de Logu

Per approfondire, vedi la voce Carta de Logu.

Mariano, compiendo 14 anni, secondo una nuova norma giudicale, diventò giudice di diritto ed Eleonora, alla fine della Reggenza, promulgò la celebre Carta de Logu.

Il Codice rimase in vigore fino al 1827, quando fu sostituita dal Codice di Carlo Felice. Eleonora morì nel 1402, colpita dalla peste che imperversava in tutta l’Europa.

[modifica] La successione al Trono

Mariano V morì nel 1407 per motivi sconosciuti. Si presentò il problema della successione che per regola consolidata, spettava agli eredi di Beatrice Bas Serra, sposata nel 1363 con Amerigo VI di Narbona, madre di Guglielmo II e nonna defunta dell’attuale Guglielmo III.

Giudice di fatto fu Leonardo Cubello, bisnipote di Ugone II d’Arborea. Brancaleone si ritirò sdegnato a Monteleone (Roccadoria).

Il 6 ottobre 1408 sbarcò a Cagliari con un potente esercito l’infante Martino il Giovane. L’ 8 dicembre giunse anche il duca di Narbona, incoronato re d’Arborea ad Oristano il 13 gennaio 1409, cui aggiunse i titoli di conte del Goceano e visconte di Bas.

[modifica] la battaglia di Sanluri

In questo periodo scomparve misteriosamente Brancaleone Doria. Lo scontro tra i due schieramenti avvenne nelle campagne di Sanluri in località su bruncu de sa battalla. Le truppe aragonesi spezzarono in due tronconi l’esercito giudicale. La parte sinistra fu sopraffatta nella località detta s'occidroxiu (il macello); la destra si spezzò in due resti: il primo scappò a Sanluri, ma fu raggiunto e fatto a pezzi, il secondo si rifugiò a Monreale e resistette.

Il 4 luglio si arrese Villa di Chiesa nelle mani di Giovanni de Sena. Fu un vero disastro per i Sardi, anche se Martino il Giovane, erede al trono d’Aragona, morì di malaria a Cagliari il 25 luglio 1409.

Guglielmo di Narbona andò in Francia per cercare aiuto e lasciò, come giudice di fatto, Leonardo Cubello il quale respinse un attacco contro Oristano il 17 agosto per opera dei Montcada ed il 18 per opera del Torrelles, nella piana tra Sant’Anna, Fenosu e Santa Giusta.

[modifica] Resa di Oristano

Nel gennaio del 1410 Pietro Torrelles prese Bosa, poi assediò Oristano dove il Cubello firmò, a San Martino fuori le mura, la resa della città e di tutta l’Arborea storica, che fu incamerata nel Regnum Sardiniae et Corsicae. Una parte comprendente Oristano e i Campidani di Cabras, Milis e Simaxis gli fu ridata in feudo col titolo di Marchesato d’Oristano.

Restarono giudicali i territori i territori arborensi dell’ex giudicato di Torres, due curatorie del Giudicato di Gallura e le Barbagie di Belvì, d’Ollolai e del Mandrolisai. Il 31 maggio del 1410 moriva Martino il vecchio senza risolvere il problema della successione.

[modifica] Guglielmo III di Narbona

Stemma di Guglielmo III di Narbona, ultimo re del Regno di Arborea
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Stemma di Guglielmo III di Narbona, ultimo re del Regno di Arborea

Nella primavera dello stesso anno Guglielmo III di Narbona tornò dalla Francia, organizzò i territori superstiti con capitale Sassari, si fece aiutare da Nicolò Doria e riprese Longosardo il 9 agosto. Minacciò Oristano ed Alghero dove c’era Pietro Torrelles, il quale morì di malaria nel 1411. Tra il 5 ed il 6 maggio 1412 riuscì ad entrare ad Alghero, ma ne fu scacciato dagli abitanti.

[modifica] Fine del Regno di Arborea

Convinto di non poter raddrizzare la situazione trattò prima con Ferdinando I d’Antequera dei Trastamara, poi col figlio Alfonso il Magnanimo. L’accordo fu raggiunto il 17 agosto 1420 e il giudicato fu venduto per 100.000 fiorini d’oro.

Dopo il 1410 la Marmilla regnicola fu tenuta direttamente da Cagliari per le provviste granarie della città, poi fu promessa, nel 1415, da Ferdinando I de Antequera, al Cubello per non essersi schierato coi ribelli sardi e a lui fu ceduta nel marzo del 1416, assieme a Valenza, per la somma di 25.000 fiorini d’oro d’Aragona versati al fisco regio.

Restarono fuori dall’accordo Gesturi, Tuili e Villamar e alcuni castelli infeudati a Gerardo de Doni durante la battaglia di Sanluri.

[modifica] Note

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[modifica] Bibliografia

  • A. Boscolo - La Sardegna dei Giudicati - Cagliari - della Torre - 1979.
  • A. Solmi - Studi storici sulle istituzioni della Sardegna nel Medioevo - Cagliari - 1965
  • F. C. Casula - La storia di Sardegna - Sassari 1994
  • P. Tola - Codice diplomatico della Sardegna - Cagliari - 1986
  • E. Besta - La Sardegna medioevale - Palermo - 1954
  • F. C. Casula - Profilo storico della Sardegna catalano-aragonese - Cagliari - 1982
  • F. Loddo Canepa - Ricerche e osservazioni sul feudalesimo sardo - Roma 1932
  • G. Stefani - Dizionario generale geografico-statistico degli stati sardi - Sassari - Carlo Delfino Editore
  • F. C. Casula - Breve Storia di Sardegna - Sassari - 1994 Carlo Delfino Editore
  • A. Boscolo - I parlamenti di Alfonso il Magnanimo - Milano - 1953

[modifica] Collegamenti esterni

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[modifica] Voci correlate

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