Stazione Leopolda
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La Stazione Leopolda è stata la prima stazione a venire costruita a Firenze.
Dopo l'ottenimento della concessione governativa nel 1837, nel 1841 iniziarono i lavori per collegare Firenze con una ferrovia verso Livorno (la seconda in Toscana). A Firenze fu previsto una stazione a capolinea per la quale il Granduca Leopoldo II incaricò l'architetto Enrico Presenti, usando una spiazzo appena fuori dalle mura, vicino a Porta al Prato.
I lavori procedettero un po' a rilento e nel 1848 si era già inizato a costruire una seconda stazione per la linea verso Pistoia e Lucca più centrale, a ridosso di Santa Maria Novella, che venne dedicata alla moglie del Granduca Maria Antonia di Borbone-Napoli (la futura Firenze Santa Maria Novella). Il 3 febbraio la Stazione Maria Antonia veniva inaugurata, mentre per la Stazione Leopolda (dedicata al Granduca) si dovette aspettare fino al 12 giugno.
Il grande corpo dello scalo era progettato su tre grandi vani, uno centrale per i binari e gli arrivi/partenze e due laterali per i servizi, decorati in stile neoclassico.
Con il tempo però la stazione più centrale vedeva un crescere continuo di passeggeri e si decise di dirottarvi tutte le linee regionali e nazionali, prima della chiusura della stazione Leopolda, avvenuta già nel 1860.
Iniziò così la questione di come riutilizzare l'edificio. Nel 1861 i locali vennero usati per ospitare la prima Esposizione Nazionale, inaugurata da Re Vittorio Emanuele II, alla quale parteciparono più di seimila espositori nei più disparati campi delle arti, delle scienze e delle industrie italiane, e che fu visitata da circa trentamila persone. Fu una delle prime occasione nelle quali vennero esposti quadri della nascente scuola dei macchiaioli. Il risultato però tutto sommato deludente per gli organizzatori (i paganti furono alla fine solo tremila circa) portò a non ripetere l'esperienza.
Durante il periodo di Firenze Capitale (1865-1871) vi fu ospitata la Direzione Generale delle Gabelle e della Dogana, dopo una ristrutturazione architettonica a cura dell'architetto Marco Treves, che sopraelevò i corpi laterali e divise ricavò altre stanze per gli uffici creando un mezzanino.
Oltre agli uffici, la stazione ospitò anche un'officina per la manutenzione dei treni, usando in piccola parte i vecchi binari ferroviari. Più tardi, dal 1905 l'officina venne potenziata usando gli spazi lasciati vuoti dagli uffici già trasferiti a Roma.
Durante la prima guerra mondiale poi vi venne creato un laboratorio di industria pesante per la produzione di proiettili. Nel successivo conflitto invece gli stabilimenti si dedicarono esclusivamente alla riparazione del materiale rotabile. Durante l'occupazione nazista gli operai appartenenti ai movimenti della Resistenza compirono sabotaggi e imboscamenti di materie prime, almeno fino al bombardamento del 2 maggio 1944 che fece chiudere le officine.
Dal Dopoguerra l'edificio ha subito altre modifiche e sottrazioni, che ci hanno consegnato sostanzialmente un grande locale al centro dell'edificio, usato fino al 1993 come deposito ferroviario, prima di avviare un processo di recupero dei locali superstiti della stazione da usare come spazio polivalente.
Oggi è uno degli spazi più duttili della città, con il grande vano dell'ex officina usato di volta in volta per manifestazioni e eventi diversi, dalla musica alla moda, dalle fiere mercato alla discoteca.
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