San Gerardo dei Tintori
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San Gerardo dei Tintori | |
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Confessore | |
Nato | 1134-1140, Monza |
Morto | 6 giugno 1207, Monza |
Venerato da | Chiesa Cattolica |
Canonizzazione | confermata ufficialmente nel 1583 |
Santuario principale | Parrocchiale di San Gerardo al Corpo, Monza, Italia |
Ricorrenza | 6 giugno |
Attributi | Un bastone con alcune ciliegie; una scodella con un cucchiaio |
Patrono di: | Monza |
San Gerardo dei Tintori o Tintore (Monza, tra il 1134 e il 1140 - 6 giugno 1207) è un santo della chiesa cattolica, patrono di Monza insieme a san Giovanni Battista.
Fondò a Monza un ospedale sulla riva sinistra del fiume Lambro, impegnandovi tutte le sue sostanze, e si dedicò all'assistenza dei poveri e dei malati. Morì il 6 giugno 1207. La tradizione gli attribuisce numerosi miracoli.
I suoi resti sono conservati in una cappella della chiesa monzese di San Gerardo al Corpo, visibili entro un'urna di cristallo. L'attuale ospedale di Monza porta il suo nome.
Il 6 giugno di ogni anno, in occasione della sua festa, la sua statua viene collocata sul Lambro presso il ponte di san Gerardino; tiene accanto un cesto con pane, vino, uova ed anche un bastone con qualche ciliegia, a ricordo di uno dei suoi miracoli.
Indice |
[modifica] Biografia
L'anno di nascita di Gerardo non si conosce con certezza; secondo lo storico monzese Bartolomeo Zucchi fu il 1134, secondo altri il 1135 o 1140. Il cognome "Tintore" o "dei Tintori" (de Tinctoribus) probabilmente rimanda alla professione esercitata dalla sua famiglia.
Gerardo era di condizione agiata; dopo la morte del padre, con i beni ereditati, fondò un ospedale con lo scopo di assistere i poveri e i malati. La sede dell'ospedale pare fosse la casa stessa di Gerardo: essa si trovava sulla riva sinistra del Lambro presso il ponte che oggi è detto "di san Gerardino".
La fondazione dell'ospedale avvenne certamente entro il 1174. In questa data infatti Gerardo stipulò con il Comune di Monza e con il Capitolo del Duomo una convenzione nella quale se ne definiva lo status giuridico e amministrativo: l'ospedale dipendeva formalmente dall'autorità ecclesiastica, ma di fatto manteneva una sostanziale autonomia, mentre il Comune ne assumeva l'avvocazia, cioè la tutela giuridica.
Il servizio nell'ospedale era svolto da conversi: laici che vivevano in comune al modo dei frati, senza però prendere i voti religiosi. Gerardo era uno di loro e svolgeva anche l'incarico di "ministro", cioè direttore dell'ospedale. Come risulta anche da alcuni documenti degli anni successivi, egli mantenne questo incarico fino alla morte avvenuta il 6 giugno 1207.
Sepolto dapprima nella nuda terra nel cimitero della vicina chiesa di Sant'Ambrogio (oggi San Gerardo al Corpo), il corpo di Gerardo fu riesumato quaranta giorni dopo per iniziativa della popolazione di Olgiate Comasco (vedi sotto) e collocato in un sarcofago presso l'altare della chiesa. Nel 1740 il sarcofago fu sostituito da un'urna di cristallo con decorazioni d'argento, dentro la quale lo scheletro di Gerardo è esposto alla vista dei fedeli. L'urna è collocata oggi nella cappella a destra del transetto.
L'ospedale fondato da Gerardo continuò la sua attività fino al XVIII secolo, quando il governo austriaco lo accorpò ad altri istituti di cura. Nel 1946 l'amministrazione comunale di Monza decise di ricordare la sua opera intitolandogli l'ospedale cittadino costruito nell'Ottocento (che in precedenza portava il nome di Umberto I); anche l'ospedale nuovo, costruito in seguito, che ospita anche la facoltà di medicina dell'Università di Milano-Bicocca, ha conservato l'intitolazione a san Gerardo.
[modifica] Culto e tradizione
La venerazione di Gerardo iniziò ben presto dopo la sua morte: è chiamato "beato" già in un documento del 1230, e "santo" in uno del 1247. San Carlo Borromeo, dopo aver fatto compiere un'inchiesta, ne confermò ufficialmente il culto nel 1583. A lui sono intitolate due chiese monzesi: la parrocchiale di San Gerardo "al Corpo", dove appunto sono conservati i suoi resti (anticamente intitolata a Sant'Ambrogio), e la piccola chiesa di San Gerardo Intramurano, popolarmente detta "San Gerardino"; quest'ultima era originariamente la cappella dell'ospedale. Il nome di san Gerardino si è esteso anche al vicino ponte sul Lambro.
L'iconografia tradizionale di san Gerardo lo rappresenta anziano (visse circa 70 anni) e barbuto, vestito di un saio, con un bastone dal quale pende un rametto di ciliegie; ai suoi piedi si trova un cesto con pane, vino e uova, o una scodella con un cucchiaio, che simboleggiano la sua attività di assistenza ai poveri e agli infermi.
La sua memoria liturgica, iscritta nel calendario della diocesi di Milano, è il 6 giugno, anniversario della morte. In questa data si celebra a Monza la festa patronale in suo onore: tra la chiesa di san Gerardo al Corpo e il vicino ponte di san Gerardino si svolge una sagra in cui hanno un posto importante le bancarelle che vendono ciliegie, tradizionale attributo iconografico del santo. Alcuni metri a monte del ponte, la statua di san Gerardo, in piedi sopra il suo mantello, viene collocata in mezzo al fiume, a ricordo del più famoso miracolo a lui attribuito (vedi sotto).
[modifica] I miracoli
«Il cristiano talvolta può salvarsi per la fede e per la devozione da ogni infermità del corpo e dell'anima.»
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(san Gerardo dei Tintori, citato da Bonincontro Morigia)
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La tradizione riguardante san Gerardo, tuttora viva tra i monzesi, è stata messa per iscritto per primo dal cronista monzese Bonincontro Morigia il quale, circa cento anni dopo la sua morte, poté raccogliere le testimonianze di "persone anziane della nostra città di Monza ai quali i conversi ed altri religiosi di buona reputazione e degni di fede, amici intimi e conoscenti del Beato, riferirono ciò che videro con i propri occhi".
Secondo questa tradizione, san Gerardo compì diversi miracoli in vita, e numerosi altri sono attribuiti alla sua intercessione dopo la morte. L'inchiesta ordinata da san Carlo Borromeo ne riconobbe in tutto 20. Di alcuni di essi il Morigia scrive di aver raccolto testimonianze giurate dai testimoni diretti, e in un caso (la guarigione di Nazario da Sesto) di avervi assistito lui stesso.
- Il miracolo più famoso è certamente quello dell'attraversamento del Lambro: si racconta che, mentre Gerardo si trovava in duomo a pregare, il fiume, ingrossandosi improvvisamente, ruppe il ponte che collegava l'ospedale con la città. L'ospedale stesso si affacciava sul Lambro e rischiava di essere allagato: Gerardo, subito accorso, stese il suo mantello sull'acqua, vi salì sopra e su di esso attraversò il fiume, raggiungendo i suoi malati, quindi ordinò alle acque di non entrare nelle stanze degli infermi. Secondo il resoconto del Morigia, le acque si fermarono sulle porte per alcune ore nonostante la loro altezza superasse di mezzo cubito (più di 20 cm) quella delle soglie.
- Un altro miracolo è richiamato dal rametto di ciliegie con cui San Gerardo viene rappresentato: si racconta che egli si trattenesse spesso in chiesa a pregare fino a tarda ora. Una sera, per convincere i canonici del Duomo a lasciarlo rimanere oltre l'orario di chiusura, promise loro un cesto di ciliegie; benché fosse pieno inverno, gliele consegnò subito la mattina successiva. Questo episodio però non compare nella cronaca del Morigia né negli atti dell'inchiesta ordinata da San Carlo, per cui si deve ritenere un'invenzione di epoca posteriore (il primo scritto che ne parla è del 1695). Il Morigia afferma invece che Gerardo andava a pregare in Duomo al mattino molto presto, e spesso giungeva ancora prima dell'orario di apertura ed entrava attraverso le porte chiuse, "la qual cosa era ben conosciuta dai sagrestani".
- Si racconta poi che, in tempo di carestia, allorché quasi nulla rimaneva nel granaio del suo ospedale, Gerardo si mise a pregare ed il granaio improvvisamente fu così colmo di grano che non si poteva più aprire la porta e la cantina fu ricolma di vino.
- San Gerardo è inoltre venerato dai fedeli di Olgiate Comasco per un altro miracolo: egli era morto da quaranta giorni quando gli olgiatesi, afflitti da un grave morbo chiamato "sincoposi" (è incerto di quale malattia esattamente si trattasse), su consiglio di un eremita si recarono in pellegrinaggio a Monza sulla sua tomba, ed il morbo scomparve. Per riconoscenza fecero voto di ripetere perpetuamente il pellegrinaggio ogni anno: esso si compie tuttora ogni 25 aprile. Gli olgiatesi inoltre diffusero il culto di san Gerardo nei paesi circonvicini: nel 1740 lo storico monzese Antonio Francesco Frisi elencava ben 14 località dove il santo era venerato, tra le quali Como e Mendrisio.
- All'intercessione di san Gerardo sono attribuite diverse guarigioni. Tra di esse è particolarmente notevole quella di un certo Nazario da Sesto San Giovanni che, ubriaco, cadde sotto le ruote di un pesante carro, una delle quali gli schiacciò la gola; dato per morto, si risvegliò dopo un'ora perfettamente sano.
- Vi è infine un fatto piuttosto curioso che venne anch'esso considerato miracoloso: nel 1324, durante una guerra, alcuni soldati salirono sul tetto di legno della chiesa di San Gerardo e iniziarono a smantellarlo, per farne legna da ardere. Di fronte alle proteste dei monzesi, uno dei soldati bestemmiò e offese il santo: immediatamente tutti caddero dal tetto e il bestemmiatore morì sul colpo.
[modifica] Collegamenti esterni
[modifica] Bibliografia
- Gerardo Tintore, il santo di Monza, autori vari, edito dalla parrocchia di San Gerardo al Corpo (1979).
- Gerardo dei Tintori, cittadino e patrono di Monza, a cura di Giuseppe Fassina, edito dalla Società di studi monzesi (1992).
- Gerardo Tintore, il santo di Monza, Pier Franco Bertazzini e Giuseppe Fassina, edito dal Lions Club Monza Host (1999).