Duomo di Monza
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Il Duomo si trova a Monza in Piazza Duomo ed è una costruzione antichissima.
Dice la tradizione che sia stata la regina dei Longobardi Teodolinda a volere questo tempio.
Infatti aveva promesso di erigere un tempio a San Giovanni ed aspettava un'ispirazione divina che le indicasse il luogo più adatto.
Mentre cavalcava un giorno col suo seguito attraverso una piana ricca di olmi e bagnata dal Lambro, la regina si fermò a riposare lungo le rive del fiume.
In sogno elle vide una colomba che si fermò poco lontano da lei e le disse "Modo" (qui); prontamente la regina rispose "Etiam" (sì) e la basilica sorse nel luogo che la colomba aveva indicato e dalle due parole pronunciate dalla colomba e dalla regina venne il primo nome della città Modoetia.
Teodolinda fece erigere nel 595 un oraculum (cappella della regina) di pianta a croce greca, oggi di questa prima costruzione rimangono solo i muri risalenti al VI secolo.
Alla morte della regina, sebbene l'edificio non fosse ancora terminato, il suo corpo fu sepolto qui, al centro della navata sinistra. Sui resti dell'oraculum fu prima edificato nel Duecento e poi allungato verso occidente, un nuovo tempio.
La Basilica fu completamente ricostruita a partire dall'anno 1300 sulle rovine della chiesa longobarda; gli interventi portarono alla realizzazione di una chiesa con pianta a croce latina e tiburio ottagonale.
Nella seconda metà del secolo si assiste all'aggiunta delle cappelle laterali ed all'ampliamento, su progetto di Matteo da Campione, della facciata a vento in marmi policromaci bianchi e verdi sotto l'influsso del gotico pisano. Dal 1500 in avanti, nell'interno, fu ristrutturato il coro ed il soffitto, che era a capriate, e coperto da volte impostate su arconi rotondi.
In seguito le pareti e le volte furono interamente affrescate ed ornate da stucchi.
Il campanile fu eretto nel 1606 per opera del Pellegrini e nel Settecento fu annesso, sul lato sinistro, un cimitero.
Oggi il Duomo si presenta imponente con la sua facciata marmorea, sei contrafforti lo dividono in cinque parti; sopra ad ognuno di essi è impostata un'edicola a guglia contenente ciascuna una statua.
Vi si aprono finestre tonde, bifore e trifore.
Il centro della composizione è dato dal rosone a sedici raggi, incorniciato e sormontato da un motivo architettonico ispirato ai soffitti romani, con decorazioni a rosette, maschere e motivi stellari.
Lo stile è romanico nella struttura e gotico nell'ornamentazione.
Tipici sono i doccioni del Trecento sui lati, a forma di draghi e la lunetta del Duecento con i rilievi dei busti della regina Teodolinda e di re Agilulfo (questi sono del Cinquecento). Sopra è posta la statua di San Giovanni Battista (secolo XIV).
Sopra il portale è rappresentato il Battesimo di Gesù, al quale assistono San Pietro, la Madonna, San Zaccaria e San Paolo. L'acqua battesimale, singolarmente, esce da un'anforetta.
Nello scomparto superiore la regina Teodolinda offre al Battista la Corona Ferrea, assistita dal marito Agilulfo, in ginocchio, e dai figli Adaloaldo e Gundeberga; nei vuoti degli angoli sono scolpiti alcuni pezzi del tesoro donati dalla regina al tempio.
Entrando nel duomo, per prima cosa colpisce la ricchezza decorativa degli affreschi barocchi, poi si notano le colonne ottagonali con capitelli romanici e le colonne rotonde con capitelli barocchi.
La chiesa è divisa in tre navate con cappelle laterali. In fondo, ampie, si aprono le absidi. Sul centro del transetto piove la luce proveniente dall'alto del tiburio.
Sul lato sinistro della navata centrale si trova la cantoria, antico evangelicatorio attribuito a Matteo da Campione.
Vi sono altre opere degne di nota: l'altare maggiore ideato dall' Appiani, l'altare moderno con il paliotto d'argento, la cappella dedicata alla Madonna del Rosario, il fonte battesimale, il pulpito, le pale degli altari, i grandi quadri della navata centrale con ai lati medaglioni d'imperatori, gli affreschi del presbiterio e quelli dei transetti, a cui collaborarono Giuseppe Meda e il celebre Giuseppe Arcimboldi, qui in veste di pittore sacro.
Dal transetto di destra, attraverso il grazioso chiostro del settecentesco cimiterino, si accede al Museo Serpero, ove si conserva il Tesoro del Duomo.
Fino al XVI secolo il Duomo di Monza era amministrativamente autonomo dalla diocesi di Milano, e l'arciprete del Duomo aveva persino una parte dei poteri propri di un vescovo; nei documenti d'epoca si parla di "curia" di Monza, proprio come se fosse stata una sede vescovile. Questa situazione fu sanata da San Carlo Borromeo; per la forte opposizione dei monzesi, egli dovette tuttavia rinunciare ad imporre il rito ambrosiano per la celebrazione della messa, che vige nel resto della diocesi. Tuttora a Monza e dintorni si celebra secondo il rito romano.
[modifica] La Cappella della Regina Teodolinda
La storia è raccontata come una fiaba, che si svolge con scene accostate l'una all'altra come su un grande rotolo.
Le scene rappresentate sono: la richiesta di matrimonio e degli incontri tra re Autari e Teodolinda, le loro nozze, la morte di Autari in battaglia, il successivo matrimonio con Agilulfo e la conversione di quest’ultimo al Cristianesimo.
La singolarità di questi affreschi è quella di aver reso la storia longobarda coi costumi sfarzosi dell'epoca dei Visconti, e di aver inserito scene di vita profana in un luogo sacro come quello di una cappella.
La volta della cappella è decorata con figure di santi ed evangelisti seduti in trono, opera di un pittore del Trecento.
Sull'arcone esterno della cappella è rappresentata Teodolinda con la corte, mentre rende omaggio a San Giovanni Battista.
Dietro all'altare ottocentesco, che custodisce la Corona Ferrea, si trova il sarcofago con i resti di Teodolinda.
Sito con immagini degli affreschi
[modifica] La Corona Ferrea
Per approfondire, vedi la voce Corona Ferrea. |
La Corona Ferrea o Corona del Ferro è tra gli oggetti più preziosi che compongono il Tesoro del duomo di Monza.
Un'antica tradizione vuole che essa contenga una lamina di ferro formata con uno dei chiodi che servivano alla crocifissione di Gesù: il chiodo, ritrovato a Gerusalemme da Sant'Elena madre di Costantino, sarebbe stato donato a Teodolinda dal papa Gregorio Magno.
Il prezioso cimelio è in lega di argento e oro all'80% circa, ed è composto di sei pezzi legati fra loro da cerniere verticali (in origine probabilmente erano 8 pezzi); ha il diametro di cm 15 e l'altezza di cm 5,5; è adornata di ventisei rose d'oro a sbalzo, ventidue gemme di vari colori e ventiquattro gioielli a smalto.
La Corona Ferrea soprattutto nei secoli medioevali fu considerata simbolo del Regno Italico e per questo motivo Monza fu detta città regia. Anche Napoleone volle essere incoronato con la Corona Ferrea, ma andando contro ogni regola stabilita dal cerimoniale si autoimpose la corona, pronunciando la frase: "Dio me l'ha data e guai a chi me la toglie!". I Savoia invece non utilizzarono mai la corona per le incoronazioni, anche in seguito della rottura dei rapporti con il papato, in seguito alla presa di Roma