San Francesco d'Assisi
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San Francesco d'Assisi (Assisi, 1181/2 - Assisi, 1226) fu un frate, fondatore dell'ordine cattolico che da lui prese il nome; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica, patrono d'Italia. Conosciuto anche come "il poverello d'Assisi", la sua tomba è meta di pellegrinaggio per decine di migliaia di devoti ogni anno. La città di Assisi lo ha assunto come simbolo di pace.
Indice |
[modifica] Biografia
«Altissimu, onnipotente, bon Signore
tue so' le laudi, la gloria, l'honore et onne benedictione» |
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(Cantico delle Creature)
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[modifica] L'infanzia
Nasce nel 1181 o 1182 da Pietro Bernardone dei Moriconi e dalla nobile Pica Bourlemont, in una famiglia della borghesia emergente della città di Assisi, che, grazie all'attività di commercio in Provenza (Francia), aveva raggiunto ricchezza e benessere. Sua madre lo fa battezzare Giovanni (dal nome dell'apostolo Giovanni) nella chiesa costruita in onore del patrono della città, il martire Rufino, che è cattedrale dal 1036. Tuttavia, il padre decide di cambiargli il nome in Francesco, in onore della Francia;
La sua casa, situata al centro della città, è provvista di un fondaco utilizzato come negozio e magazzino per lo stoccaggio e l'esposizione di quelle stoffe che il mercante si procura con i suoi frequenti viaggi in Provenza. Pietro vende la sua pregiata merce in tutto il territorio del Ducato di Spoleto che comprendeva, all'epoca, anche la città di Assisi. Attualmente in corrispondenza dell'abitazione dei Bernardone, sorge la Chiesa Nuova, costruita nel 1615 a spese del re Filippo III di Spagna.
Le varie biografie del santo[1] non parlano molto a proposito della sua infanzia e della sua giovinezza: è comunque ragionevole ritenere che egli fosse stato indirizzato dal padre a prendere il suo posto negli affari della famiglia.
Dopo la scuola presso i canonici della cattedrale, che si tiene nella chiesa di San Giorgio (dove, a partire dal 1257, venne costruita l'attuale basilica di Santa Chiara) a 14 anni si dedica a pieno titolo all'attività del commercio. È in questo periodo che probabilmente egli, giovane e ricco venditore, prende coscienza del contrasto tra la sua ricchezza e l'indigenza delle schiere di mendicanti presenti in città.
[modifica] La guerra
Nel 1054 si ha memoria di una prima guerra che contrappone Assisi a Perugia; tra le due città esiste una rivalità irriducibile: Perugia è guelfa, mentre Assisi, insieme a Foligno e Todi, è ghibellina. La battaglia più famosa è quella in cui gli assisani sono sconfitti a Collestrada, vicino a Perugia, nel 1202.
Anche Francesco, come gli altri giovani, vi partecipa; viene catturato e rinchiuso per un anno in carcere. La prigionia sarà per lui un'esperienza fondamentale. Si dice che la partecipazione ai combattimenti, lo spettacolo dei feriti e delle mutilazioni, l'odore repellente dei corpi lasciati marcire sul terreno, lo sconvolgono a tal punto da indurlo ad un totale ripensamento della sua vita. È in questo periodo che inizia ad avvertire quella che lui definisce come "l'esigenza insopprimibile della pace donata da Cristo",
La guerra termina nel 1203 e Francesco, gravemente malato, ottiene la libertà grazie ad un trattato sui prigionieri di guerra che, in caso di malattia, ne impone la liberazione dietro il pagamento di un riscatto, incombenza a cui provvede il padre.
Tornato a casa, Francesco recupera gradatamente la salute trascorrendo molte ore tra i possedimenti del padre. Questi luoghi appartati contribuiscono a risvegliare in lui un assoluto e totale amore per la natura, che vede come opera mirabile di Dio.
[modifica] Il sogno di Spoleto
Il desiderio di giustizia lo porta l'anno seguente (1204-1205) a tentare la strada della crociata. Si tratta di raggiungere a Lecce la corte di Gualtieri di Brienne, per poi muovere con gli altri cavalieri alla volta di Gerusalemme. Partecipare come cavaliere ad una crociata era al tempo uno dei massimi onori per i cristiani d'occidente. Tuttavia, giunto a Spoleto, si ammala nuovamente. Racconterà poi di essere stato persuaso da due rivelazioni notturne[2]: nella prima egli scorse un castello pieno d'armi, ed udì una voce promettergli che tutto quello sarebbe stato suo. Nella seconda sentì nuovamente la stessa voce chiedergli se gli fosse stato più utile seguire il servo o il padrone: alla risposta: "Il padrone", la voce rispose:
«Allora perché hai abbandonato ilo padrone, per seguire il servo?»
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Dopo questo sogno, Francesco rinuncia al proprio progetto e torna ad Assisi.
[modifica] La chiesa di San Damiano. La conversione
«Alto e Glorioso Dio,
illumina le tenebre del cuore mio...» |
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(Preghiera di San Francesco davnti al Crocifisso di San Damiano)
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Dopo questo sogno, egli non è più lo stesso uomo. Rifugge la compagnia. Preferisce la solitudine. Si accompagna di frequente a mendicanti e straccioni. Si ritira molto spesso in luoghi solitari a pregare.
A Roma, dove viene mandato dal padre a vendere una partita di merce, non solo distribuisce il denaro ricavato ai poveri, ma scambia le sue vesti con un mendicante e si mette a chiedere la carità davanti alla porta di San Pietro.
Anche il suo atteggiamento nei confronti delle altre persone mutò radicalmente: un giorno incontrò un lebbroso e, oltre a dargli l'elemosina, lo abbracciò e lo baciò. Come racconterà lo stesso Francesco, prima di quel giorno non poteva sopportare nemmeno la vista di un lebbroso: dopo questo episodio, scriverà che
«ciò che mi sembrava amaro, mi fu cambiato in dolcezza d'anima e di corpo»
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(dal "Testamento" di San Francesco (1226))
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Ma è nel 1205 che avviene l'episodio più importante della sua conversione: mentre era a pregare nella chiesina di San Damiano, racconta di aver sentito parlare il Crocifisso, che per tre volte gli ha detto: Francesco, va' e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina. I cittadini di Assisi, all'udire questo, sospettano che abbia perso la testa o che sia preda di qualche influenza maligna.
Dopo quell'episodio, le "stranezze" del giovane si fanno ancora più frequenti: Francesco fa incetta di stoffe nel negozio del padre e va a Foligno a venderle, vende anche il cavallo, torna a casa a piedi e offre il denaro ricavato al sacerdote di San Damiano perché ripari la chiesina. Pietro di Bernardone è furente; molti ad Assisi sono solidali con quel padre che vede tradite le aspettative: è una vergogna per l'intera famiglia. Pietro cerca, all'inizio, di segregare Francesco per nasconderlo alla gente. Poi, vista la sua impotenza di fronte all'irriducibile "testardaggine" del figlio, decide di denunciarlo ai Consoli, non tanto per il danno economico subito, quanto piuttosto con la segreta speranza che, sotto la pressione della pena del bando dalla città, il ragazzo cambi atteggiamento. Il giovane, però, si appella ad un'altra autorità: fa ricorso al Vescovo, in forza di una bolla del papa Innocenzo III, nella quale si afferma che nessun religioso può essere giudicato senza il consenso del suo superiore: lui che, affidatosi ormai alle cure del sacerdote di San Damiano, si considera uomo di Chiesa, può essere giudicato solo da autorità religiose.
Il processo si svolge nel mese di gennaio (o febbraio) del 1206, all'aperto, sulla piazza di Santa Maria Maggiore, davanti al palazzo del Vescovo; tutta Assisi è presente al giudizio.
Le agiografie[3] del santo riportano che durante il processo il padre urla, si lamenta, chiede giustizia. Il figlio, non appena il padre finisce di parlare
. Francesco dà così inizio ad un nuovo percorso di vita. Il vescovo Guido lo copre pudicamente agli sguardi della folla (pur non comprendendo a pieno quel gesto plateale) e, con quest'atto di manifesta protezione, lo accoglie nella Chiesa.
[modifica] A Gubbio
Da uomo nuovo Francesco comincia il suo viaggio: nell'inverno 1207 parte per Gubbio. Man mano che si allontana dal territorio di Assisi, Francesco si espone all'attacco delle bande di briganti: sono gruppi di mercenari, privi di scrupoli, spesso al soldo del miglior pagante. Infatti, poco prima di Caprignone, superata Valfabbrica (non tutti gli studiosi sono concordi nell'identificare il luogo dell'accaduto) gli viene sbarrata la strada.
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Discussioni varie[citazione necessaria] ruotano anche attorno al monastero che ha accolto il Francesco dopo l'aggressione. Alcuni indicano Santa Maria di Valfabbrica, altri San Verecondo de Spissis (oggi Vallingegno). Dal monastero (dove è stato sbattuto in cucina a fare lo sguattero) Francesco riparte quasi subito. Il viaggio si snoda per circa 40 chilometri attraverso le colline dell'Appennino centrale, fino a raggiungere le pendici del monte Ingino, dove il giovane ha da sempre diversi amici, tra cui Federico Spadalonga, che lo accoglie benevolmente. A Gubbio, Francesco, "amante di ogni forma di umiltà, si trasferì presso i lebbrosi restando con loro e servendo a loro tutti con somma cura".
Si tratta del lebbrosario intitolato a San Lazzaro di Betania, e nel suo Testamento dice chiaramente che la vera svolta verso la piena conversione ha avuto inizio per lui quando si è accostato a queste persone. I primi tempi Francesco non ha una fissa dimora. Solo nel 1213 il beato Villano, vescovo di Gubbio e benedettino dell'abbazia di San Pietro, concederà ai frati di stabilire una loro sede nell'antica Santa Maria della Vittoria, che la tradizione indica come il luogo in cui Francesco ammansì il lupo.
[modifica] Il ritorno ad Assisi
Passati alcuni mesi dell'anno 1207 e placatosi lo scandalo sollevato dalla rinuncia dei beni paterni, Francesco ritorna ad Assisi. Per un certo periodo se ne sta solo, impegnato a riparare alcune chiese in rovina, come quella di San Pietro (al tempo, fuori le mura), la Porziuncola a Santa Maria degli Angeli e San Damiano. L'alacrità e l'impegno che mette nel lavorare convince col tempo alcune persone che vanno ad aiutarlo; riferendosi a San Damiano diceva: "Qui sorgerà un monastero di signore, e per la fama della loro santa vita, sarà glorificato in tutta la chiesa il nostro Padre Celeste".
Le parole di Francesco si rivelano profetiche perché di lì a poco, nel 1211 (o 1212) Chiara, dopo aver vestito a Santa Maria degli Angeli lo stesso abito religioso di Francesco, troverà qui stabile dimora, fondando a sua volta un Ordine femminile. Per Francesco, la chiesa di San Damiano ha un valore particolare e tra le sue mura trova sempre pace e consolazione.
[modifica] La predicazione
I primi anni della conversione sono caratterizzati dalla preghiera, dal servizio ai lebbrosi, dal lavoro manuale e dall'elemosina. Ma nel 1208, dopo aver ascoltato il Vangelo nella chiesa di San Nicolò ad Assisi, Francesco sente fermamente di dover portare la Parola di Dio per le strade del mondo. Inizia così la sua predicazione, dapprima nei dintorni di Assisi, poi sempre più lontano. Ben presto altre persone si aggregano a lui e, con le prime adesioni, si forma il primo nucleo della comunità di frati. Uno di essi è Bernardo di Quintavalle, suo amico d'infanzia. Per un breve periodo, nel 1209 Francesco e i suoi si istallano nel "tugurio" di Rivotorto, sulla strada verso Foligno, che i frati hanno scelto perché vicino ad un ospedale di lebbrosi.
Ma il posto scelto è umido e malsano e sarà presto abbandonato. Francesco, con i suoi primi compagni (frate Leone, frate Masseo, frate Elia Bombarone, frate Ginepro, e nel 1214 i primi frati "dotti", tra cui Tommaso da Celano, uno dei principali biografi di Francesco e forse Giovanni da Pian di Carpine) si stabilisce vicino alla piccola badia di Santa Maria degli Angeli, sulla pianura del Tescio, in località "Porziuncola". Abbandonata in mezzo al bosco di cerri, viene concessa a Francesco e ai suoi frati dall'Abate di San Benedetto del Subasio, intorno al 1209, da cui partiranno le prime missioni apostoliche.
Nel 1210 a Roma si reca a Roma per avere l'autorizzazione di papa Innocenzo III, ma questi vedendolo tutto sporco oltre ogni dire, lo rifiuta, dicendogli di tornare solo dopo essersi rotolarto nel fango, come si conveniva a gente come lui; Francesco lo prende alla lettera e si ripresenta ancora più sporco, ma è allora che il papa intuisce il potenziale di questo pauperismo guidato da un personaggio con così cieca obbedienza e gli concede la sua approvazione orale per il suo "Ordo fratum minorum".
Alla Porziuncola Francesco scrive nel 1221 la prima Regola di vita; la meno rigorosa "Regola seconda" viene scritta con il cardinale Ugolino d'Ostia (il futuro papa Gregorio IX) e approvata da papa Onorio III nel 1223. Sempre alla Porziuncola si tengono i primi Capitoli Generali detti anche capitoli delle stuoie, vi si celebra l'indulgenza del 1216, secondo la tradizione devozionale concessa a Francesco in una visione dallo stesso Cristo.
[modifica] Pellegrino del mondo, paladino di pace
Col tempo la fama di Francesco cresce enormemente e cresce in maniera esponenziale anche la schiera dei frati (già 7000 in nel 1215). Nel 1217 Francesco presiede il capitolo generale di Assisi, che organizza la grande espansione dell'ordine in Italia e invia missioni in Germania, Francia e Spagna. La pacifica rivoluzione che il nuovo Ordine sta compiendo comincia ad essere palese a tutti. Iniziano però anche i primi problemi: Francesco ha paura che, ingrandendosi senza controllo, la fraternità minoritica devii dai propositi iniziali.
Per dare l'esempio e per potersi dedicare completamente alla sua missione, nel 1220, tornato da un viaggio in Egitto e in Palestina (ove si era recato in occasione della quinta crociata), rinuncia al governo dell'Ordine in favore dell'amico e seguace Pietro Cattani. È in questo periodo che nascono i Capitoli Generali: sorgono con l'esigenza di impostare la vita comunitaria, di organizzare l'attività di preghiera, di rinsaldare l'unità interna ed esterna, di decidere nuove missioni.
Ed è la Porziuncola la sede in cui si ospitano tutti i capitoli più importanti. Il concetto di pellegrino e uomo del mondo, comunque, rimane per Francesco uno dei capisaldi del proprio ideale di vita. Con il risultato che la vulgi pietas e la devozione dei discepoli collegano idealmente alla tradizione biblica e al Vangelo ogni passaggio e ogni atto del Santo in relazione ai luoghi del suo peregrinare quale "annunciatore di Cristo". Ad esempio Greccio (in provincia di Rieti, sulla strada che da Stroncone prosegue verso il reatino) dove nel Natale del 1223 Francesco rievoca la nascita di Gesù e dove è nata la tradizione del presepe. Oggi grazie al Cammino di Francesco nella Valle Santa di Rieti è possibile ripercorrere i luoghi degli episodi che hanno caratterizzato la vita del 'Poverello'.
Oltre alla vita attiva Francesco sente continuamente l'esigenza di ritirarsi in posti solitari per ritemprarsi e pregare. Come, ad esempio, l'Eremo delle carceri di Assisi, sulle pendici del monte Subasio, che offre al frate il silenzio e la pace che gli consentono un più intima preghiera.
[modifica] Ultimi anni di vita. La morte
Secondo le agiografie, nel 1224, mentre si trova a pregare sul monte della Verna (luogo su cui in futuro sorgerà l'omonimo santuario), avrebbe avuto una visione, al termine della quale gli sarebbero comparse le stigmate: "sulle mani e sui piedi presenta delle ferite e delle escrescenze carnose, che ricordano dei chiodi e dai quali sanguina spesso". Tali agiografie raccontano inoltre che sul fianco destro aveva una ferita, come quella di un colpo di lancia. In seguito, Francesco cercherà sempre di tenere nascoste queste sue ferite.
Negli anni seguenti Francesco fu sempre più segnato da molte malattie (soffriva infatti di disturbi al fegato ed alla vista). Varie volte gli furono tentati degli interventi medici per lenirgli le sofferenze, ma inutilmente. Nel giugno 1226, mentre si trovava alle Celle di Cortona, dopo una notte molto tormentata detta il "Testamento", che vorrebbe fosse sempre legato alla "Regola", in cui esorta l'ordine a non allontanarsi dallo spirito originario.
Nel settembre 1226 Francesco si trova ad Assisi, nel palazzo del vescovo, dove era stato portato per essere meglio curato. Egli però chiede ed ottiene di voler tornare a morire nel suo "luogo santo" preferito: la Porziuncola. Qui la morte lo accoglie la sera del 3 ottobre.
Il suo corpo, dopo aver attraversato Assisi ed essere stato portato perfino in San Damiano, per mostrarlo un'ultima volta a Chiara ed alle sue consorelle, venne sepolto nella chiesa di San Giorgio.
«Laudate et benedicite mi Signore,
et rengratiatelo et serviatelo cun grande humilitate.» |
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(Cantico delle Creature)
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[modifica] L'ordine Francescano
Francesco d'Assisi fondò tre ordini riconosciuti dalla Chiesa cattolica, esistenti tutt'oggi, aventi costituzioni proprie.
- Il primo ordine è quello dei frati minori, che seguono la regola approvata dal papa Onorio III, ossia la Regola bollata (1223), che al giorno d'oggi si divide in quattro rami: Frati Minori (originati dagli Osservanti, ma che comunque mantengono il sigillo dell OFM), Frati Minori Conventuali, frati Minori della Vita eremitica (meglio noti come Cappuccini), e Frati Minori di Maria. Ciascun ordine ha la loro propria organizzazione e struttura legale, ma tutti hanno in comune san Francesco come loro "padre" e fondatore.
- Il secondo ordine è quello delle Clarisse fondato da Chiara d'Assisi con la Regola di san Francesco, suore di clausura, e attualmente come i frati sono presenti in tutto il mondo.
- Il terzo ordine nacque per i laici, o meglio per i secolari, cioè coloro che pur non entrando in convento, vivono nelle loro famiglie la spiritualità francescana. Viene chiamato Ordine Francescano Secolare (O.F.S.) oltre al quale vi è anche il Terz'Ordine Regolare (T.O.R.) (frati, monache e suore).
Nell'intenzione di interpretare le intenzioni di Francesco e di adattare il suo ideale alle mutevoli realtà dei tempi, a partire dal duecento, la Chiesa, ha continuamente emesso documenti, coi Papi: Onorio III, Gregorio IX, Innocenzo IV, Alessandro IV, Urbano IV, Clemente IV, Martino IV, Onorio IV, Niccolò IV (1289), Celestino IV, Bonifacio VIII (1295), Leone XIII (1883), Paolo VI (1978), che approvò l'ultima regola dell'OFS, attualmente in vigore.
Vi è anche la gioventù francescana che non è un gruppo, ma una associazione riconosciuta dalla Chiesa (o, come si definiscono, "fraternità") di giovani cattolici che condividono e vivono il Vangelo e il loro essere francescani nel mondo di oggi, sul posto di lavoro o nello studio.
[modifica] Spirito missionario
Alla preghiera e alla meditazione la Regola francescana aggiunge lo spirito missionario. Quasi in simbiosi con i precetti evangelici, assumendo una condotta completamente differente rispetto al comune intendimento, a Francesco interessano soprattutto i ceti sociali più deboli, verso quel prossimo che dalla moderna società viene rifiutato, cioè verso il povero, il malato, il perdente, l'ultimo: Francesco vuole essere il "minore tra i minori". Si sostiene inoltre che egli applichi ai compagni l'appellativo minores, dato universalmente ai popolani, perché lui stesso vuole incarnare l'ideale di uomo del popolo. Ed Assisi e Santa Maria degli Angeli sono il cuore pulsante da cui parte e ritorna l'attività missionaria di questo nuovo ordine dei "minori", come d'ora in avanti verranno chiamati tutti coloro che seguiranno il fondatore. Francesco dà l'esempio, mostrando un'ansia frenetica e una febbrile sollecitudine nella diffusione del messaggio evangelico. In prima persona vive e sconta un incessante vagare per raggiungere con la "Parola" molti luoghi, portandosi fino ai confini dell'Europa.
[modifica] La predica agli uccelli
A differenza di altri sermoni, le sue sono prediche semplici per gente semplice. Ma quando Francesco parla, rapisce la folla. Le sue parole hanno una presa incredibile. A Cannara, ad esempio, gli abitanti rimangono affascinati, a tal punto che susciterà una specie di conversione di massa: tutti infatti intendono seguirlo. È in questa circostanza che Francesco pensa alla creazione del Terz'Ordine. Uno degli episodi più famosi dei Fioretti, la predica agli uccelli, avviene proprio in questi luoghi. Più che la cronaca di un avvenimento, le biografie descrivono un passo di vera poesia:
[modifica] Le sue opere poetiche
Oltre alle varie stesure della Regola, già citate (cui va aggiunta quella per le Clarisse di Chiara d'Assisi), e al Testamento, Francesco scrisse il Cantico delle Creature o Laudes Creaturarum in volgare e le Adminitiones e le Epistolae in latino. Qualcuno vuole attribuirgli anche la cosiddetta preghiera semplice, anche se in realtà sembra essere un'attribuzione impropria.
[modifica] Il culto
Il Papa Gregorio IX lo ha canonizzato il 16 luglio 1228, soltanto due anni dopo la morte. Per questo motivo, il processo di canonizzazione è stato uno dei più rapidi della storia della Chiesa cattolica.
La canonizzazione del Santo è riportata in modo molto dettagliato nella "Vita Prima" di Tommaso da Celano.
San Francesco è stato ed è tutt'oggi uno dei santi più amati dalla gente, specialmente per il suo spirito di umiltà e povertà. Nei luoghi dove ha trascorso la sua vita sono nati dei santuari, i principali dei quali sono:
- Basilica di San Francesco ad Assisi
- Santuario di Greccio
- Santuario della Verna
- Santuario della Foresta
- Santuario di Poggio Bustone
- Santuario di Fonte Colombo
- Santuario di Bevagna
- Santuario delle "Celle" di Cortona
Molte reliquie del Santo vengono oggi venerate in Italia e nel Mondo.
[modifica] Composizioni artistiche sulla vita di San Francesco
San Francesco ha ispirato numerosi registi e compositori:
- 1950 film "Francesco giullare di Dio", regia di Roberto Rossellini
- 1951 film "Francesco d'Assisi" regia di Michael Curtiz
- 1966 film "Francesco d'Assisi", regia di Liliana Cavani
- 1972 film "Fratello sole, sorella luna", regia di Franco Zeffirelli
- 1989 film "Francesco", regia ancora di Liliana Cavani
- 2006 opera lirica "Francesco d'Assisi", composta dal Maestro Orio Odori su libretto di Daniele Bacci.
[modifica] Note
- ↑ Se non è riportato altrimenti, vengono considerate come biografie di riferimento le agiografie scritte nel primo secolo dopo la morte di Francesco. In particolare, le principali sono:
- Tommaso da Celano: "Vita Prima", "Vita seconda" e "Trattato dei miracoli";
- Bonaventura da Bagnoregio: "Leggenda maggiore";
- "Leggenda perugina" (autore ignoto);
- "Leggenda dei tre compagni";
- "Fioretti di San Francesco".
- ↑ Tommaso da Celano: "Vita Seconda"
- ↑ Tommaso da Celano: Vita prima e Vita seconda: Bonaventura da Bagnoregio: Legenda Major
[modifica] Voci correlate
- Ordine francescano
- Santuario della Verna
- Lupetti (di cui è il santo protettore)
[modifica] Altri progetti
- Wikisource contiene opere originali in italiano di o su San Francesco d'Assisi
- Wikisource contiene inoltre opere originali in latino di o su San Francesco d'Assisi
- Wikiquote contiene citazioni di o su San Francesco d'Assisi
- Commons contiene file multimediali su San Francesco d'Assisi
«Laudate et benedicite mi Signore,
et rengratiatelo et serviatelo cun grande humilitate.» |
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(Cantico delle Creature)
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