Rinascimento privato
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Rinascimento Privato | |
Autore: | Maria Bellonci |
Anno (1a pubblicazione) : | 1985 |
Genere: | Romanzo |
Sottogenere: | Romanzo storico |
EDIZIONE RECENSITA | |
Anno: | 1989 |
Editore: | Oscar Mondadori |
Collana: | Scrittori del Novecento |
Pagine: | 570 |
ISBN: | ISBN 880440826x |
Progetto Letteratura |
Rinascimento Privato un romanzo di Maria Bellonci, vincitore del Premio Strega nel 1986, ultima sua opera spesso considerata il suo capolavoro.
Indice |
[modifica] Struttura del libro
Il libro è un'immaginaria autobiografia di Isabella D'Este, che ripercorre molti anni salienti del Rinascimento italiano, con un punto di vista però privato cioè dall'interno di una corte italiana, quella di Mantova. Il libro, come altre opere della Bellonci, è documentatissimo e precisamente basato sui documenti originali dell'epoca che ebbe modo di studiare approfonditamente. Non è però una ricostruzione storica, come il precedente libro su Lucrezia Borgia, durante la stesura del quale nacque forse l'idea della realizzazione di Rinascimento Privato, ma è un vero romanzo storico, con alcune invenzioni dell'autrice, sostanzialmente rappresentate dal personaggio immaginario di Robert De La Pole, un religioso inglese che scrive missive a Isabella da svariati punti d'Europa.
L'inserimento di questa figura nel romanzo è necessario all'autrice per varie ragioni:
- Le permette di introdurre avvenimenti e figure storiche importanti nel quadro storico dell'epoca, che non sono venuti in contatto diretto con Isabella
- Sostituisce duttilmente sia la figura del narratore, inconciliabile con la forma autobiografica, sia le figure di altri relatori storicamente esistiti che magari hanno fatto da fonte alla Bellonci, ma che essa non può usare direttamente senza compromettere la fluidità del testo stesso;
- In un certo senso testimonia anche la puntigliosa fedeltà storica dell'autrice che piuttosto che forzare una o più figure realmente esistite, preferisce inserire un falso dichiarato.
Si sviluppa così anche una parallela vicenda nel rapporto unilaterale tra l'inglese (chiamato anglico) e Isabella, che non risponde mai alle sue lettere, divisa tra la spontanea attrazione verso questa figura devota e la repulsione per la sua anticonvenzionalità, che si risolverà in un silenzio-assenso alla ricezione di queste missive dai caratteri appuntiti, come l'autrice fa immaginare sia la calligrafia dell'uomo.
[modifica] Il linguaggio
La Bellonci nello scrivere questo romanzo ha inventato, o meglio ricostruito, un linguaggio chiaramente fruibile dal lettore moderno ma con una patina di antico per dare il senso di realtà alla narrazione in prima persona. Per esempio spesso usa lemmi ormai desueti, un vero e proprio lessico d'epoca, come quello legato a mode e oggetti del tempo, come tabì (la seta pesante), morello (un colore tendente al nero), aromatario (l'addetto ai profumi), lupo cerviero (la pelliccia di lince), eccetera. Altre volte sceglie forme arcaiche di parole e nomi: istorie invece di storie, aere invece di aria, Baldesar Castiglione invece di Baldassarre Castiglione, talvolta evitando i dittonghi di origine seicentesca (rotare, infocato, movendo...). Altre volte poi la riscoperta nasce sfruttando suffissi arcaizzanti come -ivo per gli aggettivi (attrattivo, dubitativo, ragionativo...), -evole (lusinghevole, ridevole...), -oso (corruccioso...) o -ità per i sostantivi (attrattività, istintività), parole comunque non coniate ex-novo, ma presenti nel vocabolario storico letterario. Per esempio corruccioso è usato da Jacopo da Lentini e Iacopone da Todi, malinconoso dal Boccaccio e da Pietro Bembo, eccetera.
Solo in alcuni casi usa parole non documentate applicando suffissi diversi a forme documentate (come foiano invece di foioso, e pochi altri casi). Anche la sintassi talvolta è modificata, come nelle strutture del sostantivo seguito dall'aggettivo possessivo (il Mantegna nostro o la corte mia...), o in frasi di costruzioni infinitive latineggianti o con il verbo anteposto (era costui grandissimo signore per esempio).
Nelle lettere di Robert De La Pole, lo stile si fa poi ridondante, coerentemente con gli epistolari dell'epoca che la Bellonci ha avuto modo di studiare, quasi adulativo quando si tratta di rivolgersi a Isabella, con espressioni insolite che connotano le lettere verso un certo eccesso verbale.
In definitiva l'autrice non usa il linguaggio originale dell'epoca, per altro ben documentato, ma ma si limita a inserire con misura e funzionalmente alcune parole e strutture linguistiche rare rispetto alla costruzione odierna, ma non completamente desuete da essere irriconoscibili. Così crea una patina di antico al testo, senza però comprometterne la scorrevolezza e la piacevolezza di lettura.
[modifica] La trama
Il libro è diviso in capitoli non numerati, intervallati qua e là da dodici lettere di Robert De La Pole. La narrazione è immaginata come un lungo flash back che avviene nel 1533, quando Isabella quasi sessantenne sta scrivendo le sue memorie in una stanza detta degli orologi nel palazzo di Mantova. A parte qualche rimando al presente o al lontano passato, la narrazione si svolge per lo più cronologicamente, dall'anno 1500 al 1533, appunto, data nella quale Isabella esce di fatto di scena, terminando gli eventi salienti della sua vita (morì poi nel 1539).
[modifica] Prima parte: Misura di giovinezza.
- Capitolo I: Dopo un'introduzione scritta dalla stanza degli orologi, la narrazione inizia con la caduta di Milano (1500) per opera di Luigi XII di Francia, narrata al ritorno dalla battaglia da Giovanni Gonzaga a Isabella nel palazzo di Mantova; Isabella si dispera per la sorte del cognato Ludovico Sforza, che stima enormemente, marito della sorella Beatrice d'Este scomparsa precocemente tre anni prima. Preoccupata di possibili ritorsioni da parte dei francesi su Mantova (lei che stava dando ospitalità ai profughi della corte milanese e che era chiamata la sforzesca per il suo appoggio agli Sforza), riesce a conquistare un importante cardinale francese a Milano, regalandogli un ritratto fatto eseguire apposta da Andrea Mantegna, artista di corte dei Gonzaga. Un'altro fronte che desta preoccupazioni e quello adriatico, dove Cesare Borgia, figlio del papa Alessandro VI sta conquistando uno ad uno i feudi in Romagna, spodestando con vari pretesti i signori locali, i quali trovano pure un primo rifugio a Mantova. La paura verso i Borgia però si risolverà da sola quando sia il papa che Cesare (il Valentino) furono avvelenati nel 1503. Non prima comunque che Lucrezia Borgia diventasse moglie di suo fratello Alfonso d'Este, una cognata non gradita che diventa presto anche una rivale.
- Capitolo II: isabella riceve Robert De La Pole, e pochi giorni dopo riceve la prima lettera, dai toni che lei reputa offensivi, dove lui dichiara sommessamente un'attrazione platonica verso la figura di lei e le confida di averla in realtà già conosciuta e di essere un uomo di chiesa, cosa che non le aveva detto nel loro incontro creando un imbarazzo per il regalo di Isabella, un sigillo dei Gonzaga con una ninfa scolpita, inadatto a un prelato.
- Capitolo III: Isabella si sente offesa dalla lettera ma non la brucia, anche se decide fermamente di ignorarla. Giunge la notizia del matrimonio tra Alfonso e Lucrezia Borgia, che la costerna.
- Capitolo IV: Isabella ricorda un giorno della sua infanzia a Ferrara, dove Robert De La Pole diceva di averla incontrata. Partecipano alla scena i genitori di Isabella, Ercole d'Este e Eleonora d'Aragona, e Pico della Mirandola, che aiuta la piccola Isabella dopo che si è persa in un attimo di smarrimento tra la folla.
- Capitolo V: Isabella è a Venezia con la cugina Elisabetta e altre dame della corte; mentre assiste a una sonata di clavicembalo e canti in un monastero, con la mente ripercorre la sua vita fino ad allora con il marito Francesco Gonzaga.
- Capitolo VI: la cugina Elisabetta Gonzaga e suo marito Guidobaldo da Montefeltro, cacciati da urbino da Cesare Borgia, so da lui messi al pubblico ludibrio divulgando con grossolana arroganza che il loro matrimonio non è valido perché non consumato e chiedendo Guidobaldo come prigioniero, mentre Elisabetta viene liquidata come libera di risposarsi. Elisabetta si consiglia con Isabella e resta ferma nel restare vicina al marito in questa difficile situazione. Le prima parte si conclude con una riflessione dalla Stanza degli orologi.
[modifica] Seconda Parte: Coraggiose paure
- Seconda lettera: (30 aprile 1506) dopo alcuni anni Robert De La Pole torna a scrivere a Isabella e si autocandida come suo cronista personale dalla Curia romana. Le parla della corte del nuovo papa Giulio II, del ritrovamento della statua del Laocoonte a Roma, presenti Michelangelo e Giuliano da Sangallo, e infine indovina la grande attrazione e stima che Isabella ha per un dono ricevuto dopo la disfatta di Urbino: un putto dormiente di Michelangelo, che la marchesana ama quanto un suo figlio.
- Capitolo VII: scandalizzata da come la lettera abbia scandagliato nei suoi sentimenti si ripropone di nuovo il silenzio.Isabella riflette sull'arte e sugli artisti del tempo.
- Capitolo VIII: Lucrezia Borgia è in visita alla città di Mantova e mentre Francesco, marito di Isabella, la sta accompagnando a palazzo, lei cerca qualche stratagemma per far sentire a disagio la inopportuna cognata. La attende in una stanza vicino alla Camera degli Sposi, dove Francesco la sta accompagnando a vedere gli affreschi di Mantegna, e fa sì che non venga disposta una sedia per Lucrezia, così che non si trattenga in sua compagnia. All'arrivo della cognata, verso la quale Isabella nota forse una eccessiva sintonia con il marito, le due primedonne si squadrano e si scambiano gentilezze, tutto sommato sembrano mettere da parte la rivalità, ma poi Lucrezia, forse accortasi del tiro delle sedie, va via dalla sala senza salutare Isabella, ricambiando così la piccola sgarbatezza e lasciando alla marchesa di Mantova un vago senso di sconfitta. Nella seconda parte del capitolo, Isabella riceve la notizia della congiura di Ferrara, che aveva visto i suoi fratelli minori (Giulio e Ferrante), congiurare contri maggiori (Alfonso e Ippolito), venendo sconfitti e incarcerati, con Giulio tremendamente sfiguarto in volto.
- Capitolo IX:Isabella sta a corte nell'attesa che nasca suo figlio. Paretecipa al funerale di Ercole Strozzi, poeta della corte di Ferrara, morto assassinato. Riconoscerà poi in lui il tramite della relazione platonica fra suo marito e Lucrezia Borgia. Incontra Ludovico Ariosto.
- Terza lettera: (12 dicembre 1508) Da Venezia, Robert De La Pole vive in casa di Aldo Manuzio con Erasmo da Rotterdam. Parla a Isabella delle idee di questo pensatore, poi della delicata situazione internazionale. Segue una riflessione di Isabella dalla Stanza degli orologi.
[modifica] Terza parte: Armata di solo scudo
- Capitolo X: La Lega di Cambrai tra l'Imperatore Massimiliano e Luigi XII di Francia, alleati con papa Giulio II, li vede incombere sull'Italia settentrionale contro Venezia. Francesco Gonzaga, marito di Isabella, è chiamato come condottiero delle truppe pontficie, anche se è molto indebolito dal mal francese (sifilide). Poco dopo la sua partenza arriva un dispaccio che riporta come egli sia stato catturato e tenuto come ostaggio dai veneziani. Isabella è costernata, ma subito si organizza per dirigere lo stato al posto del marito. Le trattative sono lunghe, estenuanti, a tratti umilianti per i Gonzaga. Tra le varie iniziative Isabella decide di dare in sposa sua figlia Eleonora a Francesco Maria della Rovere, nipote del papa, perché il pontefice velocizzasse il rilascio di Francesco. Il matrimonio avviene tra numerose difficoltà, ma purtroppo Giulio II temporeggia sulla questione della prigionia.
- Capitolo XI: Isabella continua a destreggiarsi tra le grandi potenze (Francia, Venezia, papato, Impero) cercando di far valere le sue ragioni. Nella cancelleria Mantovana incontra un inviato fiorentino, Niccolò Machiavelli, che le parla di alcuni avvenimenti di governo. Molti chiedono il figlio di Isabella Federico in ostaggio al posto del padre, ma alla fine, dopo molti ragionamenti e contro la volontà stessa di suo marito, che la accusa di temporeggiare perché avida di governare, lo invia alla corte pontificia. Francesco viene liberato e lei può riabbracciarlo, anche se le liti che li hanno contrapposti a distanza frenano la festa.
- Quarta lettera (20 ottobre 1510): Da Roma Robert De La Pole parla a Isabella della vita di suo figlio Federico, prediletto della corte papale, spesso in compagnia del pontefice stesso. Segue la lettera una breve riflessione dalla Stanza degli Orologi
- Capitolo XII: Francesco Gonzaga peggiora nella maalattia e non può prendere il comando delle truppe veneziane. Riceve la visita di un famoso medico bolognese. Nonostante la malattia la relazione tra Francesco e Isabella si rinnova nella passione. Il papa rende pubblica la Lega Santa contro i cardinali scismatici del Concilio di Pisa, tra i quali c'è anche Ippolito d'Este, fratello di Isabella.
- Capitolo XIII: Vicende della guerra della Lega Santa e tensioni per la caparbietà del fratello Alfonso d'Este che si è messo contro il papa e rischia di venire annientato. Si tiene un concilio a Mantova tra i rappresentanti delle potenze europee. Una cortigiana di isabella, la Brognina, si fa particolarmente apprezzare e riceve apprezzamenti da alcuni illustri convenuti. La morte di Giulio II calma le acque e Isabella va al carnevale a Milano, invitata dal nipote Massimiliano Sforza, da poco rientrato in possesso del ducato. Federico Gonzaga, figlio di Isabella, ormai non più ostaggio può tornare a Mantova.
[modifica] Parte quarta: Fuggire per tornare
- Capitolo XIV: dopo una digressione dalla Stanza degli Orologi, inizia il capitolo vero e proprio. Isabella è a Roma a conoscere Leone X, il nuovo papa, che trova superficialmente bonario ma freddo nei modi, forse arido calcolatore. Gli porta un'ambasceria per riottenere alcune terre un tempo del ducato di Mantova, ma non ottiene nessun impegno preciso. In realtà l'incontro suscita quasi la sua ilarità per il teatrale gioco di bugie e parvenze che nascondono le vere idee dei presenti. In seguito Isabella si spinge fino a Napoli per conoscere i parenti da parte di sua madre. Qui incontra la regina Giovanna che gli parla anche, mostrandole un ritratto, della nonna di Isabella, la splendida dama Isabella di Chiaromonte.
- Quinta lettera (19 gennaio 1515): Da Parigi Robert De La Pole scrive a Isabella, pregandolo di bruciare una lettera da lui spedita pochi giorni prima da Londra. Costernandosi in scusa, indica la missiva incriminata come dettata dalla follia per aver scoperto che Isabella a Roma soggiornava nel palazzo davanti a quello dove vivono i prelati inglesi, lui compreso. Parla poi delle evoluzioni dei rapporti tra due nuovi giovani monarchi: Francesco I di Francia e Carlo V Asburgo.
- Capitolo XV:Preccupata per la lettera compromettente non ricevuta, che potrebbe finire in mani sbagliate, incarica il suo fedele segretario, Pirro Donati, di cercarla a Roma (Isabella è tornata nel frattempo a Mantova). Francesco I invade l'Italia e spodesta il nipote di Isabella, Massimiliano Sforza, da Milano. Isabella declina l'invito del Re di prendere parte ai festeggiamenti per la riconquista di Milano. Intanto Urbino vive una nuova crisi e sua figlia Eleonora, con il marito Francesco Maria della Rovere sono scacciati dal loro ducato, invaso da Lorenzo II de' Medici, nipote del papa, che prenderà il nome di Lorenzo Duca d'Urbino. Segue una riflessione dalla stanza degli orologi
- Capitolo XVI: È morto Francesco Gonzaga e Isabella, che ha preparato le esequi per il marito, entra in incognito nella chiesa durante la funzione pubblica per controllare che tutto sia a posto e rendere omaggio al marito. Inizia la reggenza di Isabella, in attesa che suo figlio Federico compia 21 anni. Tra i primi atti di governo, la condanna di alcuni cattivi consiglieri del marito che hanno approfittato della sua malattia per far decretare provvedimenti che arricchivano loro stessi e impoverivano la popolazione. Aiutata dal podestà cittadino, prende parte al processo contro il potente Tolomeo Spagnoli, il quale però fugge prima di essere condannato e trova riparo a Roma dove manifesterà il suo odio verso i Gonzaga mettendoli in cattiva luce con il pontefice.Anche Lucrezia Borgia è morta e la sorprende la devozione che ha per lei suo fratello Alfonso, deciso a non risposarsi dopo essere diventato vedovo.
[modifica] Parte quinta: Federico amore mio
- Capitolo XVII: Isabella è reggente di Mantova. Visita il convento domenicano delle suore dove si trova sua figlia Livia, e da un altro convento è venuta anche l'altra figlia monaca Ippolita. Insieme a tutti i figli riuniti hanno un pranzo nel refettorio del convento.
- Sesta lettera (25 giugno 1520): Dal Campo del Drappo d'Oro presso Calais, Robert De La Pole è al seguito di Enrico VIII, che qui incontra il Re di Francia. Lo storico avvenimento ha luogo in un accampamento fiabescamente decorato sia dalla parte francese che da quella inglese. Le parla dellelezione di Carlo V, del luteranesimo e della morte di Raffaello a Roma. Robert ammette una sua riflessione che se Isabella non ha mai risposto alle lettere non le ha nemmeno mai rimandate indietro e ne deduce un tacito consenso verso le sue missive, ripromettendosi di scriverle più spesso. Infine la mette in guardia circa una calunnia che sta prendendo corpo alla corte papale e che riguarda suo figlio Federico, circa l'assassinio del suo precettore a Bologna, azione della quale alcuni malevoli nella corte papale attribuicosno la responsabilità a Federico stesso.
- Capitolo XVIII: Isabella è sconvolta dalla notizia della calunnia e decide di mandare a Roma un ambasciatore di grande dote oratoria, Baldassarre Castiglione. L'ambasciata ha successo e Leone X nomina Federico comandante delle truppe imperiali in attesa della sua maggiore età. C'è una clausola segreta sulla quale però i Gonzaga sono perplessi ed è quella di andare anche contro l'imperatore, della quale erano di fatto feudatari, qualora questi si mettesse in rotta con il papato.
- Settima lettera (23 dicembre 1521): Da Roma, Robert De La Pole parla dell'improvvisa morte di Leone X e delle forze in gioco per l'elezione del nuovo papa.
- Capitolo XIX: Viene eletto papa un severo teologo delle Fiandre che prende il nome di Adriano VI. Nel tempo in cui il pontefice non è ancora arrivato nella sede di Roma, i Gonzaga mettono in atto una trama per far sparire il documento firmato da Federico per Leone X, che lo impegnava a mouvere eventualmente guerra contro l'imperatore. Adriano VI muore dopo poco più di un anno dall'elezione, mentre a Milano diventa duca Francesco Sforza, nipote di Isabella. Federico inizia a prendere le distanze dalla protezione della madre.
- Capitolo XX: Giulio Romano accetta la commissione di Federico di costruire un grande palazzo nella periferia di Mantova, il futuro Palazzo Te. Il figlio si allontana sempre più dalla madre, anche per l'influenza dalla sua amante chiamata la Boschetta una donna sposata più anziana di lui. Viene eletto Clemente VII. Francesco I di Francia inizia una nuova guerra in Italia e dopo aver ripreso Milano, mette in assedio Pavia. L'appoggio papale ai francesi fa infuriare Carlo V. Isabella va in riposo a Ferrara.
- Capitolo XXI: A Mantova trova un messaggio anonimo per lei che la mette in guardia dalle trame della Boschetta, decisa a far valere in suo interesse contro quello della madre di Federico. Isabella si ripromette di studiare la situazione. Nel frettempo Federico le proibisce di occuparsi degli affari di governo negandole i dispacci. Colpita dalla situazione decide di allontanarsi da Mantova per andare a Roma.
[modifica] Parte sesta: Roma Roma
- Capitolo XX: Dopo una digressione dalla Stanza degli orologi, Isabella incontra la cugina Elisabetta sulla strada per Urbino, che le è venuta incontro mentre si dirige a Roma. Proseguendo nel viaggio, incontra poco fuori Roma Pietro Bembo e Franceschino Gonzaga che le raccontano di come la crisi sia già iniziata in città, con bande di mercenari al servizio della Famiglia Colonna che hanno saccheggiato la città in particolare i Palazzi Vaticani. Isabella e le dame della sua corte vengono così accompagnate in città dai due personaggi fino al Palazzo Colonna in Santi Apostoli.
- Ottava lettera (3 marzo 1525): Da Roma Robert De La Pole sta per partire in fretta verso l'Inghilterra, richiamato dal re e dal cardinale Thomas Wolsey dopo l'inaspettata disfatta di Pavia, durante la quale i francesi sono stati sconfitti e il Re di Francia fatto prigioniero di Carlo V. I sostenitori dell'imperatore sono in euforica agitazione in tutta Europa e l'inglese prega Isabella di non uscire mai per Roma senza scorta.
- Capitolo XXI:Tra squarci di vita romana, piuttosto tranquilla nonostante gli eventi generali, si viene a sapere che Clemente VII ha cercato la polizza segreta stipulata tra Federico Gonzaga e Leone X, fatta sparire da Isabella, e che questa specie di congiura il responsabile dell'archivio vaticano si è ucciso. Isabella è molto preoccupata ma si ripromette di negare qualsiasi complicità negli avvenimenti.
- Nona lettera (9 luglio 1526): dal campo della Battaglia di Marignano, Robert De La Pole scrive a Isabella mentre si è fermato nell'accampamento dell'esercito papale, di passaggio da Venezia all'Inghilterra con un messaggioo per il suo Re. Viene ospitato nella tenda di Francesco Guicciardini, dove ha conosciuto anche Francesco Machiavelli e Giovanni dalle Bande Nere.
Capitolo XXII: Roma si prepara alla tempesta con i lanzichenecchi che non sono stati fermati dalle truppe papali all'altezza del Po. Clemente VII nomina Ercole Gonzaga cardinale.
- Decima lettera (30 novembre 1526): da Mantova, dove Robert De La Pole si è rifugiato ed ha potuto ammirare molti tesori del palazzo mantovano. L'inglese poi racconta con viva partecipazione gli eventi che sono precipitati nello scontro con le truppe imperiali di Carlo V: Giovanni della Bande Nere è in fin di vita e i lanzichenecchi sono in rotta verso Roma.
- Capitolo XXIII: i concitati eventi del Sacco di Roma con Isabella testimone impotente dellla sciagura, che però apre le porte del suo palazzo (Palazzo Colonna) ai rifugiati, soprattutto donne e bambini, anche se nel caos entrano anche vari personaggi come ambasciatori, gente di corte e altro. L'esercito imperiale dilaga a Roma, mentre il papa si è rifugiato in Castel Sant'Angelo. Infine arriva Ferrante Gonzaga, figlio di Isabella, che essendo a capo di una parte dell'esercito imperiale, protegge Isabella e tutte le persone del suo seguito. Isabella fu infatti l'unica persona in tutta Roma a non essere oggetto di riscatto e il cui palazzo non fu saccheggiato. Isabella prende parte alla procedura di riscossione dei riscatti per i vari rifugiati del suo palazzo cercando di proteggere le persone e per quanto possibile i loro averi. Fa prendere al figlio come sua parte un cumulo di carte con promesse di pagamento, evitate dagli altri militari, che una volta uscita da Roma farà strappare per non infangare il nome dei Gonzaga con questa triste vicenda.
[modifica] Parte Settima: Per non morire di malinconia
- Capitolo XXIV: Il viaggio di rientro di Isabella da Roma a Mantova.
- Undicesima lettera (4 gennaio 1528): Da Orvieto Robert De La Pole è al seguito di Clemente VII, il quale si è qui rifugiato tremendamente provato dalle vicende del Sacco di Roma, dalle quali si è salvato per miracolo. Robert ha un infortunio che guarisce miracolosamente in seguito a un emblematico sogno mistico.
- Capitolo XXV: La Boschetta, amante di Federico Gonzaga, figlio di Isabella, cerca di uscire allo scoperto e con l'occasione delle feste di Natale, fa incontrare a Isabella il suo nipote illegittimo, Alessandro. Essa è toccata dal bambino, ma si rende conto che gli eventi li renderanno nemici reciproci. Più tardi scoppia il caso di una congiura contro la Boschetta stessa, che scredita agli occhi di Federico la sua vera sposa Maria Paleologa, spingendolo a ripudiarla. In verità Isabella vede in questo avvenimento una messinscena astuta della Boschetta e studia un modo per ribaltare la situazione. Carlo V viene incoronato a Bologna da Clemente VII. Isabella partecipa alla cerimonia e viene intravista da Robert De La Pole. Dopo lo scioglimento del matrimonio di Federico, Carlo V gli offre in sposa una sua cugina ritenuta brutta e vecchia, che è sgradita al popolo mantovano e al duca stesso.
- Capitolo XXVI: Maria Paloeloga diventa unica erede della marca del Monferrato, ridestando le brame di Isabella, la quale cerca di riportare il matrimonio di suo figlio sui binari prestabiliti. Ci riuscirà ottenendo che il matrimonio, celebrato quando i due erano ancora bambini, fosse ritenuto valido. Purtroppo però Maria muore di lì a poco senza aver mai incontrato il suo sposo. Federico comunque viene concesso alla sorella di lei Margherita Paleologa.
- Capitolo XXVII: dopo una riflessione dalla Stanza degli orologi, la narrazione torna a seguire il filo cronologico. Fedrico si sposa con Margherita. Di nuovo alla fine del capitolo una riflessione dalla Stanza degli orologi.
- Dodicesima lettera (12 settembre 1533): da Roma Robert De La Pole annuncia che lascerà l'Italia per sempre. Torna in Inghilterra dove è appena avvenuto lo scisma anglicano. Infine si complimenta con Isabella per come conduce liberamente la sua viva, "rarissima creatura che vive una libertà inventata giorno per giorno".
- Conclusione: ecco che il momento della Stanza degli ororlogi è diventato il presente e Isabella mette a tacere la malinconia preparandosi per una festa con le sue dame di corte.
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