Partito Politico Futurista
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Il Partito Politico Futurista (conosciuto anche come Partito Futurista Italiano) è un'effimera formazione politica fondata da Filippo Tommaso Marinetti nel 1918, allo scopo di tradurre nella lotta politica gli ideali propugnati dal movimento futurista.
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[modifica] (Breve) storia
[modifica] La nascita
Già prima della Grande guerra i futuristi erano intervenuti nel dibattito del tempo con tre manifesti politici: il primo in occasione delle elezioni generali del 1909, il secondo nel 1911, in favore della guerra di Libia; il terzo nel 1917. Solo nel primo dopoguerra, tuttavia, è possibile parlare di un vero e proprio partito 'organizzato', con un leader (Marinetti, naturalmente) e soprattutto un organo di stampa: il giornale Roma futurista, co-diretto da Marinetti, Emilio Settimelli e Mario Carli: quest'ultimo è il tramite tra i futuristi e gli Arditi, che stanno a loro volta organizzandosi in una formazione politica e paramilitare.
[modifica] Nei Fasci
Il 23 marzo 1919 i rappresentanti dei "Fasci politici futuristi" e dell'Associazione degli Arditi partecipano, su invito di Benito Mussolini, all'adunata di Piazza San Sepolcro a Milano. In quell'occasione, in pratica, il Partito Futurista confluisce nei Fasci di combattimento, pur mantenendo una sua fisionomia propria. Dopo la sconfitta elettorale dei Fasci, nel novembre 1919, Marinetti perde gusto alla politica, e si adopera per trasformare Roma futurista in un giornale culturale, chiudendo "il monotono e abbruttente rubinetto di articoli politici". In realtà i futuristi non si sentono più a loro agio in un movimento fascista che sta diventando l'interprete dei possidenti agrari, riposizionandosi all'estrema destra. Il 28 maggio 1920, al secondo congresso dei Fasci, Marinetti polemizza vivamente con questa evoluzione ("Noi veniamo verso il Carso. Ma non andremo verso la Reazione!"), portando dalla sua parte, a suo dire, un terzo dell'assemblea. Il giorno dopo Marinetti (e altri rappresentanti futuristi) si dimettono dai fasci. Tre le motivazioni: il fascismo ha rinunciato alla pregiudiziale antimonarchica, all'anticlericalismo, e non ha mostrato solidarietà per "gli scioperi giusti". Marinetti si riaccosterà al fascismo qualche anno più tardi, in seguito alla marcia su Roma.
[modifica] Ideologia
Oggi gli storici hanno rivalutato l'importanza dell'attività politica dei futuristi, che pur essendo una piccola élite ebbero un'importanza notevole nella primissima fase del movimento fascista. È significativo che i futuristi fossero tra gli organizzatori e animatori di uno dei primi episodi di squadrismo fascista in senso lato (l'incendio della redazione milanese dell'Avanti, il 15 aprile del 1919). Il futurismo, in Italia, era nato come reazione al culto per l'antichità e la tradizione. Anche in politica, l'obiettivo critico dei futuristi era rappresentato dalle istituzioni più tradizionali: la Monarchia e la Chiesa. Ma i futuristi si opponevano con uguale forza anche ai rivoluzionari socialisti o anarchici, rei di non aver voluto la guerra, "sola igiene del mondo". A questo punto l'alleanza con le organizzazioni di reduci (come gli Arditi) e con gli ex esponenti del "socialismo interventista" come Mussolini era quasi obbligata. Se in seguito l'alleanza si ruppe, fu soprattutto per il trasformismo di quest'ultimo.
[modifica] Democrazia futurista
Le idee e le proposte politiche dei futuristi, espresse dalle pagine di Roma futurista, sono raccolte da Marinetti nel volume Democrazia futurista (1919). In queste pagine lo scrittore oscilla tra utopie e proposte più concrete. Alcuni esempi:
- Abolizione del matrimonio e della famiglia: i figli dovrebbero essere allevati dallo Stato, coi fondi ottenuti da una "tassa di filiatico" (un imposta sul libero amore).
- Decentramento burocratico. Abolizione dell'anzianità nelle carriere statali.
- Abolizione del diritto di successione.
- "Governo tecnico senza parlamento, senza senato e con un Eccitatorio" (=un "consiglio dei giovani", formato da una decina di cittadini sotto i 30 anni, eletti con suffragio universale diretto).
- Azionariato sociale.
- Riforma fondiaria (In questo campo Marinetti si rifà alle idee di Henry George).
- Denaro ai combattenti.
- Raccolta di fondi mediante la vendita del patrimonio artistico.
- Abolizione della leva militare, istituzione di un esercito "leggero" di volontari.
- Istituzione di "scuole di coraggio e patriottismo" (un'anticipazione dell'Opera nazionale Balilla).
- Chiusura delle carceri e abolizione dei carabinieri: ognuno deve saper farsi giustizia da sé.
[modifica] Esponenti
- Filippo Tommaso Marinetti
- Emilio Settimelli
- Mario Carli
- Giuseppe Bottai