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Opus Dei

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San Josemaría Escrivá, fondatore dell' Opus Dei
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San Josemaría Escrivá, fondatore dell' Opus Dei

La prelatura della Santa Croce e Opus Dei (letteralmente, "Opera di Dio") è una prelatura personale, istituzione della Chiesa Cattolica. Fu fondata nel 1928 da Josemaría Escrivá (1902-1975), sacerdote spagnolo canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 2002.

La sua finalità è quella di diffondere ovunque una viva consapevolezza della chiamata universale alla santità e all'apostolato nella vita quotidiana, in particolar modo nell'esercizio del lavoro professionale.

Gli 85.000 fedeli, uomini e donne, che fanno parte dell'Opus Dei, per quanto riguarda i fini specifici della Prelatura sono guidati da un prelato nominato dal Papa (dal 1994 è mons. Javier Echevarría, succeduto a mons. Álvaro del Portillo, morto in quell'anno, e primo successore del fondatore). Secondo il Codice di Diritto Canonico del 1983, le Prelature sono composte soltanto da presbiteri e diaconi: comunque anche i laici possono cooperare organicamente alle opere apostoliche dell'Opus Dei.

Le finalità dell'Opus Dei sono formative e riguardano quattro diverse dimensioni: umana (sviluppo delle virtù e dei talenti, amicizia e condivisione), professionale (aiuto nello studio attraverso le opere apostoliche per studenti, promozione di centri di formazione professionale come ad esempio il centro ELIS a Roma[1] o le diverse opere nei paesi in via di sviluppo), spirituale e dottrinale (secondo i contenuti e le modalità proprie della Chiesa cattolica e da essa approvate).

Un contratto verbale stipulato tra l'Opus Dei e il fedele che intende aderirvi, stabilisce i reciproci impegni limitatamente agli ambiti formativi propri della Prelatura. Alla Società Sacerdotale della Santa Croce si associano sacerdoti diocesani che desiderano vivere lo spirito dell'Opus Dei.

Indice

[modifica] Storia

Un murale nelle Filippine: Magpakabanal sa gawain, "Diventare santo attraverso il lavoro"
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Un murale nelle Filippine: Magpakabanal sa gawain, "Diventare santo attraverso il lavoro"

L'Opus Dei nacque a Madrid, il 2 ottobre 1928, per iniziativa del sacerdote spagnolo Josemaría Escrivá. L'ideale di santità nella vita quotidiana che formava il nucleo del messaggio attirò un numero sempre più ampio di persone, uomini e donne di diversa estrazione sociale e professionale, decisi a testimoniare la possibilità di essere cristiani coerenti con la propria fede senza allontanarsi dal mondo nella vita di tutti i giorni (un principio evangelico che è stato descritto dal Concilio Vaticano II come la "vocazione universale alla santità"). Dal 1930 l'Opus Dei è stata aperta anche alle donne.

Fin dai primi tempi l'apostolato dell'Opus Dei si contraddistingue per l'attenzione agli studenti e alla formazione professionale, ma non esclude l'azione caritativa e la cura dei bisognosi. La Obra ("opera", in spagnolo) attraversa un difficile periodo durante le persecuzioni anticristiane in Spagna del 1934-1936.

L'espansione nel mondo degli apostolati dell'Opus Dei risale al termine del secondo conflitto mondiale: Portogallo (1945), Inghilterra e Italia (1946), Francia e Irlanda (1947), Stati Uniti e Messico (1949). La diffusione proseguì in Europa e in America, per ampliarsi al Giappone, alle Filippine, all'Australia, a numerosi Paesi africani, fino alla recente presenza nei Paesi dell'ex blocco sovietico, e quindi all'India, al Sudafrica, ai Paesi Baltici, ecc.

L'Opus Dei, approvata dalla Santa Sede nel 1950, ha ricevuto la definitiva configurazione giuridica con la Costituzione apostolica Ut sit, datata 28 novembre 1982, diventando una Prelatura personale (attualmente l'unica esistente di tutta la Chiesa).

[modifica] Teologia

La teologia della vocazione universale alla santità, disse l'allora cardinal Luciani (poi Giovanni Paolo I) "aveva insegnato oltre trecento anni prima S. Francesco di Sales... Anche questi propugna la santità per tutti, ma sembra insegnare solo una «spiritualità dei laici», mentre Escrivá vuole una «spiritualità laicale». Mentre Francesco di Sales suggerisce quasi sempre ai laici gli stessi mezzi praticati dai religiosi con opportuni adattamenti, Escrivá è più radicale: parla addirittura di "materializzare" - in senso buono - la santificazione. Per Escrivá è lo stesso lavoro materiale che deve trasformarsi in "preghiera e santità".

Durante un'udienza a Castelgandolfo nell'agosto del 1979, papa Giovanni Paolo II disse ai membri dell'Opus Dei: "Grande ideale, veramente, il vostro, che fin dagli inizi ha antecipato quella teologia del Laicato, che caratterizzò poi la Chiesa del Concilio e del post-concilio. Tale infatti è il messaggio e la spiritualità dell'Opus Dei: vivere uniti a Dio, nel mondo, in qualunque situazione, cercando di migliorare se stessi con l'aiuto della grazia, e facendo conoscere Gesù Cristo con la testimonianza della vita".

Nell'articolo "Lasciare operare Dio", l'allora cardinale Joseph Ratzinger e prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (e futuro papa Benedetto XVI), scrisse su san Josemaría Escrivá e l'Opus Dei a proposito di "un concetto sbagliato della santità", quello in cui "la santità allora diventa una cosa riservata ad alcuni grandi, e che sono tutt'altro rispetto a noi normali peccatori. Ma questo è un concetto sbagliato di santità, una percezione errata che è stata corretta proprio da Josemaría Escrivá. Essere santo è nient'altro che parlare con Dio come un amico parla con l'amico"[2].

Alcuni autori[3] hanno confrontato la concezione dell'etica del lavoro promossa dall’Opus Dei in ambito cattolico con quella sostenuta dal calvinismo in ambiente protestante, analizzata nel suo classico di sociologia della religione da Max Weber: la specifica novità dell'Opus Dei sarebbe rappresentata, secondo tale interpretazione, dall’affermarsi di un pensiero cattolico originale in tema di teologia del lavoro, differente dalla dottrina sociale della Chiesa nata a fine Ottocento, che, di fatto, sarebbe divenuto sistematico solo con papa Giovanni Paolo II. Una tale concezione fu prodotta dallo stesso fondatore dell’Opus Dei, san Josemaría Escrivá de Balaguer, a partire dagli anni Trenta ed è stata gradualmente perfezionata ed articolata nel corso del tempo.

[modifica] Fini e configurazione

L'attuale configurazione giuridica caratterizza l'Opus Dei come una realtà ecclesiale del tutto diversa sia dai fenomeni associativi sia dalle congregazioni e dagli ordini religiosi: prevista dal Concilio Vaticano II (decreto Presbyterorum ordinis e motu proprio Ecclesiae Sanctae), la prelatura personale si configura come una struttura istituzionale e gerarchica della Chiesa, che raccoglie sotto la giurisdizione di un prelato nominato dal Papa sacerdoti e laici al fine di perseguire specifiche iniziative pastorali. Questo significa che gli aderenti all'Opus Dei dipendono dal Prelato per tutto ciò che riguarda direttamente la loro vita spirituale.

Il carisma dell'Opera è infatti quello di offrire a uomini e donne di ogni ceto, razza e nazionalità, celibi e sposati, la formazione necessaria per vivere la propria testimonianza cristiana nel lavoro, nella vita familiare e sociale.

Ordinario della prelatura è il prelato, che gode di potestà ordinaria propria di giurisdizione sui sacerdoti incardinati nella prelatura e sui laici a essa incorporati (dunque la prelatura personale è come una diocesi non legata però ad un determinato territorio). L'incorporazione dei laici avviene in risposta a una specifica vocazione. Il clero della prelatura è formato esclusivamente da sacerdoti provenienti dalle fila dei fedeli laici dell'Opus Dei.

[modifica] Fedeli

I fedeli laici che collaborano con l'Opus Dei si dedicano ai fini della prelatura, che sono esclusivamente di ordine spirituale; i loro impegni, peraltro, non ne mutano la condizione canonica e teologica di comuni fedeli cristiani (non formulano alcun tipo di voto); essi si trovano sotto la giurisdizione del prelato per quanto attiene agli impegni ascetici, formativi e apostolici conseguenti all'incorporazione alla prelatura. Restano invece sotto la giurisdizione dell'ordinario diocesano per tutti gli aspetti determinati dal diritto comune nei confronti dei fedeli cattolici nelle varie diocesi in cui vivono.

Svolgono il loro apostolato nell'esercizio del quotidiano lavoro professionale, negli ambienti e nelle strutture della società civile. Godono della stessa libertà degli altri cittadini cattolici, dai quali nulla li distingue nell'azione professionale, sociale, politica ed economica; pertanto nelle loro scelte in queste materie non dipendono dall’Opus Dei.

Tra i membri si distinguono i cosiddetti “numerari[4]” (che abitualmente vivono nei centri dell’Opus Dei, seguono e dirigono le attività formative della Prelatura, vivono il celibato apostolico, devolvono all'Opus Dei i loro introiti, hanno svolto studi superiori, e hanno caratteristiche personali - salute, personalità - idonee al dedicarsi a tempo pieno alle attività apostoliche), gli “aggregati” (che ordinariamente vivono con le loro famiglie d'origine) ed i “soprannumerari” (sposati o comunque non vocati al celibato). Questi ultimi rappresentano di gran lunga la maggior parte dei fedeli della Prelatura.

Alla Società Sacerdotale della Santa Croce (della quale è presidente generale il prelato dell'Opus Dei) si associano sacerdoti incardinati nelle rispettive diocesi, che desiderano cercare la santità nell'esercizio del loro ministero secondo lo spirito e l'ascetica dell'Opus Dei. Tale ascrizione non ne altera la dipendenza dal vescovo diocesano, che ne resta l'unico superiore.

Il clero della prelatura proviene dai fedeli laici dell'Opus Dei: sono numerari e aggregati i quali, liberamente disponibili a essere sacerdoti, dopo diversi anni di incorporazione alla prelatura e dopo aver completato la formazione e gli studi previ al sacerdozio, sono invitati dal prelato a ricevere gli ordini sacri.

L'Opus Dei conta anche suoi cooperatori, anche non cattolici o non cristiani; essi, senza far parte della prelatura, collaborano alle sue iniziative apostoliche.

[modifica] Attività apostoliche

Benché l’apostolato dei membri sia principalmente esercitato a livello e a titolo personale, in alcune occasioni l'Opus Dei si incarica di assicurare la cura spirituale e dottrinale di determinate istituzioni educative, assistenziali e di promozione umana, per esempio tra le favelas delle città sudamericane, nelle isole indonesiane, ecc., o con programmi di cooperazione tecnica in paesi in via di sviluppo (Filippine, Ecuador, Perù, ecc.)[5].

In Italia esistono centri dell'Opus Dei, istituiti sempre con l'approvazione dei rispettivi vescovi, per esempio nelle diocesi di Roma, Milano, Brescia, Torino, Genova, Verona, Trieste, Bologna, Firenze, Perugia, Napoli, Cagliari, Bari, Catania, Palermo, Sassari e in varie altre.

[modifica] Critiche e controversie

L'Opus Dei è stata criticata per il fatto di promuovere una visione conservatrice della fede cattolica (a causa della «caratteristica irrinunciabile dell'Opus Dei, la fedeltà alla Chiesa come depositum fidei»[6]), oltre che per alcune pratiche di vita ascetica (come la mortificazione corporale, effettivamente praticata dai membri numerari, o la mancanza di confidenzialità nella direzione spirituale).

[modifica] Critiche dal mondo cattolico

In base ad alcuni rapporti provenienti dalla Spagna, il superiore generale dei Gesuiti, p. Wlodimir Ledochowski (18661942), ha riferito al Vaticano che considerava l'Opus Dei "molto nocivo per la Chiesa in Spagna". Egli ne descrisse le caratteristiche di "segretezza" e ne vide dei "segni di una inclinazione mascherata a dominare il mondo con una forma particolare di massoneria cristiana"[7]. Questa critica, dall'interno di alcuni benvisti ambienti ecclesiastici ("l'opposizione da parte della gente di Dio" come venne definita da Escrivá; secondo Escrivá, la grande ostilità dei gesuiti era «illogica»[8]), è considerata la radice delle critiche recenti provenienti dalle fonti più disparate. Questa almeno, è la conclusione di molti autori, incluso John L. Allen, Jr., un giornalista americano della CNN cattolico ed esperto vaticanista[9]

[modifica] Altre critiche

Ufficio principale dell'Opus Dei a New York: la costruzione è costata 70 milioni di dollari
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Ufficio principale dell'Opus Dei a New York: la costruzione è costata 70 milioni di dollari

Qualche tempo dopo il Concilio Vaticano Secondo, vi furono - da parte liberale - molte critiche all'Opus Dei riguardo il suo carattere ultraconservatore e reazionario[10].

L'accusa all'Opus Dei di avere la forma di una setta[11] massonica ("massoneria bianca") è stata ripresa per contestare l'appoggio alle dittature in Sudamerica ed in Spagna e l'influenza di idee di stampo fascista.

Tale accusa, nata in ambienti politici[12], non tiene conto del fatto che molti membri dell'Opus Dei hanno spesso militato politicamente in opposizione alla destra. Per esempio, tra i casi più recenti in Italia, al Senato nell'aprile 2006 (XV legislatura) è stata eletta nella lista La Margherita, di centro-sinistra, Paola Binetti, numeraria dell'Opus Dei. In passato Alberto Michelini, soprannumerario, è stato parlamentare nel centro-destra ma nel 2006 si è presentato nelle liste del centrosinistra al Comune di Roma e non è stato eletto.

Con la pubblicazione del libro "Il codice da Vinci" nel 2003 e dell'omonimo film nel 2006 è sorto un certo interesse verso le già accennate pratiche di mortificazione corporale[13]. L'uso del cilicio e della disciplina è comune e regolare tra alcuni membri numerari dell'Opera (la scelta della mortificazione è stabilita da ciascun membro; l'eventuale frequenza è stabilita dal proprio direttore spirituale, a cui i numerari sono legati dal vincolo di obbedienza[14]), ma vi sono anche altre pratiche saltuarie di mortificazione (per esempio docce fredde o dormire per terra). Per l'Opus Dei gli istinti del corpo sono un nemico da combattere, e pertanto il loro contrario - il dolore, anzitutto spirituale - è considerato benedetto. È proprio il fondatore a chiarire il concetto in molti aforismi, tra cui: «Benedetto sia il dolore. Amato sia il dolore. Santificato sia il dolore... Glorificato sia il dolore!»[15] «Se sai che il tuo corpo è tuo nemico, e nemico della gloria di Dio, poiché lo è della tua santificazione, per quale motivo lo tratti con tante blandizie?»[16].

In modo simile al movimento italiano Comunione e Liberazione, l'Opus Dei è stato criticato per un atteggiamento di forte proselitismo rivolto soprattutto ai giovani[17].

L'Opus Dei è anche molto criticata in Italia per la presunta attività di lobbismo con la quale è accusata di proteggere e favorire la carriera di esponenti cattolici nei campi della politica e dell'economia (un esempio sono alcune affermazioni del portavoce dell'Opus Dei a favore del governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio nel 2005) e di indirizzare l'orientamento politico italiano attraverso l'appoggio dei partiti cattolici verso posizioni vicine al Vaticano. L'Opus Dei sostiene invece di non avere posizioni né azioni che afferiscano a tali settori, che non hanno a che fare con i fini della prelatura, nei quali sono attivi piuttosto i suoi singoli membri in virtù della loro responsabilità personale. Le legislazioni sulla privacy introdotte in tempi recenti in diversi paesi (tra cui l'Italia) impediscono di fatto la diffusione di liste ufficiali di membri dell'Opus Dei, in quanto le convinzioni religiose sono considerate un'informazione sensibile.

L'Opus Dei non rende pubblico chi è o chi smette di esser suo membro, in quanto l'appartenenza è strettamente legata alla fede e alla vocazione personale. L'articolo 191 della costituzione originale (che per molti anni fu solo ad uso interno dei membri) recitava: "I membri sappiano bene che dovranno osservare sempre un prudente silenzio a proposito dei nomi degli altri associati e non dovranno mai rivelare a nessuno che essi stessi appartengono all'Opus". Questo invito alla discrezione ha in seguito alimentato il sospetto che l'Opus Dei funzioni come una società segreta (l'articolo fu però modificato negli anni Ottanta e ora ciascuno è libero di rivelare la propria appartenenza come una normale confidenza personale).

[modifica] Opus Dei e la politica

Perseguitato da Franco, Antonio Fontan è in seguito diventato il primo Presidente del Senato della democrazia di Spagna
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Perseguitato da Franco, Antonio Fontan è in seguito diventato il primo Presidente del Senato della democrazia di Spagna

I critici hanno sostenuto l'appoggio dell'Opus Dei al Franchismo. Otto membri dell'Opus Dei furono nominati ministri nei governi del dittatore Francisco Franco tra il 1939 ed il 1975[18], mentre negli ultimi anni si è avuta una stretta relazione con i governi di José María Aznar. D'altra parte, durante il governo franchista spagnolo alcuni membri dell'Opus Dei furono perseguitati e incarcerati, e in qualche caso costretti all'esilio, perché non seguivano la politica governativa o la criticavano esplicitamente (per esempio nel 1953 Rafael Calvo Serer fu espulso dall'equivalente spagnolo del Consiglio Nazionale delle Ricerche perché aveva pubblicato a Parigi un articolo contrario al governo franchista)[19]. Alcuni sostengono che l'Opus Dei «recluti» studenti eccellenti di università prestigiose, per poter così influire maggiormente nel mondo degli affari e della politica. L'accusa però non chiarisce in che modo tali studenti si lascino passivamente «reclutare», e comunque l'Opus Dei ha sempre sostenuto di avere finalità esclusivamente spirituali.

Altri si oppongono al carattere proselitista che viene impresso alle missioni di aiuto umanitario, come per esempio nelle montagne di Yauyos (Perù), dove nel 1957 la Santa Sede incaricò l'Opus Dei della cura pastorale di una zona impervia e povera delle Ande. Tuttavia, molte persone presenti in quei territori ritengono che tali aiuti siano fondamentali per la loro sussistenza, crescita umana e dignità[20].

[modifica] Opus Dei e le donne

I participanti in un Congresso Internazionale su Escrivá
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I participanti in un Congresso Internazionale su Escrivá

Alcuni critici, compresi alcuni ex membri dell'Opus Dei, accusano l'organizzazione di sfruttamento sessista della donna e hanno denunciato che le donne dell'Opus Dei sono relegate ai lavori domestici come la cucina e la pulizia. Effettivamente tali mansioni nell'Opus Dei sono svolte esclusivamente dalle donne (le cosiddette numerarie ausiliarie). Il "tocco di femminilità" chiesto a suo tempo dal fondatore intendeva la presenza di una "madre" piuttosto che di una domestica; al di fuori dell'ambito cattolico, o comunque laddove la realizzazione di una persona venga intesa come "ruolo di prestigio", l'argomento può ovviamente risultare di difficile comprensione. In ogni caso anche fra le donne vi sono molte professioniste di successo. È inoltre da tener presente che nell'Opus Dei le donne sono la maggioranza dei membri, sia tra i numerari, sia tra i soprannumerari, sia tra gli aggregati.

Un passo molto citato dai critici, tratto dall'opera maestra "Cammino" del fondatore, è il seguente: "Se volete darvi a Dio nel mondo, prima ancora che sapienti - le donne non è necessario che siano sapienti, basta che siano sagge - dovete essere spirituali, molto uniti al Signore per mezzo dell'orazione. Dovete portare un manto invisibile che copra ciascuno dei vostri sensi e delle vostre facoltà: pregare, pregare, pregare; espiare, espiare, espiare"[21] In realtà il passo originale in lingua spagnola recita: "Si queréis entregaros a Dios en el mundo, antes que sabios - ellas no hace falta que sean sabias: basta que sean discretas - habéis de ser espirituales, muy unidos al Señor por la oración: habéis de llevar un manto invisible que cubra todos y cada uno de vuestros sentidos y potencias: orar, orar y orar; expiar, expiar y expiar". L'aggettivo "discreto", che ha in spagnolo esattamente lo stesso significato che in italiano, è stato liberamente tradotto in "saggio", forse nell'intento, da parte del traduttore, di limare un'affermazione piuttosto forte del fondatore. Al di là della distinzione tra sapienza e saggezza e di queste dispute di traduzione, c'è da osservare che fin dagli stessi anni della stesura dell'opera Escrivá incoraggiava molte giovani a dedicarsi agli studi universitari, in un contesto storico-culturale in cui le donne laureate erano un'assai rara eccezione[22].

[modifica] Curiosità

Nel 1997 don Giussani ha affermato che i ciellini sarebbero i «balilla, gli irregolari che tirano le pietre», mentre quelli dell’Opus Dei «hanno i Panzer: vanno avanti ben corazzati, con i cingoli, anche se li hanno rivestiti di gomma. Il rumore non si sente, ma ci sono, eccome. E ce ne renderemo conto sempre di più»[23].

[modifica] Note

  1. Centro ELIS.
  2. Su L'Osservatore Romano, 6 ottobre 2002.
  3. Paolo Zanotto, Cattolicesimo, protestantesimo e capitalismo. Dottrina cristiana ed etica del lavoro, Soveria Mannelli (CZ) e Treviglio (BG), Rubbettino/Leonardo Facco, 2005.
  4. Il termine numerario è una traslitterazione dal gergo spagnolo utilizzato dai primi nuclei dell'Opus Dei, non è una traduzione o un termine scelto di proposito.
  5. Cfr. "Le opere apostoliche dell'Opus Dei", capitolo IV del libro di Giuseppe Romano, Opus Dei. Il messaggio, le parole, le opere, San Paolo, 2002. «In quelle zone di miseria che sono le Filippine, l'Opus Dei è tra le realtà cattoliche che non si limitano ad "aiutare" i poveri: fanno molto di più, li hanno tra loro, come membri a pieno titolo» (Vittorio Messori, Opus Dei. Un'indagine, Mondadori, 1999, pag. 150).
  6. Giuseppe Romano, Opus Dei. Il messaggio, le parole, le opere, San Paolo, 2002, pag. 257.
  7. Andres Vasquez de Prada: The Founder of Opus Dei. The Life of Josemaria Escrivá. Vol II: God and Daring., Scepter Publishers 1997, p. 387.
  8. «Nell'aprile del 1967, in un'intervista al Time a proposito della "segretezza" e del "mistero" dell'Opus Dei, Escrivá rispondeva: «Lei parla di accusa di segreto. È una storia ormai molto vecchia. Potrei narrarle, punto per punto, l'origine storica di questa accusa calunniosa. Per molti anni, una potente organizzazione, di cui preferisco non fare il nome - l'amiamo e l'abbiamo sempre amata - si è dedicata a falsificare quello che non conosceva». Vittorio Messori riporta questa citazione commentando: «si tratta, non è un mistero, di alcuni membri spagnoli della Compagnia di Gesù» (Vittorio Messori, Opus Dei. Un'indagine, Mondadori, 1999, pag. 238).
  9. John L. Allen, Jr., Opus Dei: an Objective Look Behind the Myths and Reality of the Most Controversial Force in the Catholic Church (2005).
  10. Urquhart, Gordon (1997). "Conservative Catholic Influence in Europe", Report for Catholics for a Free Choice (che nonostante il nome non sono cattolici: cfr. Andrea Morigi su Libero del 23 marzo 2006). Secondo Massimo Introvigne, «la ricetta per pubblicare un libro di successo dove un movimento o una realtà cattolica viene additata al pubblico ludibrio come "setta" è semplice: si prendono uno o più "ex" del movimento in questione, a cui si offre una splendida occasione per regolare vecchi conti; si traducono i loro resoconti — avendo cura di impiegare termini come "setta distruttiva", "lavaggio del cervello", "violazione dei diritti della persona" — nel gergo dei movimenti anti-sette, e si chiede aiuto a questi ultimi per lanciare i volumi che ne risultano» ("Sette cattoliche": l'equivoco continua): ciò è, secondo Introvigne, alla base della pubblicazione dei testi di "ex" focolarini come Urquhart e di "ex" Opus Dei come María del Carmen Tapia, e di gruppi come l'ODAN (Opus Dei Awareness Network).
  11. Secondo Massimo Introvigne, date le dimensioni dell'Opus Dei (85.000 membri) l'accusa è ovvia: «Mentre il movimento contro le sette, nato in ambiente religioso — particolarmente protestante-evangelico, negli Stati Uniti d’America — critica le "sette" da un punto di vista qualitativo, mettendo in luce quanto nelle loro dottrine si oppone all’ortodossia cristiana, il movimento anti-sette, che nasce in ambienti laicisti, dichiara di volersi occupare esclusivamente di comportamenti, deeds, e non di dottrine, creeds, e attacca come "settaria" ogni forma di esperienza religiosa che da un punto di vista quantitativo appaia più intensa di quanto il secolarismo moderno sia disponibile a tollerare» (Massimo Introvigne, L’Opus Dei e il movimento anti-sette, in Cristianità, numero 229, 1994).
  12. Secondo Massimo Introvigne e Vittorio Messori, l'applicazione di categorie politiche ad una realtà religiosa è un trascurare una "necessità ovvia, lapalissiana" («ciò che anche molti "intelligenti" sembrano da decenni aver dimenticato è una necessità ovvia, lapalissiana: e che, cioè, l’esperienza religiosa va affrontata secondo categorie religiose». Cfr. Massimo Introvigne, L’Opus Dei e il movimento anti-sette).
  13. Sul fatto che il romanzo presenti in cattiva luce l'Opus Dei, cfr. Massimo Introvigne, "Il Codice Da Vinci": ma la storia è un’altra cosa, in Cristianità n. 322 (2004).
  14. «Molti uomini di oggi si stupiscono, quando non si scandalizzano, che - nell'Opus Dei - alcuni membri includano tra le mortificazioni corporali l'uso del cilicio. Alcuni, dico: non la maggioranza; e anche costoro per un tempo limitato» (Vittorio Messori, Opus Dei. Un'indagine, Mondadori, 1999, pagg. 199-200).
  15. Cammino, 208.
  16. Cammino, 227.
  17. L'accusa di forte proselitismo non tiene però conto del fatto che da molti anni il numero dei membri dell'Opus Dei cresce molto lentamente: cfr. John L. Allen, Jr., Opus Dei: an Objective Look Behind the Myths and Reality of the Most Controversial Force in the Catholic Church (2005).
  18. I primi due sono stati, nel febbraio 1957, Alberto Ullastres, docente di storia dell'economia dell'Università di Madrid, nominato ministro del Commercio, e Mariano Navarro Rubio, direttore amministrativo del Banco Popular, nominato ministro delle Finanze; successivamente anche Gregorio López Bravo, ministro dell'Industria e Laureano López Ródo, ministro senza portafogli e commissario generale del piano di sviluppo economico. Questi ultimi due furono anche ministri degli esteri. Cfr. Vittorio Messori, Opus Dei. Un'indagine, Mondadori, 1999, pag. 254. «Su 116 ministri nominati da Franco, in undici governi, dal 1939 al 1975, soltanto otto erano membri dell'Opera, di diverse tendenze politiche» (ibid., pag. 258). L'ingresso nei governi franchisti di membri dell'Opus Dei fu «a titolo personale, cooptati per la stima che si erano guadagnati nell'esercizio delle rispettive professioni» (Giuseppe Romano, Opus Dei. Il messaggio, le opere, le persone, editrice San Paolo, 2002, pag. 259).
  19. Cfr. Vittorio Messori, Opus Dei. Un'indagine, Mondadori, 1999, pag. 258; il quotidiano Madrid, di cui Calvo Serer era divenuto direttore nel 1966, fu chiuso dalla censura del regime nel 1971.
  20. Cfr. S. Valero, Yauyos. Sacerdoti pionieri sulle Ande, Ares, Milano 1995.
  21. Cammino, 946.
  22. Cfr. Vittorio Messori, Opus Dei. Un'indagine, Mondadori, Milano, 1999, pag. 174.
  23. Intervista di Michele Brambilla pubblicata su Tracce, 2/1997, e riportata su Romana.

[modifica] Bibliografia

Si veda anche la bibliografia di Josemaría Escrivá.

[modifica] Testi sull'Opus Dei

  • Vittorio Messori, Opus Dei. Un’indagine, Mondadori, 1994 (3ª ed., Mondadori / Leonardo - saggistica, 1999).
  • Giuseppe Romano, Opus Dei. Il messaggio, le opere, le persone, San Paolo, 2002.
  • Andrés Vásquez de Prada, Il Fondatore dell'Opus Dei - La Biografia di San Josemaría Escrivà / Leonardo International, 3 volumi, II ediz. (2004).
  • P.Rodríguez, F.Ocariz, J.L.Illanes, L’Opus Dei nella Chiesa, Piemme, Casale Monferrato, 1993.
  • A. de Fuenmayor, V. Gómez-Iglesias, J. L. Illanes, L'itinerario giuridico dell'Opus Dei - Storia e difesa di un carisma, Giuffrè, Milano 1991.
  • G. Romano, J. L. Olaizola, Il Vangelo nel lavoro, Edizioni Paoline, Milano 1992
  • S. Valero, Yauyos. Sacerdoti pionieri sulle Ande, Ares, Milano 1995.
  • P. Casciaro, Al di là dei sogni più audaci. Gli inizi dell'Opus Dei accanto al fondatore, Ares, Milano 1995.
  • Paolo Zanotto, Cattolicesimo, protestantesimo e capitalismo. Dottrina cristiana ed etica del lavoro, Soveria Mannelli (CZ) e Treviglio (BG), Rubbettino/Leonardo Facco, 2005.

[modifica] Testi critici

  • I segreti dell'Opus Dei: documenti e retroscena, Peter Hertel (a cura di Manuel Kromer), Torino, editrice valdese Claudiana 1997.
  • Politica occulta: logge, lobbies, sette e politiche trasversali nel mondo, Marco Dolcetta, Castelvecchi, 1998.
  • Oltre la soglia: una vita nell'Opus Dei, Maria del Carmen Tapia Baldini & Castoldi (Milano, 1996).
  • Opus Dei: la storia, i nomi, le sigle, i collegamenti internazionali, le luci e le ombre della multinazionale di Dio: in appendice, le vecchie e le nuove Costituzioni segrete, Maurizio Di Giacomo, T. Pironti (Napoli, 1987).
  • Ferruccio Pinotti, Opus Dei segreta, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2006.

[modifica] Altri documenti

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

[modifica] Siti favorevoli all'Opus Dei

[modifica] Siti critici

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