Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions Mondiali di calcio Messico 1970 - Wikipedia

Mondiali di calcio Messico 1970

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Nono campionato del mondo di calcio.

Paese organizzatore: Messico, dal 31 maggio al 21 giugno 1970.


Mondiali di calcio Messico 1970
IX football world championship
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Squadre partecipanti 71
(fase finale: 16)
Paese organizzatore Messico
Campioni del mondo Brasile (terzo titolo)
Partite giocate 32
Reti segnate 95
(2,97 per partita)
Spettatori 1.673.975
(52.312 per partita)
Capocannoniere Gerd Müller
Germania Ovest
(10 gol)

Indice

[modifica] Le partecipanti


[modifica] Formula

Quattro gruppi eliminatori di quattro squadre ciascuno, numerati da 1 a 4. Al termine della prima fase si qualificano le prime due di ogni gruppo. Ai fini della precedenza nel gruppo vale la differenza reti. A parità di differenza reti ha la precedenza la squadra che ha segnato più goal. In caso di ulteriore parità si procederà a sorteggio.

Da questo punto si procede a incontri a eliminazione diretta. Si giocano quattro quarti di finale, A, B, C, e D. Il quarto A vede accoppiate la prima classificata del gruppo 1 con la seconda del gruppo 2; il quarto B la seconda del gruppo 1 con la prima del gruppo 2; il quarto C la prima del gruppo 3 con la seconda del gruppo 4 e il quarto D la seconda del gruppo 3 con la prima del gruppo 4.

La prima semifinale si disputa tra le vincenti dei quarti A e C, la seconda tra le vincenti dei quarti B e D.

Le perdenti delle semifinali disputano la finale per il terzo posto, le vincenti quella per il primo posto.

[modifica] Presentazione

[modifica] Introduzione

 Juanito, la mascotte di Mexico'70
Ingrandisci
Juanito, la mascotte di Mexico'70

Il nono campionato del mondo di calcio, in programma in Messico dal 31 maggio al 21 giugno del 1970, presentava alcune singolarità: innanzitutto per la prima volta vi erano presenti tutte le squadre che avessero vinto almeno una volta il campionato del mondo. Anzi, ben tre su cinque delle Nazionali fino ad allora campioni (Brasile, Italia e Uruguay) avevano già vinto la coppa Rimet per due volte. Ad esse si aggiungeva l’Inghilterra, campione uscente, che aveva vinto quattro anni prima la Coppa in casa propria, di fronte alla Regina Elisabetta, battendo la Germania Ovest (già campione in Svizzera nel 1954) con un goal del quale ancora adesso si discute se fosse regolare o meno.
Comunque sia, la bizzarrìa del caso volle che in semifinale arrivassero proprio tutte e tre le squadre bicampioni del mondo, per cui vi era un’alta probabilità che la Coppa Rimet avrebbe trovato un padrone definitivo proprio a Mexico ‘70, essendo tale coppa appannaggio della nazionale che la vincesse per tre volte anche non consecutive.

Una seconda novità fu l'introduzione dei cartellini colorati per segnalare le ammonizioni ed espulsioni, volute dall'arbitro della Battaglia di Santiago, Aston.

[modifica] Il cammino verso il campionato del mondo

Come avrebbe ricordato Gigi Riva molti anni dopo, quell’edizione del campionato del mondo non si distinse per particolari novità tattiche, essendo come al solito il confronto tra quattro scuole la cui tradizione si era cristallizzata nel tempo: quella sudamericana di tipo più difensivistico, incarnata dall’Uruguay, quella brasiliana, ritmo, fantasia e tecnica, che vedeva in Pelé forse il migliore interprete del football moderno, per visione di gioco, tecnica individuale ed eleganza del gesto; quella europea, nella versione più atletica impersonata dagli inglesi, campioni uscenti, e dai tedeschi, che ancora non avevano digerito la sconfitta del 1966 a Wembley, e quella più tattica del gioco all’italiana, che si basava su una difesa attentissima e veloci contropiede, ancora non ribattezzati “ripartenze” dagli inventori del calcio d’oggidì. Outsider di lusso l’URSS, che già si era ben comportata all’ultimo mondiale e ben figurava nelle manifestazioni continentali (aveva già vinto un titolo di Campione d’Europa ed era stata eliminata dall’Italia in semifinale all’Europeo 1968 solo per sorteggio), ma vi erano pochi dubbi sul fatto che a disputarsi il titolo sarebbero state, alla fine, le “solite note”.

In particolare l’Italia guardava a tale edizione del campionato del mondo con rinnovate speranze, dal momento che mai nel dopoguerra aveva passato il primo turno di qualificazione. Anzi, quattro anni prima era stata umiliata dalla Corea del Nord a Middlesbrough, ed eliminata con ignominia. Addirittura nel 1958 gli azzurri furono esclusi dal campionato in Svezia perché battuti nella fase di qualificazione a Belfast dall’Irlanda del Nord.

A dar fiducia alle speranze azzurre v’era la recente conquista del campionato europeo del 1968, e una generazione di giovani calciatori che già si stavano facendo onore in campo continentale e mondiale anche con i loro club: su tutti Gianni Rivera, campione d’Europa e del mondo 1969 con il Milan e Pallone d’Oro 1969, ma anche Sandro Mazzola, due volte campione d’Europa con l’Inter e altrettante volte vincitore della Coppa Intercontinentale, e soprattutto il citato Gigi Riva, cannoniere principe del campionato italiano che da solo con i suoi goal aveva trascinato il Cagliari all’incredibile impresa di vincere lo scudetto 1969/70. Completamente mancino (tant’è vero che il suo allenatore al Cagliari Manlio Scopigno sosteneva il piede destro essergli utile solo per salire sul tram), per la sua potenza di tiro Gianni Brera coniò per lui il soprannome di Rombo di Tuono.

A corredare il tutto, un pacchetto difensivo di provata affidabilità (Burgnich, Facchetti, Rosato, Cera, le riserve Niccolai, Poletti e Furino), un’ala destra dai grandi polmoni, Angelo “Domingo” Domenghini e alcuni centrocampisti di sicura classe (il napoletano Juliano e il romano trapiantato a Firenze De Sisti). La porta era ben difesa, perché alle spalle del titolare Albertosi (Cagliari), si trovavano un certo Dino Zoff (Napoli) e Lido Vieri (Inter), il quale, da buon terzo, con zero speranze di giocare, trovò addirittura il tempo di fidanzarsi con la figlia del vicepresidente messicano e vedere le partite dalla tribuna d’onore. Storie d’altri tempi…

[modifica] Il torneo

[modifica] Prima fase

Poche sorprese nella prima fase, nella quale tutte le squadre rispettarono più o meno il pronostico. L’Italia, capitata con Uruguay, Svezia e Israele in un girone sorteggiato quando ancora non esistevano le cosiddette “teste di serie”, passò il turno con il minimo sforzo, avendo regolato la Svezia con una ciabattata di Domenghini nella partita inaugurale degli azzurri e poi pareggiando per 0-0 con Uruguay e Israele. Alla fine il girone italiano si sarebbe dimostrato – nonostante la sparagninità, solo sei goal segnati in tutto – quello di ferro, avendo espresso due semifinaliste su quattro. Soliti fuochi d’artificio per il Brasile, otto goal solo lui nel suo gruppo, mentre Germania, Inghilterra e URSS avrebbero fatto il loro compito e passato il turno diligentemente senza incantare.

[modifica] Quarti di finale

Nella norma anche i quarti di finale: la Germania Ovest si prese la rivincita per 3-2 sugli inglesi e ribaltò ai supplementari lo 0-2 col quale i campioni uscenti conducevano fino a circa venti minuti dalla fine; il Brasile, dopo aver faticato un po’ contro il Perù impose la sua classe superiore alla lunga e si impose per 4-2; l’URSS fece dannare l’anima all’Uruguay che dovette aspettare fino alla fine del primo supplementare per segnare e passare alla semifinale; infine l’Italia – mai troppo favorita dai sorteggi e dagli accoppiamenti, va detto – come le succede spesso ai mondiali pescò la squadra di casa, e andò a Toluca a prendersi la semifinale per 4-1 davanti a una platea messicana che non sapeva se essere incredula per l’eliminazione o contenta per essere arrivata quantomeno ai quarti.

[modifica] Semifinali e finali

Ma furono le semifinali a costituire il vero botto della manifestazione, anzi, una delle semifinali, che ancora adesso viene ricordata, quell’Italia-Germania Ovest 4-3 allo stadio “Azteca” di Città del Messico che, bisogna dire subito, depurata dall’iconografia e dall’epica, rimane tuttora sicuramente uno dei più alti momenti di trance agonistica e occasione di offesa alle coronarie degli spettatori, ma sul piano tecnico e tattico è ancora considerata una delle più grandi scelleratezze mai perpetrate su un campo di calcio in occasione di una partita di alto livello al campionato del mondo: scrisse Gianni Brera, sul Giorno del 18 giugno 1970:

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«I tedeschi sono battuti. Beckenbauer con braccio al collo fa tenerezza ai sentimenti (a mi, nanca un po’). Ben sette gol sono stati segnati. Tre soli su azione degna di questo nome: Schnellinger, Riva, Rivera. Tutti gli altri, rimediati. Due autogol italiani (pensa te!). Un autogol tedesco (Burgnich). Una saetta di Bonimba ispirata da un rimpallo fortunato.

Come dico, la gente si è tanto commossa e divertita. Noi abbiamo rischiato l’infarto, non per ischerzo, non per posa. Il calcio giocato è stato quasi tutto confuso e scadente, se dobbiamo giudicarlo sotto l’aspetto tecnico-tattico. Sotto l’aspetto agonistico, quindi anche sentimentale, una vera squisitezza, tanto è vero che i messicani non la finiscono di laudare (in quanto di calcio poco ne san masticare, pori nan).

I tedeschi meritano l’onore delle armi. Hanno sbagliato meno di noi ma il loro prolungato errore tattico è stato fondamentale. Noi ne abbiamo commesse più di Ravetta, famoso scavezzacollo lombardo. Ci è andata bene. Siamo stati anche bravi a tentare sempre, dopo il grazioso regalo fatto a Burgnich (2-2). L’idea di impiegare i dioscuri Mazzola e Rivera è stata un po’ meno allegra che nell’amichevole con il Messico. Effettivamente Rivera va tolto dalla difesa. Io non ce l’ho affatto con il biondo e gentile Rivera, maledetti: io non posso vedere il calcio a rovescio: sono pagato per fare questo mestiere. Vi siete accorti o no del disastro che Rivera ha propiziato nel secondo tempo?»
Per approfondire, vedi la voce Partita del secolo (calcio).

L’altra semifinale, Brasile – Uruguay, procedette senza scossoni verso il suo naturale epilogo: infatti il Brasile vinse e, grazie al fatto che l’Italia la appaiava in finale fu assodato che la Coppa Rimet sarebbe stata definitivamente assegnata il 21 giugno 1970. A chi, ancora non si sapeva.

L’antipasto fu la finalina per il terzo posto, che vide una Germania Ovest ampiamente rimaneggiata battere un Uruguay che ormai aveva visto sfumare il sogno di far sua la Coppa per sempre: 1-0 e tutti a Città del Messico, a vedere i locali tifar per il Brasile così come per la Germania in semifinale, giacché l’Italia era la squadra che aveva tolto al Messico la soddisfazione di proseguire il suo cammino mondiale. Pelé e compagnia facevano sul serio, volevano la Coppa e del resto ai nostri, già arrivati in finale non si poteva chiedere di più, se non di gestire meglio il dualismo Mazzola/Rivera che per ragioni geopolitiche sembra non potessero giocare insieme. Valcareggi ebbe il suo daffare a portare avanti il gruppo e bisogna dire che fino a venti minuti prima della fine del mondiale l’Italia era ancora in corsa: al goal di Pelé aveva risposto quasi in chiusura di primo tempo Boninsegna (37’) con un’azione che a rivederla ancora adesso sarebbe da codice penale, ma che era esemplificatrice della caparbietà con cui gli azzurri volevano tenere aperto il discorso più a lungo possibile. Alla fine i 2000 metri d’altezza di Città del Messico – e gli sforzi dei supplementari contro i tedeschi – si fecero sentire tutti, e i brasiliani decollarono: Gerson, Jairzinho e, quasi allo scadere, Carlos Alberto, tre minuti dopo che Rivera (84’) era inutilmente entrato al posto di Boninsegna (e infatti quelli passarono alla storia come ‘’i sei minuti di Rivera’’), fissarono il risultato sul 4-1, persino troppo penalizzante per una nazionale che forse non meritava di vincere il mondiale, ma di certo non meritava un tale passivo.

La Coppa Rimet volò in Brasile e la nazionale azzurra volò in Italia: a Fiumicino i ragazzi furono accolti trionfalmente, ma per Valcareggi e l’accompagnatore azzurro Walter Mandelli – ritenuto artefice di trucchi e raggiri messi in atto allo scopo di tenere fuori squadra Rivera – vi furono pomodori e insulti. Comunque, l’Italia si confermò la miglior nazionale europea e la squadra riconquistò definitivamente rispetto dopo la bella prova in Messico.

[modifica] Risultati

[modifica] Prima fase

[modifica] Gruppo 1

Risult. Città e data
Messico 0 - 0 URSS Città del Messico, 31 maggio
Belgio 3 - 0 El Salvador Città del Messico, 3 giugno
URSS 4 - 1 Belgio Città del Messico, 6 giugno
Messico 4 - 0 El Salvador Città del Messico, 7 giugno
URSS 2 - 0 El Salvador Città del Messico, 10 giugno
Messico 1 - 0 Belgio Città del Messico, 11 giugno


Classifica finale Pt G V N P GF GS DR
URSS 5 3 2 1 0 6 1 5
Messico 5 3 2 1 0 5 0 5
Belgio 2 3 1 0 2 4 5 -1
El Salvador 0 3 0 0 3 0 9 -9

[modifica] Gruppo 2

Risult. Città e data
Uruguay 2 - 0 Israele Puebla, 2 giugno
Italia 1 - 0 Svezia Toluca, 3 giugno
Uruguay 0 - 0 Italia Puebla, 6 giugno
Israele 1 - 1 Svezia Toluca, 7 giugno
Svezia 1 - 0 Uruguay Puebla, 10 giugno
Italia 0 - 0 Israele Toluca, 11 giugno


Classifica finale Pt G V N P GF GS DR
Italia 4 3 1 2 0 1 0 1
Uruguay 3 3 1 1 1 2 1 1
Svezia 3 3 1 1 1 2 2 0
Israele 2 3 0 2 1 1 3 -2

[modifica] Gruppo 3

Risult. Città e data
Inghilterra 1 - 0 Romania Guadalajara, 2 giugno
Brasile 4 - 1 Cecoslovacchia Guadalajara, 3 giugno
Romania 2 - 1 Cecoslovacchia Guadalajara, 6 giugno
Brasile 1 - 0 Inghilterra Guadalajara, 7 giugno
Brasile 3 - 2 Romania Guadalajara, 10 giugno
Inghilterra 1 - 0 Cecoslovacchia Guadalajara, 11 giugno


Classifica finale Pt G V N P GF GS DR
Brasile 6 3 3 0 0 8 3 5
Inghilterra 4 3 2 0 1 2 1 1
Romania 2 3 1 0 2 4 5 -1
Cecoslovacchia 0 3 0 0 3 2 7 -5

[modifica] Gruppo 4

Risult. Città e data
Perù 3 - 2 Bulgaria Leon, 2 giugno
Germania Ovest 2 - 1 Marocco Leon, 3 giugno
Perù 3 - 0 Marocco Leon, 6 giugno
Germania Ovest 5 - 2 Bulgaria Leon, 7 giugno
Germania Ovest 3 - 1 Perù Leon, 10 giugno
Marocco 1 - 1 Bulgaria Leon, 11 giugno


Classifica finale Pt G V N P GF GS DR
Germania Ovest 6 3 3 0 0 10 4 6
Perù 4 3 2 0 1 7 5 2
Bulgaria 1 3 0 1 2 5 9 -4
Marocco 1 3 0 1 2 2 6 -4

[modifica] Quarti di finale

Qualificata Risult. Eliminata Città e data
Germania Ovest 3 - 2
(dts)
Inghilterra Leon
14 giugno
Brasile 4 - 2 Perù Guadalajara
14 giugno
Italia 4 - 1 Messico Toluca
14 giugno
Uruguay 1 - 0
(dts)
URSS Città del Messico
14 giugno

[modifica] Semifinali

Qualificata Risult. Eliminata Città e data
Brasile 3 - 1 Uruguay Guadalajara, 17 giugno
Italia 4 - 3
(dts)
Germania Ovest Città del Messico, 17 giugno

[modifica] Finali

[modifica] Per il terzo posto

Terzo posto Risult. Quarto posto Città e data
Germania Ovest 1 - 0 Uruguay Città del Messico
20 giugno

[modifica] Per il primo posto

Campione del Mondo Risult. Secondo posto Città e data
Brasile 4 - 1 Italia Città del Messico,
21 giugno

[modifica] Campione

Campione del mondo 1970

BRASILE

Brasile
(Terzo titolo)

[modifica] Voci correlate

Partita del secolo (calcio)


Campionato mondiale di calcio
Uruguay 1930 | Italia 1934 | Francia 1938 | Brasile 1950 | Svizzera 1954 | Svezia 1958 | Cile 1962
Inghilterra 1966 | Messico 1970 | Germania Ovest 1974 | Argentina 1978 | Spagna 1982 | Messico 1986
Italia 1990 | Stati Uniti 1994 | Francia 1998 | Giappone-Corea del Sud 2002 | Germania 2006 | Sudafrica 2010
Sudamerica 2014 | Mondiali di calcio 2018
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