Mobbing
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Con la parola inglese Mobbing si suole indicare una pratica applicata nel mondo del lavoro, consistente in abusi psicologici impartiti ad un lavoratore; può essere tradotta con espressioni come vessazioni, angherie, persecuzione (sul posto di lavoro), o anche ostracizzazione.
Indice |
[modifica] Etimologia
Il termine mobbing è stato coniato agli inizi degli anni settanta dall'etologo Konrad Lorenz per descrivere un particolare comportamento di alcune specie animali che circondano un proprio simile e lo assalgono rumorosamente in gruppo al fine di allontanarlo dal branco.
La parola inglese "mobbing" viene dal latino "mobile vulgus", che significa appunto "il movimento della gentaglia". E il "mob", termine inglese molto usato dagli storici,indica un conflitto sociale senza capi.
Un uso tecnico, da lungo utilizzato, del termine mobbing, si ha nello studio del comportamento animale, particolarmente in ornitologia, dove fa riferimento al comportamento di gruppi di uccelli di piccola taglia che assieme assillano un rapace che rappresenta per loro una minaccia.
Il termine Mobbing, inglese, letteralmente indica "l'assalto di un gruppo ad un individuo"; per gli studiosi del comportamento animale è "l'esclusione di un individuo dal suo branco"; in medicina del lavoro indica una violenza psicologica, talvolta anche fisica, perpetrata sul posto di lavoro che a poco a poco diventa insopportabile: si comincia con un saluto negato, battute che sono insulti, scherzi troppo pesanti, i colleghi ignorano o guardano male il dipendente, i capi sono insoddisfatti, il lavoro non procede, l'ansia di sbagliare aumenta il tasso di errore.
[modifica] Mobbing sul lavoro
Questa pratica è spesso condotta con il fine di indurre la vittima ad abbandonare da sé il lavoro, senza quindi ricorrere al licenziamento (che potrebbe causare imbarazzo all'azienda) o per ritorsione a seguito di comportamenti non condivisi (ad esempio, denuncia ai superiori o all'esterno di irregolarità sul posto di lavoro), o ancora per il rifiuto della vittima di sottostare a proposte immorali (ad esempio, profferte sessuali o richiesta di eseguire operazioni contrarie a divieti deontologici o etici) o illegali (ad esempio, richiesta di fare, o di omettere di fare, in violazione di norme).
Si distingue, nella prassi, fra un mobbing gerarchico ed un mobbing cosiddetto ambientale; nel primo caso gli abusi sono commessi dai superiori gerarchici della vittima, che viene destinata a mansioni punitive od umilianti, nel secondo caso sono i colleghi della vittima ad isolarla, a privarla apertamente della ordinaria collaborazione, dell'usuale dialogo e del rispetto.
Si parla di mobbing verticale quando un superiore per licenziare un dipendente in particolare perché antipatico, poco competente e produttivo; e di mobbing orizzontale quando in ufficio un collega non è accettato per i diversi interessi sportivi oppure perché diversamente abile. In alcuni casi il mobbing è nei confronti del datore di lavoro che è minacciato di denuncie per molestie sessuali o morali da personale con mire carrieristiche. In questi casi la reazione col licenziamento è legittima e la Cassazione ha stabilito che l'onere della prova è a carico del lavoratore denunziante.
Il primo a parlare di mobbing quale condizione di persecuzione psicologica nell'ambiente di lavoro è stato alla fine degli anni '80 lo psicologo svedese Heinz Leymann che lo definiva come una comunicazione ostile e non etica diretta in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo che è progressivamente spinto in una posizione in cui è privo di appoggio e di difesa e lì relegato per mezzo di ripetute e protratte attività mobbizzanti.
Il mobbing è una strategia pianificata a livelli alti nei casi di ristrutturazioni a seguito di fusioni di aziende in cui si trovano due uffici di pubbliche relazioni, due segreterie, enormi duplicazioni di costi da eliminare specialmente nei processi di supporto, che devono essere tagliate.
La fusione spesso avviene con società indebitate perché sono più contendibili: si pensa di fare una scalata della società, ristrutturare e rivendere con una forte plusvalenza; in questi casi la ristrutturazione è pianificata prima ancora della fusione fra le società. Nel caso di fusione il mobbing riguarda soprattutto i dirigenti della vecchia società che, come i dipendenti, se si dimettono perdono il diritto a costosi buoni uscita previsti dai contratti di categoria. Banche, assicurazioni e società finanziarie sono gli ambienti a maggior competizione e dove si registra il maggior numero di casistiche di mobbing; i quadri, il dirigente e l'impiegato di concetto sono le categorie di lavoratori più interessate.
Secondo un'indagine del '98, il 16% dei lavoratori inglesi denuncia di essere vittima di mobbing; l'Italia è ultima nella classifica UE con un 4,2%. Alcuni contratti sindacali, come quello dei metalmeccanici in Germania, prevedono un risarcimento di circa 250.000 euro per i lavoratori mobbizzati.
I sindacalisti della Volkswagen furono i primi a introdurre nei contratti di lavoro un capitolo sul mobbing con indennità e strumenti di prevenzione (i centri d'ascolto aziendali in particolare).
[modifica] Mobbing come malattia
Il mobbing è classificato come malattia dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Fra le conseguenze rientrano la perdita d'autostima, depressione, insonnia, isolamento. In Italia il numero di mobbizzati coinvolti è stimato intorno a 1 milione e 200 mila, che salgono a 5 milioni se si considerano anche le famiglie: è una situazione tipicamente italiana che la famiglia del mobbizzato diventi una valvola di sfogo e vittima di mobbing a sua volta. In Svezia e Germania circa mezzo milione di persone sono finite in prepensionamento o clinica psichiatrica a causa del mobbing.
Negli ultimi dieci anni i casi di mobbing denunciati hanno avuto un incremento esponenziale. Il mobbing ha un forte costo sociale stimato il 190% superiore al salario annuo lordo di un dipendente non mobbizzato. In Svezia si stima che il mobbing sia causa di un 20% dei suicidi.
Il mobbing è causa di cefalea, annebbiamenti della vista, tremore, tachicardia, sudorazione fredda, gastrite, dermatosi e viene somatizzato un po in tutto il corpo. Le conseguenze maggiori sono disturbi della socialità, quindi, nevrosi, depressione, isolamento sociale e, suicidio in un numero non trascurabile di casi. L'emancipazione del singolo e la non-accettazione del diverso sono comportamenti (umani e nel mondo animale) che si manifestano assieme a ciò che etologi nel mondo animale, e esperti in quello umano, classificano come mobbing.
Nei primi anni '90, lo psicologo svedese tenne in Italia una serie di conferenze che diedero inizio al dibattito sul mobbing nel nostro Paese con una decina d'anni di ritardo rispetto a Svezia e Germania. Leymann estese il dibattito sul mobbing dapprima in Germania e poi nel resto dei Paesi UE. Il medico tedesco Harald Hege, suo allievo, fondò a Bologna la prima associazione e centro d'ascolto italiani sul tema.
[modifica] La pratica del mobbing
La pratica del mobbing consiste nel vessare il collega di lavoro subordinato o il dipendente con svariati metodi di coercizione psicologica e fisica. Ad esempio, sottraendo lavoro gratificante per affidarlo ai colleghi; oppure attraverso la dequalificazione delle mansioni stesse che vengono ridotte a compiti banali quali fare caffè o fotocopie o comunque a compiti molto operativi e con scarsa autonomia decisionale. Altra pratica diffusa è quella dei rimproveri e/o richiami, espressi in privato ed in pubblico, per errori normalmente trascurabili. Ancòra la pratica si manifesta nel fornire volontariamente attrezzature di lavoro di scarsa qualità, computer e stampanti che si guastano, arredi scomodi, ambienti male illuminati, spesso si rende irreperibile anche l'assistenza tecnica. Talora si arriva a interrompere il flusso di informazioni necessario per il lavoro, il dipendente non riceve più le e-mail aziendali, viene chiusa la casella di posta, l'accesso alla guida in linea, forti restrizioni sull'accesso a Internet. Se il dipendente resta in malattia, vengono inviate dai capi dell'aziende continue visite fiscali a casa del lavoratore. Quando il "mobbizzato" ritorna sul posto di lavoro, spesso trova la scrivania sgombra o portata via e il computer staccato dalla rete aziendale: è la cosiddetta sindrome da scrivania vuota, per la quale scompare un pezzo alla volta senza dare giustificazioni al lavoratore.
La giurispruenza dispone più frequentemente e facilmente il risarcimento del danno biologico, ma non del danno morale; il mobbing deve aver procurato uno delle malattie documentate in letteratura medica per avere diritto a un'indennità dall'azienda.
In Italia, le tutele al licenziamento o trasferimento in altre sedi dei lavoratori sono maggiori che in altri Paesi ed è abbastanza diffusa la pratica di ricorso al mobbing per indurre nel lavoratore le dimissioni laddove il licenziamento è possible solo per giusta causa (art.18 dello Statuto dei Lavoratori).
[modifica] La tutela giuridica
In Parlamento esistono diversi disegni di legge sul tema; manca invece un orientamento comunitario in tema di mobbing. In Germania sono sparsi centri d'ascolto sul territorio e personale a cui rivolgersi in caso di molestie morali nelle divisioni delle aziende di maggiori dimensioni (come la Volkswagen). Sempre in Germania è previsto il prepensionamento a carico dell'azienda per i dipendenti riconosciuti vittime di mobbing; in Svezia c'è la prima e più avanzata legislazione che prevede un reato di mobbing.
La Svezia ha in generale un'attenzione ai diritti umani che ha favorito il dibattito sulle molestie morali. Gli Stati Uniti hanno una delle prime e più severi leggi sulle molestie sessuali sul posto di lavoro, ma poca attenzione per questa materia. Tuttavia, la Costituzione italiana (artt. 2-3-4-32-35-36-41-42) tutela la persona in tutte le sue fasi esistenziali, da quella di cittadino a quella di lavoratore. Inoltre, sul datore di lavoro grava l’obbligo contrattuale, derivante dall’art. 2087 cod. civ., di tutelare la salute e la personalità morale del dipendente. La Corte di Cassazione ha ritenuto (Sezione Lavoro n. 12445 del 25 maggio 2006, Pres. Ciciretti, Rel. De Luca) che un’iniziativa diretta alla repressione, non già alla prevenzione dei fatti mobbizzanti non è idonea a costituire adempimento agli obblighi previsti dall’art. 2087 cod. civ. Molti comportamenti che caratterizzano il mobbing trovano inoltre una precisa connotazione in numerosi articoli del codice penale (abuso d'ufficio, percosse, lesione personale volontarie, ingiuria, diffamazione, minaccia, molestie).
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- Claudio Virtù - Palazzina LAF. Mobbing: la violenza del padrone - Edizioni Archita - Taranto, 2001