Michele Navarra
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Michele Navarra (Corleone 5 gennaio 1905 - 2 agosto 1958) è stato un boss mafioso soprannominato "U patri nostru" (Il padre nostro).
Nato in una famiglia abbastanza ricca (il padre era geometra e maestro), nel 1929 ottiene la laurea in medicina e chirurgia e nel 1930 si trasferì a Trieste in qualità di medico ausiliario. Nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia prestò anche servizio militare e dopo il congedo, avvenuto nel 1942 (poco dopo aver ricevuto la nomina di capito dell'esercito), tornò nel paese natio dove esercitò la professione di dottore.
Negli anni Quaranta si legò a Cosa Nostra e divenne in breve tempo il capo indiscusso della famiglia di Corleone.
Dopo la Seconda guerra mondiale costituisce col fratello una società di autolinee. Strumentalizzò le evoluzioni della politica regionale e nazionale e cercò appoggi tra i partiti: dopo avere appoggiato inizialmente la causa indipendentista, fece poi confluire i voti prima sul Partito Liberale e poi sulla Democrazia Cristiana.
Il 14 marzo del 1948, dopo un'iniezione fattagli da Navarra, morì Giuseppe Letizia, un pastore di 13 anni, unico testimone oculare del rapimento e dell'uccisione di Placido Rizzotto, il sindacalista eliminato da Luciano Liggio che all'epoca affiliato a Navarra.
Per questo duplice omicidio, per cui comunque non fu mai condannato, venne portato a Gioiosa Jonica (provincia di Reggio Calabria) ma grazie ad influenze politiche dopo pochi mesi poté ritornare a Corleone.
Intorno alla seconda metà degli anni Cinquanta Navarra tentò di far assassinare Luciano Liggio che, pur facendo parte del suo clan, stava diventando troppo potente e gli contendeva il ruolo di boss. Infatti, Liggio subì un attentato all'interno di una masseria (si crede fossero presenti anche Riina e Provenzano) ma non si riuscì ad ucciderlo. La vendetta di Lucianeddu non si fece aspettare: il 2 agosto 1958, sulla strada di ritorno da Prizzi a Corleone, Navarra fu massacrato mentre era alla guida della sua 1100 Fiat nera. Finiva l'era di "u patri nostru" e iniziava quella dei cosiddetti "Viddani", che ad oggi, nonostante la cattura di Bernardo Provenzano, non sembra conclusa. I "Viddani" vengono identificati proprio in Liggio - vero cognome era "Leggio" ma Dalla Chiesa trascrisse Liggio nei verbali dei Carabinieri- , Riina e Provenzano: saranno loro a scatenare le due grandi guerre di mafia, quella del 1963 e quella di venti anni dopo.
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