Mediterraneo (film)
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Mediterraneo | |
Titolo originale: | Mediterraneo |
Paese: | Italia |
Anno: | 1991 |
Durata: | 96 min |
Colore: | colore |
Audio: | sonoro |
Genere: | commedia |
Regia: | Gabriele Salvatores |
Soggetto: | Vincenzo Monteleone |
Sceneggiatura: | Vincenzo Monteleone |
Produzione: | Silvio Berlusconi, Mario Cecchi Gori, Vittorio Cecchi Gori, Gianni Minervini |
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Fotografia: | Italo Petriccione |
Montaggio: | Nino Baragli |
Effetti speciali: | Giovanni Corridori |
Musiche: | Giancarlo Bigazzi, Marco Falagiani |
Scenografia: | Francesco Panni |
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Si invita a seguire lo schema del Progetto Film |
Mediterraneo è un film del 1991 diretto da Gabriele Salvatores.
Indice |
[modifica] Il film
Con il lungometraggio Mediterraneo premiato agli Academy Awards nel 1992 come miglior film straniero, si conclude la cosiddetta trilogia della fuga, ovvero il trittico di film diretti da Salvatores dedicati alla poetica della delusione e del disincanto, della fuga verso una nuova forma di interiorità, di individualità, di impegno non condizionato da fattori ideologici, da miti collettivi, da figure guida carismatiche ma corruttibili.
Il film è accompagnato dalla citazione di un famosa frase di Henri Laborit ( In tempi come questi la fuga è l'unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare) e si chiude con una didascalia significativa ed emblematica: Dedicato a tutti quelli che stanno scappando.
La trilogia, che oltre a Mediterraneo, si compone del film Marrakech Express del 1989 e di Turné del 1990 segna la definitiva affermazione del regista napoletano.
Mediterraneo è stato definito un film generazionale, ovvero un'opera che identifica, esprime e incarna la riflessione storica di una determinata generazione. Difficile interpretare il film quindi se si omettono queste componenti precise. La generazione alla quale il regista appartiene e alla quale si rivolge è quella che agli inizi degli anni 90 si ritrova orfana di un impegno politico in bilico tra una utopia che sfuma e un realismo che incombe (Robert Escobar su Il Sole 24 Ore) ma rispetto a Moretti che tratta le stesse tematiche, Salvatores si sofferma più a lungo sulle vicende di gruppo, descrive meglio le dinamiche relazionali e tratta con più affetto il tema della amicizia, soprattutto quella virile e le delusioni che a volte ne conseguono.
Questa generazione di quarantenni alla soglia del nuovo millennio elabora risposte personalizzate, individuali ma non individualiste, solitarie ma non egoiste e cerca di disegnare una prospettiva possibile, contrassegnata certo dal disincanto ma animata pur sempre da uno spirito solidale e positivo.
I soldati abbandonati sull'isola sperduta dell'Egeo esprimono nella loro totalità questa sfaccettatura di reazioni, di atteggiamenti e nel loro isolamento geografico eccoli impegnarsi ciascuno in un viaggio nella propria coscienza, in una fuga verso , piuttosto che in una fuga da. Il film quindi non è un'opera contro, contro la guerra, contro una certa storia recente del nostro paese, contro certi sviluppi sociali e politici, bensì una riflessione positiva, una onesta rabbia triste, l'elogio di un atteggiamento, quello della fuga, intesa più come possibilita' di fuggire l'ovvio, più come accelerazione centrifuga rispetto alle spinte globali e disumanizzanti, che mera e semplice vigliaccheria, rifiuto del presente
Inutile aggiungere quindi che lo sfondo bellico svolge solo una funzione di pretesto narrativo. I soldati al comando del tenente Montini sono, al pari dei protagonisti dei film precedenti di Salvatores, dei puri soggetti contemporanei, caratterizzati da utopie molto recenti, urbane, cosmopolite che solo la saggezza degli sceneggiatori ha saputo nascondere e mimetizzare sotto la divisa grigio verde di quello che un tempo fu il Regio Esercito Italiano. Essi sono avulsi dalla guerra che si combatte altrove e pur se il duo Salvatores-Monteleone ha certamente letto i romanzi di Venturi, di Bedeschi e di Rigoni Stern, con il loro rifiuto essi testimoniano non una scelta pacifista bensì una incompatibilità con le ragioni e i canoni del presente.
È interessante il mito introdotto dal titolo e dalla ambietazione stessa del film, quel Mar Mediterraneo che qualcuno ha voluto mettere in relazione con i miti epici dell'Odisseo omerico. Salvatores fornisce un approdo sicuro a queste personalità in fuga e lo identifica con una immagine antica e cara alla nostra civiltà mediterranea, uno stereotipo di tanta cultura classica: l'Arcadia, l'isola della felicità e della quiete, abitata da un popolo gentile e da donne meravigliose. I soldatini di Mediterraneo popolano quindi questa isola che fornisce loro la possibilità di fuga esattamente come Ulisse si dilunga nel suo viaggio interminabile, fuggendo l' ovvietà di Itaca.
Fatte ferme queste semplici considerazioni, ci si può abbandonare al divertimento e alla leggerezza che il film propone in quanto il regista indossa senza tradirli i canoni della commedia. Salvatores rimane fedele in questo film ad una certa tradizione cinematografica italiana del dopoguerra, mescola alcuni stereotipi classici, come quello del soldato italiano fannullone e della caratterizzazione dialettale, e si concede a volte ad eccessivi sentimentalismi, ma le figure descritte non sono caricaturali, per quanto il soggetto si presti a questo rischio, e certi aspetti folkloristici sono solo delle concessioni al genere, a patto però che non si confonda il tenente Montini di Mediterraneo con il Capitano Blasi di sordiana memoria.
L'artefatto narrativo concede scorrevolezza al film, la sceneggiatura è sobria ma vitale e comunque non essenziale in un film di riflessione dove immagini, suoni, simboli e sentimenti hanno un peso preponderante. Vigoroso il gruppo di interpreti che coralmente infonde brio alle scene, senza brillare però per individualità.
Indimenticabile la colonna sonora.
[modifica] La trama
Giugno del 1941. Otto militari italiani sbarcano sull'isola di Syrna nell'Egeo con il compito di stabilire un presidio italiano. L'isola appare deserta, abbandonata dalla popolazione greca che ha subito la predecente sanguinosa occupazione tedesca. Il manipolo di soldati, al comando del tenente Montini (Claudio Bigagli), un insegnante di latino e greco, appassionato di pittura, si rivela un gruppo di persone assolutamente inadatto alla minima attività militare e presto, sfruttando l'isolamento geografico, l'impossibilità di comunicazione con il comando dovuta alla radio in avaria e l'apparente solitudine dell'isola, si dedica ad attività del tutto estranee alla guerra, compreso il sergente Lorusso (Diego Abatantuono), l'unico con apparenti motivazioni militari.
La popolazione di Syrna, composta esclusivamente da donne, vecchi, bambini e da un arguto quanto simpatico Pope, sfuggiti alla deportazione che i tedeschi avevano inflitto ai maschi adulti, ricompare all'improvviso uscendo dai nascondigli nei quali si era rifugiata nel corso della occupazione. L'isola si rianima di una umanità nuova con la quale il gruppo di soldati stringe diverse forme di legame e di sodalizio.
La vita scorre tranquilla, animata solo dalle vicende interpersonali e dagli attriti che si consumano intorno alla bellissima Vassilissa (Vanna Barba), la prostituta dell'isola che si pone al servizio del plotone intero ma della quale si innamora pazzamente l'attendente Farina (Giuseppe Cederna), un soldato impacciato con la passione per la letteratura.
Un giorno, 3 anni dopo lo sbarco dei soldati, un aereo da ricognizione italiano è costretto a compiere un atterraggio di emergenza sull'isola e il pilota (Antonio Catania), esterrefatto, comunica ai soldati la notizia dell'armistizio con gli Anglo-Americani firmato dall'Italia l'autunno dell'anno precedente. Per i soldati si pone il problema del rientro in patria.
Tutti lasceranno l'isola a malincuore a bordo di una motonave inglese eccetto Farina che diserterà nascondendosi in un barile di olive, dopo aver sposato Vassilissa, e il soldato Noventa (Claudio Bisio) che, preso da una irrefrenabile frenesia di tornare in Italia, aveva già precedentemente abbandonato Syrna su una barca a remi, finendo però naufrago nell'Egeo.
Molti anni dopo il professor Montini accetterà l'invito di Farina a recarsi di nuovo a Syrna. Il turismo di massa ha ormai stravolto la piccola isola greca e Farina conduce il suo vecchio tenente sulla tomba di Vassilissa, morta da poco. Accanto al suo ex-attendente, Montini trova una sorpresa: il sergente Lorusso che, deluso dell'Italia, ha scelto molti anni prima di ritirarsi nell'isola e di ricongiungersi a quel compagno d'armi dal quale un tempo sembravano dividerlo tante cose. .
[modifica] Curiosità
- Il film è girato nella isola di Castellorizo, posta a sud-est di Rodi, nell'arcipelago del Dodecanneso.
[modifica] Altri progetti
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[modifica] Collegamenti esterni
~ Filmografia cronologica di Gabriele Salvatores (1950 -) ~ |
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