Leonardo Vinci
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Leonardo Vinci (Strongoli o Napoli, 1690-1696 ca. - Napoli, 27 o 28 maggio 1730) fu uno dei massimi esponenti della scuola operistica napoletana.
[modifica] Biografia
Studiò con Gaetano Greco presso il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, dove era entrato il 14 novembre del 1708. Nel 1729 fu nominato maestro di cappella presso Paolo di Sangro, principe di Sansevero, ed ebbe modo di dar lezioni al nipote di costui, Raimondo. In questo periodo compose le sue prime opere, in dialetto napoletano, che ottennero un buon risultato: Lo cecato fauzo (rappresentata a Napoli presso il teatro dei fiorentini) e Le ddoje lettere. Il buon avvio fece sì che Vinci divenisse uno dei compositori più richiesti presso lo stesso teatro, per cui scrisse almeno otto commedie segnando anche l’affermazione, insieme a Leonardo Leo, di questo genere musicale nel panorama napoletano. Un grosso successo lo ottenne con l’opera Li zite ‘n galera scritta nel 1722 e rappresentata presso il teatro di San Bartolomeo. Successivamente compose altre opere rappresentate presso il Teatro nuovo (La mogliera fedele, ultima sua commedia, e La festa di Bacco) e iniziò a dedicarsi al genere serio con Publio Cornelio Scipione.
A seguito della notorietà ottenuta, venne invitato a Roma nel 1724 ove fece rappresentare il Farnace, composta sopra il libretto d’Antonio Maria Lucchini. Nello stesso anno scrisse due opere per la città di Napoli e nel 1725 ne compose una per quella di Venezia: l’Ifigenia in Tauride. Nel 1725, fino alla sua morte, venne assunto presso la cappella reale di Napoli come provicemaestro. Nel 1728 si aggregò alla confraternita del Rosario presso Santa Caterina a Formiello a Napoli e nello stesso anno, dopo la morte di Gaetano Greco, ottenne anche il posto di maestro di cappella presso il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo ove ebbe, tra i suoi allievi, Pergolesi. Quest’occupazione, tuttavia, durò poco in quanto nell’ottobre dello stesso anno venne sostituito da Francesco Durante.
Fu uno dei maggiori rappresentanti del teatro operistico del suo tempo, mise in musica sei libretti di Metastasio: Didone abbandonata, Siroe re di Persia, Catone in Utica, La Semiramide riconosciuta, Alessandro nell’Indie e Artaserse.
La sua ultima opera, Artaserse appunto, venne rappresentata nel 1730 a Roma. Nello stesso anno Vinci morì in circostanze non chiare. Pare che fosse un amante del bel vivere, secondo le testimonianze del Metastasio e del Frugoni, e, secondo una leggenda, sarebbe deceduto a seguito d’un avvelenamento. Fu sepolto nella chiesa di Santa Caterina a Formiello, grazie all’interessamento della sorella del cardinal Ruffo che provvide a sostenere le spese, dato che il musicista era morto povero.
[modifica] Produzione e stile
La produzione di Leonardo Vinci comprende, oltre ad opere buffe e serie, anche oratori, musica sacra, pasticci e composizioni strumentali.
Una delle caratteristiche della musica di Leonardo Vinci è la spiccata melodiosità, tratto per altro tipico della scuola napoletana. Nelle opere teatrali ciò diventa particolarmente evidente, in quanto la riduzione del contrappunto all'essenziale consente alla linea vocale di risaltare.