Leggi di Keplero
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Le tre leggi del movimento dei pianeti sono il principale contributo di Johannes Kepler, detto Keplero, all'astronomia e all'astrofisica. Keplero le derivò in parte studiando le osservazioni di Brahe. Isaac Newton avrebbe più tardi verificato la validità di queste leggi alla luce della teoria della gravitazione universale.
Indice |
[modifica] Prima legge (1608)
Per la prima volta nella storia della scienza Keplero elimina dall'astronomia le sfere celesti e ipotizza per i pianeti un moto diverso da quello circolare. Osserviamo che, poiché l'ellisse è una figura piana, i moti dei pianeti avvengono in un piano, detto piano orbitale. Per la terra tale piano è detto eclittica.
Nella figura a fianco è rappresentata un'orbita ellittica, con indicati i suoi parametri caratteristici: semiasse maggiore (a), semiasse minore (b), distanza focale (c), eccentricità (e).
Tra questi parametri esistono le relazioni seguenti:
L'ellisse in figura ha un'eccentricità di circa 0.5 e potrebbe rappresentare l'orbita di un asteroide. I pianeti hanno in realtà eccentricità molto più piccole: 0.0167 per la Terra , 0.0934 per Marte, 0.2482 per Plutone.
La distanza dei pianeti dal Sole non è costante, ma varia da un massimo (afelio) ad un minimo (perielio).
[modifica] Seconda legge (1609) o legge delle aree
- Il raggio vettore che unisce il centro del Sole con il centro del pianeta descrive aree uguali in tempi uguali.
Consideriamo ora alcune conseguenze di questa legge
- la velocità orbitale non è costante, ma varia lungo l'orbita. Le due aree evidenziate nella figura a fianco sono infatti uguali e vengono quindi percorse nello stesso tempo. In prossimità del perielio, dove il raggio vettore è più corto che all'afelio, l'arco di ellisse è corrispondentemente più lungo. Ne segue quindi che la velocità orbitale è massima al perielio e minima all'afelio. Per l'orbita qui raffigurata, la velocità al perielio è circa 3 volte la velocità all'afelio.
- Il momento angolare orbitale del pianeta si conserva (vedi riquadro sotto per la dimostrazione).
- La velocità lungo una determinata orbita è inversamente proporzionale al modulo del raggio vettore. Questa è una conseguenza della conservazione del momento angolare. Se L, dato dal prodotto di m, r e vt è costante ne discende che vt è inversamente proporzionale a r (si veda "momento angolare" per la definizione di L, m, r e vt).
- Sul pianeta viene esercitata una forza centrale, cioè diretta secondo la congiungente tra il pianeta e il sole. La seconda legge della dinamica per i sistemi in rotazione è , dove M è il momento della forza applicata. Poiché L si conserva, la sua variazione è nulla e quindi anche M è nullo. Questo può accadere solo se F è parallelo ad r, cioè è diretto come la congiungente con il sole.
. La velocità areolare è quindi , essendo la velocità orbitale istantanea. Poiché m v r sin(θ) è il modulo del momento angolare, risulta . Se vA è costante, anche L lo è.
[modifica] Terza legge (1619)
- I quadrati dei periodi di rivoluzione dei pianeti sono direttamente proporzionali ai cubi dei semiassi maggiori delle loro orbite.
Questa legge è valida anche per i satelliti che orbitano intorno ai pianeti e può essere espressa in forma matematica nel modo seguente:
- ,
dove K è una costante (a volte detta di Keplero), che dipende dal corpo celeste preso in considerazione (il Sole o qualcuno degli altri pianeti). Per un'orbita circolare la si riduce a
dove r è il raggio dell'orbita.
[modifica] Limiti di validità delle leggi di Keplero
Va specificato che le leggi di Keplero sono precise nella misura in cui sono soddisfatte le seguenti ipotesi:
- la massa del pianeta è trascurabile rispetto a quella del sole;
- si possono trascurare le interazioni tra diversi pianeti (tali interazioni portano a leggere perturbazioni sulla forma delle orbite).
[modifica] Collegamenti esterni
- In questa pagina si può vedere un'animazione interattiva delle tre leggi di Keplero.