I pugni in tasca
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I pugni in tasca | |
Titolo originale: | I pugni in tasca |
Paese: | Italia |
Anno: | 1965 |
Durata: | 105' (2700 m.) |
Colore: | B/N |
Audio: | sonoro |
Genere: | drammatico |
Regia: | Marco Bellocchio |
Produzione: | Doria Cinematografica, Piacenza |
Fotografia: | Alberto Marrama |
Montaggio: | Silvano Agosti |
Musiche: | Ennio Morricone |
Si invita a seguire lo schema del Progetto Film |
I pugni in tasca è un film diretto da Marco Bellocchio e proiettato per la prima volta in pubblico il 31 ottobre 1965 (v.c. n. 45471 del 28-7-1965). Il film fu distribuito anche in Francia (Les poings dans les poches - Hyères, maggio 1966 - 85'), Germania Occidentale (Mit der Faust in der Tasche - 5-12-1969 - 108'), Gran Bretagna (Fists in the Pocket - 1966 - 113') e Usa (Fist in His Pocket - 1968 - 105').
Si tratta di un film manifesto, per certi versi anticipatore della contestazione sessantottina.
[modifica] Trama
La storia si compie in uno spazio chiuso, angosciante, dove vivono i componenti di una famiglia senza pace. I soggetti principali del film sono infatti cinque membri molto diversi di una stessa famiglia malsana, autodistruttrice. Tutti personaggi attaccati gli uni con gli altri, che soli non hanno ragione di esistere: la madre, cieca, ancorata ai ricordi; il fratello minore Leone, con dei problemi mentali che si rifiuta di crescere; è un ragazzo tenero, indifeso ed immensamente dolce ma inutile agli occhi degli altri familiari. Poi c'è Augusto, il fratello maggiore, il più normale che cerca di crearsi una famiglia e di integrarsi con la società. Giulia è l'unica sorella, molto curiosa nei confronti della vita (spia le prostitute) vive un rapporto semi-incestuoso con l'ultimo fratello Alessandro, il protagonista, l'unico che realmente sente il disagio della famiglia e cerca il modo per risolvere quest'ormai insostenibile situazione. Alessandro non sa uscire dalla propria autocontemplazione, dal suo estremo narcisismo e non sa crearsi nessun rapporto se non all'interno dalla famiglia, ne è ossessionato.
Lou Castel, nel ruolo di Alessandro, è riuscito genialmente a modificare il suo personaggio,aggiungendovi una dolcezza imprevista che lo rende ancora più crudele e tagliente. Meravigliose le scene in cui si abbandona totalmente a sé stesso pensando di non essere visto (per esempio davanti alla madre cieca).