Herpestes javanicus
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Mangusta di Giava Stato di conservazione: Basso rischio |
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Classificazione scientifica | ||||||||||||||||||||||||
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Nomenclatura binomiale | ||||||||||||||||||||||||
Herpestes javanicus (E. Geoffroy Saint-Hilaire, 1818) |
La mangusta di Giava (Herpestes javanicus, E. Geoffroy Saint-Hilaire 1818) è uno tra gli esemplari più piccoli della famiglia delle manguste. È caratterizzata da un mantello folto e corto, che può assumere diverse colorazioni, dal castano chiaro o grigiastro con la presenza di macchie nere o brune negli esemplari che vivono nelle regioni aride, al rossiccio o marrone scuro con macchie nere o grigie per gli abitanti delle regioni tropicali umide. Raggiunge i 40 cm di lunghezza, esclusa la coda che a sua volta può toccare i 26 cm. I maschi hanno dimensioni maggiori rispetto alle femmine; hanno inoltre la possibilità di rizzare il pelo per sembrare grandi il doppio in caso di battaglia con gli acerrimi rivali, i rettili velenosi.
La mangusta di Giava ha un'alimentazione varia, fatta di insetti, artropodi, anfibi, rettili, roditori, uova, granchi, pesci, uccelli e frutta. È ormai celebre la sua capacità di catturare animali più grandi, tra cui i conigli, e di affrontare serpenti velenosi, come il cobra.
Sono animali di natura gregaria e diurna, che vivono in piccole tane. Decisamente socievoli, trascorrono la maggioranza della giornata pulendosi l'un l'altro. Come le altre manguste, amano cominciare la giornata riscaldandosi al sole, distendendosi in posizione supina in uno spazio aperto, per poi girarsi a pancia in giù quando la temperatura aumenta.
Si riproducono dalle due alle tre volte l'anno, con una media di 2 cuccioli per parto, che nascono dopo un periodo di gestazione di 49 giorni. I maschi sono sessualmente maturi a partire dai 4 mesi e le femmine dalla decima settimana.
Questa specie di mangusta è originaria delle regioni dell'Asia meridionale e del Sud-est asiatico. Fu introdotta nel XIX secolo nelle Antille, in America Meridionale, in Giappone, in numerose isole del Pacifico e sull'isola di Korkula, in Croazia, con l'obiettivo di controllare le popolazioni di roditori e di serpenti che si andavano diffondendo nelle piantagioni di canna da zucchero. Qui le manguste si riprodussero in maniera esponenziale e, ben lungi dal raggiungere gli obiettivi fissati inizialmente, sono diventate un fardello gravoso per i predatori autoctoni, che ha portato alla scomparsa di numerose specie locali. Inoltre, le manguste sono veicoli di trasmissione di malattie infettive, come la rabbia o la leptospirosi, sia agli uomini che ad altri mammiferi.
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