Giostra del Saracino
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La Giostra del Saracino è una rievocazione storica che si tiene nella città di Arezzo. Vi partecipano i quattro quartieri in cui è suddivisa la città, ovvero: il Quartiere di Porta Crucifera (conosciuto anche come Colcitrone), il Quartiere di Porta del Foro (conosciuto anche come San Lorentino), il Quartiere di Porta Sant'Andrea e il Quartiere di Porta Santo Spirito (conosciuto anche come Quartiere della Colombina).
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[modifica] La Giostra
La Giostra del Saracino si corre nella Piazza Grande di Arezzo il penultimo sabato del mese di giugno (Giostra di San Donato) in notturna e la prima domenica del mese di settembre (Giostra di Settembre) nel pomeriggio.
Gli attori principali della rievocazione sono i Quartieri ed i loro quartieristi.
[modifica] La Storia della Giostra
[modifica] La Giostra nell'Antichità
La Giostra è una rievocazione storica in costume di stampo medievale che si svolge ad Arezzo da secoli, presumibilmente dal XIII secolo.
Si tratta di un antico gioco cavalleresco che affonda le sue origini nel Medioevo e che consiste nel colpire un bersaglio, posto sullo scudo del Buratto (un automa girevole che impersona il "Re delle Indie"), con un colpo di lancia al termine di una veloce carriera a cavallo. Il tutto senza farsi colpire dal mazzafrusto, imbracciato dal Buratto stesso, il quale viene azionato da un meccanismo a molla.
In principio probabilmente questo cavalcare contro un fantoccio era un esercizio militare, che lentamente assunse i connotati di manifestazione nella quale si sfidavano i cavalieri durante particolari celebrazioni o semplicemente per dimostrare la propria abilità. Di torneamenti e giostre visti in terra di Arezzo parla espressamente Dante Alighieri, all'inizio del XXII canto dell'Inferno, in alcune celebri terzine:
- Io vidi già cavalier muover campo,
- e cominciar stormo a far lor mostra,
- e tal volta partir per loro scampo;
- corridor vidi per la terra vostra,
- o Aretini, e vidi gir gualdane,
- fedir torneamenti e correr giostra;
- quando con trombe, e quando con campane,
- con tamburi e con cenni di castella,
- e con cose nostrali e con istrane;
- Dante Alighieri, La Divina Commedia - Inferno, Canto XXII (1-9)
Di giuochi con le lance (hastiludia), svoltisi nella città di Arezzo per festeggiare il felice esito di una missione diplomatica in terra di Francia, si parla invece in due lettere indirizzate alla curia avignonese nel novembre 1331 dai Tarlati, signori di Arezzo.
Nel Rinascimento questi spettacoli diventarono una grande attrazione; abbiamo notizie certe di "giostre ad burattum" per tutto il XVI secolo, durante la venuta di famosi personaggi in città o per importanti ricorrenze, come la manifestazione del 1535 dedicata a San Donato. Anche nel Seicento furono molto diffuse le giostre e, da quella del 1677 in onore a San Niccolò, abbiamo il primo regolamento scritto con tanto di tabellone a punti. Della giostra del 1684 invece ci fa un ampio e dettagliato resoconto Federigo Nomi, anghiarese, al quale è dedicata l’edizione del Settembre 2005, alla ricorrenza dei 300 anni dalla sua morte. Un altro famoso torneo fu quello per le celebrazioni petrarchesche del 1904, che si svolse sul tondo del Prato (il parco antistante la Fortezza Medicea) e dove a esibirsi giunsero i Dragoni di casa Savoia.
[modifica] I quartieri nel medioevo
Dagli Statuti del 1327 apprendiamo che in quell'anno Arezzo era suddivisa in 4 quartieri: Porta Crucifera, Porta Sant'Andrea, Porta del Foro e Porta Burgi (il cui territorio corrisponde a quello dell'attuale Porta Santo Spirito, e non dell'omonimo quintiere che prenderà parte alla sola edizione del 1931), che avevano giurisdizione anche oltre le mura cittadine, su di un territorio diviso in tre fasce concentriche.
Le prime due erano le "Camparie", che rappresentavano la zona subito fuori le mura, e le "Cortine", che si estendevano all'incirca per cinque miglia. Queste prime due ripartizioni prendevano direttamente il nome dalle quattro porte di appartenenza. Porta Crucifera controllava le Camparie e le Cortine a nord-est, Porta Sant'Andrea a sud-est, Porta del Foro a nord-ovest e Porta Burgi a sud-ovest. Poi vi era la terza fascia, formata da cinque "Viscontarie" che inglobavano quel territorio comprendente gli altri comuni e comunelli facenti parte del comitato aretino.
Le Viscontarie erano chiamate di Montagna, di Verona, di Cegliolo, del Piano d’Arezzo e della Valdambra.
- Porta Crucifera aveva giurisdizione su quella di Verona, ovvero l'alta valle del Tevere.
- Porta Sant'Andrea aveva competenza su quella di Cegliolo, quindi Valcerfone, bassa Valtiberina e tutta quella fascia sub-appenninica e collinare della Valdichiana fino Cortona, delimitata nel suo lato pianeggiante dalle paludi della Chiana.
- Porta del Foro aveva sfera d’azione sulla Viscontaria di Montagna (il Casentino) e su quella di Valdambra compresa nel Valdarno Superiore.
- Porta Burgi infine aveva capitolo sul Piano d’Arezzo, quindi la Valdichiana oltre le paludi (da Civitella a Foiano) e la Visconteria di Valdambra compresa nel Valdarno Inferiore.
Nella loro porzione di Camparie, Cortine e Viscontarie, le quattro porte avevano potestà in materia civile, di giustizia e di pagamento dei dazi.
[modifica] Le casate di città e quelle del contado
Il corteo che oggi anticipa la Giostra vede sfilare anche gli emblemi e i cavalieri delle famiglie nobili della città e del contado, che nei territori abbinati ai quartieri possedevano la dimora o avevano avuto feudi e consorterie, quindi peso politico e militare prima dell’ascesa del libero Comune.
- A Porta Crucifera sono assegnati i Bacci, i Bostoli, i Brandaglia e i Pescioni e per quanto riguarda il contado i nobili della Faggiuola e i Conti di Montedoglio.
- A Porta Sant’Andrea le famiglie cittadine dei Conti di Bivignano, i Guillichini, i Lambardi da Mammi e i Testi e i consortati nobiliari dei Barbolani Conti di Montauto e dei Marchesi Bourbon del Monte S. Maria.
- A Porta del Foro i Grinti di Catenaia, i Sassoli, i Tarlati da Pietramala e gli Ubertini e le consorterie dei Conti Guidi di Romena e dei Cattani della Chiassa.
- A Porta Burgi, infine, le casate di città degli Albergotti, degli Azzi, dei Camaiani e dei Guasconi e quelle del contado dei Pazzi del Valdarno e dei Tolomei del Calcione.
[modifica] La Giostra oggi
La prima edizione dei nostri giorni si svolse il 7 agosto 1931, data in cui ricorre la festa del Patrono d'Arezzo, San Donato. La tradizione vuole che la rievocazione storica fu riportata in vita a seguito di un ritrovamento fatto da Alfredo Bennati nel 1930 nella biblioteca civica. Si narra che il Bennati fosse alla ricerca della ricetta di un dolce e che incappò casualmente in documenti medievali che descrivevano lo svolgersi di una giostra fra i cavalieri delle nobili casate d'Arezzo e del "Contado". La giostra avrebbe avuto quale scopo quello d'allenare i cavalieri aretini nel combattere i predoni che dalle coste si avventuravano fino nell'entroterra. Per questo si raffigurava il Buratto come "Re delle Indie" e con foggie medio-orientali.
Il 7 agosto 1931 il podestà Pier Lodovico Occhini ripristinò in chiave moderna la Giostra del Saracino. Se le edizioni del passato erano state più che altro un modo per marcare le differenze di classe, con quelle dell’era moderna entrò in gioco il carattere agonistico. Si pensò così di suddividere il territorio cittadino in più parti e a ognuno di questi settori vennero assegnati dei giostratori che li avrebbero rappresentati.
La città vebbe così suddivisa in 5 zone, dette "quintieri": Porta Crucifera (colori bianco e verde), Porta del Foro (giallo e cremisi), Porta Santo Spirito (azzurro e oro), Saione (bianco, rosso e verde) e Porta Burgi (rosso, verde e oro). A quest’ultimo quintiere andò la vittoria della prima giostra dell’era moderna.
Già dal 1932 però si cambiò e si decise definitivamente di ambientare la manifestazione nel XIV secolo, la splendida epoca dei Tarlati. Allo stesso tempo il territorio della città venne suddiviso in 4 quartieri, così com'era nel Trecento. Il quintiere di Saione fu inglobato da Porta Santo Spirito, mentre la zona assegnata in maniera non veritiera l’anno prima a Porta Burgi venne in gran parte assorbita da Porta Crucifera, che a sua cambiò i propri colori in quelli del quintiere inglobato. Sempre Porta Crucifera cedette i vecchi colori e parte del suo territorio alla neonata Porta Sant’Andrea. L’unica variazione rispetto al Medioevo venne data da Porta Santo Spirito, che sostituì Porta Burgi nell'abbinamento alla parte sud-ovest di Arezzo.
[modifica] I Quartieri
[modifica] Quartiere di Porta Crucifera
noto anche come "Colcitrone"
- Colori: rosso e verde.
- Raffigurazione araldica dell’emblema: «Partito: nel primo di verde al monte di tre colli d’oro all’italiana cimato da una croce dello stesso; nel secondo di rosso al campanile della Pieve di Arezzo finestrato di nero ed affiancato da due torri pure d’oro aperte e finestrate di nero».
- Territorio: settore nord-est della città. Al quartiere sono inoltre associate le antiche Cortine di Porta Crucifera e la Visconteria della Verona.
- Motto: “Maior crux, excelsior gloria”.
- Casate della città: Bacci, Bostoli, Brandaglia, Pescioni.
- Casate del contado: Conti di Montedoglio, Nobili della Faggiuola.
- Protettore: San Martino.
- Sede: Palazzo Alberti, via San Niccolò 1.
- Giornale periodico: "Il mazzafrusto".
- Lance d’oro: 32.
- Ultima vittoria: 4 settembre 2005 (Marco Cherici, Alessandro Vannozzi).
[modifica] Quartiere di Porta del Foro
noto anche come "San Lorentino".
- Colori: giallo e cremisi.
- Raffigurazione araldica dell’emblema: «Di cremisi alla chimera di Arezzo rivoltata».
- Territorio: settore nord-ovest della città. Al quartiere sono inoltre associate le antiche Cortine di Porta del Foro, la Visconteria di Montagna e la Visconteria della Valdambra oltre l’Arno.
- Motto: "Tria capita, una mens".
- Casate della città: Grinti di Catenaia, Sassoli, Tarlati di Pietramala, Ubertini.
- Casate del contado: Cattani della Chiassa, Conti Guidi di Romena.
- Protettori: Santi Lorentino e Pergentino.
- Sede: nei locali di Porta San Lorentino.
- Giornale periodico: "Lancia in Resta".
- Lance d’oro: 25.
- Ultima vittoria: 18 giugno 2005 (Enrico Giusti, Gabriele Veneri).
[modifica] Quartiere di Porta Sant'Andrea
- Colori: bianco e verde.
- Raffigurazione araldica dell’emblema: «Di verde alla croce di Sant’Andrea d’argento».
- Territorio: settore sud-est della città. Al quartiere sono inoltre associate le antiche Cortine di Porta Sant’Andrea e la Visconteria di Cegliolo.
- Motto: "Divus Andreas superior discendit".
- Casate della città: Conti di Bivignano, Guillichini, Lambardi da Mammi, Testi.
- Casate del contado: Barbolani Conti di Montauto, Marchesi del Monte Santa Maria.
- Protettore: Sant’Andrea Guasconi.
- Sede: Palazzo San Giusto, via delle Gagliarde 2.
- Giornale periodico: "Il Bando".
- Lance d’oro: 28.
- Ultima vittoria: 17 giugno 2006 (Stefano Cherici, Enrico Vedovini).
[modifica] Quartiere di Porta Santo Spirito
noto anche come "Quartiere della Colombina".
- Colori: giallo e azzurro.
- Raffigurazione araldica dell’emblema: «D’azzurro al ponte di tre archi al naturale, caricato al di sopra di quello centrale, più alto, da una lettera M cimata da una croce di nero, e cimato da una cinta muraria con tre torri al naturale, sormontato dalla colomba dello Spirito Santo raggiante d’oro».
- Territorio: settore sud-ovest della città. Al quartiere sono inoltre associate le antiche Cortine di Porta del Borgo, la Visconteria del Piano di Arezzo e la Visconteria della Valdambra fino all’Arno.
- Motto: "Con antico ardore".
- Casate della città: Albergotti, Azzi, Camaiani, Guasconi.
- Casate del contado: Pazzi del Valdarno, Tolomei del Calcione.
- Protettore: San Jacopo.
- Sede: Bastioni di Porta Santo Spirito, via Niccolò Aretino 4.
- Giornale periodico: "Il Bastione".
- Lance d’oro: 26.
Ultima vittoria: 3 settembre 2006 (Carlo Farsetti, Luca Veneri).
[modifica] Il Corteo Storico
La Giostra odierna è preceduta dall’esibizione degli Sbandieratori e accompagnata dal rullo dei tamburi e dal suono delle chiarine del Gruppo Musici, indi seguita dall’entrata in Piazza di tutto il corteggio storico della Giostra. Oltre trecento figuranti negli splendidi costumi d’epoca fanno il loro ingresso in Piazza Grande, accompagnati dal calore e dagli applausi dei quartieristi stipati nelle tribune e ai lati della Piazza.
Il primo ad entrare è l'Araldo, poi la Magistratura della Giostra, la Giuria, il Cancelliere, i Famigli del Buratto, i Valletti (che portano la Lancia d'oro, il trofeo della Giostra), i Fanti del Comune e il Maestro di Campo (che rappresenta il comandante delle milizie e che sul campo è la massima autorità) affiancato dal proprio vice. È quindi la volta del Gruppo Musici e degli sbandieratori, che impugnano le bandiere dei 39 comuni della Provincia di Arezzo. Questi realizzano un'esibizione, in ogni edizione ispirata ad un diverso tema, dalla pregevolissima fattura e di acrobazie di rara maestria.
A questo punto entrano i figuranti dei quattro Quartieri, preceduti dai rispettivi Rettori (le più alte cariche quartieriste) e dai portatori degli emblemi delle Casate associate al Quartiere. Il corteo di ogni Quartiere consta di un valletto (solitamente un bambino) e di diversi armigeri (tra cui fanti e balestrieri), oltre che di un Maestro d'Arme. Quindi fanno il loro ingresso i Capitani dei Quartieri.
Infine sfilano correndo coi rispettivi cavalli sulla lizza, quasi a provare il compito che di lì a poco li attende, gli 8 giostratori (2 per Quartiere) che prenderanno parte alla gara.
È quindi il turno dei Musici che intonano l'Inno della Giostra del Saracino (divenuto ormai un vero e proprio inno della città di Arezzo), cantato da tutta la Piazza. Successivamente il Maestro di Campo dà l'ordine ai balestrieri dei Quartieri di impugnare le armi e scagliare al cielo le frecce al grido "Arezzo!". Quindi avviene la formale richiesta del permesso di correr giostra alla Magistratura. In caso di risposta affermativa (come accade sempre) l'Araldo annuncia la prima carriera.
[modifica] La Gara
Ogni Quartiere dispone di due giostratori (o "cavalieri") e ha diritto a due carriere, che vengono corse secondo l'ordine estratto la domenica precedente presso il Palazzo Civico. In ogni carriera il giostratore impugna una lunga lancia di legno di noce: al segnale dato dal Maestro di Campo cavalca lungo la lizza (la striscia di terra battuta che percorre in obliquo Piazza Grande) e si lancia contro il Buratto, un fantoccio dotato di uno scudo nella mano sinistra e un mazzafrusto (lo strumento medievale composto da una frusta con tre corde, alle cui estremità stanno delle palle di piombo; nel caso della Giostra del Saracino, per motivi di sicurezza, le palle sono di cuoio e pesano 250 grammi l'una) nella destra.
Prima di ogni carriera i Famigli (cioè i responsabili) del Buratto caricano la molla di quest'ultimo (che permette al Buratto di ruotare su sè stesso una volta colpito dalla lancia dei giostratori) e sullo scudo appongono un cartellone.
[modifica] Il cartellone
Il cartellone apposto allo scudo del Buratto è di forma rettangolare e diviso in settori, a ciascuno dei quali corrisponde un punteggio. Per la precisione, il centro (segnato con un cerchio rosso) vale 5 punti e da esso si dipartono a mo' di croce 4 settori: quello in alto e quello a destra valgono 4 punti, quello in basso e quello a sinistra valgono 2. Ai lati della "croce" si trovano altri 4 settori: quello in alto a destra vale 3 punti, quello in basso a sinistra 1 punto, gli altri valgono 2. Infine il contorno (in alto, a destra e in basso) vale 1. I punteggi più ambiti sono il 5, che però è molto difficile e riesce a pochi giostratori, e il 4. Lo scopo è naturalmente quello di colpire con la lancia lo scudo cercando di realizzare il punteggio più alto.
L'individuazione del punto d'impatto con il cartellone dello scudo è facilitata dalla presenza nella punta della lancia di un carboncino, alla cui estremità di trova pure un ago. Quindi la parte del cartellone colpita viene chiaramente marcata, così da facilitare il lavoro della Giuria.
[modifica] Il mazzafrusto
Il colpo deve però essere rapido, poiché nel Buratto è presente una molla che scatta al momento dell'impatto tra la lancia e lo scudo, facendolo ruotare su sé stesso: se pertanto il cavaliere è lento, rischia di venir colpito dal mazzafrusto. Le palle del mazzafrusto sono ricoperte di inchiostro blu: in tal modo l'eventuale impatto tra esse e la schiena del giostratore sarà facilmente ravvisabile e comporterà la decurtazione di 2 punti.
La decurtazione dei 2 punti può essere decisa dalla Giuria in presenza di una carriera giudicata troppo lenta, anche in assenza di contatto con il mazzafrusto. Se, peggio, la carriera è così lenta (e l'impatto tra la lancia e lo scudo è così debole) che il Buratto non ruota, il giostratore perde tutti i punti. Circa la mancata rotazione occorre però verificare le cause: il 7 settembre 2003 il giostratore Carlo Farsetti di Porta Santo Spirito colpì infatti il buratto a velocità normale, ma l'automa non ruotò, provocando oltretutto la rovinosa caduta del cavaliere. Immediatamente venne appurato un difetto ad una molla, così che la Giuria ordinò la ripetizione della carriera.
D'altra parte, se l'impatto è così violento da disarmare il buratto del suo mazzafrusto, il giostratore ottiene un punteggio supplementare, proporzionale al numero di palle che si sono staccate (1, 2 o 4 punti rispettivamente per 1, 2 o 3 palle).
[modifica] La lancia
Il giostratore deve sostenere l'urto con il buratto e finire la carriera con la lancia ben salda in mano: nel caso in cui questa cada in terra, il cavaliere perde tutti i punti marcati (stessa conseguenza nel caso in cui il giostratore si rifiuti di presentarsi alla Giuria; se invece vi giunge appiedato vengono decurtati 2 punti dal punteggio ottenuto). La perdita di tutti i punti non viene inflitta se il giostratore, pur avendo perso la lancia, riesce anche ad asportare l'intero mazzafrusto.
D'altra parte, se l'impatto è così forte da spezzare la lancia, il giostratore ottiene il doppio dei punti conseguiti sul tabellone.
[modifica] Punteggio
Il punteggio più alto possibile è pertanto il 14, che si ha nel caso in cui il giostratore centra il 5, spezza la lancia e provoca il distacco delle 3 palle del mazzafrusto. Di fatto il più alto punteggio mai realizzato è del giostratore di Porta Santo Spirito Carlo Farsetti che il 20 giugno 1999 ottenne un 10, centrando il 5 e spezzando la lancia.
Una volta che il giostratore ha concluso la carriera restituisce la lancia alla Giuria, cui nel frattempo è stato consegnato il cartellone posto sullo scudo del Buratto. I giurati (che di regola sono veri giudici) analizzano il cartellone e la lancia stessa, per verificarne l'integrità. Una volta emanato il verdetto, lo consegnano al Cancelliere, che a sua volta lo porta dall'Araldo per la lettura alla Piazza.
[modifica] Spareggi
Se, una volta concluse le 2 carriere ordinarie, vi sono almeno due Quartieri a parità di punti si procede alle carriere di spareggio. Queste si corrono finché non si ha disparità nei punteggi.
In ogni caso vince la Giostra del Saracino il Quartiere che realizza il punteggio più alto. Al Rettore del Quartiere vincitore viene consegnata la Lancia d’oro, che poi viene portata in trionfo per le vie della città fino al Duomo (dove i quartieristi cantano un Te Deum di ringraziamento alla Madonna del Conforto di Arezzo) e poi alla sede del Quartiere.
[modifica] Curiosità
La Giostra del Saracino è stata al centro di una storia a fumetti della Disney: si tratta di Zio Paperone e la Giostra del Saracino, pubblicata sul numero 1606 di Topolino.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- Carlo Dissennati, "Le Mille Lance del Saracino", Tip. D. Badiali, Arezzo, 1966;
- Carlo Fardelli, "1966 - 2004 Giostra del Saracino", Arti Grafiche Cianferoni, Arezzo, 2004.
[modifica] Collegamenti esterni
- Giostra del Saracino;
- Archivio Storico del Comune - Giostra;
- Nobile Quartiere di Porta Crucifera - Excelsior crux major gloria;
- Quartiere di Porta del Foro - Tria Capita Una Mens;
- Quartiere di Porta Sant'Andrea;
- Quartiere di Porta Santo Spirito (in costruzione);
- Gruppo Musici Giostra del Saracino.