Giacomo I d'Inghilterra
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Giacomo VI di Scozia e I di Inghilterra, (Edimburgo 19 giugno 1566 - Londra 27 marzo 1625), fu il primo sovrano a governare contemporaneamente, tramite unione dinastica, sui tre regni di Inghilterra, Irlanda e Scozia. Regnò in Scozia, con il nome di Giacomo VI dal 24 luglio 1587, anno il cui la madre, Maria Stuart (Mary Stuart o Maria Stuarda) fu costretta ad abdicare, fino alla morte; e sull'Inghilterra e l'Irlanda, con il nome di Giacomo I, dal 24 marzo 1603, succedendo a Elisabetta I, ultima rappresentante della dinastia Tudor, che morì nubile e senza figli.
Giacomo fu un monarca popolare in Scozia, ma la stessa cosa non si verificò in Inghilterra. Fu incapace di trattare con un Parlamento ostile; il rifiuto da parte della Camera dei Comuni di imporre tasse sufficientemente elevate mise in seria difficoltà le finanze reali. Il suo gusto per l'assolutismo, la sua cattiva gestione dei fondi del regno e i suoi impopolari favoriti sono all'origine della Rivoluzione inglese, che scoppiò durante il regno del figlio e successore, Carlo I d'Inghilterra. Durante la vita di Giacomo I, tuttavia, il governo del regno rimase relativamente stabile.
Assieme ad Alfredo il Confessore, Giacomo I è ritenuto uno dei più colti sovrani sia d'Inghilterra che di Scozia. Durante il suo regno continuò la fioritura culturale dell'Età Elisabettiana, nella letteratura, nelle arti e nelle scienze, (talvolta la critica parla, per questa fase, di Età Giacobita, distinta da quella elisabettiana vera e propria). Giacomo stesso era uno studioso di talento, autore di opere politiche, religiose e anche mediche; e alla sua iniziativa si deve anche la più importante e più fortunata traduzione in inglese della Bibbia, nota come Bibbia di re Giacomo.
Indice |
[modifica] Primi anni
Giacomo era il figlio maggiore di Maria, regina di Scozia e del suo secondo marito, Henry Stuart, duca di Albany, (più comunemente noto come Lord Darnley). Sulla sua legittimità alcuni hanno avanzato dubbi, dal momento che Maria amava anche James Hepburn, quarto conte di Bothwell, ma in quanto riconosciuto legittimo, oltre ad essere erede al trono di Scozia poteva avanzare pretese anche sul trono di Inghilterra, discendendo sia per parte di madre che di padre da Margherita Tudor, figlia maggiore di Enrico VII d'Inghilterra. La situazione della Scozia, all'epoca della nascita di Giacomo, non era delle più tranquille: l'autorità di Maria era precaria e tanto lei quanto il marito, cattolici, dovevano fronteggiare il malcontento e le ribellioni dei nobili protestanti, né c'era una grande intesa (nemmeno politica) tra i due sposi.
Giacomo nacque il 19 giugno 1566 nel Castello di Edimburgo e divenne automaticamente duca di Rothesay e principe e Gran Sovrintendente di Scozia, in quanto erede apparente al trono. Ricevette il nome di Carlo Giacomo, il primo in onore del suo padrino, Carlo IX di Francia. Il padre di Giacomo fu assassinato il 10 febbraio 1567, a causa di alcuni intrighi di corte, e il nuovo matrimonio della madre con il conte Bothwell, sospettato dell'assassinio del duca di Albany, la rese ancora più impopolare. Nel giugno 1567, i ribelli protestanti arrestarono Maria, la imprigionarono nel Castello di Loch Leven e la costrinsero ad abdicare al trono il 24 giugno; le succedeva Giacomo, che aveva poco più di un anno.
[modifica] Reggenze
Giacomo fu formalmente incoronato re nella chiesa di Holy Rude, Stirling, il 29 luglio 1567. Conformemente alla fede religiosa della maggioranza della classe dominante scozzese, fu educato come un membro della Chiesa di Scozia e educato da uomini di simpatie presbiteriane. Durante questi primi anni, il potere fu detenuto da una serie di reggenti, il primo tra i quali fu Giacomo Stuart, conte di Moray, fratello illegittimo di Maria. Questa riuscì a fuggire di prigione nel 1568, dando inizio a un breve periodo di violenze. Moray sconfisse le truppe di Maria nella Battaglia di Langside, costringendola a fuggire in Inghilterra, dove fu imprigionata da Elisabetta.
Moray fu assassinato da uno dei sostenitori di Maria nel 1570 e gli successe alla reggenza il nonno paterno di Giacomo, Mattew Steward, quarto conte di Lennox, che fu a sua volta assassinato l'anno successivo; e così fu anche per il terzo reggente, John Erskine, primo conte di Mar. Infine la reggenza passò a James Duglas, quarto conte di Morton, che durante le due precedenti reggenze, era stato il più potente nobiluomo scozzese, più degli stessi reggenti. Lo storico e poeta George Buchanan fu responsabile dell'educazione di Giacomo.
Lord Morton ebbe successo nello sconfiggere definitivamente le famiglie che continuavano a supportare Maria. La sua caduta non fu causata dai sostenitori di questa, ma dai cortigiani più vicini al re, che sottolinearono al giovane re l'estensione dei suoi potere ed lo incoraggiarono ad assumere il controllo di sé stesso. I cortigiani accusarono Morton di aver preso parte all'assassinio del padre di Giacomo: questi fu processato, condannato e giustiziato nel 1581; il potere fu da allora, almeno in teoria, detenuto dal re stesso, piuttosto che da un reggente.
Ciononostante, Giacomo VI non regnò direttamente, ma si appoggiò ai consigli dei suoi cortigiani più intimi, come il cugino Esmé Steward, duca di Lennox, o James Stuart, che ricevette il titolo di conte di Arran per la sua testimonianza contro Morton. Poiché Lennox era cattolico, e Arran incline all'episcopalismo, i lord scozzesi presbiteriani non trovarono di loro gradimento il governo. Nel corso del raid di Ruthven 1582, alcuni nobili presbiteriani, guidati da William Ruthven, primo conte di Gowriel, catturarono Giacomo e lo tennero prigioniero per quasi un anno nel castello di Ruthven, ora conosciuto con il nome di Huntingtower Castle, nel Perthshire. Anche Arran fu tenuto prigioniero, mentre Lennox fu bandito in Francia. Nel 1583 il re ed Arran riuscirono a scappare: Gowrie fu giustiziato e i ribelli costretti a fuggire in Inghilterra. Il parlamento scozzese, asservito al re, promulgò gli "Atti neri", che ponevano la Chiesa di Scozia sotto il controllo reale. Gli atti erano estremamente popolari e il clero si oppose e lo denunciò, tentando di tenere la sua influenza sotto controllo, prima che divenisse abbastanza potente ed audace da attaccare il Presbiterianesimo.
[modifica] La successione inglese
Nel 1586 Giacomo VI e Elisabetta I divennero alleati, grazie al Trattato di Berwick. Giacomo pensò di rimanere nel favore della nubile regina d'Inghilterra, dal momento che era un potenziale successore alla sua corona, come discendente di Margherita Tudor. Enrico VIII aveva temuto che la corona inglese giungesse nelle mani degli Stuart, e nel suo testamento aveva escluso Margherita e la sua discendenza dalla linea di successione. Sebbene tecnicamente esclusi a causa del testamento, che, con un atto del Parlamento, aveva forza di legge, sia Maria che Giacomo erano seri pretendenti alla Corona d'Inghilterra, in qualità di parenti più stretti di Elisabetta, e dopo che quest'ultima fece giustiziare Maria, per il suo coinvolgimento in un complotto contro la sua persona, Giacomo divenne, di fatto, il suo erede presunto.
Dopo la sua esecuzione, i sostenitori scozzesi di Maria divennero deboli e Giacomo poté agire in modo da ridurre l'influenza dei nobili cattolici in Scozia. Egli si rese ancora più gradito ai protestanti sposando Anna di Danimarca, una principessa di una nazione protestante, figlia di Federico II di Danimarca. Il matrimonio fu celebrato per procura nel 1589 e nel 1590 di persona, quando Giacomo visitò la Danimarca. Presto rientrato il patria, presenziò al processo delle streghe di North Berwick, in cui alcune persone furono condannate per aver usato la stregoneria nel tentativo di causare una tempesta e far naufragare la nave in cui viaggiavano il re e la regina. Questo lo rese molto preoccupato per la minaccia che streghe e stregoneria rappresentavano per lui: scrisse un trattato di demonologia e, come conseguenza, centinaia di donne furono condannate a morte per stregoneria.
In principio, Giacomo e la sua regina erano molto legati, ma i due gradualmente si estraniarono. La coppia ebbe otto figli, di cui uno nato morto e tre che sopravvissero all'infanzia, e si separò dopo la morte della figlia Sofia.
Giacomo fronteggiò una ribellione cattolica nel 1588 e fu costretto a riconciliarsi con la Chiesa di Scozia, acconsentendo ad abolire gli Atti Neri nel 1592. Giacomo, temendo che infierendo eccessivamente con i cattolici ribelli potesse provocare l'ostilità dei cattolici inglesi, concesse il perdono ad alcuni dei suoi oppositori, causando l'ostilità, di conseguenza, dei protestanti. Fronteggiò nel 1600 una cospirazione capeggiata da John Ruthven, conte di Gowriel (figlio del conte giustiziato nel 1584), che dopo il fallimento della congiura, fu giustiziato assieme ai suoi complici, ed in seguito anche i nobili protestanti giunsero a trattenersi davanti al re.
Dopo la morte di Elisabbetta I nel 1603, la corona avrebbe dovuto passare, secondo il testamento di Enrico VIII, a Lady Anne Stanley, ma Giacomo era, di fatto, l'unico pretendente abbastanza potente da difendere la sua rivendicazione. Così un Consiglio di Successione incontrò e proclamò Giacomo re di Inghilterra ed Irlanda, ed egli fu incoronato il 25 giugno nell'Abbazia di Westmister. La Scozia e l'Inghilterra non divenivano però un unico regno, cosa che avverrà con l'Atto di unione del 1707.
[modifica] Primi anni di regno in Inghilterra
Il consigliere capo di Giacomo fu Robert Cecil, figlio minore del ministro favorito di Elisabetta I William Cecil, primo barone di Burghley che divenne conte di Salisbury nel 1605. Giacomo amava le spese stravaganti: solo l'abilità di Cecil poteva evitare il disastro finanziario. Il re creò anche nuovi titoli di nobiltà per ricompensare i suoi cortigiani: in totale furono sessantadue, mentre Elisabetta I, in cinquant'anni di regno, ne aveva creato solo otto. Inoltre Giacomo si invischiò in una serie di conflitti con il Parlamento. Prima di succedere al trono, egli aveva scritto La vera legge delle libere monarchie (The Trew Law of Free Monarchies) in cui egli sosteneva che il diritto divino dei re era sanzionato dalla successione apostolica: abituato al timido parlamento scozzese, non amò lavorare con la sua più aggressiva controparte inglese.
Uno dei primi atti di Giacomo fu quello di porre fine al coinvolgimento inglese nella guerra degli otto anni, con la firma del Trattato di Londra, nel 1604. Dovette inoltre quasi immediatamente confrontarsi con i conflitti religiosi dell'Inghilterra: dopo il suo arrivo, gli fu subito presentata una petizione che chiedeva la tolleranza per i Puritani. Nel 1604, nel corso della conferenza di Hampton Cour, Giacomo dimostrò di non voler acconsentire alle richieste dei Puritani. Acconsentì invece ad esaudire la richiesta di una traduzione ufficiale della Bibbia, versione nota come Bibbia di re Giacomo ed ampliò e rese ancora più severe le pene previste dall'Atto contro la Stregoneria (Witchcraft Act).
Giacomo incorse anche nella collera dei cattolici. Sebbene fosse stato attento nell'accettare il cattolicesimo, i suoi sudditi protestanti si erano assicurati che non ottenessero uguali diritti, e così, nei suoi primi anni di regno, quando i suoi sudditi ignoravano le sue politiche e conoscevano solo la sua educazione rigorosamente protestante ci furono svariati complotti per rimuoverlo dal potere, il più famoso dei quali è la Congiura delle Polveri del 1605. I cospiratori, capeggiati da Guy Fawkes progettarono di causare un'esplosione nella Camera dei Lord, quando il re e i membri di entrambe le Camere sarebbero stati presenti e di porre sul trono la figlia di Giacomo, Elisabetta, che speravano potesse essere convertita al cattolicesimo. La congiura fu però scoperta, causando grande sensazione, ma la politica di Giacomo, che decise di non reprimere i cattolici ulteriormente garantì la fine dei complotti.
[modifica] Conflitto con il Parlamento
Il parlamento entrò in uno stato di paranoia anticattolica dopo la fallita congiura e votò nuovi sussidi al re, che rimase però insoddisfatto dei suoi introiti. Giacomo impose tasse senza il consenso parlamentare sebbene nessun monarca avesse preso una decisione così ardita dal tempo di Riccardo II. L' illegalità di un simile procedimento fu denunciata da un mercante, John Bates, ma la Corte dello Scacchiere sentenziò in favore del re. La decisione della corte fu denunciata dal parlamento, i cui rapporti con il re si erano ulteriormente raffreddati a causa del rifiuto dell'assemblea di approvare il piano del re che prevedeva libero commercio tra Inghilterra e Scozia.
Nel 1610 Salisbury propose al parlamento il Grande Contratto un progetto in cui la Corona avrebbe rinunciato a tutti i suoi introiti feudali in cambio di un sussidio parlamentare annuale. Il piano, tuttavia, fallì a causa delle divisioni del Parlamento e Giacomo, frustrato, lo sciolse nel 1611.
Gravemente indebitato, Giacomo cominciò a vendere onori e titoli per raccogliere soldi. Nel 1611 egli usò lettere patenti per inventare una nuova dignità, quella di Baronetto, concessa al prezzo di 1080 £. Una baronia costava circa 5000 £, una viscontea 10000£ e una contea £20000.
Lord Salisbury morì nel 1612; un altro dei suoi più stretti consiglieri, Robert Carr, conte di Somerset, fu costretto ad abbandonare il suo ufficio in seguito ad uno scandalo. Privato di questi aiutanti, Giacomo iniziò ad occuparsi di persona di problemi che prima aveva lasciato ai suoi ministri e la sua gestione si rivelò disastrosa per le sue finanze. Un nuovo Parlamento dovette essere eletto nel 1614, per imporre nuove tasse, che però questi si rifiutò di approvare. Incollerito, il re dissolse il Parlamento poco dopo averlo convocato, quando fu chiaro che non era possibile compiere progressi.
[modifica] Ultimi anni
Dopo lo scioglimento del Parlamento, Giacomo governò senza il suo ausilio per sette anni. Di fronte alle difficoltà finanziarie causate dalla mancata approvazione di nuove tasse da parte del Parlamento, Giacomo pensò di stringere un'utile alleanza con la Spagna facendo sposare al figlio Carlo la figlia del re di Spagna. La possibilità di un'alleanza con un regno cattolico non fu ben accolta dall'Inghilterra protestante: l'impopolarità di Giacomo fu ulteriormente aumentata dall'esecuzione di Walter Raleigh. In Scozia, Giacomo era osteggiato per la sua insistenza riguardo all'approvazione dei cinque articoli di Perth, che erano considerati come un tentativo di introdurre pratiche cattoliche e anglicane nella Scozia presbiteriana.
Dal 1618 la Guerra dei Trent'Anni sconvolse l'Europa. Giacomo I fu coinvolto a forza perché sua figlia, Elisabetta, era sposata con il protestante Federico V Elettore Palatino, uno dei protagonisti della prima fase della guerra. Nel corso del conflitto tra cattolici e protestanti, il tentativo del re di allearsi con la Spagna cattolica causò molta sfiducia nei suoi confronti.
La regina Anna morì il 4 marzo 1619 a Hampton Court, e fu sepolta a Westmister. In seguito si diffusero voci che Giacomo fu poco turbato dalla morte a causa dei suoi romantici sentimenti per George Villiers. I due si incontrarono nel 1614 e Villiers rapidamente conquistò il favore del re, ottenendo onori su onori, fino ad essere creato duca di Buckingam nel 1623, il primo duca non reale da oltre un secolo.
Il terzo Parlamento di Giacomo fu convocato nel 1621. La Casa dei Comuni acconsentì a garantire a Giacomo un piccolo sussidio, ma quindi, con dispiacere del re, passarono ad altri argomenti. Villiers, che era divenuto il principale consigliere del re, fu attaccato per il suo progetto di far sposare al principe di Galles un'Infanta di Spagna, e la pratica di vendere monopoli e altri onori fu deprecata. La Camera dei Comuni fece processare Francesco Bacone, allora Lord Cancelliere per corruzione, e la Camera dei Lord (Bacon era visconte St Albans), lo dichiarò colpevole. Sebbene un simile evento non si verificasse da secoli, il processo non incontrò l'opposizione di Giacomo, che riteneva, sacrificando Bacone, di ammorbidire l'opposizione parlamentare. A Bacone, in ogni caso, il re garantì il pieno perdono.
Una nuova disputa costituzionale sorse poco dopo. Giacomo voleva aiutare il genero, l'Elettore Palatino, e chiese al Parlamento nuovi fondi. La Camera dei Comuni, in risposta, richiese di abbandonare il progetto di alleanza matrimoniale con la Spagna. Quando Giacomo dichiarò che la Camera aveva superato i suoi limiti offrendo consigli non richiesti, questa protestò replicando di avere il diritto di dibattere ogni argomento relativo al benessere del Regno. Giacomo ordinò che la protesta fosse strappata dal Giornale dei Comuni e dissolse il Parlamento.
Nel 1623, il Duca di Buckingham e il Principe di Galles viaggiarono alla volta di Madrid nel tentativo di assicurare un matrimonio fra il Primncipe stesso e la figlia del re di Spagna. Furono però umiliati dagli uomini di corte spagnoli che chiesero al Principe di Galles di convertirsi al Cattolicesimo Romano. Tornarono allora in Inghilterra avviliti e chiesero che si muovesse guerra alla Spagna. I Protestanti li rinviarono indietro e Giacomo ammonì il Parlamento che assicurò in qualche misura i fondi per la guerra. Il Parlamento venne prorogato con l'intesa che esso avrebbe più tardi assicurato maggiori fondi per la guerra.
Il Parlamento tuttavia non si riunì mai come previsto: Carlo, Principe di Galles, aveva promesso che, anche se avesse sposato una cattolica, non avrebbe revocato le restrizioni politiche che pesavano sui cattolici. Quando, tuttavia acconsentì a sposare Enrichetta Maria di Francia egli rinnegò le sue precedenti promesse: Carlo si assicurò che il Parlamento non si riunisse, per evitare un confronto sulla questione.
Giacomo diede segni di demenza senile durante l'ultimo anno del suo regno: il potere di fatto passò nelle mani del principe di Galles e del duca di Backingham, sebbene il re conservasse abbastanza potere per evitare che la guerra avvenisse durante il suo regno. Morì nel 1625 e fu sepolto a Westminster, e gli successe il figlio con il nome di Carlo I.
[modifica] Omosessualità
Uno degli aspetti più chiacchierati della vita di Giacomo fu la sua presunta omosessualità: di cui già nel 1603, all'epoca della sua incoronazione, i londinesi si prendevano gioco, dicendo Rex fuit Elisabeth, nunc est regina Jacobus (Elisabetta fu re: ora è regina Giacomo).
È fuori questione che il re, nello scegliere i suoi favoriti, privilegiasse i gentiluomini giovani e belli, anche se di famiglia non particolarmente importante: la carriera di Robert Carr, poi conte di Somerset, e di George Villiers, divenuto duca di Buckingham, ne sono uno esempio; ma se tali voci corrispondessero a verità oppure no resta argomento discusso ed alcuni sostengono che tali voci furono diffuse da inglesi desiderosi di screditare il re scozzese.
[modifica] Voci correlate
Predecessore: Elisabetta I |
Re d'Inghilterra 1603-1625 |
Successore: Carlo I |
Re d'Irlanda 1603-1625 |
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Predecessore: Maria I |
Re di Scozia 1567-1625 |