Gergo
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Gergo (analogo a slang, in inglese e ad argot, in francese ) è un termine usato comunemente per definire delle varietà di lingua che vengono utilizzate da specifici gruppi di persone e che si sono sensibilmente allontanate dalla lingua standard o dal dialetto parlato normalmente in zona.
Generalmente ogni generazione o gruppo sociale sviluppa delle sue varietà di linguaggio, per il semplice fatto che i vari componenti parlano più spesso "tra loro" che "con gli altri", oppure perché essi deliberatamente intendono non farsi capire da chi non fa parte del gruppo. Un esempio di linguaggio tendenzialmente gergale è la lingua dei giovani: il fenomeno è interessante per il fatto che qualche volta gli adulti non riescono a capire il linguaggio dei giovani, ed il tutto ciò non può essere spiegato soltanto con il passare degli anni (spesso, il fatto ha delle ragioni anche e soprattutto sociali).
Alcune delle parole appartenenti ad un gergo (conosciuto per essere poco durevole nel tempo) possono comunque, prima o poi, entrare a far parte della lingua corrente, dopo essere state create per il gergo.
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[modifica] Caratteristiche dei gerghi
Le caratteristiche fondamentali di un gergo sono, secondo Berruto:
- L’uso di una lingua base come può essere il dialetto del posto o la lingua ufficiale: il gergo non ha infatti una sua base indipendente (base che invece è presente in un dialetto o nell'idioma di una minoranza linguistica). Senza l’appoggio di questa lingua, il gergo non può svilupparsi.
- Una notevole differenza rispetto alla lingua originale.
- La segretezza: il gergo in senso stretto ha infatti come scopo quello di impedire la comprensione da parte di parlanti estranei al gruppo sociale. Questa particolarità si chiama funzione criptica. L’uso di alcune parole speciali da parte di un gruppo di studenti, ad esempio, non ha necessariamente ha lo scopo di rendere segreto un linguaggio (anche non sempre le parole si capiscono) e quindi non costituisce un fenomeno di gergo in senso stretto.
Esempi classici di gergo erano quelli di alcuni mestieri come i salumieri norcini in varie parti d'Italia oppure nelle grandi organizzazioni criminali come la camorra.
Per altri paesi si ricorda il fenomeno dei Cockney londinesi chiamato en:rhyming slang, in cui alle parole o frasi vengono sostituite altre parole o frasi che fanno rima con esse (ad esempio apples and pears al posto di stairs). In Francia, parlando il Verlan, le parole vengono pronunciate all'inverso, anagrammando singole lettere o sillabe: lo stesso nome di questo di questa parlata non è altro che l'inverso dell'espressione francese l'envers.
Dato che spesso i gerghi perdono in fretta la loro segretezza o cadono in disuso, alcune parole nate in un gergo possono, come detto, sopravvivere per poi passare alla lingua standard: è ad esempio il caso del termine cosa nostra, parola che proviene dal gergo della mafia.
[modifica] I gerghi in senso lato
Accanto ai gerghi in senso stretto come li abbiamo visti finora, si parla anche di gerghi in senso lato. Si tratta di parlate che effettivamente sono in qualche modo codificate e vengono usate da un determinato gruppo sociale; ad esse manca però l’elemento di segretezza: I linguaggi giovanili rientrano la maggior parte delle volte in queste categorie. Infatti, spesso ci si limita a poche parole non necessariamente impossibili da comprendere e spesso neanche tanto lontane dal parlato comune (Berruto prevede le categorie di parlate senza funzione criptica e parlate allusive).
Questi linguaggi si avvalgono spesso di metafore o di semplici procedimenti metrici di troncamento o allungamento della parola, oppure di semplificazione della frase:
- Paglia, per dire 'sigaretta' o 'spinello'
- Darsi una punta oppure un puntello, per dire 'darsi appuntamento'.
- Il nulla, per dire che 'niente me ne frega'
Si tratta spesso di termini che hanno a che fare con il mondo dei tabù e della vita come non è stata oggetto di esperienza nella vita familiare piccolo borghese: sesso, droga, mondo dei paninari, piccola malavita.
Se possibile, il gruppo sociale di giovani cerca di prendere le distanze da un establishment di persone viste come „benparlanti“ e „benscriventi“ (vedi Forconi). Il linguaggio comune contribuisce così alla fomazione di un'identità di gruppo.
Va comunque detto che anche i gruppi di giovani sono in grado di creare anche dei gerghi veri e propri.
Per finire, i linguaggi scientifici, tecnici e finanziari non rientrano in nessun modo sotto la definizione di gergo: la creazione di parole speciali nasce soltanto da esigenze legate alla comunicazione (che deve riferirsi specificamente a determinati concetti): dunque, essa non è legata alle caratteristiche sociali dei parlanti. Se nella vita di tutti i giorni si può sentire parlare di gerghi scientifici, in questi casi la linguistica usa il termine di linguaggi settoriali.
[modifica] I gerghi e le loro fonti nella storia
Esempi di gergo in senso stretto nella storia dell'italiano sono attestati sin dal Medioevo; i fenomeni del vagabondaggio e del brigantaggio erano, tanto in Italia quanto in altri paesi come la Francia, le cause principali dei fenomeni di codificazione gergale (Ferrero).
Gli stati avevano la tendenza a decodificare i gerghi, di combatterli semplicemente spiegandoli. Si trattava di una doppia replica, rivolta contro un fenomeno che era sia linguistico che sociale. Venivano pubblicate trattazioni sul modo di vivere e infrangere la legge di questi gruppi emarginati; la parte linguistica di questi "trattarelli" era costituita da glossari; si ricordino lo Speculum Cerretanorum di Teseo Pini in Italia (ca. 1485) ed il Modo Nuovo de intender la lingua Zerga, cioè parlar furbesco, pubblicato nel 1545 da Antonio Brocardo. Lo scopo di questi libretti era, secondo gli autori, quello di mettere in guardia il lettore dalla minaccia di chi parlava gergo; si trattava in altre parole di informare su quelle che potevano essere le varie astuzie e abitudini di vagabondi, briganti e altri.
Anche gli sforzi successivi da parte degli stati e della chiesa erano da interpretare come reazione al formarsi di una controsocietà nemica.
In tempi recenti, in Italia, si è osservata l'integrazione tra stato e mafia, la quale aveva in origine anche un suo linguaggio gergale. Ferrero ricorda il termine di Mafiese, la lingua mafiosa che successivamente doveva essere usata anche nel mondo di assessori e deputati e che oggi, non è più da considerarsi un gergo in senso stretto, in quanto non è più segreta.
[modifica] Bibliografia
- Berruto, G., Sociolinguistica dell'italiano contemporaneo, Roma, Carocci, 2002.
- Camporesi, P., Il libro dei vagabondi, Milano, Garzanti, 2003.
- Coveri, L., Prospettive per una definizione del linguaggio giovanile in Italia, in Varietätenlinguistik des Italienischen, a c. di G. Holtus ed E. Radtke, Tubinga, Narr, 1983, pp. 134-141.
- Guiraud, P., L'argot, Paris, PUF, 1973.
- Ferrero, E., Dizionario storico dei gerghi italiani. Dal Quattrocento a oggi, Milano, Mondadori 1991.
- Forconi, A., La mala lingua. Dizionario dello 'slang' italiano. I termini e le espressioni gergali, popolari, colloquiali, Milano, Sugarco 1988.
- Lanza, C., Il Mercabul. Il controlinguaggio dei giovani, Milano, Mondadori, 1974.
- Manzoni, G. R., Peso vero sclero. Dizionario del linguaggio giovanile di fine millennio, Milano, Il Saggiatore, 1997.
- Sanna, C.; Il gergo della camorra, Palermo, il Vespro, 1978
[modifica] Curiosità su internet
Dal 2001 sul sito internet de L'espresso è presente la sezione Slangopedia, un vocabolario on-line di espressioni gergali, colloquiali e giovanili della lingua italiana curato da Maria Simonetti ed aggiornato ogni due settimane con le nuove segnalazioni inviate dai lettori alla redazione.