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Forti di Genova

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Sotto le insegne
di san Giorgio


Croce di San Giorgio

I forti di Genova sono un insieme di strutture architettoniche - rocche, castelli, torri e bastioni - di epoca diversa che costituiscono quello che fu un sistema di difesa pressoché invalicabile di una città, Genova appunto, che in tempi diversi ebbe necessità, a causa della propria configurazione geografica, di dotarsi di particolari strategie di tutela del proprio territorio.

Buona parte della storia cittadina del capoluogo ligure è scritta quindi nel suo sistema di forti, edificati nel tempo con sistematica scansione quasi a punteggiare la complessa teoria delle sette cinta murarie sovrappostesi nel tempo, fra cui le mura sei-settecentesche che ancora oggi cingono a corona - per certi versi simile, fatte le debite proporzioni, alla grande muraglia cinese - le alture costituenti il primo contrafforte dell'ormai prossimo Appennino.

Tale sistema fortificato - oggi di proprietà del Demanio italiano, che ne ha curato in tempi recenti il restauro - si fonda su un insieme di sedici forti principali e ottantacinque bastioni distribuiti lungo i diciannove chilometri delle vecchie (XVII secolo) e nuove mura (XVIII secolo), dal punto più basso della zona della stazione Genova Brignole fino al punto più alto, ovvero il monte Peralto.

Indice

[modifica] Sulle mura, un parco naturale

Fortezza Genova
Buona parte delle fortificazioni genovesi sono ancor oggi visibili e in alcuni casi anche visitabili:
Forte Diamante
  • Forte Belvedere (non più esistente)
  • Forte Crocetta
  • Forte Tenaglia
  • Forte Begato
  • Forte Sperone
  • Forte Castellaccio (Torre Specola)
  • Forte Puìn
  • Forte Fratello Minore
  • Forte Fratello Maggiore (demolito nel 1932)
  • Forte Diamante (nell'immagine sopra)
  • Forte Quezzi
  • Torre Quezzi
  • Forte Ratti (o Forte Monteratti)
  • Forte Richelieu
  • Forte Santa Tecla

A questi principali forti vanno aggiunti quelli di San Martino, San Giorgio e San Giuliano (oggi sede della Legione Liguria dell'Arma dei Carabinieri) nonché il bastione San Bernardino e le numerose batterie ancora presenti fra cui, quella più conosciuta, nota come la Batteria del Vagno.

Antica mappa

Nell'incisione di anonimo su acciaio del 1886 è visibile la serie delle prime quattro cinte murarie di epoca medioevale, dalle prime due - antecedenti all'anno 1000 - alla terza edificata nel 1155 e ampliata nel 1276, fino alla quarta risalente al 1346

Intorno al sistema di fortificazioni presente sulle alture cittadine è sorto in anni recenti - grazie all'ambiente naturale circostante di oltre 870 ettari, con circa novecento specie di piante inserite in un ecosistema integrato bosco-prateria-macchia mediterranea, e alla presenza di molti esemplari di fauna composta da mammiferi e uccelli rapaci - il Parco delle Mura.

Genova nel XVIII secolo era una città completamente fortificata e all'avanguardia nell'architettura militare. A ciò contribuì principalmente la cerchia muraria risalente al secolo precedente che veniva a rafforzare le preesistenti mura di epoca medioevale.

Abstract

Il centro cittadino di Genova (ovvero la zona compresa tra la riva destra del torrente Bisagno e la Torre della Lanterna) è racchiuso in una sorta di crinale naturale che intorno al 1630 si pensò di sfruttare, ricalcandone il tracciato, per realizzare le Nuove Mura.
Tali mura partivano dall'attuale piazza della Vittoria (dove si innestavano con le mura del Cinquecento, ossia le Vecchie Mura), salivano al Forte Sperone (nell'immagine sopra), e da qui discendevano appunto fino alla Lanterna. Lungo queste mura, fra il 1747 ed il 1840, furono realizzati alcuni forti.
A salire, dalla Brignole, sulle alture del Righi si incontrano il Castellaccio (che ingloba anche la Torre della Specola), lo Sperone, il Begato ed il Tenaglia.
Fuori mura, sotto il Tenaglia, vi sono il Crocetta ed il Belvedere. A Nord dello Sperone, procedendo verso località Trensasco, si incontrano - anch'essi fuori le mura - il Forte Puìn, il Forte Fratello Minore (il Forte Fratello Maggiore è stato demolito intorno al 1932) ed il Forte Diamante.
Verso est, ovvero nella Val Bisagno, ci sono le fortificazioni di levante. Sulle alture di Marassi, inizia una vecchia strada militare che riunisce alcune fortificazioni (non collegate da mura, ma solo dalla strada e sentieri).
Dietro il cosiddetto Biscione si trova il Forte Quezzi con la Torre Quezzi, Forte Monteratti, Forte Richelieu, Forte Santa Tecla. La vecchia strada militare si interrompe qui, ma fino agli anni venti proseguiva al Forte San Martino (vicino alla via omonima) ed al Forte San Giuliano (che si affaccia su corso Italia).
Quindi, occorre considerare come si sia in presenza di due differenti schieramenti, costituiti da forti veri e propri e mura fortificate in grado di coprire un'ampia area da settentrione a levante.

È anche - se non soprattutto - grazie a queste sue strutture difensive che la Superba, già antica repubblica marinara e poi fulcro della Repubblica di Genova, poté essere a lungo considerata una inespugnabile città-fortezza in grado di resistere ad ogni attacco, sia che le venisse portato da un nemico esterno via mare o, peggio, da un nemico interno, come si vedrà più avanti, da terra, cioè dalle sue stesse viscere, quella sorta di enclave che era, ed è tuttora, il suo centro storico, il più esteso d'Europa.

Di fatto abbandonati al loro destino alla fine del XIX secolo, i forti di Genova vennero solo parzialmente restaurati e recuperati all'inizio del Novecento per essere usati prevalentemente come punto di appoggio per le manovre militari o come carcere per i soldati prigionieri durante la prima guerra mondiale.

In realtà hanno sempre costituito un importante patrimonio monumentale per una città ricca di orgoglio e di storia, tanto che per essa è stato coniato il termine El siglo de los genoveses, el siglo de oro (Il secolo d'oro dei genovesi), un secolo - il XVII - protrattosi ben oltre lo specifico riferimento temporale.
Questo patrimonio la inseriva a buon diritto fra le città più difese d'Europa.

Le fortificazioni di Genova raccontano la storia cittadina lungo almeno tre secoli: dai fasti seicenteschi della gloriosa Repubblica marinara ai moti popolari del 1849 contro il Regno di Sardegna per una temuta cessione all'Impero austro-ungarico.

In parte sfiorate dal tracciato del Trenino di Casella, oggi sono meta di escursionisti (vi si può praticare dalla semplice passeggiata, al trekking e alla mountain bike) e di appassionati di storia che vi trovano motivi di approfondimento per meglio comprendere nella sua interezza l'evoluzione di una città che - quale porta sul mar Mediterraneo - è sempre stata crocevia di molteplici interessi.

La cinta delle mura nuove, dotata di fortificazioni con possenti bastioni, era stata effettivamente portata a termine già nella prima metà del Seicento, ma neppure un secolo dopo, nel 1747, quando la città dovette confrontarsi con il duro assedio austriaco, si rese necessario ristrutturare il sistema difensivo per fronteggiare adeguatamente artiglierie sempre più potenti.

Più tardi, nel 1781, il magistrato delle fortificazioni avviò un progetto che rivoluzionava il concetto di cinta muraria, mediante la costruzione di opere avanzate, in questo caso di torri isolate per opporsi al nemico lontano dalla città.

Vennero individuate sette possibili direttrici d'attacco. Nel 1797, all'inizio del protettorato francese (Repubblica Ligure Democratica) le opere distaccate effettivamente in uso erano quattro: i forti Richelieu, Diamante, Castellaccio e Sperone mentre i forti Quezzi e santa Tecla erano ancora da terminare.

Nonostante la volontà espressa dallo stesso Napoleone di incrementare le difese e i numerosi progetti presentati, alcuni dei quali proponevano grandiosi sventramenti del nucleo urbano, evitati grazie al realismo del Consiglio Comunale, in realtà alla fine della dominazione francese le opere esterne erano ancora le quattro citate sopra. L'unica variante di un certo rilievo (e molto rivelatrice) fu il potenziamento delle difese del forte Sperone sul versante rivolto verso la città.

Occhio vigile sulla città
Forte Santa Tecla


Il Forte Santa Tecla (a ds.) sulla collina di San Martino, ripreso dalle soprastanti alture di Camandoli, si staglia contro l'abitato e fino al mare. In una vecchia cartolina storica (a sin.) sono riprese batterie militari allestite ai primi del XX secolo sulle alture sfruttando le preesistenti antiche fortificazioni.

Per tutti gli altri forti erano stati portati a termine solo lavori di adeguamento e miglioria; la maggior parte scomparvero presto sotto le fortificazioni sabaude. A completare quindi il complesso dei forti fino a portarli alle volumetrie massicce odierne, richiamanti uno stile neo-medievale, e ancor oggi visibili, fu poi dal 1815 il governo sabaudo.

L'importanza che il nuovo dominatore dette alle fortificazioni di Genova può essere compresa dalle parole di Giulio d'Andreis, direttore del Genio Militare nella piazza di Genova:

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«Pare dunque con tutta certezza, Genova essendo la cittadella del Piemonte, [...] che gli interessi particolari del Piemonte, ed anche dell'Inghilterra siano di prendere misure energiche per dare a Genova quel necessarissimo equilibrio di forza fortificatoria di che è priva ...»

D'Andreis, direttore del Genio preposto alle fortificazioni dal 1815 al 1827 con brevissime interruzioni nel 1817 e nel 1822-1823, coordina una commissione di ingegneri militari che traccerà un piano accurato delle fortificazione e del terreno circostante, provvederà alla manutenzione dell'esistente e potenzierà le difese adeguandole alle sempre nuove sfide tecniche.
In un piano dettagliato egli propone la costruzione di ben dodici torri, ispirate alle Torri Martello inglesi.

Su un suo progetto vi sono alcune opere superstiti, come la torre di Quezzi, quella delle forche Vecchie e il Forte Begato.

Nella collina sopra Quezzi
con Nievo come "cronista"
Ippolito Nievo visse da vicino ed in prima persona il micidiale bombardamento cui, nell'anno 1849 fu sottoposto il Forte Quezzi, uno dei maggiori del sistema di fortificazioni di cui era al tempo già dotata Genova.

Ne Le confessioni di un italiano, il patriota-scrittore descrive ampiamente come i Genovesi uniti ai Francesi resistettero a lungo all'assalto anglo-austriaco.

Oggi quel che resta del forte è ben poca cosa: alcuni ruderi - peraltro sorprendentemente risparmiati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, quando il forte era adattato a batteria per la contraerea - meta di scampagnate per coppiette, appassionati di trekking armati di macchina fotografica e ragazzini in cerca di avventure pensando ad un tempo ormai consegnato al passato.


Forte Quezzi e Torre Quezzi


Forte Quezzi (sopra in una immagine ripresa dalle alture di Camandoli), tuttavia, rimane, tra i forti genovesi, uno fra i maggiormente visibili nell'augusto e severo profilo delle fortificazioni che delinea il panorama cittadino: iniziato a metà del XVIII secolo, non fu in realtà mai ultimato. Poi fu conquistato dal maresciallo André Massena nell'anno 1800, e terminato in qualche modo solo cinquant'anni dopo.

In condizioni migliori è la vicina Torre Quezzi, edificata dal Genio Militare Sardo nel 1820 ma andata in disuso già a fine Ottocento; oggi è ricovero per pecore di pastori che abitano nel quartiere omonimo ed è riconosciuta come sito di interesse comunitario dall'Unione Europea essendo uno dei pochi habitat del raro tarantolino (Phyllodactylus europaeus).

D'Andreis si occupò poi anche di urbanistica (sempre con un occhio alla praticità militare) aprendo la strada fra Piazza san Domenico e Piazza delle Fontane Marose, e progettando una Piazza d'armi (in grado però di consentire il passeggio e un piacevole affaccio panoramico) alla spianata dell'Acquasola (1821).
La città viene ormai considerata un campo trincerato appoggiato ad una cittadella formata dai forti Sperone, Begato e Castellaccio.

Negli ultimi anni l'autorità di D'Andreis venne tuttavia messa in discussione, e lui stesso guardato con sospetto perché troppo aperto alle idee innovative provenienti dal Nord Europa.
Meglio accolti risultarono i suoi collaboratori, soprattutto Giovan Battista Chiodo, e suo fratello Agostino, probabilmente perché genovesi.
Quest'ultimo completò le opere intorno alla zona della Lanterna, ma anche il porticato (la Loggia dei Banchi di Palazzo San Giorgio, opera civile creduta a lungo opera di altri) di Piazza Caricamento, ove sorgeva un tempo l'antico Banco di San Giorgio ed oggi sede dell'Autorità portuale.
I Chiodo fecero spostare inoltre la progettata piazza d'armi da spianata Acquasola alla vicina collina di Carignano, proprio sopra la foce del torrente Bisagno, dove vennero costruite due caserme ed altre opere in grado di ospitare complessivamente due reggimenti di Fanteria in assetto di guerra (il complesso è sede attualmente del Distretto Militare).

[modifica] I percorsi

Diversi sono i percorsi che uniscono i diversi forti e baluardi che costituiscono la linea di fortificazione. Questi i principali:

[modifica] Primo percorso

Un primo tracciato articolato sulle mura vecchie trecentesche ha inizio dal ponente cittadino, pressappoco all'altezza della Lanterna, ovvero sulle alture del Belvedere nel quartiere di Sampierdarena ove sorgeva l'omonimo Forte Belvedere costruito fra il 1815 ed il 1825, oggi non più esistente (al suo posto sorge l'impianto sportivo Morgavi, un piccolo campo di calcio dove si disputano partite del campionato dilettanti). Resti della fortificazione furono adattati a batteria e, in parte, sono tuttora visibili proprio a fianco del campo sportivo.
In questa zona si trova invece ancor il forte Crocetta (situato a 160 m di altitudine a breve distanza dall'edificio del dazio) che fu edificato nel 1818 sui resti della omonima chiesetta.

Poco più in alto (alt. 217 m) si trova il forte Tenaglia che precede di poco il terzo fortilizio che si incontra lungo il percorso, ovvero il Forte Begato, situato a 475 m di altitudine e costruito dal Genio militare di Casa Savoia fra il 1818 ed il 1830 sulla base - secondo fonti peraltro incerte, come ricordato puntualmente dallo storico e studioso del sistema fortilizio genovese Stefano Finauri - di strutture esistenti fin dal 1319.

Pubbliche esecuzioni
al "Quadrato delle forche"
Uno dei principali baluardi del sistema di fortificazione genovese, il Forte Castellaccio (conosciuto anche con il nome di Torre Specola), fu edificato sopra un precedente impianto fatto erigere nel XIV secolo da Roberto d'Angiò; fu più volte potenziato nel corso del tempo fino all'innalzamento del bastione detto delle forche - torre ottagonale in laterizio - da cui il nome della zona chiamata quadrato delle forche.

Di quelle che oggi sono conosciute attualmente con il nome di Castellaccio (nonostante le condizioni di recupero praticate in tempi recenti sulla struttura) dette conto lo storico e urbanista Giuseppe Banchero nel suo scritto del 1856 Monumenti pubblici della città di Genova:

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«Questo era dapprima un gran torrione edificatovi dal genovese governo per difesa della città e delle valli, essendo situato sulla cresta dei monti che dividono questa vallata del Bisagno al lato orientale della città. Ne fu ampliata la fabbrica circa il 1818; in seguito fu arricchito di altre opere che lo rendono assai più importante, tanto più per la dominazione che ha sulla città e perché protegge la superior parte della vallata detta del Lagazzo (n.: oggi Lagaccio), dove sono situate le fabbriche di polveri ed i magazzini di deposito delle medesime.»

°.°.°.°.°.°

Le prime notizie che si hanno sul Castellaccio (nell'immagine più sotto come appariva in una cartolina di fine Ottocento) si riferiscono effettivamente ad una torre edificata nel 1317 per ordine di d'Angiò ma subito demolita due anni dopo (1319) per costruire ex-novo una nuova fortificazione a difesa del partito guelfo.

L'ottagonale e adiacente Torre Specola fu innalzata ad opera dell'architetto militare Giulio D'Andreis pressappoco nel periodo cui fa riferimento lo storico Banchero, ovvero tra il 1817 ed il 1823, sul preesistente sito detto quadrato delle forche, luogo deputato - come è facilmente comprensibile dal nome - ad esecuzioni capitali.
Riscontri in questo senso si hanno nei rilievi effettuati dal Corpo Reale del Genio, mentre viceversa la struttura non compare sulle planimetrie fatte eseguire alla fine del Settecento dal colonnello Giacomo Brusco, ingegnere militare del Genio; sempre un disegno del 1818 mostra tuttavia la caratteristica facciata meridionale; una planimetria del 1823 riporta infine la pianta dell'edificio con il rilievo del terreno circostante.
Questa documentazione è conservata presso l'Istituto Storico e di Cultura dell'Arma del Genio militare (ISCAG), a Roma.


Genova - antica immagine del Forte del Castellaccio


Dopo l'annessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna, il forte subì una radicale trasformazione tanto da rendere la zona su cui sorgeva una sorta di cittadella fortificata, quella città-fortezza prefigurata dalla collaudata fortificazione alla moderna, ideale luogo ove allestire una guarnigione utile sia per una difesa delle mura sia per controbattere a eventuali improvvise insurrezioni da parte della popolazione locale. Un po' come accadrà, leggermente più a valle, con la costruzione del piccolo castello difensivo che ancor oggi dà il nome ad un quartiere residenziale cittadino, appunto, il quartiere di Castelletto a circonvallazione a monte.

Questo primo gruppo di forti è collegato tramite le Nuove Mura e sentieri al Forte Sperone, quello maggiormente conosciuto e accessibile, situato a 489 metri di altezza lungo la sommità del monte Peralto, oggi identificato comunemente come collina del Righi, dal nome della funicolare che collega l'altura al centro cittadino.

Forte Sperone ha la sua origine anch'esso in tempi antichi, ovvero alle prime decadi del 1300: ebbe come nucleo una fortificazione ghibellina che sorgeva accanto a dove si trova quella attuale e che portava il nome di Bastia di Peralto (di essa non rimane peraltro alcuna traccia).
Fu poi completato nel 1747 con l'edificazione di una caserma con abitazione per gli ufficiali, magazzini e polveriera (arricchita nel 1820 da tre torri) e di una adeguata recinzione resa possibile utilizzando le adiacenti mura nuove in pietra.
È questa l'unica struttura ad avere avuto una utilizzazione massiccia in epoca moderna quale sede di spettacoli teatrali estivi per i quali vengono usate sia le aree all'aperto sia i vani interni.


Forte Sperone
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Forte Sperone


Appena più in basso (alt. 362 m, sempre nella zona del Parco del Peralto) le mura rasentano il Castellaccio che per tre secoli - dal 1507 all'inizio dell'Ottocento fu lugubre sede di pubbliche esecuzioni per impiccagione.

Dalla sommità della collina del Righi si diramano i sentieri che segnano lo spartiacque fra i diversi gruppi di colline che si aprono a fianco della valle del Bisagno. A 508 m di altitudine il primo che si incontra è il Forte Puìn, una torre di struttura quasi cubica alta nove metri costruita fra il 1815 ed il 1830 dal Genio militare da cui è possibile godere di un'ottima vista panoramica.

Una ulteriore breve salita porta al vicino Forte Fratello Minore (alt. circa 622 m) - costituito da una torre centrale di età napoleonica, opera del governo piemontese e valorizzato nel 1815 da un recinto murario nonché da un fossato - e ai resti di quello che fu il Forte Fratello Maggiore, una torre a pianta quadra posta poco più in alto e demolita in epoca fascista.

Il punto più elevato del sistema di fortificazioni (667 m) è il monte Diamante, dove sorge l'omonimo forte, appunto il Forte Diamante, costruito a partire dal 1756 sui resti di un'antica rocca difensiva della quale si hanno notizie a far data dal 1478.
Per finanziare la sua edificazione - articolata attorno ad una torre a forma cilindrica cui verranno poi aggiunte nel 1815 due ali - la famiglia dei nobili Durazzo offrì cinquantamila lire genovesi.
Secondo alcuni storici l'opera fu completata in due soli anni anche se tale dato non è suffragato da elementi certi; è da tenere conto che, con i mezzi dell'epoca, sarebbe stato molto difficile edificare un forte come il Diamante, situato su un'erta collina, in un lasso di tempo così breve, in condizioni climatiche assolutamente variabili, tenuto conto dell'ubicazione.

[modifica] Secondo percorso

L'approccio del secondo percorso attraverso cui è possibile ancor oggi ridiscendere il corso delle mura fortificate di Genova - e insieme ad esse buona parte della storia cittadina - avviene al di là del torrente Bisagno, sulle alture di Quezzi.
Qui le fortificazioni - così come le mura - sono di epoca più relativamente più recente riferendosi al periodo di espansione della città oltre la valle del Bisagno.

Torri e mura con vista
Forte e Torre Quezzi

Il Forte Quezzi, a 290 m di altitudine, oggi diroccato, secondo talune fonti storiche, che sembrano rifarsi piuttosto ad una leggenda che non a darti certi, sarebbe stato costruito - nell'anno 1800 - in soli tre giorni e tre notti dalla stessa popolazione genovese che si servì di fascine, tronchi d'albero e seicento botti di terriccio. In realtà la sua edificazione ebbe inizio a metà del Settecento e la sua completa realizzazione ebbe termine soltanto un secolo dopo.
A sovrastare la struttura è l'alta Torre di Quezzi (17 metri di altezza per un diametro di 15) costruita in laterizio.

Forte Ratti

Lungo quelli che sono i resti delle trincee austriache del Settecento si giunge al Forte Ratti (o Forte Monteratti, alt. 560 m.), dalla mole imponente e composto da due ali divise da un corpo centrale. A fianco della fortezza, una cava si prolunga sul fianco orientale della montagna.
Il luogo di questa struttura è un altro dei più importanti punti panoramici della città.

Procedendo sempre in direzione del levante cittadino il fortilizio successivo che si incontra è il Forte Richelieu, dal nome del Maresciallo di Francia Armand Duplessis de Richelieu, comandante dell'esercito francese in Liguria, a lungo sede di ripetitori televisivi.

Il tour dei forti di Genova si conclude a quota 150 m di altitudine, fra la collina di Pianderlino e quella di San Martino, con il Forte Santa Tecla, edificato a partire dal 1747 sulla base di alcune strutture difensive (dette ridotte) poste a lato di una vecchia chiesetta che portava il medesimo nome.
La costruzione dei bastioni e del muro di cinta in terra fu completata fra il 1815 ed il 1833.

[modifica] Genova portuale fortificata ieri e oggi

Il particolare sistema orografico di Genova - che ne fa una città difficile da attraversare, da praticare - ha posto sempre dei problemi sul piano logistico, tanto in tempi di pace quanto di guerra.
Sulle colline che la cingono come un diadema - restituendole quel particolare profilo che tanto suggestiona coloro che la avvicinano dal mare - si è combattuta la guerra partigiana che spesso dalle fortificazioni talvolta convertite a batteria contraerea doveva spingersi sino alla parte bassa della città, fra quei carrugi del centro storico che gravitano attorno a piazza De Ferrari - agorà cittadina per antonomasia - oppure nella zona dell'angiporto, fino agli anni cinquanta è stata ricca di docks e fabbriche (basti pensare allo stabilimento Ansaldo di Sampierdarena).

Le mura, le strette arcate e le rocche poste a difesa della Superba del Seicento (sulla destra dell'immagine si nota il varco portuale detto del Mandraccio accanto al monumentale bastione di Porta Siberia [=cibaria, dal nome dell'attiguo molo di carico delle derrate alimentari]) sono visibili nel presepe della Madonnetta
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Le mura, le strette arcate e le rocche poste a difesa
della Superba del Seicento (sulla destra dell'immagine si nota il varco portuale detto del Mandraccio accanto al monumentale bastione di Porta Siberia [=cibaria, dal nome dell'attiguo molo di carico delle derrate alimentari]) sono visibili nel presepe della Madonnetta

Si è così in presenza di un altro sistema di fortificazioni con mura, postazioni, torri di guardia (su tutte la Lanterna simbolo cittadino) che riguarda da vicino - se non esclusivamente - la zona portuale.
I bastioni - ancora ben visibili - fra Porta Siberia e il Mandraccio, accesso al Porto antico recentemente restaurato da Renzo Piano, furono scenario di scontri durante il secondo conflitto mondiale e obiettivo di pesanti bombardamenti aerei e dal mare (1941, 1942).
Le vicine mura di Malapaga erano state costruite intorno al 1550 con il probabile intervento dell'architetto Galeazzo Alessi. Servivano a congiungere la Porta del Molo con il Casone della Malapaga costruita il secolo prima, proprio accanto al mercato generale del pesce, ove oggi sorge la Caserma della Guardia di Finanza a Piazza Cavour. Il Casone era adibito a prigione per i debitori inadempienti.
Situate poco distanza dalle mura e dalla galleria delle Grazie - oggi transito della moderna metropolitana - furono fonte di ispirazione per l'omonimo film Premio Oscar del 1949 diretto da René Clément, con l'interpretazione di Jean Gabin.

Fortezza Genova (o, meglio, Fortress Genoa) è tornata a rivivere in anni ancor più recenti nei titoli dei mass media internazionali in occasione degli scontri per il raduno dei G8 nel 2001.
La zona rossa "edificata" con container e cancellate attorno alla zona del Palazzo Ducale (un tempo sede dei dogi del popolo), tesa a preservare il normale svolgimento dell'incontro degli otto grandi del mondo, è sembrata a molti osservatori un nuovo - e aggiornato - modello di fortificazione difensiva.

[modifica] Bibliografia

  • Per una bibliografia dettagliata su Genova vedi Genova/Bibliografia
  • Stefano Finauri, Genova Fortificata, Macchione Editore, Varese, 2003
  • Stefano Finauri, Le Fortificazioni nel Parco Urbano delle Mura, dispensa storica in concessione al Settore Gestione del Verde del Comune di Genova, Genova, 1998
  • A.C. Clerici, La difesa costiera del golfo di Genova, su Uniformi e Armi, settembre 1994
  • Amelio Fara, La città da guerra, Einaudi, Torino, 1993
  • L.C. Forti, Fortificazioni e Ingegneri militari in Liguria (1684-1814), Genova, 1992
  • Comune di Genova, Il Parco Urbano delle Mura, itinerari storico - naturalistici, Genova, 1992
  • R.Fenoglio, La difesa di Genova nei secoli XVIII e XIX, su Forti di idee, Genova, 1991
  • R.Dellepiane, Mura e fortificazioni di Genova, Genova, 1984
  • R.Finocchio, Fortificazioni campali e permanenti di Genova, Genova, 1983
  • P.Stringa, I Forti di Genova, volumi 24, 25, 26, Genova, 1976
  • L.C.Forti, Le fortificazioni di Genova, Genova, 1975
  • Mondani-Stringa, I castelli della Liguria / Architettura fortificata ligure, 2 volumi, 1973
  • Roberto Badino, I Forti di Genova, Genova 1969
  • F.Alizeri, Guida Illustrativa del Cittadino e del Forastiero per la città di Genova, Genova, 1875
  • P.Thiebault, Giornale delle operazioni militari dell'assedio e del blocco di Genova, Genova, 1800
  • Matteo Vinzoni, Il Dominio della Serenissima Repubblica di Genova in terraferma, 1773, originale conservato alla Biblioteca Civica Berio, edizione anastatica dell'Istituto Geografico De Agostini, 1959
  • C.Quarenghi, Ricerche storico-illustrate sulle fortificazioni di Genova e del Genovesato, Genova, Biblioteca Civica Berio

[modifica] Voci correlate

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