Epica latina
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L'epica latina è un tipo di letteratura dei romani antichi.
Per parlare dell’epica latina bisogna rifarsi alle origini della letteratura latina. Dobbiamo arrivare cioè a metà del III secolo A.C. Alla fine del IV inizio III secolo a.C. la cultura latina si esprimeva attraverso l’oralità primaria. I latini conoscevano la scrittura dal VI secolo a.C. , ma la usavano per la recitazione e per il commercio (scopo pratico). Veniva usata nella religione per impedire che questa venisse modificata. Sui generi in cui si manifestava la cultura latina noi sappiamo molto poco; sappiamo ,ad esempio, che esistevano dei miti, delle rappresentazioni teatrali e ve ne è testimonianza negli scritti di (Tito Livio) nei quali degli degli eruditi hanno recuperato queste informazioni e le hanno riportate nelle loro opere. Questo perché a partire da metà del III secolo a.C. la cultura latina ha subito una progressiva ellenizzazione e così ha perso le sue origini e ha mutato anche i suoi Dei rendendoli simili a quelli greci. La letteratura latina è una costante rielaborazione di generi e forme della letteratura greca; sono pochissimi i generi di origine romana. L’atto di nascita della letteratura latina è la traduzione dell’Odissea in latino. L’ellenizzazione della cultura avviene a livello di classi colte; il popolo disprezza i greci. La traduzione dell’Odissea venne fatta intorno al 240 a.C. da Tito Livio Andronico (Tito era uno schiavo di nome Andronico ed era stato preso da un uomo di nome Tito Livio). Tito era un maestro proveniente da Taranto (colonia greca) nel 250 a.C. Taranto viene sconfitta dai romani; Tito viene fatto schiavo e successivamente liberato per insegnare ai giovani della nobiltà. Per permettere ai suoi allievi di leggere l’Odissea la traduce in latino. Di questa traduzione rimane pochissimo. Sappiamo però che Tito romanizza l’Odissea e viene introdotta così nella cultura latina l’epica che nasce da opere già scritte. Le manca perciò l’oralità secondaria e primaria. Dopo Livio Andronico il poema epico viene praticato ancora in altri due test che ci fanno capire che i romani non copiavano, ma usavano i testi greci per esprimere le loro idee. Il secondo poema assomiglia all’Iliade ma parla delle guerre puniche. Infatti alla fine del III secolo a.C. Cn.Nevius scrive un poema epico (in versi saturni come l’Odissea) che si intitola Bellum Poenicum. Questo poema ha un contenuto vero romano e non mitico. Con questo poema Gn.Nevius fa aumentare il prestigio di Roma, esaltando i personaggi in modo eroico, romanzando la storia. In questo poema veniva raccontata la storia d’amore tra Enea e Didone che verrà poi ripresa da Virgilio nell’Eneide. La scrittura dei poemi è favorita del governo in quanto sono atti celebrativi. Il terzo poema scritto da Q. Ennius che vive nel II secolo a.C. è inserito nell’alta società romana. Anche Ennius aveva una formazione culturale greca in quanto veniva dall’Italia meridionale. Egli scrive il poema in 18 libri in versi esametri e gli dà il nome di Annales (racconti storici). Di questa grande composizione poetica ci restano solo 300 versi dai quali intuiamo che il poema narrava la storia dall’origine di Roma ai suoi tempi. In questo componimento furono infatti inseriti molti miti riguardanti l’origine di Roma. Virgilio si ispirerà ai racconti degli Annales di Ennio i cui riferimenti sono molto simili a quelli dell’Iliade e dell’Odissea. In questo testo veniva riportato l’arrivo di Enea nel Lazio e la storia di Romolo e Remo. Ancora una volta notiamo che il genere epico viene utilizzato per narrare e mitizzare la storia romana. Dopo questo poema per circa due secoli l’epica viene abbandonata, fino a quando Virgilio non scriverà l’Eneide. L’epica latina celebra la storia romana; le manca la finalità di intrattenimento in quanto nasce per essere letta e studiata.