Enrico Riziero Galvaligi
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Enrico Riziero Galvaligi fu un Generale dei Carabinieri ucciso dalle Brigate Rosse durante gli anni di piombo.
[modifica] Biografia
Nacque a Solbiate Arno, VA l'11 ottobre 1920. Suo padre, Paolo, era un operaio e aveva sposato una donna di Brinzio. Dopo essersi diplomato all'Istituto Magistrale di Varese, Enrico decise di intraprendere la carriera militare nel 1939. Tre anni più tardi, all'età di 22 anni, entrò a far parte dell'Arma dei Carabinieri.
Durante la Seconda guerra mondiale combatté in Grecia, dove in maniera eroica salvò la vita ad un comandante dei Carabinieri. Dopo l'8 settembre 1943 decise di non aderire alla Repubblica Sociale e fu quindi arrestato dai tedeschi e trasferito nel carcere di Trieste.
Per sua fortuna riuscì a sfuggire dalla prigione pochi giorni prima della deportazione in Germania, ritornò quindi nella zona delle Prealpi Varesine, dove iniziò ad operare come partigiano.
A Brinzio Enrico conobbe la moglie Federica, di origini bolognesi, sfollata dall'Emilia con i suoi familiari.
Durante tutto l'arco della sua vita il generale ebbe un rapporto speciale con Brinzio: nella sua casa situata in mezzo al paese Enrico passava i momenti di riposo dal lavoro. Tutti i brinziesi che hanno avuto la fortuna di incontrarlo ne conservano un buon ricordo. Egli instaurò un buon rapporto anche con Don Serafino Faletti che disse di lui: «Per noi era una figura gigantesca, un esempio di vita. Gli volevamo bene, e non tanto perché fosse un personaggio importante, ma in ricordo di tutta la sua vita, a partire da quando, giovanissimo partigiano, si adoperava in tutti i modi per proteggere la sua gente dagli orrori della guerra civile».
Alla fine della guerra Galvaligi fu insignito di numerose decorazioni per il valore dimostrato. Nel 1949 egli conobbe a Roma Carlo Alberto Dalla Chiesa, del quale diventò buon amico; fu poi vittima della mafia all'inizio degli anni '80. Durante gli anni '50, '60 e '70 Galvaligi operò a Roma, a Palermo e a Torino e poi di nuovo a Roma, collaborando spesso con Dalla Chiesa e crescendo continuamente di grado: capitano, maggiore, tenente-colonnello, colonnello e generale furono le sue cariche.
Dalla Chiesa lo nominò infine responsabile del Coordinamento dei Servizi di sicurezza per gli istituti di prevenzione e pena, il rischioso incarico che lo condusse alla morte.
Questa mansione consisteva infatti nell'assicurare la sorveglianza delle carceri di massima sicurezza dove erano detenuti i più pericolosi terroristi d'Italia, tra cui i penitenziari di Trani, Fossombrone, l'Asinara, Nuoro e Cuneo.
Nel dicembre del 1980 Galvaligi si occupò di dirigere da Roma un'operazione delicata: in seguito a una rivolta scoppiata nel carcere di Trani per mano di alcuni esponenti dell'eversione armata egli ordinò ai GIS, un reparto speciale dei Carabinieri, di stroncare la sommossa con un blitz senza spargimento di sangue.
I terroristi decisero quindi di vendicare quella sconfitta e di attaccare l'importanza simbolica dell'incarico che Galvaligi ricopriva.
Pochi giorni dopo, esattamente il 31 dicembre 1980, Galvaligi fu ucciso nel suo palazzo a Roma da due terroristi delle Brigate Rosse, Remo Pancelli e Pietro Vanzi. Riposa nel piccolo cimitero di Brinzio (VA).