Diana Karenne
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Diana Karenne, nome d'arte di Leucadia Konstanti, (Danzica, 1888 - Aquisgrana, 14 ottobre 1940) fu un'attrice e regista del cinema muto europeo di origine polacca.
Nata a Danzica nell'allora Prussia Occidentale (oggi Polonia) nel 1888, si trasferì in Italia nel 1914.
Nel 1916 debuttò come attrice in Passione tzigana di Ernesto Maria Pasquali e divenne subito una star. Fra il 1916 e il 1922 recitò in molti film di successo come La contessa Arsenia (1916) di Pasquali, Catena (1916), Redenzione (1919) di Carmine Gallone, La fiamma e la cenere (1919), Zoya (1920), Smarrita (1921) tutti di Giulio Antamoro e Dante nella vita e nei tempi suoi (1922) di Domenico Gaido. I suoi personaggi di donna, che non cedevano al perbenismo, affascinavano il pubblico.
Lavorò molto anche fuori dall'Italia. In Germania girò Das Spiel mit dem Feuer (1921) di Georg Kroll e Robert Wiene, Marie Antoinette, das Leben einer Königin (1922) di Rudolf Meinert, Frühlingsfluten (1924) di Nikolai Malikoff, ''Die Frau von vierzig Jahren (1925) di Richard Oswald, Raspoutine (1928) di Martin Berger.
Seguì poi la Francia, dove fu protagonista di Le sens de la mort (1921) di Yakov Protazanov, L'ombre du péché (1922) sempre di Protazanov e L'affaire du collier de la reine (1929) di Gaston Ravel e Tony Lekain. Tornò in Italia nel 1929 per La vena d'oro di Guglielmo Zorzi.
Negli anni 1920 fu una delle dive più richieste, amate e pagate del cinema internazionale; dotata di grande talento e versatilità, ottenne presto di scriversi i film ed fu una delle prime registe donna della storia del cinema firmando dieci film di cui fu anche protagonista.
Con l'avvento del sonoro si ritirò dagli schermi e fece un'ultima apparizione in Manon Lescaut (1939) di Carmine Gallone.
Gravemente ferita in un bombardamento nel luglio 1940 ad Aquisgrana, muore qualche mese più tardi in un ospedale della città tedesca.
La sua figura è stata ricordata nel documentario Le pioniere della macchina da presa (1993) di Paola Faloja.